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Concetti Chiave

  • Il concetto di "non-finito" in Michelangelo rappresenta il processo di svelare la figura intrappolata nel marmo, senza l'uso di disegni preparatori, esprimendo un linguaggio artistico unico.
  • Michelangelo credeva che la figura fosse già presente nel blocco di marmo, e il suo compito fosse liberarla usando scalpelli, riflettendo la sua maestria artistica.
  • Il non-finito simboleggia il tentativo dello spirito umano di liberarsi dalla carne per aspirare a Dio, un tema che Michelangelo usava per esprimere la sua visione spirituale.
  • La teoria dei neuroni specchio spiega come le opere incompiute di Michelangelo stimolino l'immaginazione degli osservatori, attivando emozioni e sensazioni corporee.
  • La "Sindrome di Stendhal" descrive i disturbi emotivi che alcune persone sperimentano dopo aver visto opere di Michelangelo, come i Prigioni, esposti a Firenze e Parigi.

Indice

  1. Il concetto di non-finito
  2. Michelangelo e la figura nel marmo
  3. Il non-finito come linguaggio espressivo
  4. La neurologia del non-finito
  5. I neuroni specchio e la sindrome di Stendhal

Il concetto di non-finito

Uno dei temi precipui della critica michelangiolesca è il non-finito. Il non-finito rappresenta il non terminare un’opera, nel caso di Michelangelo una scultura. Secondo l’artista la figura era già presente nel blocco di marmo, imprigionata al suo interno, quindi il compito dello scultore era di darle la vita liberandola dalla materia inerte, mediante l’uso di svariati utensili come gli scalpelli.

Michelangelo e la figura nel marmo

Lo scultore sosteneva la tesi in cui si affermava che la figura era già presente all'interno del marmo e che il compito di costui era solo quello di svelarla, senza l’uso di disegni preparatori, e proprio per tal motivo che Michelangelo viene ricordato per la sua maestria nel realizzare tali opere senza nessuna bozza preparatoria.

Vasari descrive in modo affascinate come Michelangelo cercasse di “far emergere la figura della pietra come se la si vedesse affiorare da un specchio d’acqua”.

Il non-finito come linguaggio espressivo

Il non-finito per l’artista diviene un proprio linguaggio espressivo. Nel non finire le opere sembra che Michelangelo volesse creare un trait d’union tra l’analogia simbolica fra la figura che tenta di fuoriuscire dal marmo e lo spirito umano che cerca di liberarsi della carne per anelare a Dio, unica fonte di perfezione. Michelangelo nonostante viene considerato uno dei massimi esponenti nel non-finito artistico criticò svariate volte le opere non finite di altri artisti, come quelle Donatello, ma Giorgio Vasari a tal proposito in difesa dell’artista asserisce: “Il non finito di Michelangelo riflette l’umanità delle sue idee che si pongono sempre oltre la capacità delle sue mani”.

La neurologia del non-finito

Semir Zeki in Neurologia del non finito scrive: cervello crea un concetto di oggetto o di sostituzione che dipende dalle sue esperienze di molti oggetti e situazioni, esperienze che riunisce in una sintesi di oggetto o situazioni che possono anche non soddisfare il concetto sintetico più globale e, per il cervello, ne consegue un’insoddisfazione permanente. L’impresa creativa può fare e ha fatto buon uso di tale insoddisfazione. Un modo per avvicinarsi al concetto presente nel cervello è quello di non finire l’opera d’arte, come succedeva spesso a Michelangelo che lasciò incompiuti tre quinti delle proprie opere, il vantaggio, in questo caso, è che il cervello dell’osservatore può terminarla in svariate maniere. Schopenhauer scrisse una volta che bisogna lasciare qualche cosa da fare alla mente, meglio se l’ultima cosa, ed è per questo che ammiriamo le sculture incompiute di Michelangelo e tanti quadri di Cézanne. […]

Con Michelangelo, Cézanne o Wagner vediamo la facoltà creatrice nascere dall'insoddisfazione, dall'incapacità di trovare nella vita reale il concetto generato dal cervello”. Secondo la tesi di Semir Zeki il “Divino” Michelangelo non lascia incompiute le sue opere poiché non riesce a raggiungere la perfezione, ma bensì vuole ottenere che l’interlocutore vedendo la sua opera non finita si impegna ad immaginarla, magari come l’artista la volesse vedere, quindi si vanno a formare interpretazioni differenti l’una dall'altra.

I neuroni specchio e la sindrome di Stendhal

Quando si vede una qualsiasi opera e si inizia ad immaginare si attivano dei meccanismi “a specchio” che simulano azioni, emozioni e sensazioni corporee, questi meccanismi “a specchio” prendono il nome di neuroni specchio.

Conoscendo la teoria dei neuroni specchio si è riuscito a decifrare anche il problema che si verificava nel nosocomio fiorentino di Santa Maria Nuova, ove la dott. Ssa Graziella Magherini, psichiatra e psicanalista, si è trovata più volte ad affrontare casi in cui il paziente accusava malesseri strani come attacchi di depressione, ansia, euforia, dove il mondo diveniva per la persona una minaccia da risolvere, anche se questi casi avevano una durata molto breve che poi andavano a scomparire completamente. Successivamente si riuscì a concludere una tesi in cui si affermava che tali attacchi avvenivano dopo aver visto opere di Michelangelo o Caravaggio che facevano insorgere all'interno dell’interlocutore tali problematiche, oggi questa tesi ha preso il nome di “Sindrome di Stendhal”, poiché quest’ultimo visitando diverse opera da Milano a Reggio di Calabria ebbe diversi disturbi di questo genere. Tra le opere non finite di Michelangelo ricordiamo i Prigioni, quattro custoditi nella Galleria dell’Accademia a Firenze e due al Louvre a Parigi, quest’ultime due opere prendono il nome di Schiavo Morente e Ribelle e rappresentano una delle collezioni più importanti del museo parigino.

Domande da interrogazione

  1. Qual è il significato del "non-finito" nell'opera di Michelangelo?
  2. Il "non-finito" rappresenta il concetto di non terminare un'opera, dove la figura è già presente nel marmo e lo scultore deve solo liberarla, creando un legame simbolico tra la figura che emerge e lo spirito umano che cerca la perfezione divina.

  3. Come descrive Vasari il processo creativo di Michelangelo?
  4. Vasari descrive Michelangelo come un artista che cerca di far emergere la figura dalla pietra come se affiorasse da uno specchio d'acqua, sottolineando la sua abilità nel lavorare senza disegni preparatori.

  5. Qual è la tesi di Semir Zeki riguardo al "non-finito" di Michelangelo?
  6. Semir Zeki sostiene che Michelangelo non lascia le opere incompiute per mancanza di perfezione, ma per stimolare l'immaginazione dell'osservatore, creando interpretazioni diverse e attivando i neuroni specchio.

  7. Che cos'è la "Sindrome di Stendhal" e come è collegata a Michelangelo?
  8. La "Sindrome di Stendhal" è una condizione in cui l'osservazione di opere d'arte provoca malesseri emotivi, come ansia o euforia, ed è stata osservata in persone che hanno visto opere di Michelangelo o Caravaggio.

  9. Quali sono alcune delle opere non finite di Michelangelo e dove si trovano?
  10. Tra le opere non finite di Michelangelo ci sono i Prigioni, con quattro esemplari alla Galleria dell'Accademia a Firenze e due al Louvre a Parigi, conosciute come Schiavo Morente e Ribelle.

Domande e risposte