Concetti Chiave
- L'architettura rinascimentale fiorentina si distingue per il concetto del non-finito, visibile in molte opere di Brunelleschi.
- Brunelleschi concentra la sua attenzione sulla progettazione degli interni, considerati come una 'scatola prospettica', mentre le facciate esterne ricevono meno interesse.
- La prospettiva è centrale nell'architettura rinascimentale, con spazi interni progettati per essere virtualmente infiniti, rendendo superflua una chiusura esterna completa.
- La facciata di Santa Maria del Fiore riflette l'approccio prospettico di Brunelleschi, rimasta incompleta per secoli fino a quando fu terminata nell'800.
- Le opere di Brunelleschi evidenziano l'importanza della volumetria prospettica, spesso a scapito della realizzazione delle facciate.
L'architettura rinascimentale fiorentina
C’è un aspetto, a tutta prima sconcertante, che caratterizza l’architettura rinascimentale fiorentina: la questione del non-finito.
Il carattere incompiuto di alcune basiliche brunelleschiane (come quella di San Lorenzo, solenne e perfetta all’interno, incompiuta e grezza all’esterno) non dipende solo da fattori contingenti, ma dal fatto che il Brunelleschi è interessato alla progettazione dell’interno, della «scatola prospettica», mentre la facciata lo interessa molto meno, per non dire che non gli interessa affatto: è uno spazio bidimensionale, come esercizio prospettico non vale gran che.
La prospettiva e la facciata
Se la grande novità della chiesa rinascimentale è il suo nascere in prospettiva, è anche vero che lo spazio prospettico è virtualmente infinito: non c’è insomma alcun motivo per cui la scatola (che noi ammiriamo dall’interno) debba avere una parete di chiusura (interromperla con una facciata diventa un gesto arbitrario).
Due esempi testimoniano fedelmente questo proposito brunelleschiano. La facciata di Santa Maria del Fiore è sacrificata alla dittatura della prospettiva, e infatti bisogna aspettare l’800 perché qualcuno si decida a terminarla (peraltro rovinandola). Il Cristo libera un indemoniato, di Francesco d’Antonio, fa della cattedrale in cui è ambientato l’episodio evangelico una nuda intelaiatura: lo spunto scritturale scivola infatti in secondo piano rispetto alla grandiosità di uno scenario architettonico che esclude, evidenziando la volumetria prospettica, il problema stesso della facciata.