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Concetti Chiave

  • Il monumento equestre del Gattamelata di Donatello segna il ritorno dei monumenti equestri dall'antichità, simbolizzando un ritorno al classico in chiave umanistica.
  • Situata nella piazza della Basilica del Santo, la statua è strategicamente posizionata per essere visibile da diverse angolazioni.
  • Donatello si ispira liberamente alla statua equestre di Marco Aurelio, creando una composizione solenne ma dinamica e caratterizzata da un'intensa espressione del volto.
  • L'opera celebra l'uomo rinascimentale, sicuro di sé e padrone del proprio destino, attraverso la figura di Erasmo da Narni.
  • Realizzata in bronzo tramite la fusione a cera persa, la statua non è un monumento funerario ma una celebrazione, esemplificando una tecnica complessa per grandi manufatti.

Indice

  1. La statua di Gattamelata
  2. Posizione e ispirazione

La statua di Gattamelata

La statua che raffigura il capitano di ventura Erasmo da Narni detto il Gattamelata a cavallo è il primo monumento equestre realizzato dalla fine dell’antichità: testimonia non solo una profonda conoscenza dell’antico da parte di Donatello, ma anche l’idea tutta umanistica dell’attualità di un “ritorno al classico". Il monumento equestre torna a essere "moderno”, e lo sarà in tutta Europa fino all’Ottocento.

Posizione e ispirazione

La statua è posta nella piazza della Basilica del Santo, leggermente discosta dalle mura del santuario, situata in modo da poter essere ammirata da varie posizioni.
Il capitano di ventura e il cavallo sono modellati sull’esempio della Statua equestre di Marco Aurelio (161-180), osservata dall’artista a Roma, tuttavia Donatello utilizza il modello antico liberamente: la posa è solenne ma al tempo stesso non rigida - gli elementi curvilinei suggeriscono un lento avanzare, mentre il volto è un ritratto intenso, caratterizzato da rigore morale e determinazione, riflessa anche nel lungo bastone di comando che sembra indicare la direzione da seguire.

L’opera dunque esalta ancora una volta l’uomo nuovo del Rinascimento, sicuro di sé e padrone del proprio destino. Non si tratta di un monumento funerario, assimilabile ad altre opere di carattere religioso in cui il defunto è raffigurato a cavallo, ma celebrativo, realizzato in bronzo con la tecnica della fusione a cera persa, alquanto complessa in manufatti di grandi dimensioni.

Domande e risposte