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Concetti Chiave

  • Il dipinto "Martirio delle sante Rufina e Seconda" fu commissionato dal nobile milanese Scipione Toso nei primi anni del Seicento.
  • La tela è il frutto della collaborazione dei tre maggiori pittori lombardi: Giovan Battista Crespi (Cerano), Giulio Cesare Procaccini e Pier Francesco Mazzucchelli (Morazzone).
  • Il dipinto è noto come la "tela delle tre mani" e rappresenta uno saggio degli stili distintivi dei tre artisti.
  • Cerano enfatizza la drammaticità con il suo gusto tragico, visibile nella rappresentazione della testa mozzata di santa Seconda.
  • Procaccini aggiunge dolcezza e intimità, visibili nelle figure di santa Rufina e dell'angioletto biondo in primo piano.
Mrtirio delle sante Rufina e Seconda

All’inizio degli anni venti del Seicento il nobile milanese Scipione Toso commissionò ai tre maggiori pittori lombardi del tempo - Giovan Battista Crespi, detto Cerano, Giulio Cesare Procaccini e Pier Francesco Mazzucchelli, detto il Morazzone - la tela con il Martirio delle sante Rufina e Seconda, per questo motivo meglio conosciuta come la “tela delle tre mani”. Il dipinto rappresenta un saggio degli stili dei tre artisti e allo stesso tempo costituisce un eccezionale documento della drammatica espressività che caratterizzava la pittura lombarda del’età borromaica.

Nella parte sinistra della composizione, eseguita dal Cerano, l’uomo a cavallo, il putto che abbraccia il cane e soprattutto la testa mozzata di santa Seconda mostrano il gusto tragico e partecipe con cui l’artista si accostava alle scene di martirio. Tale drammaticità è ulteriormente enfatizzata dalla vena teatrale di Morazzone, che dipinse, al centro della composizione, il brutale carnefice con la spada sguainata mentre, con toni più pacati ed eleganti, fece emergere dal fondo scuro il volto dell’uomo armato e il putto in volo che porge la palma del martirio. Le figure di santa Rufina, avvolta in un ampio mantello rosso, e del biondo e riccioluto angioletto in primo piano a destra sono invece caratterizzate da dolcezza e intimità espressiva, sigle stilistiche inconfondibili dell’arte di Procaccini.

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