Concetti Chiave
- La Cappella Ovetari nella Chiesa degli Eremitani è stata commissionata da Imperatrice Ovetari come cappella funeraria per il marito.
- La decorazione della cappella doveva includere due cicli pittorici: le storie di San Giacomo e di San Cristoforo, inizialmente affidati a un gruppo di pittori.
- Andrea Mantegna, giovane pittore, diventa l'unico responsabile della decorazione dopo la disgregazione del gruppo originale.
- La scena di San Giacomo in giudizio è rappresentata in un contesto storico romano, mostrando l'erudizione filologica di Mantegna.
- Mantegna utilizza modelli reali per dipingere elementi architettonici, segnando un'epocale svolta verso l'erudizione artistica.
Indice
La commissione della cappella
Commissionata da Imperatrice Ovetari, che fa decorare la cappella per ospitare la tomba del marito morto da pochissimo tempo: gesto ricorrente nella società italiana dell’epoca (cappella funeraria).
Deve ospitare due cicli pittorici importanti: le storie di San Giacomo e di San Cristoforo.
Il ruolo di Mantegna
Inizialmente la decorazione è affidata ad un equipe di pittori, fra cui c’è un giovanissimo Andrea Mantegna. Nel giro di poco tempo questa equipe si sfalda: uno dei pittori muore, l’altro si allontana in polemica per le scelte fatte. Mantegna si ritrova ad essere l’unico responsabile.
Nel 1944 la Cappella Ovetari è stata bombardata dagli Alleati e si sono salvate solo poche opere.
La scena di San Giacomo
Scena di San Giacomo in giudizio, ovvero portato di fronte ad un giudice romano. Invece di una scena attualizzata, vi è una scena storica: il pittore sforza di collocare la vicenda in un contesto originario storico. Lo sfondo è romano e l’abbigliamento è romano. La capacità di Mantegna deriva dall’erudizione filologica (svolta epocale). Nonostante la mancata attualizzazione, il dipinto rimane cristiano: vi è l’elemento prolettico dei festoni, che prefigura la morte del martire.
L'erudizione di Mantegna
Nel dipingere l’arco in fondo Mantegna ha usato dei modelli reali, probabilmente gli archi che ha visto nei suoi viaggi (Arco di Augusto a Rimini, Arco dei Sergi a Verona). Per la prima volta l’opera è basata sull’erudizione dell’artista, non sulla fantasia.