Concetti Chiave
- Il dipinto "Bonaparte in visita agli appestati di Giaffa" di Antoine-Jean Gros raffigura Napoleone che sfida il pericolo per sostenere i soldati colpiti dalla peste bubbonica.
- L'opera è di dimensioni imponenti (5,23 m x 7,15 m) e si trova esposta al Louvre, rappresentando un significativo esempio di propaganda.
- La scena mostra il realismo delle vittime della peste, con dettagli medici accurati, frutto delle ricerche dell'artista sui sintomi della malattia.
- Napoleone viene paragonato a figure storiche e religiose, come Cristo, attraverso un gesto simbolico di toccare le pustole dei malati, un chiaro intento di esaltazione della sua figura.
- Dopo la campagna d'Egitto, Napoleone affrontò critiche per presunti ordini di avvelenamento dei soldati malati; il dipinto servì a ripristinare la sua immagine di leader eroico e benevolo.
Indice
Il dipinto di Gros
"Bonaparte in visita agli appestati di Giaffa" fu dipinto da Antoine-Jean Gros nel 1804. Esposto al Louvre, raffigura il futuro imperatore che sfida il pericolo per sostenere i suoi soldati, colpiti da un'epidemia di peste bubbonica.
La peste è una parola che da sola provoca paura e terrore, ma non in tutti come testimonia questo dipinto, dove il futuro imperatore incoraggia i suoi soldati contagiati dal morbo: un rischio per Napoleone. Il dipinto, un olio su tela ha delle dimensioni enormi: 5,23 m x 7,15 m
La campagna d'Egitto
La campagna d'Egitto (1798-1799) fa parte di quello che è stato definito il "sogno orientale" di Bonaparte, una delle cui prime manifestazioni fu l'annessione delle Isole Ionie nel Trattato di Campoformio (18 ottobre 1797). Una dipendenza del sultano, l'Egitto, era sotto il governo teorico dei bey dominati dalla milizia mamelucca. La spedizione, composta da 36.000 uomini, lasciò Tolone il 19 maggio 1798 e raggiunse Alessandria il 2 luglio. Due giorni dopo la battaglia delle Piramidi (21 luglio), Bonaparte entrò al Cairo, ma il 23 luglio, la distruzione della flotta francese da parte dell'ammiraglio Nelson, vicino ad Abukir, assicurò all'Inghilterra il controllo del Mediterraneo.
La rivolta del Cairo e la dichiarazione di guerra della Turchia (9 settembre) costrinsero Bonaparte a riprendere le armi. Il generale si recò in Siria per fermare l'invasione turca: la presa di Giaffa (6 marzo 1799) è uno degli episodi di questa seconda campagna. Durante l'assedio della città, un'epidemia di peste aveva cominciato a diffondersi tra le truppe francesi.
La scena di Giaffa
Sotto i portici di una moschea, trasformata in ospedale da campo, Bonaparte tocca le pustole di un soldato in piedi, semivestito con un lenzuolo. Desgenettes, l'ufficiale medico capo dell'esercito, osserva attentamente il generale mentre un soldato cercava di allontanare la mano di Bonaparte per evitare il contagio. Sulla destra, un altro soldato, completamente nudo, sorretto da un giovane arabo, è fasciato da un medico turco. Un ufficiale, affetto da cecità, si brancola appoggiandosi a una colonna.
In primo piano, un paziente sta morendo sulle ginocchia di Masclet, un giovane chirurgo militare, anch’esso colpito dalla malattia. Dietro il generale, due ufficiali francesi appaiono spaventati dal contagio: uno si protegge la bocca con il fazzoletto, mentre l'altro si allontana.
Sulla sinistra della composizione, in mezzo ai malati distesi a terra, si erge un imponente gruppo di arabi che distribuiscono cibo.
Il simbolismo del gesto
Napoleone posa la mano sul corpo di un uomo appestato: l'immagine è forte, scioccante e questo è l'obiettivo: infatti, dietro il dipinto si nasconde la propaganda del futuro imperatore. La scena si svolge a Giaffa durante una campagna militare particolarmente difficile in Egitto, a cui si aggiunge un altro nemico mortale: la peste.
Il realismo del dipinto
La prima cosa che salta agli occhi è il realismo con cui le vittime della peste sono raffigurate, nelle diverse fasi della malattia. Alcuni sono irrequieti, altri in agonia o deliranti, febbrili. L'artista conosce bene questi sintomi perché li ha visti sui suoi contemporanei. Sembra anche che Antoine-Jean Gros abbia fatto ricerche mediche, consultando il rapporto del famoso chirurgo di Napoleone: Dominique-Jean Larrey. E, nel quadro, non mancano le informazioni mediche. Vediamo, ad esempio, il modo in cui i medici tagliano i polmoni: fin dal Medioevo, si sperava di curare i malati quando in realtà erano indeboliti.
Il gesto di Napoleone
Di fronte alla sofferenza dei suoi uomini, Napoleone è raffigurato in piena luce. Con la mano guantata, tocca il tumore di un paziente. Un gesto folle come evidenziato dalla reazione dei suoi vicini. L'ufficiale accanto a Bonaparte gli tappa il naso con un fazzoletto e un altro vuole fermare nel suo gesto, poiché in quell’epoca, non si sapeva come curare la peste e nemmeno come veniva trasmessa. Ci si chiede se il futuro imperatore abbia davvero fatto questo gesto verso suoi soldati malati: Il dubbio aleggia ma è il simbolo che conta.
Mostrando questa azione, il pittore colloca Bonaparte all’interno di personaggi prestigiosi. Cristo è il primo curatore di lebbra nella pittura religiosa; i re di Francia toccavano le ferite di ogni malato, tracciandovi il segno della croce e pronunciavano una formula rituale: "Il re ti tocca, Dio ti guarisce". Attribuendo questo gesto a se stesso, Napoleone Bonaparte si atteggiava semplicemente a guaritore della Francia, come se fosse inviato da Dio. Infatti, il gesto del generale di toccare con sovrana serenità le pustole di un malato si riferiva, nella coscienza dei contemporanei, a quel momento del rituale dell'incoronazione in cui il re di Francia esercitava il suo potere taumaturgico toccando le pustole dei lebbrosi.
Il significato storico
Dopo questa campagna, Napoleone aveva bisogno di ripristinare la sua immagine. La stampa inglese lo accusò, giustamente, di aver avvelenato soldati malati; infatti, prima di lasciare Giaffa, Bonaparte ordinò ai suoi medici di finire i pazienti con dosi letali di oppio. Sfortunatamente per lui, alcuni soldati sopravvissero e quando arrivarono gli inglesi, raccontarono tutto. Era quindi necessario almeno questo gesto forte, questo atteggiamento benevolo ed eroico di fronte alla morte per riconquistare il cuore dei francesi e poter diventare imperatore pochi anni dopo.
Domande da interrogazione
- Qual è il significato storico e simbolico del dipinto "Bonaparte in visita agli appestati di Giaffa" di Antoine-Jean Gros?
- Quali sono le dimensioni del dipinto "Bonaparte in visita agli appestati di Giaffa" e dove è esposto?
- Cosa rappresenta la campagna d'Egitto per Napoleone Bonaparte e come si inserisce nel contesto storico?
- Come viene rappresentata la peste bubbonica nel dipinto e quali dettagli realistici sono evidenziati?
- Quali critiche e controversie hanno circondato Napoleone Bonaparte dopo la campagna d'Egitto e come ha cercato di rispondere attraverso la propaganda?
Il dipinto rappresenta un momento chiave della campagna d'Egitto di Napoleone, simboleggiando il suo coraggio e la sua vicinanza ai soldati malati di peste. Attraverso questa opera, Gros esalta la figura di Napoleone, paragonandolo a guaritori storici e biblici, in un chiaro intento di propaganda per rafforzare l'immagine del futuro imperatore.
Il dipinto è un olio su tela di dimensioni enormi, misurando 5,23 metri per 7,15 metri, ed è esposto al Louvre.
La campagna d'Egitto (1798-1799) rappresenta il "sogno orientale" di Bonaparte, mirato a espandere l'influenza francese e a contrastare il dominio britannico nel Mediterraneo. Questa campagna si inserisce in un contesto di rivalità coloniali e strategiche tra le potenze europee dell'epoca.
Nel dipinto, la peste bubbonica è rappresentata con grande realismo, mostrando le vittime nelle diverse fasi della malattia. Gros evidenzia dettagli medici accurati, frutto di ricerche e della consultazione di rapporti medici, come il taglio dei polmoni, pratica medievale inefficace contro la malattia.
Dopo la campagna d'Egitto, Napoleone fu criticato per aver ordinato l'avvelenamento dei soldati malati di peste con oppio. Per rispondere a queste critiche e ripristinare la sua immagine, utilizzò la propaganda, come dimostrato dal dipinto di Gros, per presentarsi come un leader eroico e benevolo, in grado di affrontare la morte e la malattia.