Concetti Chiave
- La Primavera di Botticelli, datata 1478, riporta in auge i personaggi mitologici grazie all'influenza della filosofia neoplatonica.
- Commissionata da Pierfrancesco de Medici, l'opera aveva un fine educativo per il figlio Lorenzo, promuovendo i valori dell'humanitas.
- Il dipinto si legge da destra a sinistra, con Venere al centro, accompagnata da Zefiro, Clori/Flora, le Tre Grazie e Mercurio.
- Le figure femminili simboleggiano fertilità, paragonate alle arance importate dal mondo arabo, in un contesto di eterna primavera.
- Trasferita alle Gallerie dell'Accademia nel 1800 e agli Uffizi nel 1919, l'opera è oggi studiata da giovani artisti.
Il ritorno dei miti
Con la Primavera, tempera su tavola fatta risalire al 1478, a Botticelli va riconosciuto il merito di avere riportato in auge il gusto per personaggi mitologici dopo decenni di personaggi prettamente a sfondo cristiano. Questo è dovuto anche alla sua passione, come di tanti altri artisti rinascimentali, per la filosofia neoplatonica dell'Accademia fiorentina di Ficino.
L’opera aveva probabilmente un fine didascalico, venne infatti commissionata da Pierfrancesco de Medici per il figlio Lorenzo affinché si dedicasse ai valori dell'humanitas, in particolare allo studio dei capolavori del mondo classico. Il dipinto si legge in maniera opposta rispetto a quanto avviene solitamente, da destra verso sinistra.Simbolismo e interpretazioni
Alla Venere centrale si accompagnano sulla destra il vento Zefiro da ovest che colpisce la ninfa Clori facendola trasformare in Flora, che rappresenta proprio la primavera, con una veste fiorata, sulla sinistra le Tre grazie e Mercurio, con volto tranquillo e con il caratteristico caduceo intento a scacciare i venti per preservare questa eterna primavera (o anche, come interpretazione filosofica, la cultura che spazza via le nubi dell'ignoranza), dio dei venti, e in posizione centrale sopra Venere Cupido. Le figure femminili vengono rappresentate con il ventre gonfio a rappresentare la fertilità, proprio come le arance mature sugli alberi, di recente importazione dal mondo arabo (riferimento alla lettura destra sinistra). C’è chi ha voluto vedere anche il matrimonio fra filologia e mercurio, che sanno vita alla retorica (Venere).
Trasferimenti e collocazione attuale
Nella seconda metà dell'800 venne trasferita alle Gallerie dell'Accademia per permetterne lo studio da parte di giovani artisti, e nel 1919 presso gli Uffizi dove è attualmente collocata.