Concetti Chiave
- Francesco Borromini, originario di Bissone, fu un architetto innovativo conosciuto per la sua specializzazione esclusiva nell'architettura.
- Borromini lavorò a Milano e Roma, collaborando con Carlo Maderno e opponendosi a Gian Lorenzo Bernini per divergenze stilistiche.
- Intellettualmente curioso, possedeva una vasta biblioteca e distrusse molti suoi disegni prima della sua morte nel 1667, che avvenne per suicidio.
- I suoi disegni, spesso realizzati con grafite, mostrano una grande cura nei dettagli e un uso innovativo di materiali e tecniche.
- Un esempio della sua attenzione al dettaglio è il disegno della lanterna della Chiesa di Sant'Ivo alla Sapienza, che mostra una complessa costruzione geometrica.
Le origini e la formazione
Francesco Castelli, noto come il Borromìni, era originario di Bissóne sul lago di dove nacque il 27 settembre 1599. Giovanissimo si recò a Milano per apprendere l’arte di costruire. Trovo impiego nella fabbrica del Duomo ed ebbe occasione di conoscere le prime opere di Bramante. Dopo essersi trasferito a Roma lavorò alle dipendenze del conterraneo Carlo Maderno (1556-1629) e, successivamente, di Gian Lorenzo Bernini al quale fu sempre ostile per il diverso modo di concepire l’architettura. A Roma fu colpito in modo particolare dalle architetture di Michelangelo e studiò anche le decorazioni e gli edifici antichi, interessandosi ai nuovi scavi che proprio in quel periodo si stavano compiendo. Riflessivo, problematico e dedito allo studio, aveva nella sua biblioteca oltre mille libri, molti dei quali di argomento architettonico. Intellettualmente curioso e animato da un vivo desiderio di apprendere.
L'approccio innovativo di Borromini
Operò esclusivamente come architetto, contrariamente all’antagonista Bernini dedito, alla scultura e alla pittura.
Il Borromini si libera dal costume rinascimentale secondo il quale l’artista doveva essere universale, cioè esperto nel maggior numero possibile di discipline. Possiamo dire che con lui nasce il moderno concetto di «specializzazione», inteso come l’atto di concentrare tutte le proprie capacità in un unico campo nel quale si tende a essere quanto più possibile eccellenti. A partire dal 1634 l’artista divenne architetto indipendente e nell’esercizio della professione produsse una gran mole di disegni dei quali fu gelosissimo. Li considerava «i suoi propri figliuoli». Tale grande amore lo portò addirittura a distruggerne molti incendiandoli qualche tempo prima di morire. Francesco Borromini, infatti, morì suicida a Roma, dopo una notte di disperazione e sofferenze, il 3 agosto 1667.
La passione per il disegno
I suoi disegni sono eseguiti sempre con grandissima cura, a partire dal 1632, usava quasi sempre uso la grafite, un materiale nuovo che tra i primi usò a Roma. Per l’impianto geometrico di base e per quei tratti che dovevano risaltare con grande precisione ricorreva alla grafite dura, e a quella morbida e dal segno più scuro e pastoso per ombreggiare e modellare.
Per apprezzare la minuzia dei particolari basta ammirare un suo disegno giovanile di presentazione. Esso raffigura una delle colonne del ciborio di Bernini per l’altare della Confessione in San Pietro. Il disegno è eseguito a penna e acquerello marrone. A penna rappresenta il capitello composito: i rami di alloro, i puttini e le api che ornano il terzo superiore del fusto. Con l’acquerello, infine, rende la tridimensionalità del soggetto.
Con il disegno a grafite per la lanterna della Chiesa di Sant’Ivo alla Sapienza, siamo in presenza di un complesso studio architettonico. Eseguito in proiezioni ortogonali, infatti, esso mostra la sezione della lanterna e la faccia esterna di una delle finestre che in essa si aprono e, in trasparenza, l’andamento della spirale conclusiva. Procedendo verso l’alto si ha l’impressione di errori o sfalsamenti del disegno, ma ciò è dovuto, invece, alla costruzione geometrica delle correzioni ottiche.
Domande da interrogazione
- Chi era Francesco Castelli, noto come il Borromini, e quale fu il suo contributo all'architettura?
- Quali furono le influenze artistiche e le esperienze formative di Borromini?
- In che modo Borromini si differenziava da altri artisti del Rinascimento?
- Quali erano le caratteristiche distintive dei disegni di Borromini?
- Quale fu l'atteggiamento di Borromini verso i suoi disegni e quale fu il suo destino finale?
Francesco Castelli, conosciuto come il Borromini, era un architetto originario di Bissone, noto per il suo approccio innovativo e specializzato all'architettura, in contrasto con il suo contemporaneo Bernini. Fu uno dei primi a utilizzare la grafite nei disegni architettonici a Roma.
Borromini fu influenzato dalle opere di Bramante e Michelangelo e lavorò a Milano e Roma, dove collaborò con Carlo Maderno e Gian Lorenzo Bernini. Studiò anche le decorazioni e gli edifici antichi, mostrando un grande interesse per i nuovi scavi dell'epoca.
Borromini si distinse per la sua specializzazione esclusiva nell'architettura, rompendo con la tradizione rinascimentale che richiedeva agli artisti di essere esperti in molte discipline. Questo segnò l'inizio del moderno concetto di specializzazione.
I disegni di Borromini erano eseguiti con grande cura, utilizzando la grafite per precisione geometrica e ombreggiature. Erano noti per la loro minuzia nei dettagli e la capacità di rendere la tridimensionalità, come dimostrato nei suoi studi per la Chiesa di Sant'Ivo alla Sapienza.
Borromini considerava i suoi disegni come "i suoi propri figliuoli" e ne era estremamente geloso, tanto da distruggerne molti prima di morire. Morì suicida a Roma il 3 agosto 1667, dopo una notte di disperazione e sofferenze.