Concetti Chiave
- "Apollo e Dafne" di Bernini è un capolavoro che cattura l'istante della metamorfosi di Dafne in albero durante l'inseguimento da parte di Apollo.
- La scultura presenta dettagli tecnici come effetti di sfumato e chiaroscuro, esaltando il contrasto tra l'energia dinamica e la delicatezza della pelle.
- L'opera si caratterizza per il suo slancio verso il cielo, con linee allungate che sfidano i limiti tradizionali del materiale scultoreo.
- Il punctum, o apice espressivo, è concentrato nel volto disperato di Dafne, particolarmente evidente nella sua bocca.
- La scultura esplora temi estetici ispirati da Kant e Nietzsche, combinando distacco formale e coinvolgimento sensuale.
La metamorfosi di Dafne
“Apollo e Dafne” è considerato il capolavoro Berniniano e ha lo stesso virtuosismo tecnico, abbiamo una materia che prende carne nell’istante stesso in cui al termine dell’inseguimento di Apollo, le due figure si toccano, e lì avviene la metamorfosi: i piedi della fanciulla rimangono imprigionati nelle radici, la corteccia avvolge le gambe e le braccia si mutano in foglie. Ci sono effetti di sfumato e di chiaro-scuro, nei quali non vi è rappresentato nulla, è un corpo che espone sé, che si rende al pudore sensuale della propria pelle.
Slancio verso il cielo
Tanto quanto prima c’era un marcato accento di sprofondamento, qua vi è questo slancio verso il cielo con linee allungate delle gambe e delle braccia, oltre i limiti oggettivi e tradizionali del materiale. L’apice espressivo, detto punctum, è collocato sul volto di disperazione della ninfa, in particolare sulla sua bocca. Operazioni che si richiamano nell’estetica di Kant e di Nietzsche: la prima basata sul distacco, la formalità, l’apprendimento sensibile ma piacere disinteressato e invece la seconda con il reclamo dei sensi, esperienza del creatore e non del fruitore
La semiotica del contatto
La semiotica del contatto non può non inerire alla mano, il contatto fa segno, rinvia all’altro corpo con le sue sensibili e immaginabili peculiarità, l’indicare si rivolge al corpo esterno, producendone la singolarità altra da me e perciò sempre in relazione alla mia differente singolarità.