Concetti Chiave
- L'Ultima cena di Andrea del Castagno è dipinta nel refettorio del convento di Sant'Apollonia a Firenze nel 1447, con un'impostazione scenografica teatrale.
- L'opera presenta un'architettura improbabile con marmi policromi e panche decorate da sfingi bronzee, creando un contrasto con la profondità reale.
- Le figure di Cristo e degli apostoli sono poste dietro un tavolo, mentre Giuda siede davanti, in linea con la tradizione iconografica dell'epoca.
- La gamma cromatica è ricca e varia, con sfumature nelle pareti e nei vestiti, mentre i volti sono caratterizzati da espressioni forzate e tratti semitici per Giuda.
- L'uso delle ombre, le linee tormentate e l'espressività drammatica sono elementi derivati dall'influenza di Donatello.
L'Ultima cena dipinta nel refettorio del convento fiorentino di Sant'Apollonia nel 1447 inserisce il racconto evangelico entro un improbabile scenario architettonico, composto da raffinati marmi policromi e da panche decorate da sfingi bronzee, che pare più un piatto sfondo teatrale che uno spazio dalla profondità reale. Le figure di Cristo e degli apostoli sono disposte al di là di un lungo tavolo, la cui candida tovaglia è quasi una linea astratta che taglia la composizione fatta di decorazioni; solo Giuda, secondo una tradizione iconografica che sarebbe continuata fino al rivoluzionario Cenacolo di Leonardo da Vinci, siede al di qua del tavolo.
Dettagli cromatici e stilistici
La gamma cromatica, già indagata in mille sfumature nelle pareti dello sfondo, è ulteriormente variegata nelle vesti dei personaggi. Gli atteggiamenti degli apostoli sono individualizzati, ma tutti i volti sono accomunati da una forzatura espressiva che, attraverso linee arcate, ottolinea zigomi, occhi e naso (volutamente estremizzati sono i tratti semitici di Giuda e l'uso di toni cupi per la sua figura). L'Autore deriva da Donatello l'uso incisivo delle ombre, la linea tormentata e la drammatica espressività.