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Concetti Chiave

  • Il "De re edificatoria" di Alberti, pubblicato nel 1452, è il primo trattato architettonico moderno, ispirato al "De architectura" di Vitruvio.
  • Diviso in dieci libri, il testo albertiano affronta sistematicamente argomenti tecnici e progettuali relativi all'arte dell'edificare.
  • Alberti enfatizza la priorità del progetto, vedendo l'architettura come disciplina teorica per la ridefinizione fisica e sociale delle città.
  • Il trattato si rivolge a una committenza colta, capace di promuovere interventi basati su nuovi principi di ordine urbano.
  • L'opera, inizialmente in latino e senza illustrazioni, fu dedicata a Niccolò V e successivamente pubblicata postuma nel 1485 con dedica a Lorenzo il Magnifico.

Indice

  1. L'opera di Leon Battista Alberti
  2. Destinatari e diffusione del testo

L'opera di Leon Battista Alberti

Leon Battista Alberti pubblica nel 1452 il De re edificatoria, primo trattato architettonico moderno e riferimento per tutte le elaborazioni successive.
L’opera riprende l’impianto del De architectura di Vitruvio, l’unico pervenutoci dall’antichità e conosciuto dagli umanisti; come quello del trattatista romano, il testo albertiano è suddiviso in dieci libri, all’interno dei quali l’autore sviluppa una trattazione sistematica e rigorosa dei diversi argomenti relativi all’arte dell’edificare, dagli aspetti tecnici a quelli progettuali, dalla scala architettonica a quella urbana.

Destinatari e diffusione del testo

Egli afferma la priorità del progetto, considerando l’architettura come una disciplina puramente teorica, finalizzata alla ridefinizione sia fisica sia sociale della città; per questo motivo, egli si rivolge espressamente a una committenza colta, in grado di promuovere interventi improntati a un nuovo principio d’ordine. Significativamente il primo manoscritto, in latino e privo di illustrazioni, viene offerto a Niccolò V, il papa che aveva avviato il rinnovamento urbanistico di Roma, mentre l’edizione a stampa venne realizzata postuma nel 1485 e dedicata a Lorenzo il Magnifico con uno scritto di Angelo Poliziano, secondo il desiderio dello stesso Alberti.

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