Concetti Chiave
- L'Altare della Patria, inizialmente concepito come Monumento a Vittorio Emanuele II, simboleggia l'unificazione d'Italia e i caduti della prima guerra mondiale.
- Il progetto del monumento, iniziato nel 1870, fu realizzato dall'architetto Giuseppe Sacconi dopo un concorso indetto da Umberto I nel 1888.
- Sacconi si ispirò a vari stili, tra cui elementi della romanità e dell'altare di Pergamo, integrando allegorie, quadrighe e la Dea Roma.
- La costruzione dell'Altare della Patria comportò la distruzione del tessuto urbano esistente vicino ai fori romani e al Campidoglio.
- Il retro del monumento presenta una parete liscia e informe, che si affaccia sul Foro Romano, contrastando con la sua elaborata facciata frontale.
Indice
Origini e concezione del monumento
L’Altare della Patria, nacque come Monumento a Vittorio Emanuele II, è infatti denominato anche Vittoriano. Si concepì invece come Altare della Patria solamente a seguito della prima guerra mondiale perché fu posto di fronte alla statua del sovrano il corpo del milite ignoto a simboleggiare i morti della guerra.
Progettazione e concorsi
Il monumento fu concepito nel 1870 a seguito dell’annessione di Roma perché vi era la volontà di realizzare un monumento al sovrano che era riuscito a completare l’unificazione. Tuttavia costui non voleva che il monumento fosse eretto prima della sua morte. Fu così solamente nel 1878 che il figlio di Vittorio Emanuele II, Umberto I indisse un concorso, nessuno dei progetti però lo soddisfò. Nel 1888 indisse perciò un altro concorso. A vincere fu l’anonimo architetto Giuseppe Sacconi che progettò il costoso monumento in marmo bresciano. Il monumento dedicato a Vittorio Emanuele II in sé è solamente la parte più avanzata del complesso.
Stili e ispirazioni architettoniche
Sacconi si ispirò a vari stili: ad esempio i fregi del basamento sono un richiamo alla romanità, essendovi presenti delle allegorie, l’altare ricorda invece quello di Pergamo che però fu riletto. Al di sopra del’altare è presente anche una quadriga con delle vittorie alate, che spesso si ponevano sopra gli archi di trionfo romani. A questi elementi privi di collegamento si aggiunge la Dea Roma.
Impatto urbano e critiche
Ma la cosa più assurda è che Sacconi distrusse tutto il tessuto urbano lì presente, ovvero il tessuto urbano in prossimità di fori romani e campidoglio. Per lo più Sacconi lasciò il retro del complesso completamente liscio. Vi è quindi una parete informe che si affaccia sul foro romano.