Concetti Chiave
- L'inizio del XX secolo è segnato da scoperte scientifiche che influenzano profondamente l'arte, portando all'emergere di nuovi movimenti come Espressionismo, Cubismo, Futurismo e Astrattismo.
- L'Espressionismo, primo movimento delle Avanguardie, nasce nel 1905 senza un manifesto ufficiale, caratterizzato dalla libertà creativa e dalla trasfigurazione della realtà.
- In Francia, l'Espressionismo si manifesta nei Fauves, noti per l'uso esplosivo del colore e l'abbandono della prospettiva, con Henri Matisse come figura di spicco.
- In Germania, il movimento "Die Bruke" rappresenta una rottura con la tradizione attraverso colori e forme aggressive, influenzato dalla tensione sociale e politica dell'epoca.
- L'Espressionismo austriaco è caratterizzato da artisti isolati e introspettivi come Egon Schiele e Oskar Kokoschka, che si concentrano su temi individuali e personali.
Indice
Introduzione a tutte le Avanguardie
L’inizio del XX secolo si apre con grandi contraddizioni e scoperte scientifiche che incidono profondamente sulla vita e sul sentire comune.In particolare, la medicina, le scienza naturali, la fisica contribuiscono e danno sempre maggiore evidenza alla presenza di altri livelli di conoscenza e di realtà.
Per citare alcuni esempi, si possono ricordare le scoperte dei coniugi Curie che isolano il radio e la Teoria della relatività enunciata da Einstein. Quest’ultima dimostra ciò che gli artisti avevano in parte intuito, ovvero che le dimensioni temporali non sono assolute, scoprendo che l’unica ad essere costante è la velocità della luce. Un’altra teoria che nasce e si afferma in quel periodo (e sancisce la nascita di un’altra disciplina) è la Psicoanalisi di Freud che definisce lo sviluppo e il funzionamento umano evidenziandone le parti inconsapevoli ed irrazionali (vedi i suoi studi sull’inconscio, le nevrosi, il sogno).
Questa complessità si tradurrà nelle espressioni artistiche e pittoriche, a partire dal periodo della Secessione fino all’esordio, in pochi decenni, di ben quattro nuovi movimenti, ovvero l’Espressionismo, il Cubismo, il Futurismo e l’Astrattismo. A cui si aggiungerà nel 1916 il Dadaismo e poi il Surrealismo.
Il termine “Avanguardia” è derivato dal linguaggio militare, espressione delle unità che precedono il resto dell’esercito, esponendosi per prime.
L'espressionismo
E' il primo movimento delle Avanguardie, nasce infatti nel 1905. Non esiste un vero e proprio "manifesto" dello stile espressionista perché gli artisti appartenenti rimangono liberi creativamente e probabilmente non ne sentono l'esigenza. Certamente è forte l'incedere "marziale", come si può capire dallo scritto del poeta Becher "eravamo esaltati...eravamo in marcia...per creare l'arte del secolo, incomparabile e fuori dal tempo" abbandonando definitivamente i parametri classici della tradizione. Possiamo ricordare anche un'altra testimonianza tratta da una Conferenza tenuta dallo scrittore tedesco Edschmid che descrive in maniera chiara il passaggio da uno stile impressionista come arte "del colpo d'occhio" a quello espressionista come arte che costruisce la realtà trasfigurandola (vedi appunti dalle ed. Atlas sulla prima metà del Novecento).Le premesse si trovano quindi nell'antinaturalismo, nell'interesse per l'arte primitiva, nella deformazione e semplificazione delle forme caratteristici delle ultime tendenze pittoriche di fine Ottocento. Riassumendo e come scritto nel libro di testo: con le radici in Gauguin e Van Gogh e come pionieri Munch ed Ensor.
L'Espressionismo si sviluppa in diverse aree europee: in Francia con i Fauves di Matisse; in Germania con il movimento "Die Brucke-Il ponte” a Dresda e Berlino e invece a Monaco con "Il cavaliere azzurro"; e a Vienna con Schiele e Kokoschka.
Espressionismo francese: I Fauves
Il termine in francese significa "belve dal pelo fulvo" e deriva dalla reazione di un critico dell'epoca di fronte allo spazio espositivo con le loro opere come una "gabbia di belve". La loro prima esposizione è a Parigi nel 1905 nel Salon d'Automne.Questi artisti non avevano un programma comune unitario ma sono accomunati dall'uso del colore non più descrittivo e realistico ma, al contrario, utilizzano una vera e propria esplosione di colori, innaturali e selvaggi. Inoltre, viene rifiutato l'utilizzo della prospettiva tradizionale e del chiaroscuro in favore di una stesura a macchie pastose che rispecchiano le suggestioni e le emozioni degli artisti. A differenza dell'Espressionismo tedesco, quello francese è meno angoscioso, più positivo e vitale.
Uno dei pittori più importanti di questa corrente è Henri Matisse. Nasce nel 1869 da una famiglia di commercianti della Francia nord-orientale. Dopo gli studi di Legge lavora per un periodo come impiegato in uno Studio legale. Inizia ad avvicinarsi all'arte all'età di circa vent'anni, sembra dopo un'appendicite che lo fermò a letto per giorni. Lascia così il suo lavoro, si iscrive ad un'accademia e si dedica alla pittura. Una delle sue prime opere si intitola "La tavola imbandita" (1896-1897). Qui è raffigurata una sala da pranzo con una cameriera che sistema la frutta posta sopra il tavolo. Sono apparecchiati diversi oggetti luminosi come le trasparenze dei bicchieri, le bottiglie, appoggiati su una tovaglia bianca (che potrebbe ricordare quella della "Natura morta con mele e arance" di Cezanne). L'insieme è caratterizzato da una luce bianca che penetra dalla finestra che riverbera sui diversi oggetti chiari. L'inquadratura, attraverso la linea del tavolo, è obliqua.
Undici anni dopo Matisse riprenderà lo stesso soggetto in "La stanza rossa (armonia in rosso)". Qui gli elementi sono gli stessi (la cameriera intenta a sistemare, la tavola, le caraffe e la finestra da cui entra la luce, le sedie) ma resi in maniera molto diversa. Innanzitutto si nota un cambio nella tavolozza cromatica: il rosso abbagliante della tovaglia e della parete, l'uso di colori piatti (tra cui il verde complementare del panorama che si scorge dalla finestra) che creano un appiattimento dei volumi. Inoltre, si nota un'estrema semplificazione formale, anche la finestra sembra un quadro nel quadro (ha una sorta di cornice che ricorda appunto quella dei dipinti), il tavolo si confonde con la parete e la figura della cameriera è molto bidimensionale. L'unico accenno di tridimensionalità è nella sedia a sinistra. La composizione è su linee orizzontali deboli (il tavolo) e vede la presenza di sezioni auree. Infine, gli arabeschi sulla carta da parati ricordano, sempre in versione semplificata, le forme a spirale e ad onda dell'Art Nouveau. Nell'insieme, l'effetto ricorda il Sintestismo delle opere di Gauguin. Mentre nel primo dipinto la descrizione degli oggetti, i riflessi, la figura mantengono aspetti di realismo, nel secondo l' attenzione è posta sulla ricerca cromatica e sulle decorazioni che ornano la tovaglia e la parete.
Nel 1905-1906 Matisse dipinge “La gioia di vivere”. Si tratta di un dipinto molto grande in cui rappresenta un gruppo di donne in un prato, circondate da alberi e arbusti. Le figure sono frutto di un attento studio, ciascuna di loro è stata elaborata singolarmente e poi posta all'interno della scena, suscitando così una prospettiva bizzarra e atipica. La composizione ricorda le Bagnanti di Cezanne e sarà di ispirazione per “Les Demoiselles d'Avignion” di Picasso (quadro considerato l'iniziatore del Cubismo). Per la scelta dei personaggi (danzatrici, satiri, amanti) Matisse si ispira anche a precedenti grandi pittori del passato, come Tiziano con il suo dipinto “I Baccanali”.
Come esprime il titolo, è la rappresentazione di una scena fuori dal tempo che ricorda un paradiso terrestre dove non si è ancora infiltrato il male e le ombre.
I toni cromatici sono accesi, solari e la composizione è piatta. I corpi sono semplificati e le forme (in particolare quelle circolari) sono ripetute così da evocare movimenti ritmici. Quasi al centro del dipinto si trova un cerchio di danzatrici,
soggetto che riprenderà nell'opera “La Danza” del 1909-10.
Qui il girotondo posto al centro del dipinto “La gioia di vivere” prende un suo spazio autonomo. Notiamo però alcune importanti differenze, innanzitutto i colori che, in questo caso, sono molto più forti. Il movimento rotatorio delle figure è reso sia dal disegno (corpi in tensione e sbilanciati) che dall'uso del colore, mettendo a contrasto le figure rosso-arancio su un verde-blu. Una ballerina (di spalle) sembra perdere per un momento la mano del compagno di danza e dà la sensazione di ricercare un avvicinamento; quasi a simboleggiare la precarietà dei rapporti che possono facilmente rompersi (ma essere anche recuperati). Inoltre, la semplificazione degli elementi è ancora più importante (vedi lo sfondo che è separato dal pavimento attraverso il solo colore di riempimento). Matisse opera cioè una sintesi, un'astrazione del ritmo, del movimento che unisce gli esseri umani. Lo spazio è aperto e dà un'idea di libertà e leggerezza. Il dipinto viene commissionato da un importante collezionista russo insieme all'opera “La musica”.
Anche nell'opera “La musica” si trova lo stesso uso del colore (solo tre colori, oltre il nero, in tutto il dipinto). Qui però i soggetti suonano e ascoltano la musica in un'atmosfera irreale.
Matisse vive per lungo tempo a Nizza subendo il fascino del Sud della Francia unendosi alla numerosa schiera di pittori prima di lui che si trasferiscono in Provenza nella seconda parte della loro vita.
A Vence, una località vicino a Nizza, pochi anni prima della sua morte, nel 1950 il pittore si occupa della progettazione e decorazione di una Cappella dedicata a Santa Maria (“Cappella del Rosario”). Qui utilizza sempre il colore (tre colori, come nelle ultime opere, qui il verde, il giallo e il blu) ma lo fa attraverso l'uso di vetrate che ricordano la maestria di quelle delle cattedrali gotiche (ma realizzate con le tecniche moderne). Inoltre, sulle mattonelle di ceramica delle pareti raffigura scene dal Vangelo, sempre utilizzando la semplificazione delle forme e arrivando all'essenza della rappresentazione.
L'artista, che nella sua vita avrà tre figli (una avuta dalla prima compagna Caroline e gli altri due dalla moglie Amelie), muore a 85 anni per un attacco cardiaco, un'età, soprattutto a confronto di quella di altri pittori, ragguardevole. Forse i suoi colori, in questo caso, lo hanno aiutato a rimanere “vitale” nel corso della sua lunga esistenza, come pare avesse detto lui stesso: “non si può impedire di invecchiare, ma si può impedire di diventare vecchi”.
L’espressionismo tedesco: “Die Bruke”
Il nome del movimento “Die Brücke” significa “il ponte” ed esprime l’intenzione degli artisti di rappresentare un passaggio verso l’arte del futuro. Il nome è anche la citazione dell’opera di Nietzsche “Così parlò Zarathustra” quando descrive l’essere umano come un ponte in bilico tra l’animale e il superuomo. Transizione realizzabile, come per tutte le Avanguardie, con slancio marziale, forza di volontà e di potenza.Il gruppo si forma a Dresda e coinvolge poi diverse aree della Germania.
La situazione tedesca degli inizi del novecento è apparentemente tranquilla ma nasconde importanti tensioni sociali e politiche.
L’arte ufficiale celebra le gesta di re Guglielmo II, monarca che regna attraverso un clima repressivo e rigido anche rispetto all’arte (non apprezzando neppure gli impressionisti). Questo porta alla forte reazione di rivolta dei giovani artisti che porterà prima alla Secessione di Monaco, Berlino e Dresda, città che diventano poi il fulcro dell’Espressionismo. Forse è proprio per questo che, a differenza dei Fauves francesi, gli esponenti tedeschi usano colori e forme espressive più violente, provocatorie ed aggressive. L’intenzione è quella di colpire duramente chi frenava la loro creatività, coinvolgendo e smuovendo il maggior numero di persone, anche se l’effetto sarà spesso contrario, portando a reazioni disinteressate se non di disprezzo.
In quegli anni, nonostante e in contrasto con l’arte ufficiale, alcune Gallerie private espongono diverse opere di Van Gogh e di Munch. Inoltre, il Museo Etnografico espone le opere di abitanti di isole lontane e manufatti africani (consolidando l’interesse per l’arte cosiddetta primitiva, che è uno dei punti fondamentali dell’Epressionismo).
Nella prima fase gli artisti lavorano soprattutto a Desdra, mentre dal 1911 si trasferiscono a Berlino, città che ha una maggiore vivacità culturale e in cui possono vedere quadri di altri esponenti delle avanguardie (come quelli dei cubisti).
Non si ferma però l’opera di propaganda degli artisti che, per diffondere le loro idee, pubblicano di frequente su riviste, come quella dal titolo “Der Sturm” ovvero “La Tempesta”, fondata da Walden (che fonda anche una scuola e una casa editrice) ed utilizzano la Xilografia, tecnica di incisione di stampa che permette di diffondere maggiornamente le loro opere sotto forma di poster e materiale pubblicitario. In questo modo, infatti, potevano essere affisse e viste anche da chi non accede ai musei. Ricordiamo che la grafica pubblicitaria moderna nasce con i postimpressionisti e, in particolare, con Touluse-Lautrec che a sua volta si ispira alle stampe giapponesi.
Figura di spicco tra gli espressionisti tedeschi è Ernst Ludwig Kirchner che nasce nel 1880 ad Ashaffemburg, in Baviera, in una famiglia abbastanza benestante. Il padre lavorava come chimico ed insegnava. Kirchner diventa architetto a Dresda (sembra con una tesi sulla progettazione di un cimitero) e qui fonda con altri colleghi il movimento “Die Bruke”. I suoi soggetti preferiti sono paesaggi (soprattutto nella prima fase della sua produzione artistica), panorami cittadini relativi alla vita mondana dell'epoca, nudi e ritratti femminili, resi attraverso uno stile drammatico e forme estremamente essenziali.
Mentre in precedenza, nei suoi primi anni da pittore, la vita artistica (e non) è bohemienne ma caratterizzata da periodi relativamente sereni e pieni di speranze (con gli altri artisti del Bruke passava lunghi periodi a dipingere insieme alle modelle al lago), dopo la sua partecipazione come volontario alla Prima guerra Mondiale, evento che lo segna profondamente, inizia a soffrire di depressione e a bere alcol. Il seguente periodo di ascesa del Nazismo che considera la sua arte “degenerata” e “anti-tedesca” fa peggiorare ulteriormente la sua situazione (i nazisti tolgono le sue opere dai musei e lo costringono a dimettersi dall'Accademia delle arti di Berlino, umiliandolo) . Tanto che durante l'ultima parte della sua vita si rifugia in Svizzera, dove muore suicida nel 1938.
Quando l'artista si trasferisce a Berlino nel 1911 ritrae soprattutto la vita e l'ambiente cittadino con le sue ambiguità e alienazioni. Lo stile pittorico cambia, le linee si fanno più acute (a ricordare l'arte gotica), le pennellate spezzate. Uno dei dipinti di questo periodo è “Cinque donne per strada” (1913).
Qui cinque donne spigolose e filiformi (forse prostitute), vestite in maniera simile, sono disposte di profilo (come le figure egizie) e poste all'interno di una forma romboidale. La composizione è simmetrica, le due donne ai lati guardano ciascuna all'esterno dell'opera, mentre le tre centrali verso destra. Il tratto ricorda quello degli schizzi, tanto sembra veloce e nervoso. Kirchner rappresenta le figure come se fossero parte del regno vegetale, sembrano infatti alberi, con rami al posto delle braccia e radici come piedi. Il tutto è attraversato da linee oblique ed incrociate a formare degli angoli acuti. Anche la tavolozza cromatica è molto particolare: il verde acido sul fondo viene percepito prima e diventa più una figura che uno sfondo, ribaltando la consueta relazione tra la figura e lo sfondo; il nero è qui utilizzato come colore (e non solo contorno). I volti delle donne sono pallidi, impersonali, come se non avessero personalità propria, spettrali e molto enigmatici, ad esprimere l'inquietudine (le figure sembrano in attesa ma non capisce di cosa) ed il degrado moderno.
E' da notare che lo stesso concetto di “bello” subisce una mutazione, infatti, seguendo il pensiero del filosofo Nietzsche tanto amato dagli espressionisti, quello che è “brutto” ovvero quello che è esagerato, senza regole e senza seguire i canoni tradizionali, il “dionisiaco” (dai riti sfrenati del dio greco) assume un valore positivo, un'espressione di libertà.
Questa ricerca di espressione al di fuori delle costrizioni e delle regole si nota anche negli autoritratti dell'artista. Uno dei più famosi è l'”Autoritratto come soldato” (1915) in cui si rappresenta come un soldato simbolicamente privo della mano destra, quella con cui dipinge. Sullo sfondo un nudo femminile molto stilizzato e dal volto di profilo. Il viso dell'artista è come svuotato, il colorito poco sano, gli occhi ridotti a due orbite vuote. Il protagonista è vestito da soldato, appare come un reduce di guerra provato e segnato dalla follia della guerra, esperienza realmente vissuta dall'artista prima del suo congedo per motivi di salute.
Vengono in mente anche le poesie di Ungaretti sulla guerra, descritta nella sua crudezza (anche lui era stato al fronte) e, pur nelle differenze, entrambi assumono posizioni antimilitariste.
E' un'opera molto drammatica in cui Kirchner nel parlare di sé parla anche del mondo (definisce il quadro “autobiografia metaforica”). Infatti, è come se riconoscesse la sconfitta dell'arte da parte della guerra, la disillusione dalle speranze riposte durante la sua gioventù in un movimento in grado di scuotere le coscienze e denunciare gli abusi del potere. Proprio in questo periodo l'esperienza del “Bruke” si concluderà.
La composizione ricorda per certi versi il cinquecentesco ”Autoritratto dentro uno specchio convesso” del Parmigianino, con il suo mettere in evidenza la mano destra del pittore, riferimento che Kirchner ribalta con l'assenza della mano a dichiarare la resa dell'arte.
L'aver attraversato una guerra ed aver vissuto l'ascesa del Nazismo (che porterà alla Seconda guerra mondiale) sono state per l'artista due esperienze molto forti che, probabilmente, l'hanno sopraffatto.
L'espressionismo austriaco
Questo movimento si sviluppa in Austria quando alcuni artisti si allontanano dallo stile ricercato caratteristico della Secessione. Questo cambio di stile avviene in modi diversi da quelli di altre aree europee. Innanzitutto non si crea un “gruppo” di artisti ma si tratta di figure più isolate che hanno rapporti tra loro meno costanti e significativi ed, inoltre, le tematiche affrontate sono individuali e introspettive, senza toccare temi di interesse sociale (vedi la guerra per l'Espressionimo tedesco di Kitchner). Infine, mentre i colleghi tedeschi per colpire usano soprattutto la violenza dei colori, qui troviamo l'uso del disegno.Vienna all'epoca è una grande città piena di fermento che ricerca la contaminazione tra i saperi: Freud oltre ad indagare la psiche studia e scrive saggi sull'arte e sulla filosofia; il musicista Schomberg si diletta anche a dipingere; lo scrittore Schnizler approfondisce la psichiatria. In particolare, è da notare che anche la musica (come la pittura) si è affrancata dalle composizioni tradizionali, inventando la dodecafonia e il cinema sviluppa nuove tecniche di montaggio (nasce la cinematografia espressionista che vuole coinvolgere gli spettarori attraverso un’emotività molto potente).
I due artisti più rappresentativi sono Egon Schiele e Oskar Kokoscha. Il secondo frequenta l'architetto Loos mentre il primo una cerchia ristretta di pittori minori. Entrambi pare avessero una personalità abbastanza egocentrica, caratteristica che non li aiuta a collaborare. Forse anche per questo le loro opere sono più auto-centrate, raffigurando spesso se stessi (autoritratti).
Uno dei protagonisti più importanti è Egon Schiele, già allievo di Klimt, che nasce nel 1880 in una Stazione ferroviaria a Tulln, un paese nei dintorni di Vienna. Perde il padre quando è adolescente a causa della sifilide (una malattia a trasmissione sessuale). Questo evento traumatico può aver influenzato la sua arte, caratterizzata da un erotismo tormentato. Lo zio diventa il suo tutore e lo iscrive all'Accademia di Belle Arti della capitale austriaca.
Quasi subito Schiele si mostra insofferente allo stile accademico e verrà aiutato da Klimt ad affermarsi e ad avere committenti nel clima effervescente di Vienna (tanto che già nel 1908 ha una sua mostra personale). Abbandona precocemente gli studi e si trasferisce per qualche tempo in un piccolo paese contadino vivendo con una modella. Lo stile di vita, il vivere con una donna senza essere spostato, ma soprattutto la sua passione per il nudo femminile raffigurando modelle molto giovani, non lo fanno essere benvoluto (subirà anche un processo con l'accusa, da cui sarà prosciolto, di aver sedotto una ragazza di 14 anni).
Nel 1917 dipinge “La famiglia” un'opera in raffigura se stesso, la moglie Edith (di qualche anno più grande di lui e figura carismatica) e il loro bambino. I protagonisti sono accovacciati e uniti in una specie di schema a “scatole cinesi” dove l'uno è dentro l'altro: il pittore cinge la figura della moglie quasi a proteggerla che, a sua volta, circonda con le sue gambe il figlio, come se fosse partorito da poco; tutti, infine, sono avvolti dal colore cupo dello sfondo.
La storia di quest'opera è molto triste, infatti viene iniziata quando la moglie è quasi alla fine della gravidanza ma in seguito lei si ammala di influenza Spagnola e così muore con il bambino. Il pittore continua a dipingere ed inserisce il figlio all'interno della composizione e morirà anche lui a soli 28 anni contagiato dalla stessa malattia.
Anche in quest'opera i corpi sono nudi (tranne il bambino), spigolosi, segnati nel volto da ombre. Il tratto è molto marcato e nervoso. I colori cupi sembrano incombere e avvolgere un momento di relativa potenziale serenità che però poi avrà un esito drammatico. Questo intreccio tra vita, piacere e morte è purtroppo una caratteristica sia delle opere che della vita dell'artista.
Oskar Kokoschka è l'altro protagonista (insieme a Schiele) dell'Espressionismo austriaco. Se Schiele ha come mentore Klimt, lui avrà l'architetto Adolf Loos che lo incoraggia e lo introduce negli ambienti che contano.
Kokoschka nasce in una cittadina austriaca nel 1886. Il padre lavora come orafo e la mamma bada ai bambini. L'anno dopo la sua nascita muore il fratello maggiore.
La famiglia d'origine è costretta a trasferirsi spesso a causa di gravi difficoltà economiche. Studia in una piccola scuola, qui incontra un insegnante che lo indirizza grazie ad una borsa di studio, visto il suo talento e contro il parere del padre, all'Accademia di Belle Arti di Vienna.
Nel 1914 dipinge una grande tela ad olio dal titolo “La sposa del vento”, forse la sua opera più famosa. Qui ritrae se stesso con la sua amante Anna, vedova del musicista Mahler e donna che animava la vita mondana viennese.
Ritorna il tema del nudo, spesso rappresentato dagli espressionisti, la donna dorme circondata dalle braccia dell'uomo sveglio, entrambi semi coperti da teli e distesi su un'imbarcazione che sembra un relitto in balia del mare mosso dal vento.
La tavolozza cromatica è lunare, fredda e scura (blu, indaco, verde scuro con lievi tocchi giallognoli e aranciati), i colori dei corpi e dei volti sono più chiari ma lividi e pieni di ombre e segni, come se fossero già morti. Secondo alcuni critici sarebbe, in effetti, la rappresentazione sia dell'ossessione del pittore per la donna (geloso, si farà costruire una bambola con le fattezze dell'ex amante, non senza ironia e sarcasmo, che terrà per un periodo e mostrerà in pubblico) che della fine del rapporto (morte figurata) tra i due amanti, scelta presa dal pittore (che infatti è sveglio, mentre la donna no) a seguito di numerosi litigi causati dalla sua eccessiva gelosia.
Torna il tema dell'incontro tra amore e morte, caro e trasversale a diversi periodi artistici, dalla rappresentazione dell'inferno dantesco con Paolo e Francesca, alle ultime opere di Klimt con l'ambivalenza del rapporto con la figura femminile.
Le figure sembrano immerse in uno spazio astratto senza una base sicura, i pannelli danno l'idea di spazialità. La composizione si sviluppa orizzontalmente, in diagonale. Il segno e le linee, come scritto nel libro di testo, ricordano anche le opere di El Greco.
L'artista partecipa alla Prima Guerra Mondiale e viene ferito in battaglia. Come Kirchner verrà congedato per problemi mentali.
Nonostante la vita non facile e tormentata, intorno agli anni Venti oltre a dipingere, insegna e viaggia molto, poi si sposerà e si apre così una nuova fase della sua vita. Dovrà infatti fuggire anche lui per l'ascesa del Nazismo. Gli ultimi anni li trascorre prima in Inghilterra e poi in Svizzera, dove muore nel 1980, all'età di 94 anni.
* (morto molto giovane a causa dell'epidemia di Spagnola)
Gli artisti del Die Brücke si discostavano dai Fauves francesi, anch’essi espressionisti, per i soggetti e la tecnica artistica. I temi principali affrontati da questi pittori furono molti. La vita nella metropoli, l’erotismo, la violenza militare. L’emozione e la fede religiosa, l’angoscia psicologica causata dal disagio sociale. La xilografia diventò una delle tecniche predilette al gruppo, perché particolarmente adatta nella resa dei forti contrasti cromatici e dei tratti deformati tipici dell’arte di questi pittori. Una scelta che prese spunto dal passato, dall’estetica cruda e audace delle incisioni su legno realizzate verso la fine del Quattrocento. Le xilografie create da Kirchner furono le più efficaci, forse perché l’artista aveva da subito compreso le qualità e le possibilità di questa tecnica. La stessa grafica poteva essere prodotta in molti esemplari, raggiungendo un pubblico molto più ampio a differenza di un quadro a olio.
In italiano il ponte nacque nel 1905 dal lavoro di quattro studenti di architettura, arrivati alla pittura come autodidatti, nella Technische Hochschule di Dresda. Alla pittura si dedicarono poi solo tre di essi: Ernest Ludwig Kirchner (1880-1938), Erich Heckel (1883-1970) e Karl Schmidt-Rottluff (1884-1976). Al nucleo originario si unirono presto Emil Nolde (1867-1956), Max Pechstein (1881-1955), Otto Mueller (1874-1930) e altri artisti minori. Vennero poi invitati amici e collezionisti a svolgere perlopiù il ruolo di membri “passivi” del gruppo, non svolgendo cioè attività di creazione artistica.
Il gruppo prese vita a Dresda, ma coinvolse un po’ tutta la Germania. Dal 1911 tutti i membri del Brücke si spostarono a Berlino, centro di maggiore vivacità culturale. Esposero presso Herwarth Walden, nella galleria Der Sturm, che doveva ben presto imporre universalmente il termine “espressionismo”. Die Brücke rappresentò in effetti il cuore originario dell’espressionismo tedesco. Il nome fu idea di Kirchner e Schmidt-Rottluff e voleva mettere in evidenza gli obiettivi del gruppo. Gli scopi di questi artisti furono forse sempre un po’ vaghi, ma inizialmente il loro intento fu quello di rompere con le aride convenzioni della borghesia e creare uno stile pittorico radicalmente nuovo, più in sintonia con la vita moderna.
Domande da interrogazione
- Quali sono le principali scoperte scientifiche che influenzano le Avanguardie artistiche del XX secolo?
- Qual è la caratteristica distintiva dell'Espressionismo rispetto all'Impressionismo?
- Come si differenzia l'Espressionismo francese dei Fauves da quello tedesco?
- Qual è l'intento del movimento "Die Brücke" nell'Espressionismo tedesco?
- Quali sono le tematiche principali affrontate dall'Espressionismo austriaco?
Le scoperte dei coniugi Curie e la Teoria della relatività di Einstein, insieme alla Psicoanalisi di Freud, influenzano profondamente le Avanguardie, dimostrando nuovi livelli di conoscenza e realtà.
L'Espressionismo si distingue per la trasfigurazione della realtà, abbandonando i parametri classici e l'arte "del colpo d'occhio" dell'Impressionismo, come descritto da Edschmid.
I Fauves francesi utilizzano colori innaturali e selvaggi, con un approccio meno angoscioso e più vitale rispetto all'Espressionismo tedesco, che è più violento e provocatorio.
"Die Brücke" intende rappresentare un passaggio verso l'arte del futuro, ispirandosi a Nietzsche e opponendosi all'arte ufficiale repressiva dell'epoca.
L'Espressionismo austriaco si concentra su tematiche individuali e introspettive, spesso rappresentando autoritratti e scene di vita personale, senza toccare temi sociali come la guerra.