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Concetti Chiave

  • L'Impressionismo è un movimento pittorico nato in Francia tra il 1860 e il 1865 come reazione alla pittura accademica. Gli artisti cercavano di rappresentare la realtà istantanea e la luce, preferendo la pittura all'aria aperta e l'uso di colori puri.
  • Claude Monet, uno dei principali esponenti dell'Impressionismo, è famoso per i suoi studi sulla luce e i cambiamenti nei paesaggi. La sua opera "Impressione, levar del sole" ha dato il nome al movimento.
  • Il Postimpressionismo si sviluppa come una risposta al movimento impressionista, portando avanti un approccio più scientifico e strutturato alla pittura. Artisti come Van Gogh e Cézanne esplorano nuove tecniche e prospettive.
  • L'Espressionismo, sviluppatosi all'inizio del XX secolo, enfatizza l'espressione soggettiva e le emozioni interiori. Caratterizzato da colori violenti e distorsioni, si oppone all'Impressionismo e al Naturalismo.
  • Il Cubismo, avviato da Picasso e Braque, rompe con la tradizione prospettica rinascimentale, introducendo prospettive multiple e sovrapposizione di immagini per rappresentare la realtà da diversi punti di vista.

Indice

  1. Origini dell'impressionismo
  2. Mostre e critiche
  3. Tecniche e influenze
  4. Differenze con il realismo
  5. Pittura en plein air
  6. Caratteristiche dei colori
  7. Manet e la sua evoluzione
  8. Degas e la sua visione
  9. Renoir e la sua arte
  10. Monet e le sue opere
  11. Post-impressionismo e neo-impressionismo
  12. Van Gogh e la sua vita
  13. Cézanne e la sua influenza
  14. Simbolismo e secessioni
  15. Espressionismo e avanguardie
  16. Kirchner e l'espressionismo tedesco
  17. Schiele e la sua arte
  18. Matisse e il fauvismo
  19. Picasso e il cubismo
  20. Guernica e il suo significato

Origini dell'impressionismo

L’impressionismo è un movimento pittorico apparso in Francia negli anni 1860-1865 come reazione alla pittura accademica di carattere neoclassico, al romanticismo ed al realismo. Si sviluppa nel periodo della Belle Epoque. I pittori impressionisti sono un gruppo di artisti che erano soliti a riunirsi al caffè Guerbois, accomunati solo dal medesimo modo di vedere e di intendere l’arte, volevano qualcosa di nuovo. Questo gruppo era formato da uomini di diverse classi sociali che si riunivano attorno alle loro idee condivise e ne elaboravano di nuove, senza scrivere un documento programmato.

Mostre e critiche

I loro quadri vengono rifiutati ai Saloni ufficiali (ogni due anni). Per questo motivo si rivolgono all’imperatore Napoleone III che concede loro di esporre nel salone dei rifiutati. La loro prima mostra ufficiale avviene nel 1874 nello studio del fotografo Felix Nadar, alla quale parteciparono: Monet, Pissarro, Sisley, Renoir, Cézanne e Degas. Dopo questa fecero altre 7 mostre (8 tot), l’ultima nel 1876, dopo il gruppo si disperse, vi era la necessità di proporre qualcosa di nuovo e vi erano troppe differenze di temperamento tra gli artisti. Alcune opere di qualche artista saranno accettate nei saloni ufficiali. Si chiamano impressionisti perché 1) ad una mostra Claude Monet aveva esposto un quadro: “impressione sole nascente”. La mostra fu un fallimento: un critico d’arte chiese il titolo del quadro e lui rispose “non so chiamatelo impressione”. L’opera fu giudicata rozza ed incompleta, un’opera ostile alla buona forma dei pittori precedenti. 2) il termine impressione veniva usato per indicare il 1° strato di colore applicato sulla tela (bozzetto), usato anche per indicare i primi strati di pittura degli imbianchini. 3) il nome diverrà ufficiale quando il critico Duret dedicherà agli impressionisti un’opera dal titolo i pittori impressionisti.

Tecniche e influenze

Interessati alla luce, alla fotografia (permetteva di cogliere frammenti di realtà e di immortalare il naturale dinamismo del soggetto, sottraendolo al tempo. Furono influenzati anche da alcuni aspetti formali della fotografia, come l’inquadratura, la riproduzione dello spazio e le variazioni di tonalità) ed alle stampe giapponesi (per i temi legati alla vita quotidiana ed al paesaggio e per il disegno privo di chiaroscuri).

Partono dalla convinzione che i colori non sono proprietà delle cose, che non vi è un tono “vero” di un oggetto: i colori agiscono gli uni sugli altri e, a seconda del loro scorrere del tempo e della luminosità, le cose si rivelano differenti e producono emozioni e percezioni diverse.

Vogliono restituire veridicamente la realtà così come la percepiamo. Facendo però capo alla soggettività della visione, all’uso del colore puro, alla pennellata a tratti divisi.

Differenze con il realismo

I pittori realisti si rifanno alla contemporaneità, mentre gli impressionisti hanno come punto di rifermento l’istantaneità. Ciò è evidente nella loro diversa concezione della realtà: i realisti la interpretano come un’epica narrazione; per gli impressionisti la vita moderno e dinamismo ed emozione.

Pittura en plein air

- Pittura all’aria aperta (en plein air). Volevano uscire dagli studi accademici, avevano una nuova idea di rappresentazione della realtà: vogliono rappresentare sulla tela una sensazione istantanea determinata dalla veduta, decisi a cogliere la fugacità dell’istante ed il cambiamento della luce, dipingendo le loro opere all’aria aperta, senza rifinirle in atelier. Avevano quindi una visione istantanea della realtà, per fare ciò dovevano riportare rapidamente sulla tela ciò che avevano visto, per questo utilizzano pennellate brevi e veloci, con pennellate sovrapposte per rendere l’intensità della luce. Vogliono fermare l’istante nella sua mutevolezza e fugacità: ciò non significa riprodurre l’eternità di un evento, ma la catena temporale degli istanti. Non si tratta quindi della registrazione di un evento colto nella sua concretezza, come nella pittura del passato, ma è la registrazione di una scena in divenire mediante sfumature, indeterminatezze cromatiche, forme indistinte e vibrazioni di luce tese a far emergere la fugacità delle cose.

Caratteristiche dei colori

- I colori: stendevano i colori puri sulla tela, gli altri colori venivano realizzati per accostamenti di colori puri. Prediligevano colori chiari ed aboliscono il chiaro- scuro.

- Abolizione della prospettiva rinascimentale: non volevano “ingabbiare” la pittura in uno spazio prospettico dato dalle regole. La prospettiva viene realizzata mediante il colore.

- Abolizione del disegno preparatorio

- Soggetti: feste, scene della vita borghese e non la storia, in quanto non erano interessati al soggetto, ma allo studio della luce e come si rifletteva sui soggetti

- Eliminano il contorno netto delle figure

- Monet e Pissaro eliminano i grigi ed i bruni ed usano solo colori puri

Manet e la sua evoluzione

Manet si forma principalmente sui maestri del passato e proviene da una famiglia benestante. Il padre è un funzionario del ministero e vuole distoglierlo dalla pittura, vuole che il figlio diventi magistrato o comandante navale, e lo fa imbarcare per Rio de Janeiro. Questo viaggio si rivela artisticamente stimolante per il pittore ed un fallimento per gli obiettivi del padre. Fa la sua formazione presso un pittore di stampo accademico, in questa esperienza si rivela sofferente per la pittura accademica: capisce che ha altri interessi in campo artistico ed abbandona l’accademia. Viaggia, va nei musei ed apprezza la pittura di fine 500 (Tiziano, Tintoretto…) e quella di Delacroix. Manet non abbandona mai la pittura di atelier, anche se spesso dipinge all’aperto. Non si definisce mai un impressionista, ma supporta moralmente il gruppo, per questo non partecipa alla prima mostra del gruppo. Molto amico di Degas. Fin dall’inizio della sua carriera fu giudicato un pittore scandaloso per i soggetti e per lo stile dei suoi quadri. Ha un rapporto negativo con i saloni e con la critica, che non accettano mai le sue opere (ad eccezione di alla ferrovia) ed è un provocatore. Manet respinge le norme accademiche per dipingere ciò che vede (senza abbandonarle del tutto): i temi includono la città, la società del proprio tempo, la vita parigina e le variate forme della modernità. L’amicizia con gli impressionisti vive un momento importante, nei primi anni settanta, Manet frequenta Argenteuil, una cittadina di campagna vicino a Parigi dove Monet aveva una casa nella quale ospitava Renoir. Gli incontri tra i 3 pittori si rivelano occasioni di discussione sulla tecnica impressionista. Qua si converte a quell’impressionismo che egli aveva preparato: si appassiona allo studio della luce, aderisce alla tecnica della pennellata spezzata ed utilizza una tavolozza chiarissima. Comincia a soffrire di crisi depressive, ma continua a dipingere sino alla morte. “bisogna fare ciò che si vede”.

1881-1882 Londra olio su tela

È l’ultimo capolavoro dell’artista, per questo viene considerato il suo testamento. In quest’opera si nota l’influenza dell’impressionismo. La scena rappresenta un momento di vita mondana della classe borghese, ambientato in uno dei caffè-concerto più famosi di Parigi. La donna rappresentata, dietro al bancone, è una cameriera del bar. La barista ha lo sguardo perso ne vuoto, che esprime solitudine e distacco della vivacità superficiale della folla. Sono presenti molti elementi caratteristici della pittura di Manet: lo sguardo realistico sulla quotidianità, natura morta (formata dagli oggetti sul bancone: bottiglie sulla sinistra e frutta sulla destra), l’approfondimento psicologico ed emotivo del personaggio. Dallo specchio dietro al bancone scorgiamo il mondo che la barista sta a sua volta guardando: si osserva riflessa una folla indistinta, un uomo al bancone ed i luminosi lampioni. Lo specchio copre l’intero campo della tela: vi è continuità tra lo spazio reale e quello riflesso. Manet utilizza colori piatti e chiarissimi e privi di chiaro-scuro, la pennellata è ampia e solida nel disegnare gli oggetti in primo piano e la figura femminile si frantuma progredendo verso lo sfondo. Da vicino i tocchi di colore sembrano senza senso, a distanza assumono caratteristiche concrete.

1862 M. d’Orsay olio su tela

Destò grande scandalo e ricevette un giudizio negativo dalla critica. Il quadro rappresenta 4 personaggi, 3 dei quali conversano in un bosco con grande naturalezza: i due uomini (uno il fratello di Manet e l’altro, quello semisdraiato, il futuro cognato) sono vestiti modernamente, mentre la donna è nuda e volge il suo sguardo come in un’istantanea verso lo spettatore. Un’altra donna infondo esce da una pozza d’acqua dove ha fatto il bagno (il titolo originario era “il bagno”), raffigurata piegata in avanti. In primo piano sono raffigurati i resti della colazione (pane e frutta, interesse di Manet per la natura morta). Ciò che creò grande scandalo non era la nudità della donna, quanto il fatto che la figura femminile non era una ninfa, una dea o qualche altro personaggio mitologico, ma una ragazza del tempo, una nota prostituta, la modella preferita di Manet. Destò anche scandalo il fatto che i due uomini non erano in vesti antiche, ma indossavamo abiti moderni francesi. L’opera è innovativa nello stile e nella tecnica, l’impianto accademico viene abbandonato, non fa uso del disegno. La prospettiva è data dai piani successivi degli alberi e dalle fronde che si sovrappongono come in una quinta teatrale determinando contrasti tra zone di luce e zone di ombra e quindi è raffigurata utilizzando il colore. Le pennellate sono veloci e sovrappongono toni caldi e freddi in modo da creare un contrasto che li rende più vivaci e brillanti. La scena in primo piano sembra “incollata” sul resto dell’opera. La figura in secondo piano non è nitida e chiara.

1863 M. d’Orsay, Parigi olio su tela

Nel 1865 la giuria ammise Manet al Salon con l’Olympia, un altro lavoro destinato a creare grande clamore, considerato indecente sia per il soggetto sia per lo stile e la tecnica. È un’opera ricca di riferimenti all’arte del passato, in particolare a Tiziano e rappresenta una prostituta parigina. Olympia era un nome utilizzato dalle prostitute parigine d’alto borgo. L’opera rappresenta una donna nuda sdraiata sul letto, appoggiata sul cuscino rialzato e con la mano sinistra posata sul ventre. Ha un’orchidea tra i capelli ed un nastrino al collo, un bracciale e delle pantofole di raso (una infilata e l’altra no). Ai piedi del letto disfatto si trova un gatto nero simbolo della lussuria. Questi oggetti richiamano all’attività della donna, rovesciando il modello iconografico della Venere. Si rifà alla Venere di Urbino di Tiziano (mantiene un contatto con la classicità). A differenza della Venere di Tiziano la donna raffigurata da Manet ha un corpo acerbo e sgraziato, privo delle morbide sinuosità dell’antichità e ricorda alcune immagini pornografiche della Parigi dell’epoca. In secondo piano è presente una domestica di colore con dei fiori, regalo di qualche ammiratore. La donna ha un’aria sfrontata, lo sguardo privo di pudore e disincantato è diretto verso l’osservatore. La posa del corpo è fredda e non arrendevole. La composizione è divisa in due diagonalmente dal corpo della donna: nella parte inferiore dominano tonalità molto chiare, in quella superiore molto scure, con un violento contrasto. Utilizza accostamenti di toni caldi a freddi: la veste rosata della domestica si stacca violentemente del cupo sfondo verdastro della stanza, le tonalità azzurre delle lenzuola sono invece in contrasto con il marrone del paravento. La luce è frontale e riduce l’illusione di rotondità eliminando totalmente il chiaroscuro ed appiattendo la prospettiva (ogni cosa appare schiacciata in primo piano). Pennellate larghe, rapide e sommarie mostrano il rifiuto della rifinitura accademica e che accentua il potenziale espressivo del colore. Il mazzo di fiori è totalmente impressionista: da vicino appare come un ammasso casuale di macchie di colore, mentre da lontano assume un profilo riconoscibile e reale, realizzato con pennellate rapide e brevi. L’opera si scaglia contro l’ipocrisia dei borghesi che frequentano i bordelli, ma che mantengono la rispettabilità in apparenza. L’opera crea scandalo anche per il crudo realismo.

1877 olio su tela Amburgo

Il soggetto è una donna che si sta truccando davanti allo specchio. La donna sorride mentre guarda lo spettatore. Il luogo è ben arredato: il divano è reso in maniera impeccabile, con i contorni dorati e il tessuto che invece è un rosso molto scuro; sul divano, proprio a lato destro della tela, è possibile scorgere un uomo vestito di tutto punto e molto elegante, il quale volge il proprio sguardo altrove. Sul lato sinistro della composizione invece è possibile notare una sedia su una parte degli indumenti della protagonista, mentre dietro questa sedia invece è presente un tavolino con su un vaso di fiori. Il nome del quadro è un nome largamente utilizzato nel diciannovesimo secolo dalle prostitute, inoltre la composizione del quadro, con tutti gli elementi d’arredamento sembrano suggerire che quello è un luogo dove una prostituta di alta classe incontra i propri clienti, e l’uomo presente sulla destra sembrerebbe essere proprio uno di quelli. Il quadro destò grande scalpore e venne considerato privo di morale e venne reputato osceno il suo significato. Manet probabilmente trovò ispirazione per la realizzazione di quest’opera in un’opera letteraria scritta da Émile Zola, ovvero l’Ammazzatoio, dove uno dei personaggi dello scritto era proprio chiamata Nana (anch’essa una prostituta di alto borgo).

Degas e la sua visione

Degas proviene da una ricca famiglia alto borghese, il padre era un banchiere di origini napoletane che asseconda la passione del figlio per l’arte. La sua prima formazione avviene in ambito accademico, dove apprende la tecnica del disegno, che a contrario degli altri impressionisti non abbandona mai. Abbandona gli studi accademici ed inizia a viaggiare in Italia, dove si ispira ai grandi maestri del Rinascimento: Giorgione, Leonardo e Raffaello. Dopo torna in Francia e riprende gli studi classici, avvicinandosi a Delacroix. Oltre a rimanere legato al disegno, rimane legato alla pittura di atelier. Si ispira anche alle stampe giapponesi. Predilige soggetti legati alla vita della società dell’epoca, come le corse di cavalli, gli interni dei caffè e delle stanze, il teatro, le ballerine e semplici ritratti. Viene ricordato per essere stato il pittore delle ballerine (una delle sue tematiche principali). Rappresenta una serie di ballerine (1873-1875), stessi soggetti in momenti diversi. Le sue opere hanno un taglio fotografico, ferma l’immagine delle persone, a loro insaputa, come in un’istantanea (ispirato alla fotografia), per l’artista questo fu il suo modo di distruggere lo spazio pittorico tradizionale ed il modo di stabilire un diverso rapporto tra l’artista ed il mondo. Secondo lui la pittura all’aria aperta non rende giustizia al momento, all’istante che vuole rappresentare. Non si dichiarò mai impressionista, ma più realista, ma nonostante ciò fu sempre disposto a promuovere la causa dei membri del gruppo ed ebbe un ruolo assai attivo nella storia del gruppo a cui resterà fedele fino all’esposizione del 1886, partecipa a sette mostre impressioniste. Nella fase finale della sua carriera è costretto a limitare la pittura ad olio per una grave carenza della vista e passa all’uso del pastello a cera, avvicinandosi sempre più allo stile impressionista, poiché conferisce all’immagine un aspetto più granulare, spezzato e vibrante ed intensifica sfumature ed intensità. Finisce con il perdere completamente la vista ed a causa di questa cecità viene sfratto dal suo atelier, alcuni suoi amici lo aiutano. Non gli interessava più la pittura e muore nel 1917 in solitudine.

Nelle sue opere rappresentava anche ragazze in momenti intimi, caffè concerto, bar e ballerine, facendo un uso del colore pastello con tonalità molto accese. I caffè concerto venivano frequentati da un pubblico eterogeneo, perché era una novità, tra cui prostitute. In molte sue opere si vedono lucine o lampioni a gas sullo sfondo, che enfatizzano i volti dei personaggi. Si dedica anche alla rappresentazione della vita quotidiana di persone di basso ceto, concentrandosi sulla raffigurazione degli abiti, es. “Le Stiratrici” dove ritrae un momento di lavoro, un attimo di stanchezza raffigurata dallo sbadiglio. “La Tinozza”, “Donna che si Lava” sono opere che rappresentano donne in momenti di intimità. Una caratteristica che accomuna tutte le sue donne rappresentate è che tutte si interessano del loro aspetto fisico.

1875–1876 olio su tela Museo d'Orsay

L’assenzio era un forte distillato alcolico chiamato “Fata Verde” realizzato con etanolo scadente. Era una bevanda a basso costo molto dannoso per la salute, che crea dipendenza come nel caso di Van Gogh. Dal 1815 fu bandito. L’opera è caratterizzata da un taglio fotografico con inquadratura spostata verso destra, con una ripresa istantanea e improvvisa. Sono rappresentati un uomo e una donna, all’interno di un caffè parigino, con un aspetto trasandato, che sembrano assenti con uno sguardo fisso nel vuoto (riferito alla dipendenza). I due sono vicini fisicamente ma in realtà lontanissimi, incapaci di comunicare (simbolo solitudine). I soggetti dell’opera dovevano dimostrare di non essere dipendenti dalla bevanda. Vi è un rigore scientifico notevole, sottolineato dalle forme perfette e dalla prospettiva obliqua dei tavolini di marmo, come se il pittore volesse introdurre l’osservatore nel quadro. Inoltre con il taglio fotografico crea l’impressione che l’immagine si estenda al di fuori del quadro.

1873-1875 museo d’Orsay olio su tela

L’opera rappresenta una lezione di danza, sono presenti numerose ballerine e l’istruttore (grande istruttore di danza). Il momento raffigurato è di relax, un momento più intimo. Le ballerine sembrano assistere alle prove. Taglio fotografico. La luce proviene in parte da destra, dove immaginiamo esserci una grande finestra, e dà in fondo a sinistra. Sulla sinistra viene introdotta un’altra stanza, di cui si vede solo una finestra (fonte di luce). Le pareti sono dipinte di verde, il parquet bruno, gli abiti bianchi, in contrasto creano grande realismo.

Ballerine:

- Una sta provando dei passi di danza sotto l’occhio vigile del maestro

- La ballerina con il fiocco giallo seduta sul pianoforte si sta grattando la schiena con la mano sinistra

- Quella di spalle con il fiocco rosso tra i capelli sta sventolandosi con un ventaglio

- Una si sistema la conciatura, una osserva, una ride, una parla con la compagna

Renoir e la sua arte

Renoir è considerato un pittore prettamente impressionista, famoso per le sue opere ripresentanti feste, spaccati di vista mondana di Parigi. Esordì come artigiano, un pittore di porcellana, poi entrò nell’accademia delle belle arti a Parigi, diventando amico degli impressionisti e condividendo con Monet e Sisley uno studio d’Atelier. Partecipò alle prime tre mostre impressioniste, dove espose anche “Ballo del mulino della Gallette” (1877). In preda ad una crisi distrugge alcune delle sue opere, dopo il viaggio in Italia diventa portavoce di una pittura di stampo più classicista, sottolineando i volumi del corpo e dedicandosi allo studio della tecnica di Raffaello (toni freddi, volumi delineati e morbidi e contorni netti)  rappresenta nudi femminili, già affrontati nel 1876 con l’opera “nudo al sole”. Il giornale le figarò afferma che le donne da lui rappresentate sembrano in decomposizione. Nell’opera “bagnante che si asciuga” la realizzò in stampo classicista, però con sfondo impressionista. È considerato il pittore delle feste. Sostiene non sia importante dipingere le sofferenze umane, un dipinto deve essere gioioso per essere bello.

1876 olio su tela Museo d'Orsay, Parigi

L’ opera evoca piacere e spensieratezza e fu esposta alla terza mostra impressionista. L’opera esprime gioia e felicità, una visione ottimistica della vita.

Il mulino della galette, era un vecchio mulino dove le persone alla domenica si trovavano per far festa e ballare e si trovava nel quartiere di Montmartre. Per entrare si doveva pagare un biglietto di 25 centesimi e incluso vi era una galette, ovvero un biscotto. Essa fu un’opera che sconcertò il pubblico per la sua composizione.

A destra dell’opera abbiamo una panca con dietro un gruppo di persone. Sullo sfondo a sinistra abbiamo una coppia che balla che sembra piacersi. La folla anima il locale e i lampioni conferiscono luminosità a tutto il quadro.

Non uso il disegno ma direttamente il colore.

Questa opera venne realizzata inizialmente in un ambiente chiuso, poi la terminò all’aperto.

Venne acquistata da un collezionista del Museo d’Orsay.

Durante la sua terza e ultima mostra conobbe il collezionista Charpente, dove la moglie apprezzò molto la sua arte, tanto che si fece fare un ritratto. Grazie a tale conoscenza, gli venne permesso di esporre le sue opere al salone ufficiale.

1880–1881 olio su tela Phillips Collection Washington

Rappresenta un momento di svago di un gruppo di sportivi dopo una passeggiata in canoa sulla Senna.

Zola criticava e accusava i pittori impressionisti di non essere in grado di realizzare scene della vita borghese e così Renoir rispose con questa opera.

Il ristorante è sulla Senna, appena fuori Parigi. Realizzò i bozzetti sul posto, poi lo terminò in atelier. Atmosfera di relax: il pranzo è appena stato consumato.

Ci sono 14 figure:

- Futura moglie di Renoir (in basso a sinistra)

- Barone (uomo di spalle con un cappello)

- Caile Bate (pittore impressionista)

- Modella preferita di Renoir

- E altri (identificabili)

Prospettiva realizzata con il colore, i volumi sono definiti e non usa il disegno.

Sul tavolo: natura morta: frutti autunnali (anche se è estate). È uno degli ultimi quadri impressionisti di Renoir.

Monet e le sue opere

Monet fu sempre un impressionista. Alla sua morte aveva perso quasi dal tutto la vista. Nel 1866 realizza “Camilla in abito Verde”, che lo rese famoso, Fu sostenuto da Zola. Nel 1881 si trasferì nei sobborghi di Parigi e qui lo raggiunse Sisley e Renoir e altri. Monet rappresenta spesso paesaggi, mari e fiumi. i due elementi che studia per tutta la vita sono le ninfee, e soprattutto l’acqua e la luce. Ci ha lasciato molte serie di quadri come “La cattedrale di Rouen”, perché era interessato al cambiamento della facciata al variare della luce e dei colori.

1866 olio su tela Museo d’Orsay

Anche molte opere di Monet furono rifiutate al salone ufficiale.

Quest’opera la realizzò all’aria aperta, dipingeva solamente quando la luce del sole ricadeva perfettamente sulle modelle. La tela è grande (2x2.55) m e per poter dipingere la parte superiore la mise in un fossato, perché sosteneva che usando una scala, l’effetto della luce sarebbe cambiato.

La dipinse per omaggiare Manet, la realizza all’aria aperta, il progetto originale risultava (4x6) m (dimensioni da quadro storico). In realtà non fu mai completa. Rimase nel suo studio per 20 anni dove successivamente la smembrò in varie parti, quella che noi vediamo è la parte centrale.

Venne accolta in modo ostile dalla critica, soprattutto per i contorni, lo stile e i personaggi, ma anche per le dimensioni in quanto aveva dimensioni da quadro storico.

1869 olio su tela Museo d'Orsay

Rappresenta un paesaggio innevato, molto luminoso e tranquillo.

L’opera è divisa in due parti orizzontali da un muretto. L’ opera venne respinta dal salone nel 1869 in quanto un critico riteneva “gli impressionisti una banda di matti” e quindi fu esposta in una vetrina di un mercante d’arte. Deve aspettare gli anni 80 perché la sua opera venga accettata.

1873 olio su tela Museo d'Orsay di Parigi

In primo piano abbiamo un tavolo apparecchiato e un bambino vicino e dei signori dietro che passeggiano. Grande natura morta moderna. Il bambino è suo figlio che sta giocando a terra. C’è un cappello di paglia su un ramo con dei nastri. vi è un parasole appoggiato sulla panchina. Lui inserì questi elementi per rendere l’atmosfera famigliare e rassicurante.

1872 Olio su tela Musée Marmottan Monet

(riferimento Imbianchini) è rappresentato un paesaggio marino con la foschia del mattino.

In primo piano abbiamo delle barchette, che danno l’impressione del movimento. Esse sono state realizzate con veloci pennellate, come i pescatori. Sullo sfondo abbiamo il sole che si riflette nell’acqua.

Lui volle rappresentare l’impressione dell’alba. Critica: brezza scombinata.

Post-impressionismo e neo-impressionismo

Nel 1886, si tenne l’ultima mostra impressionistica. La tecnica impressionista era diventata troppo ripetitiva e quindi nacque la necessità di un cambiamento.

La fase post impressionista, non è un movimento vero e proprio, ma un insieme di nuovi artisti e tecniche (+ scientifiche). Di pittori emersero Paul Cézanne (anticipatore cubismo), Paul Gauguin (simbolismo) e Van Gogh.

Nasce un altro movimento, il neo impressionismo, susseguito da altri movimenti sparsi in tutta Europa.

(la pittura simbolista si trovava alla base della pittura espressionista)

-Neo impressionismo o puntinismo

Il puntinismo nasce dalla necessità di andare oltre l’impressionismo, le opere sono caratterizzate da un maggiore rigore scientifico.

I maggiori esponenti furono: George Seurat e Paul Signac. I neoimpressionisti realizzano i bozzetti all’aria aperta e poi concludono le opere in atelier. Utilizzano puntini, quindi l’opera va osservata da lontano, usano colori puri, creando un effetto ottico d’insieme. I colori secondari vengono utilizzati mediante accostamenti di colori puri. I colori pure vengono poi ricomposti dalla retina dell’occhio di chi guarda da lontano, creando effetti visivi di brillantezza e massima luminosità. Cercano una simbiosi tra arte e scienza.

Puntinismo impressionismo

Rigore del disegno Niente disegno

Rigore scientifico Soggettività della visione

Esaltazione emotiva personale Oggettività del momento

Simbiosi tra arte e scienza

Colori puri Colori puri

puntini Pennellate brevi e veloci

Bozzetti all’aria aperta e concluse in atelier All’aria aperta

Immagini statiche movimento

Nasce a Parigi, è estraneo alla pittura impressionista. Degas lo definisce come un borghese austero e rigido, un notaio. Nel 1886, partecipa alla mostra impressionista con “Una domenica pomeriggio all’isola della grande Jatte”.

(1883-1885) Art Institute of Chicago olio su tela

È un quadro molto ambizioso, di grandi dimensioni, bozzetti all’aperto e completato in atelier. La scena rappresentata è tipicamente impressionista: una domenica pomeriggio, dove borghesi si rilassano all’aria aperta. Il pubblico si mostrò esterrefatto per la tecnica che non fu subito accettata, venne giudicata negativamente. L’opera sembra organizzata con casualità, in realtà l’artista studiò accuratamente la collocazione dei personaggi. Mancanza di scorci prospettici. La scena si svolge sulla riva dell’isolotto, una domenica pomeriggio, le figure sono collocate a coppie, in gruppi di tre, da sole, prevalentemente disposte di profilo, sedute ad angolo retto o distese. Al centro sono posizionate le uniche due figure poste frontalmente, una donna ed una bambina, lo sguardo della bambina è l’unico rivolto verso l’osservatore. La scimmietta al guinzaglio è una presa in giro rivolta alla borghesia o forse una moda dell’epoca. L’immagine è statica, immobile, le figure appaiono come manichini (riferimento fregi egizi) dove nessuno comunica. Grande rigore scientifico, trasmette calma e serenità, l’artista ha l’ambizione di fissare un’immagine duratura e immobile del mondo contemporaneo.

Van Gogh e la sua vita

Van Gogh nasce in Olanda ed iniziò a dedicarsi alla pittura intorno ai 30 anni, come autodidatta. Ha uno stretto rapporto con il fratello che lo mantiene economicamente e con cui scambia circa 600 lettere. 6 mesi dopo la sua morte muore anche il fratello. Non ebbe una vita facile, riuscì a vendere solamente un’opera. Per problemi economici abbandona gli studi ed inizia a lavorare per la zia come mercante d’arte. Secondo alcuni si tolse la vita con un colpo di pistola, mentre altri ritengono sia morto a causa di un gruppo di bambini a cui partì un colpo da una pistola con la quale stavano giocando, colpendo a morte l’artista. Uomo tormentato e dipendente dall’assenzio. Venne ricoverato in sanatori, alcuni obbligati ed altri volontari, continua a dipingere anche durante i periodi di ricovero. Visse pochi momenti di serenità.

Prova a diventare un predicatore come il padre, si trasferisce poi in Belgio tra i minatori, si immedesima troppo nella loro vita, arriva a donare tutti i suoi averi, rimanendo senza nulla. Così il Consiglio di Bruxelles, gli tolse l’incarico. Dopo questa esperienza decide di dedicarsi alla pittura.

Prima fase:

Nella sua prima fase è realista, raffigura la realtà sociale olandese, raffigurando persone di basso ceto.

Nella fase realista utilizza pennellate decise che marcano l’irregolarità dei volti, i colori sono scuri e terrosi che creano realismo. Si reca poi a Parigi, dove conosce gli impressionisti, schiarendo così la sua tavolozza (seconda fase).

Il padre si vergognava di lui. Quando l’artista decide di partire la madre ne approfitta per disfarsi dei suoi disegni. Ha prodotto moltissime opere, molte delle quali sono andate perdute (oltre 1000). Tenta di entrare nell’accademia di Anversa, ma viene retrocesso in una classe di 12enni e per questo deriso.

Si trasferisce a Parigi, recandosi dal fratello Theo, dove conobbe Gauguin, Seurat, Degas, Cezanne … ma non comprendono la sua opera, Cezanne considerava la sua pittura quella di un pazzo e Van Gogh ne rimane deluso perché lo considerava come un maestro. Fu colpito dalla luminosità dei colori impressionisti, con loro condivide la pittura en plain air, attraverso la pittura vuole esprimere emozioni. Trascorre 2 anni a Parigi, ma rimane deluso dalla città e dagli impressionisti. Successivamente si reca ad Arles (in Provenza), qui vuole fondare una comunità di artisti con la medesima visione dell’arte. A lui si unisce Paul Gauguin ed andarono ad abitare nella “casa Gialla”, gialla perché era il colore preferito da Van Gogh. Una sera discutendo di arte litigarono e in presa all’ira Van Gogh si strappa il lobo di un orecchio, si dice che lo abbia regalato ad una prostituta. Gauguin dopo questo avvenimento ritorna a Parigi sconvolto. “Il vigneto rosso” è l’unico quadro che riuscì a vendere.

Caratteristiche pittura:

Materica

A volte dipinge con le dita (dal grande coinvolgimento emotivo rifiutava il filtro del pennello)

Pittura d’espressione

Verso la fine della sua vita: pittura con andamento più vorticoso, materico, rabbioso e violento.

(1885) olio su tela Amsterdam

È il capolavoro dell’artista. Visita le case dei contadini per vedere come vivevano.

L’opera rappresenta una famiglia di contadini durante una cena composta da patate e caffè. A sinistra è rappresentato un uomo di profilo, mentre a destra una donna anziana che versa il caffè ed una bambina di spalle al centro. In tutto abbiamo 5 persone. Il pasto e composto da patate e caffè. È ambientato in una capanna, ambiente povero, arredata in modo essenziale: orologio a pendolo, quadretto, posate appese al muro e a sinistra una porta. La lampada a petrolio in alto al centro mette in evidenzia, creando chiaro-scuro, i volti e le mani deformati dalla fatica. Tutti mangiano nello stesso piatto, i gesti sono lenti e rituali, trasmettono tenerezza e mostrano quel clima familiare che nella famiglia del pittore era mancato. Con quest’opera non vuole denunciare la condizione dei contadini, ma vuole far riflettere sulla spiritualità della campagna e della vita dura dei contadini, vuole sottolineare la dignità di queste persone. Utilizza pennellate grosse, forti, nere, a contrasto con tocchi di bianco (fase realista).

1888 Amsterdam olio su tela

Camera della “casa gialla”, la prospettiva è abbassata, come se dovessimo stare seduti per guardarla. L’impianto prospettico dà l’impressione di una prigione. Infondo alla stanza è presente una finestra con vetri gialli, non riusciamo a vedere oltre (senso di imprigionamento) ed uno specchio. Taglio fotografico. A sinistra è raffigurata una sedia vuota, che crea un senso di solitudine. Predomina il giallo ed i colori chiari che esprimono gioia e vitalità. A destra vi è il letto e dei quadri. 3 versioni: Chicago, Amsterdam, Parigi.

1888 USA olio su tela

L’opera rappresenta un locale (luogo dove la gente si rifugia) di Arles in cui Van Gogh si reca per tre giorni per studiarlo. Viene rappresentato dopo la mezzanotte, si capisce dell’orologio. È presente un tavolo da biliardo, oltre il quale è raffigurato un bancone con delle bottiglie. Le persone sedute ai tavoli sono sole, tormentate, ubriache piegate sul tavolo. Taglio fotografico. Ci sono tre lampade che rischiarano l’ambiente. In primo piano è presente una sedia vuota che allude alla solitudine dell’artista, dovuta anche al rapporto distaccato con il padre. I colori non sono realistici: muro rosso, pavimento giallo, tetto verde, il colore viene usato come metafora che riflette solitudine, inquietudine e disorientamento. Il rosso permette all’osservatore di entrare nell’opera e di comprenderne il messaggio. Si tratta di un’opera di passaggio dalla fase realista a quando la tavolozza si schiarisce. È una pittura di espressione lontana da quella impressionista.

1890 Olio su tela Amsterdam, Van Gogh museum.

Campo di grano con volo di corvi è l’ultima opera di Van Gogh ed è considerata il testamento artistico e spirituale del pittore, infatti, può essere interpretato come un preannuncio del suo suicidio o come lettera ideale di addio. Il dipinto mostra chiaramente il dramma esistenziale e le lacerazioni interiori che attanagliavano l’artista nei giorni precedenti la sua morte, trasmettendo sentimenti di rabbia, disperazione, angoscia e rancore. Nel dipinto è rappresentato un campo di grano giallissimo che appare scosso dal vento e tagliato da tre viottoli che vanno in direzioni diverse e conducono verso l’ignoto. Uno stormo di corvi, reso con semplici linee nere a zig-zag, si leva in volo; determinando un senso di soffocamento e di inquietudine. Il cielo passa a tonalità cromatiche sempre più scure, preannunciando l’arrivo di una tempesta, presagio di morte. Tutta la scena è realizzata con pennellate dense, corpose e larghe, quasi rabbiose che riflettono lo stato d’animo del pittore e il dramma che lo lacerava in quei giorni. Il cielo azzurro e luminoso e il campo dorato sono un trionfo della vitalità; però il cielo sta per essere oscurato dalle nubi e dalla tempesta. Inoltre, l’accoppiamento dei colori giallo-blu non comunica nessuna nota gioiosa: il contrasto di colori luminosi e scuri può essere un riferimento alla lotta tra la vita e la morte.

1889 olio su tela Museum of Modern Art (MoMA) – New York

Notte Stellata è uno dei dipinti più iconici dell’intera storia dell’arte ed è un quadro post-impressionista, che tende fortemente la mano alla successiva corrente espressionista, tra le maggiori delle avanguardie artistiche del ‘900, della quale Van Gogh fu precursore. Nel dipinto è raffigurata un paesaggio di campagna notturno, lo spettatore osserva dall’alto un piccolo borgo, dominato dagli imponenti vortici e dai suggestivi effetti luminosi di una sera dal cielo lucente, ma animato da tumultuosi moti e fisse luci. Sotto ad un cielo costellato di stelle, con una falce di luna in alto a destra, Vincent van Gogh dipinge un paesaggio di campagna. Al centro, in basso, si trova una chiesetta con un alto campanile. Intorno ad essa vi sono delle semplici case di campagna con le finestre illuminate. Un grande cipresso interrompe il paesaggio a sinistra. Oltre il villaggio, a destra, si nota, invece, un fitto bosco che sembra abbattersi sul villaggio, infine, all’orizzonte colline e montagne lontane, sembrano onde gigantesche in corsa verso le case.

Van Gogh ha utilizzato brevi pennellate di colore materico. Il cielo è animato da vortici di nubi e vento che creano aloni luminosi intorno alle luci delle stelle e della luna. Una vasta gamma di blu e azzurri riempie tutta la superficie dipinta creando un’atmosfera in bilico tra sogno e solitaria freddezza. Dalle finestre filtrano deboli luci gialle mentre la luna trasmette la sua luce alle pennellate azzurre che la circondano. Il vero protagonista dell’opera è il cielo, mosso da spaventosi vortici sui quali si focalizza l’attenzione. Non venne dipinta en plein air, come da abitudine di Van Gogh, ci troviamo infatti di fronte ad una tela realizzata a memoria, da qui deriva una più consistente tensione emotiva rispetto al resto della sua produzione, in cui i sentimenti non venivano amplificati dal ricordo. Pittura materica, dove leggeri punti si alternano a lunghe pennellate che conferiscono instabilità ad un quadro che vuole trasmettere tutte le incertezze del pittore. I maestosi gorghi che dominano il paesaggio sono l’incarnazione della debolezza umana, del suo smarrimento, in questa atmosfera, solo le stelle e la Luna rappresentano punti fermi ai quali l’uomo può ancorarsi per evitare tale deriva.

Cézanne e la sua influenza

1839-1906

Pittore di famiglia agiata, nato in Provenza. Il padre era il proprietario di una banca autoritario con il quale si trova in conflitto e lo costrinse ad iscriversi alla facoltà di Giurisprudenza. Amico e sostenitore di Zola e degli impressionisti, da cui poi si distacca. Era un uomo schivo, frustrato e tormentato e ciò si riflette nella sua pittura. Si trova spesso in conflitto con la critica che rifiuta le sue opere. Si trasferisce a Parigi e decide di dedicarsi esclusivamente alla pittura. Non viene accettato all’accademia delle Belle Arti, per questo motivo ne frequenta una meno prestigiosa. Durante il suo soggiorno a Parigi va ad una mostra al salone dei rifiutati dove vede la colazione sull’erba di Manet e capisce che è arrivato il momento per rivoluzionare l’arte.

1° fase: Da circa il 1870 inizia la sua fase impressionista, dipinge all’aria aperta e ricerca la massima luminosità, non si ritiene però un’impressionista. Le sue opere sono di complessa interpretazione e all’apparenza bizzarre e propongono una sua personale interpretazione della realtà. È considerato un anticipatore del cubismo. È un’arte concettuale, le realtà è vista con l’intelletto e non con gli occhi, passa attraverso la mente (es. Picasso). La fase impressionista fu per lui l’inizio di una vita tormentata.

1873 Olio su tela Parigi Museo d’Orsay

Realizzata durante la fase impressionista. Rappresenta una casa immersa in un paesaggio naturale, con delle costruzioni sullo sfondo, forme bloccate, statiche. Non ci sono persone e si avverte un forte senso di solitudine. C’è un muretto in primo piano che fa distogliere lo sguardo allo spettatore. Pennellate brevi, formose e con contorni netti, neri e grossi e luci dense. La sua pittura non piace a Monet, che la definisce una pittura sporca. È un assemblaggio di forme geometriche. Viene esposto alla prima mostra impressionista, salta la seconda e si ripresenta alla terza con 16 dipinti, le sue opere non vengono apprezzate dalla critica e dai pittori impressionisti. Torna in Provenza.

Fase costruttiva: tra la fine degli anni ’70 e l’inizio degli anni ’80 vi è un cambiamento nella sua pittura: schiarisce la tavolozza, utilizza pennellate brevi ed oblique, contorni marcati e decisi, vi è la ricerca di un’espressione volumetrica che si risolve nel rigore geometrico e semplicità monumentale. Questa fase terminerà con il suo capolavoro i “giocatori di carte”, tema usato da molti artisti.

Geometria: ritiene di fondamentale importanza la geometria, quindi figure riconducibili a volumi (solidi geometrici), riduce sempre di più la realtà a volumi. Ha una sua personale idea di rappresentazione della realtà legata ad un’idea mentale, concettuale.

Fase sintetica: periodo in cui ha raggiunto la maturità artistica. I temi sono la natura morta, nudi e paesaggi con una visione “distorta” della realtà che permette di vedere ciò che si osserva da più punti di vista.

1891-1892 (5 versioni tra il 1890-1892) Olio su tela Museo d’Orsay, Parigi

L’opera viene realizzata durante la fase costruttiva e raffigura due uomini che giocano a carte su un tavolo, l’uno di fronte all’altro, in un’osteria. Il tavolo è di fronte ad uno specchio sullo sfondo. I due uomini sono due contadini che l’artista osservava nella proprietà del padre ed appaiono come due figure bloccate che non comunicano, non si riesce a percepire la loro intima natura ed hanno le braccia sul tavolo quasi a formare degli angoli. I loro volti sono spigolosi ed i loro cappelli appaiono come figure geometriche. Al centro del tavolo c’è una bottiglia che divide lo spazio tra i due uomini, noi percepiamo lo spazio come semplici volumi. In quest’opera l’interesse dell’artista non è rivolto al mondo rurale o ad altri aspetti simbolici, bensì alla logica del gioco che si riverbera nel rigore della rappresentazione pittorica. Tutto il dipinto appare costituito su variazioni di tono dei tre colori fondamentali: blu, giallo e rosso. È un’arte concettuale, mentale: tutti gli aspetti del quadro convergono a descrivere una relazione tra uomini che è al tempo stesso di opposizione e di scambio. Non viene dunque resa solo un’impressione, ma anche una descrizione del senso interno dell’azione.

1899 Olio su tela Museo D’Orsay, Parigi

Appartiene ad un ciclo di sei nature morte. Raffigura diverse mele ad arance su un tavolo, alcune in ciotole ed altre su una tovaglia bianca molto luminosa. Vi è una visione distorta della vita quotidiana, il soggetto è molto realistico, vuole infatti fornire il maggior numero di informazioni possibili sul soggetto della sua opera attraverso ciò che si vede con le percezioni e ciò che si sa con la conoscenza e con la memoria. Prospettiva distorta.

Montagna di Saint-Victoire

Rappresenta molte volte la montagna di Saint-Victoire, in Provenza. L’ultima versione di discosta molto dalle precedenti, l’opera è più scomposta e la forma sempre meno riconoscibile, avvicinandosi ad una rappresentazione sempre più personale. L’ultima versione aveva una struttura a mosaico, con la prospettiva data dalla disposizione dei colori. Il cielo è azzurro-grigio e gli alberi verdi che danno colore.

Viene poi colpito da un temporale mentre dipingeva all’aperto, si ammala di polmonite e muore. Nel 1907 gli viene dedicata una grande mostra che colpì profondamente Picasso.

Simbolismo e secessioni

Le secessioni sono movimenti artistiche si sviluppano in tutta Europa alla fine del 1800, nascono a Vienna, Monaco e Berlino. Sono caratterizzate da un progressivo allontanamento e da un rifiuto dell’arte accademica. Si tratta di stili diversi che sostengono una totale libertà espressiva. Danno importanza alla decorazione e vogliono conferire forza anche alle arti minori. Creano manifesti programmati e riviste d’arte.

Monaco: è la prima delle secessioni, fondata nel 1892 da Van Stuck, esponente del simbolismo tedesco. Temi ricorrenti: donna. Vi è una visione misogina della donna, che deriva dalla mitologia greca e dalla bibbia (es: Giuditta (bibbia) e Salomè). L’uomo da bisogno della donna, ma allo stesso tempo è colei che ha il potere di portare l’uomo alla perdizione. Le figure maschili scomparvero in favore di un’immagine della femminilità estremamente sensuale, fiera e crudele.

Vienna: fondata nel 1897 da Klimt.

Berlino: nel 1892 venne chiusa una mostra di Munch dopo 2 giorni, perché considerata inadeguata. Per questo molti artisti protestano e ciò porta alla nascita della secessione di Berlino nel 1898.

Il XIX secolo fu segnato da due tendenze artistiche, da un lato Realismo ed Impressionismo e dall’altra il Simbolismo. Entrambe queste tendenze si sviluppano a partire da particolari aspetti del romanticismo, cioè l’attenzione al dato reale (Gericault) ed una tendenza al misticismo e alla spiritualità (Friedrich). Il simbolismo nasce come movimento letterario nel 1886 con il Manifesto del Simbolismo. Nel campo delle arti figurative si comincia a parlare di Simbolismo nel 1891 con un articolo intitolato il simbolismo in pittura del critico d’arte Albert Aurier. Secondo il critico, l’arte simbolista deve comunicare idee e non testimoniare semplici esperienze reali e naturalistiche, deve improntarsi su una visione soggettiva dell’artista. La pittura simbolista fa riferimento a Gauguin e Van Gogh. L’arte di Gauguin può essere definita simbolista, mentre quella di Van Gogh solo in parte. I pittori realisti-impressionisti hanno scelto come soggetto della propria indagine il mondo oggettivo, mentre i simbolisti decisero di indagare la realtà solo per andare oltre le sue apparenze.

Studia a Vienna presso la scuola di arte e mestiere e lavora come decoratore. La sua arte è indirizzata verso il simbolismo. Le sue opere risentono della sua attività come decoratore e del suo viaggio a Ravenna, dove ammira i mosaici, diventando lo spunto da cui parte per costruire le sue opere. Privilegia la bidimensionalità. Appartiene alla secessione viennese.

1901 Olio su tela Vienna

Klimt era particolarmente attratto dalla figura di Giuditta, giovane vedova ebrea che salvò il suo popolo uccidendo il nemico Oloferne. Il suo popolo era infatti assediato dagli Assiri, capeggiati dal generale Oloferne. Giuditta entra nel campo degli Assiri seduce Oloferne e lo decapita, poi porta la sua testa con sé. Per questo viene considerata un’eroina. L’artista realizza due versioni dell’opera, in entrambe la donna porta con sé la testa del generale. Giuditta viene rappresentata come una donna fatale, forte, seduttrice e crudele e con uno sguardo seducente. È un’eroina biblica. In questa versione viene rappresentata con la bocca dischiusa e gli occhi socchiusi che alludono alla sensazione di piacere che ha provato nel compiere ciò. È seminuda ed indossa un pesante collare che allude ad una decapitazione simbolica, sembra voglia riscattarsi della morte di Oloferne (visione misogina). L’opera è bidimensionale: la figura in primo piano sembra confondersi con lo sfondo (paesaggio di montagna). L’opera suscita grande indignazione tra il pubblico.

(1908) olio su tela Vienna

L’opera affronta il tema dell’amore romantico ed è stata realizzata 5 anni dopo il suo viaggio a Ravenna avvenuto nel 1903. La suggestione dei mosaici bizantini, con i loro splendidi sfondo oro, è infatti l’origine del suo cosiddetto “periodo aureo”, che raggiunge la sua massima espressione proprio con questo quadro.

Questo quadro rappresenta la figura di un uomo e di una donna (non identificabili), abbracciati sopra un dosso fiorito, immersi in uno sfondo color oro. I loro corpi sembrano essere fusi dalle loro vesti gialle riccamente decorate. La donna inginocchiata, è rappresentata di profilo, con il viso rivolto all’osservatore. Ha la testa dolcemente appoggiata alla sua spalla e sostenuta dalla mano dell’amato, gli occhi socchiusi e appare con un’espressione estatica. L’uomo è in piedi su un piano più basso della donna ed accoglie la sua amata in un abbraccio protettivo. La sua testa è piegata a baciare la guancia della donna. L’oro dello sfondo contribuisce ad esprimere la fissità e l’incorruttibilità dello spazio e del tempo, rendendo eterno l’amore che li unisce. L’opera si basa sulla bidimensionalità (richiamo ai mosaici bizantini). La splendente superficie dell’opera è movimentata da una minuta decorazione a fiori e motivi geometrici: rettangoli per l’uomo e ovali e volute per la donna. La differente geometria simboleggia la differenza tra i due sessi.

Nasce in Norvegia ed abbandona gli studi per dedicarsi alla pittura. La sua pittura è di carattere autobiografico e riflette i lutti e le sofferenze della sua vita. Vide morire la madre e la sorellina di tubercolosi e poco dopo perse allo stesso modo la sorella maggiore; suo padre, un medico ossessionato dalla religione morì lasciandolo completamente solo quando aveva 18 anni. Non volle mai costruirsi una famiglia, sostenendo che non avrebbe voluto passare ai figli la tendenza mentale alla malattia psichica. Questa sua visione tragica della vita si riflette nelle sue opere. Incline ad un atteggiamento misogino tipico degli intellettuali del suo tempo. Si reca poi a Parigi, qui rimane colpito dalla pittura impressionista e dalle opere di Van Gogh e Gauguin e decide di abbandonare la pittura naturalistica, intesa come descrizione naturalistica della realtà, assumendo forme deformate e colori intensi. Nel 1908 va a Berlino, qui la sua mostra fu definita un oltraggio all’arte e fu chiusa dopo due giorni. Munch incanala il modello di artista ribelle e dannato. I suoi quadri che tendono ad esprimere il lato tragico della vita sono in opposizione con il sentimento positivo del positivismo. Le sue opere hanno colori scuri e densi, cariche di pessimismo ed erotismo, dove trapela un sentimento misogino. Temi: dolore, misantropia, infelicità e difficoltà di vivere.

1885-1886 Olio su tela Oslo

Rappresenta una ragazza distesa nel letto appoggiata su un cuscino bianco molto luminoso, che è l’unica fonte di luce dell’opera. La ragazza è girata verso una donna, probabilmente la zia, che le tiene la mano. La stanza è essenziale: in basso a destra sono raffigurati un tavolino con sopra appoggiato un bicchiere, mentre a sinistra è presente un comodino con una bottiglia. Dietro la donna vi è un tendaggio. Tecnica: quasi graffia la tela, le pennellate sono corpose e pesanti, quasi toglie il colore dalla tela, si tratta di una pittura graffiata. La tecnica nervosa ed essenziale con cui era stato dipinto il quadro creò sconcerto e disprezzo nella critica. In questo quadro si percepisce il dolore e le sofferenze della vita dell’artista.

1894 Olio su tela Oslo

L’opera rappresenta una ragazza seduta su un letto, ancora bambina nel busto ma già donna nei fianchi che copre il suo ventre nudo con una croce fatta dalle braccia ed appare chiusa nei suoi pensieri. La croce è simbolo di fine e di morte e va a segnare il punto in cui nasce la vita. Sul muro spoglio si riflette la sua ombra che pare minacciarla, simbolo di ciò che ha già vissuto e ciò che l’aspetta, alludendo ad un futuro nella prostituzione. Le lenzuola sono bianche e luminose. Tema: donna affascinante e demoniaca, capace di portare l’uomo alla perdizione, ma l’uomo non può farne a meno.

1894-1895 Litografia colorata (tecnica di stampa) Oslo

Rappresenta una donna, in maniera poco realista, le forme iniziano a perdersi. Questa figura sensuale e cadaverica, al confine tra passione fisica e malattia. L’opera riporta alla Vergine, stravolgendone l’iconografia che viene sostituita dalla figura femminile di una donna perduta. I contorni non sono definiti e il corpo, rappresentato frontalmente, è abbozzato. È contornata da una cornice sulla quale sono dipinti spermatozoi che si indirizzano verso un feto, rappresentato in basso a sinistra che sembra essere uscito dal corpo della donna: vita e morte, piacere e dolore sembrano essere aspetti indissolubilmente connessi. Non è un’opera blasfema, ma un grido di dolore, una verità da opporre ad un mondo privo di morale. È un’immagine forte, violenta, frutto di un’ossessione misogina. L’opera viene apprezzata dai simbolisti.

1893 Tempera su cartone Oslo, museo di Munch

Chiamata anche il grido. L’opera è molto lontana dalla visione naturalistica ed è carica di simbolismo. Rappresenta un uomo che cammina su un ponte delimitato da una staccionata, l’artista stesso che una sera camminando lungo un ponte sente un urlo. Sotto al ponte vi è il mare e i fiordi norvegesi. Sullo sfondo sono raffigurate due persone di spalle, probabilmente gli amici di Munch che nel momento del bisogno si allontanarono. L’opera allude ad una perdita di armonia tra l’uomo e il cosmo, in cui prevale un sentimento di angoscia comunicata attraverso il tema ed i colori. La figura del protagonista è posta in basso al centro, ma devie leggermente verso destra. Il viso è mummificato dalla paura. Le curve sopra la sua testa hanno un andamento labirintico, seguendo le linee ondulate l’occhio vaga senza punti di riferimento stabili. Il quadro è diviso in diagonale della staccionata: manca un piano orizzontale, una base sicura su cui si poggia lo sguardo e la figura. Senso di perdizione.

(1895) olio su tela Oslo

Il pittore si rappresenta completamente nudo all’inferno, circondato da fiamme e minacciato da ombre e getta uno sguardo di sfida all’osservatore. Attraverso la nudità del corpo egli scopre la sua anima al pubblico. Caratterizzato dalla stessa ombra già vista nell’opera “Pubertà”. La felicità non gli appartiene e l’inferno che lo aspetta dopo la morte gli arde già dentro. Si ritrae nudo perché attraverso la nudità del corpo mostra la sua anima al pubblico. Nella sua pittura lui si scaglia contro la borghesia del suo tempo, in quanto la riteneva ipocrita, dove dava importanza solo

all’apparenza. Era un uomo arrabbiato con la vita.

(1892) olio su tela Museo d'arte di Bergen

È rappresentata una strada di Berlino con una folla di borghesi che passeggiano. Sulla sinistra c’è una quinta di costruzioni, mentre sullo sfondo un palazzo con le luci accese, probabilmente il municipio della città. I borghesi indossano abiti eleganti, stanno camminando ma hanno i volti deformati, sembrano automi inespressivi. Considera la borghesia una classe ipocrita e sceglie di rappresentarli come se fossero manichini, dai quali si percepisce la loro desolazione interiore, sono incapaci di comunicare tra di loro. È presente una persona di spalle, si tratta dell’artista stesso, che cammina dalla parte opposta alla folla, creando un senso di solitudine. Dominano colori scuri e terrosi vi è un po’ di bianco.

Munch, morì nel 1944. Anche lui aveva una dipendenza all’alcool.

Espressionismo e avanguardie

Questi movimenti si sviluppano all’inizio del 1900, durante la Belle Epoque e terminano con l’inizio prima guerra mondiale. Si tratta in un periodo caratterizzato dal crollo di grandi certezze e da uno sviluppo tecnologico. Simboli di un grande sviluppo tecnologico e di lusso sono il Titanic, che affonda poi nel 1912 e Orient Express, treno che collegava Parigi ad Istanbul. A seguito della 1GM nascono nuove potenze. In questo periodo nascono nuovi movimenti, le avanguardie storiche che si dividevano in: cubismo, astrattismo, espressionismo e futurismo. Il termine avanguardia deriva dal linguaggio militare, corpo armata che andava in avanscoperta. L’arte non deve trovare motivazione nella realtà visibile, ma deve indagare altri campi: sogno, realtà interiore, concezione mentale, questi sono accomunati dalla ricerca di nuovi strumenti espressivi, ma hanno una posizione diversa rispetto alla guerra. (futuristi interventisti).

Gli artisti si sentono liberi di rappresentare la realtà secondo la loro personale interpretazione. Questa libertà portò anche ad eccessi, l’arte diventa strumento di provocazione. Nasce anche il fenomeno del body art. In questo periodo Freud svela il mondo della psicanalisi e dell’inconscio.

- Espressionismo (1900-1920) : presenta più diramazioni: espressionismo tedesco (1903-13) che prende il nome di Die Brucke (il ponte); espressionismo francese che prende il nome di “Les Fauves” (belve); espressionismo austriaco.

- Cubismo: nasce da un quadro di Picasso nel 1907.

- Futurismo: (1909) nasce da un manifesto di Filippo Tommaso Marinetti. Questo, rispetto agli altri movimenti, è politico. Fiducioso nella scienza e nella tecnica e sono favorevoli alla guerra. Nel manifesto di Marinetti, viene sottolineato il coraggio, l’audacia, il mito velocità e la lotta contro il passato. Vogliono distruggere i musei, esaltando così l’aggressione. Affermano che la guerra “è la sola igiene nel mondo”.

- Astrattismo: (1911) è il contrario della pittura figurativa. Nasce grazie da Kandinsky e Franz Marc. Essi rifiutavano la rappresentazione della realtà e orientarono la loro

- ricerca in una realtà non figurativa.

- Dadaismo: considerato il movimento di rottura del XX secolo. Nasce nel 1916 sia negli USA sia in Europa, e rimane attivo fino al 1924. Sostiene che ogni oggetto materiale può avere un valore artistico,

- prepara all’arte contemporanea dove “tutto può essere arte”.

Nasce come arte di opposizione, anti-impressionista, anti-naturalistica.

Differenze: Gli impressionisti, sono legati alla visione e considerano la realtà una cosa da guardare con gli occhi e non con l’anima, mentre per gli espressionisti la realtà è soggettiva e l’opera d’arte rappresenta l’animo dell’artista.

L’espressionismo si sviluppa come movimento pittorico, non politico ed è differente da paese a paese. Il termine espressionismo viene usato per la prima volta nel 1911 durante una riunione della secessione di Berlino, dove un critico afferma: “questo è ancora impressionismo” ed un altro rispose “no è espressionismo”. È caratterizzato da colori violenti, forti contrasti, linguaggio crudo e deformazione dell’immagine (anticipata da Munch). Le opere esprimono sentimenti di angoscia profonda e sono ricche di simbolismo, a volte con riferimenti alla pittura gotica (allungamenti, distorsioni e spigolosità). Rivolge l’attenzione anche all’arte africana per la scultura, l’oggettistica e l’amore verso il positivismo.

In questi anni si sviluppa anche in Austria con Egon Schiele (accusato di pedofilia).

Il capostipite di questo movimento artistico è Matisse, per lui la pittura è gioia di vivere, rappresentata con un uso forte del colore. Nel 1905 il vice direttore del Salone d’Autunno decise che avrebbe esposto in un’unica sala i pittori di un gruppo tra cui Matisse, che prese il nome di “Les Fauves: le belve”. Il nome fu coniato dal critico d’arte francese Luis Vauxcelles e fa riferimento al colore e al fatto che al centro della sala fosse presente un’opere classica. Per questo il critico scrisse: “ho visto Donatello tra le belve”. Si tratta di un’arte senza confini, libera da condizionamenti ed esprime il significato dell’opera attraverso il colore, che viene utilizzato anche in maniera irrealistica. Le forme sono semplificate e stilizzate, si ispirano a Gauguin. Il quadro è solamente espressione, eliminano i volumi, i chiaro scuri, le prospettive ed utilizzano colori puri. Esprimono emozioni esplosive, virali e gioiose.

Ruota attorno al gruppo “Die Brucke” (il ponte), ovvero il passaggio che collega tutti gli artisti con la stessa visione dell’arte. I maggiori esponenti furono: Kirchner, Nolde e Hegel. Nasce a Dresda da un gruppo di studenti di architettura. Nel 1906, viene redatto il manifesto del movimento, dove viene esposta l’idea di raggiungere l’assoluta spontaneità dell’ispirazione, l’ispirazione deve essere libera da condizionamenti, ognuno deve assecondare il suo temperamento. Ogni tema affrontato, riguardava temi del sistema interiore. I soggetti principali sono: nature morte, ritratti, paesaggi e temi religiosi. Le immagini sono violente, drammatiche con linee spezzate e scure. I pittori rifiutano ogni canone accademico, sono insofferenti verso le regole artistiche ed hanno l’esigenza di obbedire alle emozioni. Attraverso le varie tematiche il pittore espressionista coglie l’occasione di esprimere sé stesso. Non è una pittura elegante, ma deformata, con tratti grossolani e colori cupi. Nasce il cinema.

Kirchner e l'espressionismo tedesco

Dopo gli studi di architettura a Dresda si avvicina alla pittura espressionista, avvicinandosi al gruppo di Die Brucke, di cui redasse anche il manifesto. Esordì con paesaggi e ritratti caratterizzati da colori accesi e violentemente espressivi. Adotta poi un linguaggio secco e vibrante, un segno teso contorto e spezzato, composto da una sequenza di scatti nervosi. Le proporzioni, la costruzione delle figure, l’organizzazione dello spazio non sono vincolati alle leggi della pittura tradizionale, ma seguono le esigenze espressive dell’artista. Kirchner ha una visione misogina della donna: donna prostituta che vende il proprio corpo e non concede all’uomo il conforto dell’amore, donna fatale che tenta l’uomo e lo porta alla perdizione, figura demoniaca, inespressiva, fredda e crudele.

(1913) olio su tela Colonia

Immagine con un forte impatto emotivo, fortemente irritante. Le figure sono spigolose, aguzze, i colori sono tetri. Ci sono cinque borghesi che camminano per strada. Le figure sono inserite in un rombo: quelle laterali hanno uno sguardo rivolto verso l’esterno, mentre quelle centrali sono di profilo. I volti non si riconoscono bene, le donne portano un rossetto rosso che contrasta con i visi pallidi. I capelli e le scarpe si presentano con forme appuntite. Le donne ricordano figure egiziane (di profilo perché non esisteva la prospettiva). Lo sfondo è color verde acido e si presenta per primo ai nostri occhi. Si intravede, in basso a sinistra, la ruota di un’automobile e in alto a destra ed un palazzo squadrato. Le donne sono prostitute della città di Berlino dell’epoca, vestite da un turbine di pennellate disposte come piume di uccelli. Le figure sono allineate e ferme, sono in attesa, il loro stare appare senza una meta o un senso. Dal quadro emerge l’incapacità di comunicare tipica delle grandi città.

1908 olio su tela Stoccolma.

È uno dei suoi ritratti più scandalosi e rappresenta Marcella (Marzella), una modella ragazzina di 12-13 anni, che Kirchner ritrasse in diverse sue tele, per questo fu accusato di pedofilia. È raffigurata completamente nuda, seduta su un letto con le gambe accavallate e le braccia raccolte al ventre ed il suo corpo fragile è dolorosamente contratto. Indossa un fiocco bianco tra i capelli che è l’unico simbolo di innocenza e che contrasta violentemente con la sua posizione d’adulta e con il trucco pesante (ombretto nero e rossetto rosso). Il corpo, dipinto con rapidi segni sommari, è quasi distrutto. L’immagine è impostata su pochi toni fondamentali (verde acido, viola e arancione). Le ombre sono rese con grasse, spesse pennellate di verde scuro. Marcella è malinconica, probabilmente destinata alla prostituzione. L’opera rimanda a pubertà di Munch. L’interpretazione di Kirchner è più violenta e pessimistica: la ragazzina di Munch appare spaventata dalla trasformazione del suo corpo che le farà perdere l’innocenza dell’infanzia ed acquistare la perfida malizia della sessualità adulta, mentre Marcella è già diventata una donna prima del tempo ed appare accettare la sua condizione e rivolge allo spettatore uno sguardo malizioso e provocatorio, non sfugge però un velo di tristezza che spiazza l’osservatore creandogli uno stato di disagio, quasi di angoscia. Marzella è un’immagine simbolica dell’erotismo in cui possiamo leggere la dolorosa condizione della vita.

Schiele e la sua arte

Schiele è un’espressionista austriaco che si ispira a Klimt, suo maestro, per la poetica e per i conflitti esistenziale, ma rispetto al suo maestro utilizza una tecnica differente, mitiga l’interesse per le decorazioni e rende il disegno più secco e nervoso. È ossessionato da tema della morte, il padre muore di sifilide, questo diventa uno dei suoi temi principali assieme alla sensualità. Va alla continua ricerca d’ispirazione e rappresenta aspetti dolorosi della vita. Realizza paesaggi spettrali e confusi e molti autoritratti tra i quali uno anche nudo. Spesso raffigura corpi nudi tormentati, mutilati, deformati e in atteggiamenti erotici.

1910 Vienna Matita, tempera e acquerello su carta

L’opera consiste in un autoritratto nudo dell’artista, che appare scuoiato, dal quale si percepisce la sua sofferenza, si tratta di un’immagine di morte. Da quest’opera si comprende il carattere controverso dell’autore: forse più vicino alla morte che alla vita. Forse accusato di pedofilia. Le mani le raffigura grandi ed ossute per denunciare l’angoscia che lo logorava, lo sguardo è chiuso ed assente. Il corpo è scarno, ossuto, attorno a lui non vi è nulla, la parete vuota è in forte contraddizione con le decorazioni di Klimt.

1917 Olio su tela Vienna

L’opera raffigura due amanti a letto, stretti in un abbraccio che sottolinea la loro unione e quindi la loro lontananza dal mondo. L’immagine è deformata e le pieghe sono messe in evidenza dal colore bianco. Nella parte inferiore c’è un vuoto tra loro, che sottolinea un ultimo abbraccio prima di qualcosa. Schiele crede che l’amore possa in qualche modo salvarci e trova così uno spiraglio di speranza nella vita.

1918 Olio su tela Vienna

È l’ultimo quadro dell’artista, rappresenta sé stesso con la moglie accovacciata tra le sue gambe, protetta da tutta la sua figura. La donna tiene tra le gambe un bambino come se lo avesse appena partorito. La moglie era incinta del bambino, quando si ammala di febbre spagnola e muore perdendo il bambino. Schiele si ritrova a perdere in un giorno solo sia la moglie che il figlio e qualche giorno dopo muore anche lui. Con quest’opera infatti rappresenta la famiglia che avrebbe dovuto avere, che desiderava, ma che gli viene negata. L’artista guarda in direzione dello spettatore, mentre a madre e il bambino guardano a destra verso uno stesso punto. Schiele è più rinvigorito nelle forme e nella muscolatura, questo è dovuto alla vitalità infusa dalla famiglia e dal senso di appartenenza che crea. Il colore passa dal bruno dello sfondo e si schiarisce progressivamente fino ad arrivare al rosa chiaro della pelle del bambino.

1869-1954

Matisse e il fauvismo

Uomo colto e riflessivo che conduce uno stile di vita borghese. Cèzanne per lui come un maestro e condividono l’idea della geometria alla base dell’anatomia e l’uso dei colori nella loro pienezza. Aderisce per un periodo al neoimpressionismo e si dedica allo studio dei colori, particolarmente affascinato da Gauguin. Colori contrastanti ed irrealistici, pennellate larghe e piatte e disegno accennato o abbandonato. Si ammala di tumore al colon, ma trascorrono molti anni prima della morte, non riesce più a dipingere ed inventa la tecnica del collage. La sua arte esprime una dimensione vitalistica, lirica, gioiosa e musicale della vita.

1905 Olio su tela San Francisco, museo di arte moderna

Nel 1905 espone al salone d’autunno donna con cappello, probabilmente si tratta della moglie. Utilizza colori contrastanti ed irrealistici, pennellate larghe e piatte. I contorni sono appena accennati ed il cromatismo gioioso, opposto ai colori scuri e terrosi degli espressionisti tedeschi.

1909-1910 Olio su tela San Pietroburgo, Hermitage

Viene incaricato di realizzare quest’opera da un collezionista russo. Qui si trovano riassunte tutte le caratteristiche dei pittori a cui si ispirò:

Colore steso con pennellate piatte (Gauguin)

Intensità dei colori (Van Gogh)

L’opera consiste in una versione in chiave espressionista di un antico tema pastorale, basato quasi sempre sul motivo del girotondo danzante. Il dipinto raffigura 5 donne nude dipinte di rosa-arancio che ballano, tenendosi le mani in modo da formare un cerchio. La loro danza è composta da movimenti ampi ed armoniosi. Le mani delle due donne in primo piano sembrano rincorrersi perché non sono unite, si toccano solo e ciò rende la composizione più dinamica e si crea un varco nel cerchio. Le linee sono curve e morbide, così come i volumi e le forme sono essenziali e con pochi dettagli. La scena si svolge di notte sotto il cielo blu e su una collina verde. I corpi sono in armonia tra loro, si tratta di una visione simbolica di un abbraccio universale che esprime un ideale di armonia e felicità. In quest’opera l’estetica della pittura incontra quella della musica e della poesia, ed esprime gioia di vivere. Il bello è scandito da movimenti liberi ed armoniosi dei corpi. Nella visione artistica di Matisse figure ed oggetti non andavano indagati, ma semplicemente sentiti. Ogni cosa è libera di partecipare alla gioia della vita. Questo è il valore più alto a cui l’arte possa rendere omaggio. Realizza due versioni dell’opera, l’altra di trova al MOMA ed ha un carattere più dinamico e colori più scuri.

Armonia in rosso:1908, olio su tela, San Pietroburgo; tavola imbandita: 1897, olio su tela, collezione privata

I quadri sono stati composti ad undici anni di distanza e sono una riflessione sullo stesso tema: la preparazione di una tavola in una sala da pranzo. In entrambi sono presenti due sedie, una finestra da qui proviene la luce, le caraffe e le fruttiere d’argento e la donna con il grembiule bianco ritratta di tre quarti. Armonia in rosso è, a differenza dell’altra opera, il risultato di un processo di semplificazione estrema e di accentuazione del colore.

Armonia in rosso: nell’opera vi è un uso ridotto della prospettiva, tutto appare su un unico piano, l’unico accenno prospettico si ha nella finestra, dalla quale si intravede un paesaggio. Elimina quindi dall’opera l’effetto di profondità ed i volumi. La decorazione è abbondante e composta da motivi blu e neri su sfondo rosso che si ripetono sia sulla tovaglia che sulla parete. Esprime leggerezza e musicalità, come molte delle sue opere. Non si tratta della raffigurazione di un interno, ma della rappresentazione di una sua dimensione emotiva. Il disegno è molto sintetizzato, ciò è reso evidente dai contorni tracciati con il nero, qui Matisse è interessato al colore degli oggetti. Sul lato sinistro del quadro muro e tavolo non si distinguono più.

Tavola imbandita: il disegno non risulta visibile e la stesura dei colori è frammentaria, riprende in parte la tecnica puntinista, qui presta attenzione a come la luce si riflette sugli oggetti (impressionismo).

Jazz è un libro d'artista del pittore Matisse contenente 20 tavole e scritto a pennello, per un totale di circa 150 pagine, pubblicato nel 1947. Esso è stato creato con una tecnica particolare di decoupage chiamata papiers découpés. Matisse ha realizzato questo libro d'artista negli ultimi anni della sua vita quando, costretto in carrozzina, sperimenta un nuovo modo di dipingere: ritaglia carte colorate, che gli permettono di disegnare nel colore. Questo modo di dipingere viene denominato "papiers découpés" o tecnica del "dipingere con le forbici". Composto da venti litografie intervallate da centotrenta pagine di testo, scritto in corsivo con un sottile pennello intriso di inchiostro nero. Frasi e pensieri che, come disse l'artista, "si possono leggere o non leggere", ma che servono come "sfondo sonoro", per far risaltare le immagini. "Come gli aster - spiega ancora Matisse - servono in un bouquet per far risaltare gli altri fiori".

Picasso e il cubismo

Il cubismo è un movimento delle Avanguardie storiche, che smantella la visione prospettica del Rinascimento ed è caratterizzato da una visione della realtà attraverso prospettive multiple e sovrapposizione di più punti vista attraverso la sovrapposizione di immagini, in modo da creare momenti successivi nel tempo. Si ispirano ad un’arte primitiva, africana. Aggiungono una quarta dimensione (segue la nascita della teoria della relatività): il fattore tempo, l’osservatore riesce ad entrare nell’opera e riesce a guardarla da più punti di vista, ci gira intorno. Non viene scritto un manifesto programmato. Picasso e Georges Braque danno origine al cubismo. Ufficialmente il movimento è nato nel 1907 con il quadro di Picasso “le signorine d’Avignon”. Il termine viene coniato nel 1908 dal critico d’arte Luis Vauxcelles. Il cubismo è espressione, segno della piena libertà dell’artista, basata su idee mentali ed una personale interpretazione.

Artista eclettico, attivo nella politica (comunista), scenografo e lavoratore di ceramica. Personaggio complesso. Nasce a Malaga, il padre è un professore di disegno. A 19 anni si trasferisce a Parigi con l’amico Carlos Casagemas. Picasso inizia a rappresentare scene di vita notturna e cittadina, durante il suo periodo a Parigi, animando con colori vivaci le sue composizioni. Nel 1901 a Casagemas si suicida per una delusione d’amore. Questa tragedia segna Picasso per lungo tempo, la sua arte inizia ad esprimere uno stile molto vicino al simbolismo. Durante questo periodo Picasso inizia la fase blu, caratterizzata da fondo unito e da una forte semplificazione formale, l’artista riduce al minimo gli elementi decorativi e persino le linee e i volumi. Dipinge unicamente utilizzando diverse sfumature del blu, creando una dimensione sacra (es autoritratto con cappotto).

1903 olio su tela Cleveland.

L’opera viene realizzata durante il periodo blu e rappresenta una coppia di giovani amanti nudi che osservano una donna simbolo di maternità con un bambino in braccio e l’uomo la indica con l’indice puntato. È ambientata nell’atelier di un pittore, il suo valore simbolico ci è oscuro. Secondo alcuni studiosi il dipinto costituisce una riflessione sui temi dell’amore, della vita e della morte. L’uomo ha i lineamenti dell’amico Casagemas ed è abbracciato ad una donna sensuale simbolo dell’amore carnale passionale, ma la realizzazione della propria identità di essere umano è legata solo alla formazione della famiglia incarnata nella figura della donna con il bambino, che tutta via separata da lui. La formazione di una famiglia viene negata l’amico all’amico innamorato e respinto. Secondo un’altra critica invece l’opera suggerisce che la vera vita non scaturisce dall’amore o dalla maternità ma dalla creazione artistica, rappresentata dei quadri posti alle spalle dei personaggi, la quale salva dalla morte. Picasso si innamora di Fernande Olivier, riesce così a superare quel difficile momento ed inizia una nuova stagione artistica. Esaurisce così il periodo blu passando gradualmente al periodo rosa in cui dominano i toni del rosa e del rosso. Passa ad una visione più ottimista del mondo, tuttavia non ancora libera dalla malinconia del vicino passato, si ispira al circo, i colori si schiariscono, rimane un senso di solitudine e si dedica alla rappresentazione degli ultimi degli emarginati.

1905 gouache su cartone Bruxelles.

L’opera viene realizzata durante il periodo rosa e raffigura un uomo ed un ragazzo seduti uno vicino all’altro ma tacciono, anzi sembrano incapaci di comunicare altra loro, non incontrandosi neppure con gli sguardi. In questo quadro, Picasso non racconta una storia, ma descrivere una condizione esistenziale: quella della solitudine dell’uomo e della sua difficoltà nel trovare nel proprio simile un sostegno e conforto.

Secondo gli storici dell’arte la semplice realizzazione, nel 1907, del dipinto le signorine d’Avignon segna la nascita del cubismo. Tuttavia, il nome di questo nuovo movimento fu coniato solo l’anno successivo, in occasione del salone d’autunno il critico Louis Vauxcelles riferendosi a Georges Braque e scrive:” Braque maltratta le forme, riduce tutto, luoghi, figure, case, a schemi geometrici, a cubi”. Picasso attraversa varie fasi cubiste. La prima è il cubismo primitivo: l’artista non rompe ancora i contorni dell’oggetto, moltiplica i punti di vista e le immagini sembrano distrutte (es. donna con ventaglio). Vuole distaccarsi dalla bellezza classica per sostituire alla rappresentazione delle apparenze la pura espressione del contenuto. Cubismo analitico: qui Picasso vuole analizzare la realtà e rappresentare l’essenza stessa del visibile. Picasso e Braque sconvolgono il ruolo tradizionale dell’arte, intesa come imitatrice della natura, le loro opere offrono infatti una propria autonoma realtà. Cubismo sintetico: così chiamato per la scelta di giustapporre e sovrapporre parti distinte di una rappresentazione in un’unica sintesi compositiva. Il cubismo può insomma considerarsi come la più completa e radicale rivoluzione artistica dai tempi del Rinascimento. E pone in termini tecnico-scientifici il principio fondamentale dell’arte contemporanea: la coscienza, cioè, della sua dimensione intellettuale.

1907 olio su tela Basilea

Questo quadro segna l’esordio del cubismo. Il soggetto è quello di un gruppo di prostitute all’interno di un bordello. L’artista ha realizzato numerosissimi abbozzi e modifiche ed ha lasciato sconcertati tutti quelli che la videro compresi gli amici di Picasso. Sono presenti cinque nudi di donna, caratterizzati da forme essenziali, composti con line angolose e taglienti. La figura di sinistra sta avanzando scostando con la mano una tenda rossa (simile ad un sipario) che rimanda palesemente all’arte egizia. Le due figure centrali hanno invece un’impronta più classicistica, la posa con le braccia alzate e raccolte dietro richiama un’opera di Michelangelo (prigione morente). Queste due figure centrali presentano gli occhi frontali, ma i nasi di profilo. L’artista non era interessato a rendere il senso dei volumi e quindi non ha adottato alcuna ombreggiatura né chiaroscuri. Stava cercando una via di uscita dalla fase stagnante in cui si trovava l’arte occidentale. L’ultima figura a destra in fondo infrange tutti i canoni della prospettiva tridimensionale: pur essendo ripresa di spalle, mostra il volto allo spettatore. La figura di sinistra ha l’aspetto di una maschera, Picasso infatti si ispira alle maschere ritualistiche di legno che ritiene possedere proprio ciò che l’arte europea sembrava aver smarrito: una grande forza espressiva, ottenuta attraverso un’estrema stilizzazione ed una tecnica semplice ed immediata. Secondo Picasso lo stile di questi oggetti poteva ancora essere da stimolo per continuare quella ricerca di espressione iniziata da Van Gogh Gauguin e Cézanne e riprenderne in modo ancora più determinato gli esperimenti.

Picasso è un’artista eclettico, cioè desideroso di trovare sempre nuovi mezzi espressivi, e negli anni 20 torna al figurativo.

1922 gouache su compensato Parigi museo di Picasso

Rappresenta i corpi femminili modellati potentemente e il loro drappeggio ricorda quella di sculture antiche. Anche il colore smorzato, che richiama i toni tipici dell’affresco, mira ad accentuare l’effetto volumetrico. L’opera esprime il senso di sollievo a seguito della fine della guerra e testimonia la speranza che dalle rovine dell’Europa possa sorgere un nuovo mondo di pace.

Guernica e il suo significato

1937, tempera su tela, Madrid, Reina sofia

Il titolo dell’opera deriva dalla cittadina di Guernica, che il 26 aprile del 1937 fu bombardata casa suolo dall’aviazione nazista, intervenuta a sostegno del dittatore spagnolo Francisco Franco e uccise centinaia di civili, tra cui donne bambini. Picasso aveva accettato l’incarico di realizzare un dipinto murale per il padiglione spagnolo durante la grande esposizione internazionale a Parigi. Quando si diffuse la notizia del bombardamento e, soprattutto, le prime drammatiche foto del massacro l’artista decise di cambiare soggetto dell’opera, così dipinge la Guernica. La tela viene preceduta da un centinaio di studi preparatori, dei quali sono 45 si sono conservati. Si tratta di un manifesto contro tutte le guerre, all’esposizione non riscuote il successo sperato perché è troppo difficile ed intellettualistica. Rimane in America quarant’anni, Picasso, infatti, chiese che il quadro fosse inviato in Spagna solo al ripristino della democrazia. Nel 1981 dopo la morte di Francisco Franco gli eredi del pittore autorizzano il trasferimento dell’opera a Madrid. Leggendo il quadro da sinistra verso destra scorgiamo: una donna disperata con un bambino morto tra le braccia, un toro simbolo della brutalità nazista, un guerriero caduto smembrato che impugna una spada spezzata e un fiore, simbolo di speranza in mezzo alla tragedia che si consuma, un cavallo illuminato da una lampada accesa che, con gli occhi stravolti, nitrisce disperato per la sofferenza, simbolo del popolo spagnolo. Si incontra poi una figura femminile che irrompe da destra tenendo un lume a petroli con il suo lunghissimo abbraccio teso; infine, due donne, una in fuga e l’altra con le braccia alzate al cielo. La tela si concentra sui toni del grigio, del bianco e del nero, appare quasi monocroma. Fa uso della prospettiva nelle figure dei caduti in primo piano, nella finestra e nei piani del fondo. È una sorta di ritorno al cubismo.

Domande da interrogazione

  1. Qual è l'origine e lo sviluppo dell'Impressionismo?
  2. L'Impressionismo è un movimento pittorico nato in Francia tra il 1860 e il 1865 come reazione alla pittura accademica neoclassica, al romanticismo e al realismo. Si sviluppò durante la Belle Époque e fu caratterizzato da un gruppo di artisti che si riunivano al caffè Guerbois, accomunati da una nuova visione dell'arte. La loro prima mostra ufficiale avvenne nel 1874 nello studio del fotografo Felix Nadar.

  3. Quali sono le principali caratteristiche dell'Impressionismo?
  4. Gli impressionisti erano interessati alla luce, alla fotografia e alle stampe giapponesi. Credevano che i colori non fossero proprietà intrinseche degli oggetti, ma che agissero gli uni sugli altri. Volevano rappresentare la realtà come percepita, utilizzando colori puri e pennellate brevi. Abolirono la prospettiva rinascimentale e il disegno preparatorio, concentrandosi su soggetti come feste e scene di vita borghese.

  5. Chi era Eduard Manet e quale fu il suo contributo all'Impressionismo?
  6. Eduard Manet era un pittore che si formò sui maestri del passato e proveniva da una famiglia benestante. Sebbene non si definisse un impressionista, supportò il gruppo moralmente e contribuì con opere che sfidavano le norme accademiche. Era noto per dipingere la vita moderna e la società parigina, e la sua amicizia con gli impressionisti influenzò il suo interesse per la luce e la tecnica della pennellata spezzata.

  7. Quali sono alcune delle opere più significative di Claude Monet?
  8. Claude Monet è noto per opere come "Donne in Giardino", "La colazione sull’erba", "La gazza", "Colazione in giardino" e "Impressione, levar del sole". Queste opere riflettono il suo interesse per la luce e il colore, spesso dipinte all'aria aperta per catturare l'istante e il cambiamento della luce.

  9. Come si differenzia il Postimpressionismo dall'Impressionismo?
  10. Il Postimpressionismo si sviluppò dopo l'ultima mostra impressionista nel 1886. Mentre l'Impressionismo si concentrava sulla luce e sull'istantaneità, il Postimpressionismo esplorava nuove direzioni artistiche, con artisti come Van Gogh e Cézanne che si concentravano su emozioni più profonde, strutture formali e colori intensi.

Domande e risposte