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Concetti Chiave

  • L'ispirazione di Niki de Saint Phalle per il Giardino dei Tarocchi nasce dal Parque Güell di Gaudì e dal giardino di Bomarzo, integrando la tradizione italiana con un tocco personale e moderno.
  • Il lavoro di Antoni Gaudì ha avuto un impatto trasformativo su Niki, ispirandola a creare un "giardino della gioia" dove l'arte e la natura si fondono in un'esperienza spirituale e visiva.
  • Il Giardino dei Tarocchi di Niki de Saint Phalle esprime una poetica barocca, caratterizzata da un barocco pagano e femminile che celebra la bellezza e la gioia attraverso colori vivaci e forme curve.
  • Le costruzioni del Giardino dei Tarocchi uniscono architettura, scultura e pittura, creando un'esperienza multisensoriale dove colore e forma diventano protagonisti assoluti.
  • L'approccio artistico di Niki de Saint Phalle enfatizza la gioia di vivere attraverso un uso innovativo del design e dell'arredamento, trasformando lo spazio in un'opera d'arte totale.

Indice

  1. L'ispirazione di Niki
  2. Il destino di un giardino
  3. L'influenza di Gaudì
  4. Il barocco di Niki
  5. Le forme e la spiritualità
  6. La visione del Seicento
  7. La libertà del barocco
  8. Le costruzioni del giardino
  9. L'arte del decorativismo
  10. La gioia di vivere

L'ispirazione di Niki

Niki de Saint Phalle nel 1987 rilascia un’intervista per la trasmissione “Immagina” di Rai Edu in cui parla dell’ispirazione avuta dal Parque Güell di Antoni Gaudì a Barcellona e dal giardino di Bomarzo, per realizzare il suo Giardino dei Tarocchi vicino a Capalbio: “Era il mio destino: io ho sentito che un giorno avrei fatto un giardino fantastico, un giardino nella tradizione italiana, da quella di Bomarzo a quella di Villa D’Este, ma in questo mio giardino la tradizione sarebbe stata attualizzata. Tante cose mi hanno ispirato: Gaudì, Bomarzo, l’Italia, le immagini senesi e tante altre cose, tutto mi ispira, i colori, la natura. Le Sibille di Siena sono state una grande scoperta per me perché mentre io stavo facendo questo giardino non sapevo che esistessero. Per me fu una scoperta tremenda capire che tutto era legato e che queste carte erano dentro la tradizione di questo paese. Bomarzo m’ha ispirato tante cose: inizialmente ero molto presa dal soggetto, dal suo mistero e ad esso, nel mio progetto dei tarocchi, ho reso omaggio con la carta della Papessa, quella con la bocca aperta da cui scende tutta l’acqua. Le immagini che mi hanno più ispirato in Gaudì sono: l’immagine della gioia, l’immagine di questo colore, tanto vivace, l’immagine di queste forme che sono curve che non sono sempre dritte come siamo invece abituati. Queste carte dei Tarocchi sono veramente come una filosofia, attraverso ogni carta sono rappresentati dei passi dentro la vita: il buono con il cattivo e un cammino spirituale. Queste carte contengono delle forze che sono le loro stesse forze e si deve fare attenzione a queste cose”.

Il destino di un giardino

Con questa intervista apprendiamo che l’idea di costruire un giardino delle meraviglie si fa spazio nei sogni dell’artista fin da quando nel 1953 visita, insieme al marito Harry Matthews, Madrid e Barcellona dove è profondamente colpita dal lavoro di Gaudì, la cui influenza suggerisce molte possibilità mai immaginate prima: “Quel giorno ha cambiato la mia vita. Mi sentivo come l’apostolo Paolo che aveva visto la luce. Era chiaro che anch’io avrei voluto costruire un giardino della gioia; uno spazio fantastico in cui gli esseri umani potevano stare. Liberi e felici. Un giardino magico”.

L'influenza di Gaudì

E’ proprio Gaudì che trasmette a Niki i semi del Barocco: nel Parco Güell, libera, animata combinazione di forme plastico-coloristiche e forme naturali, Niki prova la felicità estatica che deriva dalla compenetrazione con l’arte, un’arte, quella di Gaudì, mediterranea e cattolica, fondamentalmente barocca, così diversa dalla visione nordica, mitteleuropea dello Art Nouveau, quasi vicino ai Fauves e perfino a Matisse, carica però dell’ascetismo tormentato di El Greco, nelle sue forme sfaldate di cera percolata. Niki è folgorata da questa spiritualità che in Gaudì, uomo religioso qual era, è impulso fantastico che gli viene da Dio per cui la sua architettura è intrinsecamente religiosa, ed è religioso lo stile, non solo il contenuto dell’opera e allora la tecnica diviene soltanto un mezzo che spinge l’arte ad esibizioni sempre più audaci per rendere visibile il «miracolo» dell’ispirazione divina.

Il barocco di Niki

Anche nel Giardino dei Tarocchi si esplica una poetica barocca ma quello di Niki è un barocco pagano e femminile che intride la terra di Garavicchio di sogni e la carica di epos, anche qui l’arte si fa atto di devozione, di fede, fiducia nei confronti della bellezza della vita fino a divenire gioia pura e quindi colore, perché un’arte così è architettura di pura immagine e pura solarità ispirata ai maestri del cromatismo, da Matisse a Picasso, da Kandinskij a Klee. Per questa via Niki, come Gaudì, è arrivata a fare un’architettura pienamente visiva, la cui vera struttura è la struttura dell’immagine; poiché la materia dell’immagine è il colore, è colore anche la materia della sua costruzione, soltanto colore; il resto, cemento o rete metallica o acciaio che sia, è soltanto la materia del supporto.

Le forme e la spiritualità

Nelle sue Nanas, come nei suoi Arcani, non sono le forme che si adattano ad un contenuto dato, ma le forme stesse nel loro dilatarsi diventano contenuto intrinseco, costruttività dell’immagine ed esplicitazione visiva della spiritualità dell’artista. Come confessa l’artista stessa: “Amo le curve e il movimento delle onde. Il mondo è rotondo come un seno. Odio il rettangolo, mi mette paura. L’angolo retto intende uccidere, l’angolo retto è un assassino’’ e così le forme delle sue sculture invadono lo spazio, si allargano come una colata di materia incandescente.

La visione del Seicento

E’ esattamente nell’arte del Seicento che emerge una nuova visione del cosmo e la stessa forza dinamica che dilata le sfere celesti si trasmette alla forma, che rompe la sua staticità e si fa mutevole, cangiante, ricurva in un gioco di variazioni che inganna la vista dello spettatore e suscita meraviglia: le piazze si allungano in ellissi, ed ecco il disegno di piazza San Pietro e la ristrutturazione di piazza Navona; le piante delle chiese tendono a forme complesse ed ecco San Carlo alle quattro fontane e la chiesa di Sant’Ivo alla Sapienza progettate da Francesco Borromini, la prima con pianta ad ellissi, la seconda con una pianta mistilinea dove si alternano forme concave e convesse mentre la cupola, a forma di conchiglia infuocata, rivela una realtà profonda del mondo naturale: in ogni sua forma esso è attraversato da un movimento continuo e continuamente muta, assumendo così aspetti sempre diversi e mai definitivi.

La libertà del barocco

Il Barocco di Niki, per dirla con Bruno Zevi, è “liberazione spaziale, liberazione mentale dalle regole dei trattatisti, dalle convenzioni, dalla geometria elementare e dalla staticità, è liberazione dalla simmetria e dall'antitesi tra spazio interno e spazio esterno” e libertà, disordine e soggettività vivono nel giardino che diviene l’occasione per sperimentare la possibilità della somma delle arti: di nuovo una cifra esplicita del Barocco che riconvoca nella forma del baldinucciano “bel composto” per cui l’agire dell’artista si pone sotto il segno della fusione delle arti e della continua metamorfosi dei reciproci campi d’azione.

Le costruzioni del giardino

Le costruzioni del Giardino dei Tarocchi sono architetture perché ne hanno le dimensioni: sono percorribili, abitabili, tangibili, ma sono anche sculture a tutto tondo da godere da tutte le angolazioni ma sono anche pitture dagli scintillanti colori e poi sono artigianato, cesello, ceramica e anche design. Come dichiarava Harry Mathews, “Niki rimase, per tutta la sua carriera artistica, fedele alla visione che linea e colore, spazio e massa siano uniti in maniera ossessiva e ostinata”. Nell’Imperatrice – Sfinge, enorme, opulenta, certo la migliore incarnazione della "curva" adottata da Niki de Saint-Phalle fin dagli anni Sessanta nelle sue "Nanas", si raggiunge una ricchezza sconfinata di dettagli della superficie: lucide ceramiche reinterpretano mitologiche figure femminili- la Venere di Milo, quella di Botticelli, la Diana efesina, le stesse Nanas dell’artista - e poi scaglie colorate, fiori, cuori, stelle: avvicinandosi a questa imponente architettura, con i suoi colori fluo e i suoi oblò al posto delle finestre, sorprendentemente, sembra di salire a bordo dello “Yellow Submarine” dei Beatles.

L'arte del decorativismo

Esplicativo del decorativismo estremo che l’artista è stata capace di attuare è un episodio che ci racconta Marella Carracciolo Chia: “Niki decise di rivestire la sua Imperatrice simile ad una sfinge con ceramiche di color rosa ad eccezione della testa. Una volta “saccheggiò” i cassetti delle donne di e attorno a Garavicchio: stava cercando delle vecchie stoffe di lino e dei pizzetti. Queste stoffe furono poi pressate sulla parte morbida non ancora cotta delle piastrelle, affinché i rispettivi disegni lasciassero la loro impronta”.

La gioia di vivere

Oltre che del decoro, del colore e del pittoricismo, la grande costruzione si fa simbolo di design e svela il gusto dell’artista per l’arredamento: proprio all’interno di questa creatura dal ventre accogliente Niki sceglie di vivere per anni, attendendo pazientemente che tutte le sue sculture prendano vita e così qui crea il suo originalissimo appartamento/atelier, luogo di incontro per tutti coloro che lavorano e contribuiscono alla realizzazione del progetto. La stanza da letto è in un seno, la cucina nell'altro e lo spazio centrale è arredato come soggiorno-studio, un grande ambiente dove sono state collocate altre “carte” dei tarocchi: il Giudizio, La Stella e il Carro, riflesse dalle migliaia di frammenti di specchi veneziani che rivestono le pareti interne ed ogni altro oggetto, compresi gli elettrodomestici della cucina. Il tavolo specchiante e le sedie, il divano e le poltrone a forma di serpente sono dei veri e propri oggetti di design così come il lampadario, assemblato da Jan Taguely con lampadine colorate, ferraglia e teschio di animale.

Il tema che Niki si propone è quello della gioia di vivere, lo svolgimento riflette l’assunto spirituale dell’artista indipendentemente dalle finalità della costruzione. Le forme della creazione sono infinitamente varie, poiché, come affermava Gaudì “ogni freno imposto alla fantasia è un limite”. L’album dei Beatles: Yellow Submarine, insieme al film di animazione, appaiono in 1968, solo tre anni dopo la prima Nana, esposta all’ Alexander Lolas Gallery in Paris alla varietà delle forme” e poiché la tecnica è al servizio della fantasia e la fantasia non ha limiti, i problemi tecnici che Niki deve affrontare sono più difficili di quelli inerenti ad una tecnica al servizio della ragione ma è cocente in lei il bisogno di mostrare che una donna può lavorare a un’opera così monumentale.

Dietro la libertà incondizionata dell’invenzione formale c’è, ma non si vede, un complicato apparato tecnico: Ars est celare artem: ecco una ulteriore prova che la poetica di Niki è ancora fondamentalmente barocca. Simile a quella di un Borromini o, meglio, di un Guarini, l’artista fa, giocando, ciò che altri fanno con tanta fatica e le sue costruzioni sembrano volteggiare nell’aria morbide come la gommapiuma o i gonfiabili dei bambini.

Domande da interrogazione

  1. Qual è stata l'ispirazione principale dietro la creazione del Giardino dei Tarocchi?
  2. Niki de Saint Phalle è stata ispirata dal Parque Güell di Antoni Gaudì a Barcellona e dal giardino di Bomarzo, oltre che dalla tradizione italiana, per creare il suo Giardino dei Tarocchi vicino a Capalbio.

  3. Come ha influenzato Antoni Gaudì il lavoro di Niki de Saint Phalle?
  4. La visita al lavoro di Gaudì ha avuto un impatto profondo su Niki, ispirandola a creare un giardino della gioia, uno spazio fantastico dove gli esseri umani potessero sentirsi liberi e felici.

  5. In che modo il Barocco si riflette nel Giardino dei Tarocchi?
  6. Il Giardino dei Tarocchi di Niki de Saint Phalle esprime una poetica barocca, caratterizzata da un barocco pagano e femminile che celebra la bellezza della vita attraverso l'uso del colore e delle forme curve.

  7. Qual è il ruolo delle forme nel Giardino dei Tarocchi?
  8. Le forme nel Giardino dei Tarocchi non si adattano a un contenuto dato, ma diventano esse stesse il contenuto, esprimendo la spiritualità dell'artista attraverso la loro espansione e movimento.

  9. Qual è il tema centrale del Giardino dei Tarocchi secondo Niki de Saint Phalle?
  10. Il tema centrale del Giardino dei Tarocchi è la gioia di vivere, riflettendo l'assunto spirituale dell'artista e la sua convinzione che la fantasia non debba avere limiti.

Domande e risposte