Concetti Chiave
- Giuseppe Capogrossi, inizialmente pittore figurativo, si è evoluto verso l'arte non figurativa nel dopoguerra.
- Negli anni '50, ha sviluppato uno stile unico con la "forma a forchetta", un modulo ripetuto nelle sue opere.
- L'ispirazione per la sua forma distintiva è venuta osservando i disegni dei bambini ciechi.
- Le sue opere esplorano il rapporto tra segno e spazio attraverso variazioni infinite e un senso ritmico.
- In "Superficie 154", utilizza una base monocromatica con tocchi di rosso e arancione per catturare l'attenzione.
L'evoluzione artistica di Capogrossi
Esponente dell'Informale segnico, Giuseppe Capogrossi nacque in realtà come pittore figurativo nelle file della Scuola romana; nel secondo dopoguerra, a partire dal 1949, imboccò però la strada di una pittura non figurativa. Risale ai primi anni cinquanta la messa a punto da parte dell'artista di uno stile peculiare e inconfondibile, legato all'invenzione di una sigla che comparirà in tutta la sua produzione a venire: si tratta della cosiddetta "forma a forchetta", impiegata come tassello modulare all'interno di composizioni nelle quali essa viene riprodotta in sequenza, in varie posizioni e dimensioni. Il risultato è una gabbia di segni simili ma che, combinati fra loro in modi diversi, forniscono composizioni ogni volta differenti.
L'ispirazione e la serie Superfici
Lo spunto per la scelta di questa forma ripetibile venne all'artista romano grazie alla vista di un istituto per ciechi: osservando i disegni dei bambini non vedenti, l'artista si accorse che tutti tendevano a tracciare sulla carta figure sempre uguali a se stesse. Partendo dunque da segni elementari, abbinati secondo schemi sempre mutevoli, Capogrossi diede vita a infinite variazioni sul tema, finalizzate a indagare il rapporto fra il segno e lo spazio e a sviluppare il senso ritmico dell'immagine. Da questa forma prese origine la serie Superfici: in Superficie 154, su una base costituita da un tessuto di minuscole "forchette", si ritagliano motivi identici ma ingigantiti. La scelta cromatica basata sull'impiego di due solo colori (il bianco e il nero), che caratterizza le opere dell'intero ciclo, è in questo caso spezzata dall'inserto di piccole tracce rosse e arancioni che, facendo in vari punti il consueto motivo decorativo, interrompono il ritmo dell'insieme catalizzando l'attenzione dell'osservatore.
Domande da interrogazione
- Qual è stata l'evoluzione artistica di Giuseppe Capogrossi?
- Qual è l'origine della "forma a forchetta" di Capogrossi?
- Come viene utilizzato il colore nella serie Superfici di Capogrossi?
Giuseppe Capogrossi è passato da pittore figurativo della Scuola romana a esponente dell'Informale segnico, adottando uno stile non figurativo dal 1949.
La "forma a forchetta" è stata ispirata dai disegni dei bambini non vedenti e sviluppata nei primi anni cinquanta, diventando un elemento modulare nelle sue composizioni.
Nella serie Superfici, Capogrossi utilizza principalmente il bianco e il nero, con l'aggiunta di tracce rosse e arancioni per interrompere il ritmo e attirare l'attenzione.