lottex
Ominide
15 min. di lettura
Vota

Concetti Chiave

  • Umberto Boccioni, nato a Reggio Calabria nel 1882, è un esponente chiave del Futurismo, movimento artistico che abbraccia la modernità e la tecnologia.
  • Le opere di Boccioni, come "La città che sale" e "La strada che entra nella casa", esprimono il dinamismo e la simultaneità del mondo moderno attraverso l'uso di colori vivaci e forme in movimento.
  • "Forme uniche della continuità nello spazio" è una delle sculture più celebri di Boccioni, che incorpora principi del movimento futurista e del cubismo, esplorando il rapporto tra figura e spazio circostante.
  • Il lavoro di Boccioni riflette l'influenza del Divisionismo e del Cubismo Orfico, evolvendo verso una rappresentazione del movimento interiore ed esteriore.
  • Giacomo Balla, più anziano di Boccioni, contribuisce al Futurismo con opere come "Lampada ad arco", mantenendo un approccio più autonomo e meno influenzato dal Cubismo rispetto ai suoi contemporanei.

Indice

  1. Le origini e la formazione di Boccioni
  2. L'influenza del Cubismo e il Manifesto
  3. La città che sale: un'opera iconica
  4. La strada che entra nella casa
  5. Gli Stati d'animo e il dinamismo
  6. La scultura futurista e Forme uniche
  7. L'influenza della fotografia e il movimento
  8. Giacomo Balla e il suo contributo
  9. L'opera Lampada ad arco

Le origini e la formazione di Boccioni

Tra gli esponenti di spicco del Futurismo troviamo Umberto Boccioni. Questo artista nasce nel 1882 a Reggio Calabria ma le sue origini sono romagnole, nei suoi primi anni si sposta frequentemente a causa del lavoro del padre che è impiegato in un ufficio pubblico.

Dopo il Diploma tecnico, si trasferisce a Roma dove frequenta lo studio di un grafico pubblicitario. Qui conosce Severini e Balla (il secondo lo avvicina al Divisionismo) e si sicrive alla Libera accademia del Nudo. In seguito decide di iscriversi al'Accademia di Belle Arti di Venezia che però abbandonerà per trasferisi a Milano nel 1906 dove conosce Marinetti e altri futuristi.

L'influenza del Cubismo e il Manifesto

Il suo esordio artistico risente ancora dell'influenza divisionista mentre le opere successive rispecchieranno i canoni del futurismo. Molto importante sarà il viaggio a Parigi con altri artisti futuriti che avviene nel 1911 e dove potrà vedere le opere dell'ultimo Cubismo (mostra alla Section d'Or sul Cubismo Orfico) e così può vedere dal vivo la scomposizione dello spazio, la resa della simultaneità e l'uso emotivo e acceso dei colori. Nel 1912 scrive il Manifesto della scultura futurista.

Boccioni muore a soli 33 anni all'Ospedale militare di Verona per i postumi di una caduta da cavallo avuta durante un'esercitazione militare dopo che si era arruolato come volontario (il cavallo è molto rappresentato dal pittore).

La città che sale: un'opera iconica

Una delle opere più note è "La città che sale" (1910), la prima prettamente futurista.

E' una tela molto grande (larga circa tre metri) che mette a tema il mito della tecnologia e della modernità. Infatti rappresenta un cantiere alle porte di Milano, al cui centro c'è la figura rossiccia di un cavallo che trascina un peso e viene incitato dagli operai. Davanti alla testa di questo un altro cavallo di colore bianco che viene invece frenato e, dietro, si intravede il capo di un altro cavallo fulvo. Sullo sfondo i camini delle fabbriche e le geometrie delle impalcature delle costruzioni ricordano le quinte di un teatro, al cui centro si vedono il gioco di forze e il dinamismo rese dai cavalli. Si osserva un turbine cromatico intenso e violento (il rosso) dipinto con pennellate frammentate, spezzate e a spirale che contribuiscono a creare una sensazione di movimento travolgente (le linee spaziali sembrano fondersi e confondersi compenetrando spazio interno, figura ed esterno, tecnica che verrà perfezionata nell'opera successiva "La città che entra nella casa").

In quegli anni a Milano viene costruita una centrale elettrica, episodio che probabilmente ispira l'artista, così come i numerosi edifici in costruzione in zone periferiche che cambiano radicalmente il volto della città.

La strada che entra nella casa

Un'altra opera di Boccioni esemplificativa del Futurismo è sicuramente "La strada che entra nella casa" di un anno successiva a "La città che sale".

Nella composizione spicca una donna (pare che abbia posato la madre dal balcone di casa) vista di spalle come una sagoma di colore azzurro mentre si sporge venendo avvolta, inglobata dalla vita frenetica della città. Infatti la città sembra entrare in casa e viceversa. Come scrive il pittore stesso, la sensazione che vuole essere trasmessa è quella di quando si spalanca una finestra sulla città in fermento.

In basso a sinistra notiamo il ricciolo di ferro battuto verde della ringhiera, a ricordare il balcone, come capitava nei "rebus" delle "parole in libertà" a rappresentare e a far decifrare gli oggetti-contenuti. Tutto intorno alla donna vediamo un'esplosione di "progresso in movimento": gli edifici e i cantieri al posto dei prati si inseriscono dentro una spirale che vede nel suo interno il cantiere con i suoi operai. La tavolozza cromatica è accesa e potente emotivamente. Le verticali seguono il movimento spiraliforme e diventano oblique.

E' molto evidente l'influenza del Cubismo Orfico usata dai futuristi proprio per ottenere sia l'effetto di compenetrazione degli spazi (in quest'opera molto presente e suggerito già dal suo titolo) che la simultaneità dei punti di vista che contribuisce a rendere l'idea di dinamismo e velocità.

Gli Stati d'animo e il dinamismo

Boccioni raffigura anche alcune opere molto toccanti, come gli "Stati d'animo", due trittici eseguiti in due versioni; la prima è del 1910 ed è più influenzata dal Divisionismo, mentre la seconda, che risale al 1912, è successiva al suo soggiorno a Parigi ed è quindi futurista ma anche influenzata dal Cubismo.

Qui l'artista racconta visivamente quello che si prova quando viene a mancare una persona cara. In questo caso, notiamo la simultanea rappresentazione di due livelli: i sentimenti di chi si allontana ma anche di chi rimane e sopravvive alla separazione.

Gli "Addii" fanno parte della seconda serie degli "Stati d'animo" e rappresenta la partenza. Anche in quest'opera, come in un "rebus cifrato", la locomotiva si riconosce da elementi sparsi: il fumo che esce dalla ciminiera, la parte anteriore di ferro (che ne riporta il numero, chiaro riferimento al collage cubista di Braque), il fuoco acceso nella sala macchine. Una coppia abbracciata ritorna in diverse porzioni di quadro riempiendo lo spazio del senso di dispiacere per la loro separazione.

L'insieme è caotico, a simboleggiare il disordine emotivo del momento. Le onde e la spirale simboleggiano il flusso emotivo che travolge come in un vortice le persone che si salutano prese da stati d'animo di disorientamento e tristezza. Il treno sembra correre e trascinare gli elementi con sè. La tavolozza cromatica è abbastanza scura con inserimenti a contrasto di colori più accesi (il rosso e il giallo).

Qui si può dire che l'artista raffiguri anche il movimento interiore dei protagonisti. Secondo alcuni critici quest'opera ricorda il concetto di "spirito vitale" di Bergson, traducendo in immagine lo slancio, l'energia dentro all'uomo e simile ad un fuoco di artificio.

La scultura futurista e Forme uniche

Boccioni è stato un artista a tutto tondo e, dal 1912, si misura anche con la tridimensionalità della scultura. Nel "Manifesto tecnico della scultura futurista" pubblicato in quell'anno ne definirà i principi ispiratori, riassumibili nell'aprire la scultura includendo in questa anche lo spazio circostante, dando luogo così ad un "insieme scultoreo" (che nel Manifesto viene da lui chiamata "scultura d'ambiente") che non ha più la finalità di riprodurre la realtà. Anche il tipo di materiali indicato è meno vicino alla tradizione, ricercando materiali diversi dai classici marmo e bronzo.

La prima opera è in gesso e rappresenta la testa della madre e si intitola "Antigrazioso", scomposta come nell'opera "Materia" e resa, già dal titolo, con caratteristiche opposte (un titolo maschile per il ritratto femminile e materno).

Nel 1913 realizza forse l'opera più famosa, "Forme uniche della continuità nello spazio". Qui l'artista rappresenta una figura umana mentre cammina avanzando con passo marziale nell'ambiente.

Per rendere il movimento l'opera viene modellata usando la linea curva attraverso l'alternanza di spazi concavi e convessi che, sulla superficie lucida, contribuiscono a creare luci e ombre che ne rendono l'aerodinamicità e il movimento. Le masse muscolari sono scomposte a reppresentare la sequenza simultanea di movimenti che avvengono in frazioni di tempo differenti. In questo senso lo stile riprende la filosofia di Bergson che mette in evidenza non tanto il tempo lineare e sequenziale ma quello soggettivo della coscienza.

L'insieme dà l'idea, che nell'incedere del movimento, si smuova anche l'aria attorno. La scomposizione e l'innovazione spaziale prosegue anche alla base, dove manca il basamento sottostante ma sono presenti invece due supporti separati (uno per ciascuna gamba). Sembra, infatti, per molti versi, la traduzione in scultura dei principi applicati in pittura e, in particolare, nell'opera "Materia", in cui esterno ed interno, sfondo e figura si fondono; anche l'uso della luce, così curato nelle opere pittoriche, si ritrova qui nel gioco di forme e volumi che si crea sulla superficie lucida.

Il materiale con cui la realizza è il bronzo e l'opera sembra reinterpretare l'iconografia della Nike di Samotracia e "L'uomo senza braccia" di Rodin (tanto che alcuni critici ritengono che l'opera sia ancora molto tradizionale rispetto a ciò che viene dichiarato nel Manifesto). La Nike è un'opera ellenista del II secolo A.C. (esposta alla seconda metà dell'Ottocento al Louvre di Parigi) che può essere considerata uno dei primi tentativi di coniugare il movimento con la staticità del mezzo espressivo scultoreo.

L'artista però riconoscerà come ispirazione solo l'opera dello scultore Medardo Rosso per il compenetrarsi del piano della figura con lo sfondo, l'interno e l'esterno e l'intendo di "smaterializzare il bronzo o la cera"; questo anche lasciando le opere incomplete (qui Boccioni omette le braccia, privilegiando il movimento dato dalle gambe), lasciando che sia lo sguardo dell'osservatore ad immaginare il resto.

L'influenza della fotografia e il movimento

Boccioni ha probabilmente anche ripreso gli studi fotografici sul movimento di Maybridge e Marey che hanno influenzato i pittori futuristi e che li hanno portati ad identificare quelle che chiamano le "linee andamentali" derivate dai tracciati dei percorsi aerei degli uccelli e del loro sbattere le ali nel volo, così da identificare quelle linee di forza applicate poi nell'arte futurista. Anche in quest'opera Boccioni usa linee di forza spiraleggianti, con inserimenti di alcune linee verticali. Sulla ripresa di studi dalla fotografia, l'esponente che li ha applicati maggiormente è Giacomo Balla che, oltre che pittore, è anche un appassionato di fotografia (vedi il suo "Dinamismo di un cane al guinzaglio").

Infine (non per importanza), anche quest'opera esalta un aspetto meccanico, connesso alla velocità e al progresso tecnologico. Per i futuristi, come si diceva nella parte introduttiva, si tratta di un paragone positivo, mentre sappiamo che il rapporto uomo-macchina (oggi anche declinato in uomo e nuove tecnologie-robot) è più complesso e caratterizzato anche da ombre e lati negativi. Aspetti critici e pessimistici messi in risalto da artisti come i Dadaisti (vedi l'opera "Nudo che scende le scale" di Duchamp) oltre che da opere letterarie (il Frankestein di Shelley) e in opere cinematografiche come il film di Chaplin "Tempi moderni".

Giacomo Balla e il suo contributo

Giacomo Balla è l'esponente più anziano del Futurismo e nasce a Torino nel 1871 da una famiglia di umili origini. La sua passione per l'arte emerge precocemente e in forma diversa: studia violino e viene introdotto nel mondo della fotografia grazie al padre. Padre che muore precocemente nel 1879.

Si forma all'Accademia di Belle Arti Albertina di Torino e poi lavora in uno studio di litografia e di un fotografo, fino a quando si trasferisce con la madre a Roma dallo zio da parte paterna. Nel 1910 si avvcina al Futurismo e ne firmerà il Manifesto. E' da notare che nel 1913 per un periodo sarà a Milano e sarà accolto nella casa della famiglia Boccioni, anche se vivrà sempre a Roma, rimanendo lontano dal gruppo milanese. Infatti, non andrà a Parigi con Boccioni e Severini (l'influenza del Cubismo nelle sue opere sarà minore) e non si arruolerà come volontario in guerra, mantenedosi più autonomo rispetto alle scelte degli altri futuristi.

Partecipa anche al film "Vita futurista" (e firma il Manifesto della cinematografia futurista).

Muore a Roma nel 1958 circondato dalle figlie a cui dà nomi "futuristi": Luce ed Elica.

Anche lui (come Boccioni) è stato prima divisionista e sarà proprio lui ad insegnare questa tecnica a Boccioni.

L'opera Lampada ad arco

"Lampada ad arco" (1910-11) è una delle sue opere che mantiene ancora uno stile divisonista. Qui una lampada si fonde con la luna, sostituendo con la tecnica e il progresso l'elemento naturale (Marinetti nel 1909 aveva scritto un testo dal titolo "Uccidiamo il chiaro di luna")

Domande da interrogazione

  1. Chi era Umberto Boccioni e quale fu il suo contributo al Futurismo?
  2. Umberto Boccioni era un artista di spicco del Futurismo, nato a Reggio Calabria nel 1882. Contribuì significativamente al movimento con opere che riflettevano i canoni futuristi, come "La città che sale" e "Forme uniche della continuità nello spazio". Scrisse anche il "Manifesto della scultura futurista" nel 1912.

  3. Quali influenze artistiche ha subito Boccioni durante la sua carriera?
  4. Boccioni fu inizialmente influenzato dal Divisionismo, grazie a Giacomo Balla, e successivamente dal Cubismo, che conobbe durante un viaggio a Parigi nel 1911. Queste influenze si riflettono nelle sue opere futuriste, che combinano la scomposizione dello spazio e l'uso emotivo dei colori.

  5. Qual è il significato dell'opera "La città che sale"?
  6. "La città che sale" è un'opera che rappresenta il mito della tecnologia e della modernità, raffigurando un cantiere alle porte di Milano. L'opera esprime dinamismo e movimento attraverso l'uso di colori intensi e pennellate frammentate, simbolizzando il progresso e la trasformazione urbana.

  7. In che modo Boccioni ha innovato la scultura futurista?
  8. Boccioni innovò la scultura futurista includendo lo spazio circostante nelle sue opere, creando un "insieme scultoreo" che non riproduceva la realtà ma esplorava la tridimensionalità e il movimento. Utilizzò materiali diversi dai tradizionali e si ispirò al concetto di "spirito vitale" di Bergson.

  9. Qual è il rapporto tra Boccioni e Giacomo Balla nel contesto del Futurismo?
  10. Giacomo Balla fu un'influenza importante per Boccioni, introducendolo al Divisionismo. Sebbene Balla fosse più anziano e mantenesse una certa autonomia rispetto al gruppo milanese, entrambi contribuirono al Futurismo, con Balla che firmò il Manifesto futurista e insegnò tecniche artistiche a Boccioni.

Domande e risposte