30042011
Genius
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Concetti Chiave

  • Le icone di Cristo, come la Veronica e il Mandylion, erano considerate acheropite, impresse miracolosamente da Gesù stesso.
  • Nonostante la perdita delle icone originali, furono create molte copie che mantennero la loro autenticità nel tempo.
  • La tavola del Pantocratore del 6° secolo del Monastero di Santa Caterina del Sinai rappresenta Cristo con l'intenzione di esprimere sia la sua natura umana che divina.
  • L'immagine di Cristo bizantino si ispirava a quella di Zeus/Giove, con capelli lunghi e barba, per rappresentare autorità e benevolenza.
  • Dal 585, l'immagine di Cristo sostituì quella imperiale sulle monete di Giustiniano, riflettendo l'importanza della tradizione iconografica.

Indice

  1. Le icone acheropite di Cristo
  2. Il Pantocratore e la doppia natura
  3. Cristo bizantino e tradizione iconografica

Le icone acheropite di Cristo

Le più note icone di Cristo, la Veronica e il Mandylion erano credute acheropite, ovvero impresse miracolosamente dallo stesso Gesù. Entrambe sono andate perdute, ma diedero origine a un’infinità di copie, in quanto le icone potevano essere costantemente riprodotte senza perdere autenticità. Nelle icone più antiche l’immagine di Cristo dipende da queste e altre immagini acheropite che erano considerate quindi veri ritratti di Gesù.

Il Pantocratore e la doppia natura

Nella tavola del 6°secolo raffigurante il Pantocratore conservata anch'essa nel Monastero di Santa Caterina del Sinai, un capolavoro della tecnica dell’encausto, l’immagine di Gesù ha chiaramente intenti ritrattistici: il pittore voleva esprimere il carattere umano e nello stesso tempo la divinità di Cristo,alludendo così alla sua doppia natura, prima che la crisi iconoclastica mettesse in discussione proprio la possibilità di esprimerla in pittura.

Cristo bizantino e tradizione iconografica

Questa tipologia di immagine di Gesù ha dato l’impronta generale al tipo di Cristo bizantino: la ritroviamo anche in una moneta di Giustiniano del II secolo, che a partire dal 585 sostituì nelle monete il ritratto imperiale con il volto di Cristo. Questa tradizione iconografica è ispirata a quella di Zeus/Giove nella frangia, nei capelli lunghi e nella barba, una scelta figurativa ancora classicista per rappresentare l’autorevolezza, la sovranità universale e la benevolenza del figlio di Dio.

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