Concetti Chiave
- Le cittadelle micenee, diversamente da quelle minoiche, erano fortificate e situate su alture, con impressionanti mura ciclopiche costruite senza calce.
- Le mura di Tirinto, con uno spessore di 11 metri, sono più spesse di quelle di Micene e includono la famosa Porta dei Leoni, considerata opera dei mitici Ciclopi.
- Il palazzo miceneo era il centro politico e ideologico, dove il wanax risiedeva e da cui governava, con una struttura organizzata attorno al mégaron.
- I palazzi micenei erano decorati con vivaci affreschi e fungevano da centri amministrativi e archivi, come dimostrato dalle tavolette in Lineare B rinvenute a Pilo.
- Le cittadelle dominavano un vasto territorio circostante, con insediamenti minori dedicati alle attività produttive, agricole e manifatturiere.
Indice
Il cuore delle cittadelle micenee
Proprio come nella civiltà minoica di Creta, anche nel mondo miceneo il palazzo del sovrano era il fulcro della vita politica, economica e religiosa. Ma, diversamente da quelli minoici, gli insediamenti micenei erano costruiti come cittadelle fortificate, collocate su un’altura - l’acropoli o “città alta” - che le isolava dal territorio circostante. I resti più impressionanti delle antiche Micene e Tirinto sono oggi rappresentati dalle loro imponenti e robuste mura in opera poligonale, cioè costruite con grandi blocchi di pietra sagomati e giustapposti a incastro, senza l’uso di calce.
A Tirinto , le mura raggiungono uno spessore di ben 11 metri, contro i 6 metri di Micene. Proprio i tratti ancora visibili di queste mura, tanto poderose da emergere dagli strati di terra che si erano depositati sulla città, e in particolare l’ingresso monumentale alla rocca di Micene, la Porta dei Leoni, segnalarono a Schliemann il luogo dove scavare per portare alla luce l’antica città. Le pietre che formavano queste fortificazioni erano, secondo lo scrittore e viaggiatore greco Pausania (II secolo d.C.), «talmente massicce che la più piccola tra loro non sarebbe stata spostata nemmeno da un paio di muli» e le si riteneva, pertanto, opera del mitico popolo dei Ciclopi, esseri dotati di una forza straordinaria. Agli occhi di Pausania, che visitò e descrisse questo e numerosi altri luoghi della Grecia in piena età imperiale romana, Micene e Tirinto si presentavano già come rovine abbandonate. Di entrambe le città rimaneva solo la poderosa cinta muraria e, nel caso di Micene, un’impressionante porta monumentale «sopra la quale sono scolpiti dei leoni». La celebre decorazione a rilievo nel triangolo di scarico di questa porta, infatti, raffigura due leoni disposti ai lati di una colonna rastremata verso il basso, all’uso cretese . A completare questi fortilizi era, oltre la cinta muraria e gli accessi monumentali, un complesso sistema di torri di vedetta, passaggi sotterranei, scalinate e ingressi segreti.
Il ruolo centrale del palazzo
Il palazzo costituiva il fulcro topografico della cittadella, ma anche il centro ideologico e politico della sua organizzazione sociale: vi risiedeva il signore (wanax nelle tavolette in Lineare B, corrispondente al greco classico max) e a esso facevano riferimento i capi militari, quelli religiosi e i funzionari dell’amministrazione. I membri della comunità traevano le proprie risorse dall’estesa campagna circostante, che apparteneva al sovrano e il cui sfruttamento veniva concesso, in appezzamenti accuratamente ripartiti, a dignitari e mem-bri della corte. Il borgo fortificato dominava infatti un vasto territorio, punteggiato di insediamenti minori ai quali erano demandate le diverse attività produttive, agricole e manifatturiere. Contrariamente al palazzo cretese, quello miceneo non era organizzato intorno a un’ariosa corte centrale, ma attorno alla sala del trono, cui si accedeva attraverso un ingresso monumentale una sequenza di vestiboli; a partire dalla sala del trono erano disposti gli ambienti residenziali e di servizio . Questo spazio centrale, dal quale s’irradiava l’intera vita del palazzo, è chiamato mégaron nei poemi omerici: lì si svolgevano gli incontri solenni, lì aveva luogo il banchetto e lì si ritrovava la famiglia del sovrano. Nel palazzo di Alcinoo, il re dei Feaci presso cui Odisseo (Ulisse) giunge naufrago e supplice, il mégaron ospita il trono del re e, accanto a esso, il focolare vicino al quale siede la regina.
La struttura del palazzo di Tirinto
La posizione in pianta, nel cuore della residenza regale, di una stanza evidentemente adibita a scopi cerimoniali è meglio riconoscibile nelle rovine del Palazzo di Tirinto. Anche qui, le mura ciclopiche circondano una vasta area, chiaramente ripartita in un piano più basso e una zona più elevata, rafforzata da una seconda cinta muraria interna e occupata quasi interamente dal palazzo. L’edificio consisteva di numerose stanze distribuite secondo un percorso monumentale: una sequenza di passaggi - grandi e piccoli propilei - immetteva in due cortili, il secondo e più interno dei quali era dotato di un altare; da quest’ultimo, attraverso due vestiboli, era possibile raggiungere il mégaron, il cuore del palazzo.
Decorazioni e funzione amministrativa
Che i palazzi delle cittadelle micenee dovessero, proprio come i palazzi di Creta, essere decorati da vivaci affreschi a tema religioso, sportivo, campestre, è evidente dai resti rinvenuti in una delle colmate di una rampa del Palazzo di Tirinto.
Oltre che abitazione del re, come abbiamo detto, il palazzo era anche la sede dell’amministrazione del regno e, come tale, fungeva da archivio per i documenti riguardanti la città fortificata, il territorio e le attività produttive e commerciali che vi avevano luogo. Un archivio di questo tipo, con circa un migliaio di tavolette iscritte in Lineare B, è stato rinvenuto nel Palazzo di Pilo, città sulla costa occidentale del Peloponneso anch’essa legata alla saga di Troia (è la patria dell’eroe greco Nestore, che ha un ruolo importante in Omero).
Si trattava per lo più di testi di carattere amministrativo, legati alla gestione del palazzo e alle attività commerciali che vi avevano luogo.
Domande da interrogazione
- Qual era il ruolo del palazzo nel mondo miceneo?
- Come erano costruite le cittadelle micenee e quali sono le loro caratteristiche distintive?
- Qual è l'importanza della Porta dei Leoni a Micene?
- Qual era la funzione del mégaron nei palazzi micenei?
- Quali documenti sono stati trovati nei palazzi micenei e cosa rivelano?
Nel mondo miceneo, il palazzo era il fulcro della vita politica, economica e religiosa, fungendo da residenza del sovrano e centro amministrativo del regno.
Le cittadelle micenee erano fortificate e costruite su alture, con mura imponenti in opera poligonale, come quelle di Micene e Tirinto, caratterizzate da grandi blocchi di pietra incastrati senza calce.
La Porta dei Leoni è un ingresso monumentale che ha guidato gli scavi di Schliemann e presenta una decorazione a rilievo con leoni, simbolo della potenza micenea.
Il mégaron era il cuore del palazzo, uno spazio centrale per incontri solenni, banchetti e cerimonie, attorno al quale si irradiava la vita del palazzo.
Nei palazzi micenei sono stati trovati archivi con tavolette in Lineare B, principalmente testi amministrativi che rivelano la gestione del palazzo e le attività commerciali.