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Sintesi

Successione di Augusto e principato di Tiberio – Spiegazione


Quando Augusto morì nel 14 d.C., egli indicò come suo successore il figliastro Tiberio, ponendo anche fine alla "formalità giuridica" per la quale si era fregiato di aver restaurato un regime repubblicano: se fosse davvero stato così, alla sua morte il potere sarebbe dovuto ritornare nelle mani del senato e delle magistrature, dei quali però era evidente la diminuzione del prestigio col passare del tempo.
Quindi la successione di accettata senza particolari impedimenti, e ciò presupponeva il ritorno dell'ereditarietà delle cariche anche per gli anni successivi, in forte contrasto con l'elezione delle magistrature che avveniva con la repubblica (altro forte segnale dell'instaurazione definitiva del regime monarchico).

Il principato di Tiberio durò circa 23 anni, dal 14 d.C. al 37 d.C., e presentò una fase iniziale e una conclusiva molto diverse tra loro.
La prima fu caratterizzata da una generale moderazione, in quanto Tiberio stesso si rivolse più volte al senato per cercarne la collaborazione e chiederne consigli; quanto all’apparato militare, egli seguì l’operato del patrigno negli ultimi anni del suo regno, ossia si dedicò più al rafforzamento dei confini che a una nuova espansione verso l’esterno.
A renderlo noto è in gran parte la straordinaria accortezza con cui si dedicò all’amministrazione delle province.

Varò numerose riforme economiche, garantendo così una sostanziale solidità economica all’impero, intervenendo numerose volte per migliorare la condizione dei piccoli proprietari terrieri; tuttavia, fece crescere lo sdegno dei ceti popolari quando rifiutò di stanziare somme per l’organizzazione di spettacoli in teatri, anfiteatri e circhi.
Inoltre, è bene sottolineare che il suo principato fu anche caratterizzato da numerose lotte per il potere, ed è noto il caso del nipote di Tiberio, Germanico.

Quest’ultimo, infatti, morì in condizioni piuttosto misteriose nel corso di una spedizione in Oriente e molti storici, antichi e contemporanei, affermano che sia stato proprio lo zio Tiberio ad averlo avvelenato.

Poi, attorno al 26 d.C., Tiberio si trasferì a Capri, per la precisione presso “Villa Jovis”, soprattutto perché temeva di essere esposto a congiure; infatti, proprio per questa ragione fece uccidere il suo prefetto del pretorio, Seiano, a cui aveva affidato il governo dal momento in cui aveva cambiato residenza.
Gli ultimi anni del suo governo furono caratterizzati da un filo conduttore, un atteggiamento fortemente dispotico che il "princeps" in questione assunse; tutto ciò durò fino al 37 d.C., anno della sua morte.
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