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Sintesi

Introduzione La Politica: l'Arte di governare le società- Tesina



Ho scelto di studiare e di scrivere di politica e sulla politica principalmente per me.
L'intenzione primaria era non solo arricchire il mio bagaglio, e non consiste affatto nel fare sfoggio di chissà quale conoscenza, bensì capire e capirmi. L'associazione mentale dell'idea è, per forza di cose, una componente politica.
Presenzia ogni ambito della vita, in qualsiasi settore e in qualsiasi tempo.
L'uomo è un animale politico, oltreché sociale, poiché in grado di prendere delle decisioni. Non ci si può astenere dalla politica, e l'astensione da quest'ultima causerebbe l'eliminazione della condizione umana di indipendenza e decisionismo.
Scegliere di “fare politica”, è un discorso molto diverso. Svolgere un servizio politico significa agire nel bene comune. La proprietà collettiva e l'uso civico fanno sì che nella comunità vi sia un bilanciere in grado di suddividere equamente ciò che volgarmente viene definito “di tutti”.
La politica non è una professione. Non è un lavoro. Non è detenzione del controllo. Nella mia “piccola” esperienza politica al servizio della mia scuola e dei miei compagni, ho compreso, nei limiti, il peso e la responsabilità degli organi rappresentativi.
La delega che viene data al soggetto “eletto” è un concetto ancora non ben capito e diffuso. In qualsiasi organo e ambito, il pensiero popolare è che il rappresentante della comunità debba essere e agire sempre come riflessione chiara e definita della volontà collettiva. Se il rappresentante della comunità, però, agisse solamente nei termini espressi dalla volontà collettiva, per cosa è stato delegato?
Se l'eletto viene surclassato dal volere di chi rappresenta, quale strumento è mai l'elezione?
La delega che riceve un eletto è una dimostrazione di fiducia e con essa gli si affida la legittimità di azione.
La linea, però, è tremendamente sottile. La capacità dell'eletto di mitigare ciò che ritiene giusto da ciò che il
popolo ritiene giusto equivale all'efficacia e alla competenza rappresentativa dello stesso. Ciò non significa, in nessun modo, che una volta eletto qualcuno di nostra fiducia sia possibile disinteressarsi.
La partecipazione attiva, la cittadinanza cosciente, l'esser uomini e donne politici non perché candidati ma perché uomini e donne, significa esser parte integrante della comunità. Se ogni singolo membro della comunità pensa alle necessità o alle problematiche che si presentano, egli sta svolgendo un servizio per la collettività.
Il servizio che è alla base dell'azione politica deve mirare a migliorare le condizioni di vita di ognuno, e, con il contributo di tutti, si arriverebbe ad una riorganizzazione efficace delle mansioni cittadine.
La passività tutta italiana (e troppo spesso meridionale) che avvolge e caratterizza i nostri territori, il menefreghismo, la generalizzazione e l'accusa alla classe politica, sono tutti fattori che influenzano l'allontanamento dalla politica dai cittadini: i cittadini nei centri abitati, la politica nelle stanze del potere.
La politica lontana dalla realtà territoriale non è politica, è detenzione e smania di comando. Serve un rinnovamento del pensiero politico, dell'azione civile; serve un coinvolgimento serio e deciso del singolo cittadino, non per creare una classe dirigente ma per sviluppare coscienza critica.
Se ogni uomo e donna si mettesse al servizio della comunità non esisterebbe la stratificazione classe dirigente e politica dal cittadino, ma solamente uomini e donne politici, coscienti e volenterosi di salvaguardare il posto in cui vivono.
Presupposto dell'uomo politico deve essere lasciare un impronta marcata e forte per migliorare il proprio luogo, in modo da migliorare le proprie condizioni di vita e, nondimeno, quelle degli altri. La volontà di essere determinanti senza sopraffare sull'altro è la condizione in cui l'azione civile può portare importanti rinnovamenti.
Con la speranza che queste righe non restino solo inchiostro su carta, ma che io riesca sempre a renderle effettive e a diffondere il concetto di una cittadinanza realmente attiva, queste parole rappresentano il termine del mio incarico di rappresentante del Principe Umberto, la fine della mia carriera scolastica, e parte della mia persona politica, ancora in cammino e in costruzione per crescere, capire, capirmi e continuare ad essere in servizio.

Collegamenti


La Politica: l'Arte di governare le società - Tesina



Storia:

La Prima Repubblica


Filosofia:

La demagogia; la separazione dei poteri (Montesquieu)


Italiano:

Il Principe - Niccolò Machiavelli


Spagnolo:

Augusto Pinochet


Inglese:

Victorian Age


Tedesco:

Frage eines lesenden Arbeiters - Bertolt Brecht


Tesi finale:

La politica come servizio

Estratto del documento

DC.

Di fatto, il compromesso storico fa sì che il PCI lasci non

rappresentata una larga fetta di elettori, fortemente contrari a

qualsiasi compromesso con la classe borghese.

Proprio nel 1978, mentre Andreotti, Presidente del Consiglio, tenta

un primo governo con i voti diretti del PCI, le Brigate Rosse

rapiscono Aldo Moro.

L'omicidio del Presidente della Democrazia Cristiana, il cui cadavere

viene rinvenuto in via Caetani, a metà strada tra le sedi del Partito

Comunista e della DC, alimenta ancor di più un clima di scompiglio

e caos.

Il Ministro dell'Interno Cossiga e il Presidente della Repubblica

Leone vengono accusati di non aver fatto abbastanza per salvare

Moro, poiché contrari a trattative con i terroristi rossi. Di lì a poco,

entrambi si dimettono, seppur non contemporaneamente.

Gli anni ottanta e l'era craxiana

Gli anni ottanta in Italia si aprono con lo scenario della marcia dei

quarantamila a Torino: nel mese di ottobre, numerosi operai della

Fiat, stanchi e disillusi, si oppongono alle proteste dei sindacati, e

danno vita ad una manifestazione silenziosa per la città che riesce a

mettere nell'ombra ogni sciopero.

Inizia l'era del privato, decolla la pubblicità e il consumismo anche

grazie al benessere e al senso di ottimismo che, lentamente, si

diffonde.

Nel quadro politico, il declino dei sindacati e dei comunisti danno

man forte all'ascesa di Bettino Craxi tra i socialisti.

Viene ritenuto una figura provvisoria di mediazione tra diverse

correnti nel PSI, ma presto ne prende la leadership che rimane

indiscussa per anni, e ne cambia diversi tratti. Si allontana dai

comunisti e sul modello della Socialdemocrazia tedesca, vuole

11

costruire un'alternativa di sinistra alla Democrazia Cristiana, lontana

però da partiti comandati da Mosca.

Con la Presidenza della Repubblica di Sandro Pertini, aumenta un

senso di positivismo: di fatto, Pertini, vecchia guardia socialista filo

riformista, si avvicina ai cittadini, organizzando diversi incontri al

Quirinale.

Ciò lo rende, ad oggi, il presidente più amato della storia

repubblicana.

Pertini riesce, nel 1981, nel difficile tentativo di mettere alla guida

del governo il primo politico non democristiano: il repubblicano

Spadolini. Sotto Spadolini si inaugura la strategia del pentapartito,

l'alleanza governativa tra democristiani, socialisti, liberali,

socialdemocratici e repubblicani.

Nonostante la debolezza palese di questo governo, viene visto come

il preludio alla chiamata a Palazzo Chigi di Craxi, datata 1983 a

causa delle elezioni anticipate.

Le elezioni del 1983 registrano una pesante caduta della Democrazia

Cristiana, che con De Mita scende di 6 punti, una flessione dei

comunisti e una risalita dei socialisti.

Craxi riesce a dare stabilità all'Italia: il suo governo è il più duraturo

di tutti quelli finora avuti.

La sua presidenza è caratterizzata da un energico riformismo che

ricorre a decreti legge, più deciso rispetto alle mediazioni classiche

dei governi democristiani.

Combatte l'inflazione, rafforza i rapporti con le potenze liberiste e

riesce a mantenere una politica filo-araba nella questione palestinese,

con il contributo di Andreotti.

Nella seconda metà degli anni ottanta il PIL italiano cresce

sensibilmente, grazie al calo dell'inflazione: l'Italia di Craxi si

afferma come quinta potenza economica mondiale.

Il made in Italy si impone come marchio di prodotti mainstream, e da

paese di emigranti l'Italia si scopre terra di immigrati, provenienti dal

continente africano.

Nel 1986 la Democrazia Cristiana si rifiuta di dare la fiducia a Craxi,

che porterà la fine del suo governo un anno dopo: subentra Giovanni

Goria, uomo vicino a De Mita.

Quest'ultimo è espressione della sinistra democristiana e aperto ad

un'alleanza con i comunisti. 12

Per evitare il logoramento del PSI, Craxi comincia una

movimentismo di piazza, in contrapposizione con le forze centriste.

I referendum del 1987 a favore della punibilità civile dei magistrati e

quello sull'abolizione della produzione dell'energia atomica ne sono

la dimostrazione.

Nell'aprile del 1988 De Mita sale al governo, e Craxi riesce a

sfruttare il malcontento: nel maggio 1989 forma un'alleanza (C.A.F.)

con Andreotti e Forlani, esponenti della destra democristiana:

prevede una loro alternanza al governo con l'esclusione della sinistra.

Il crollo comunista e lo stallo politico

Nel luglio 1989 Andreotti prende il comando del governo, con

Forlani segretario della DC.

Dal governo Andreotti si avvia l'apertura agli investimenti privati

nelle università e l'adesione al trattato di Maastricht, che apre il

mercato italiano alla libera concorrenza internazionale.

La caduta del muro di Berlino assume il significato di un crollo netto

del comunismo come alternativa al capitalismo, e sembrano aprirsi

dei protocolli di intesa tra comunisti e socialisti, ma i rapporti sono

eccessivamente logorati.

Achille Occhetto, segretario del PCI, annuncia la “svolta della

Bolognina”: si abbandona la tradizione marxista-leninista e l'avvio al

socialismo.

I partiti tradizionali si indeboliscono sempre più a causa del tramonto

ideologico e cresce invece una personalizzazione della politica.

Dopo il 1989, il Presidente della Repubblica Cossiga esprime forte

conflittualità verso il sistema partitico, accusato di immobilismo: è il

primo democristiano che non mette a tacere le turbolenze.

Nel novembre 1991, a causa della pubblicazione dei documenti su

Gladio (organizzazione clandestina antisovietica), Cossiga si

autodenuncia alla magistratura. L'opposizione parlamentare presenta

la messa in stato di accusa contro di lui, che viene respinta: il

Presidente della Repubblica trova appoggio da Craxi e da Gianfranco

Fini, guida del Movimento Sociale, da poco succeduto ad Almirante.

Comincia una fase di contestazione e nascono partiti di protesta alla

“partitocrazia”: ne è un esempio la Lega Nord di Umberto Bossi, che

prospetta l'autonomia e il federalismo del Nord Italia dal resto della

13

nazione.

Cambia la sinistra e il Partito Comunista diventa Partito Democratico

della Sinistra (PDS) mentre Bertinotti abbandona il progetto di

Occhetto per dar vita al Partito della Rifondazione Comunista.

L'incapacità da parte del PDS di costruire un'alternativa al

pentapartito, e l'incapacità stessa di alleanza con il PSI danno subito

la percezione di quanto sia e sarà fallimentare come soggetto

politico.

L'impossibilità da parte dei socialisti e dei nuovi democratici di

sinistra relega l'Italia in una situazione di stallo politico, in cui i

socialisti rimangono alleati “costretti” della DC, a cui tentano di

rubare spazio in ogni modo.

Intanto, con i referendum per l'abolizione del voto proporzionale

promossi dall'emergente Mario Segni, Craxi riceve una grossa

batosta agli occhi dell'opinione pubblica.

L'era degli scandali politici: dai rapporti con le mafie a “Mani

Pulite”

Sin dall'omicidio del generale Dalla Chiesa nel 1982, lo Stato

assume diversi atteggiamenti nei confronti della mafia: vi è chi la

combatte, talvolta perdendo la vita, e chi la copre.

Si avvia un processo in cui, in pochi anni, si scoprono parecchi

altarini della politica territoriale e del potere mafioso.

Dal Maxi Processo contro “Cosa Nostra” del 1986 alle dichiarazioni

dei pentiti, dalle rappresaglie contro le famiglie e le guerriglie tra

clan, dalle sentenze e i loro scandali agli omicidi di politici, alcuni

incapaci di aver protetto e impossibilitati: si fanno presente i casi

dell'ex sindaco palermitano Giuseppe Insalaco, e il presidente della

DC siciliana Salvo Lima.

I rapporti con la mafia si instaurano nelle regioni meridionali e nelle

realtà più interne e poco controllate d'Italia, e la collusione si sparge

a macchia d'olio nel territorio.

Vengono uccisi diversi magistrati: da Saetta a Livatino, da Scopelliti

e Chinnici a Falcone e Borsellino: le stragi di Capaci e di via

d'Amelio sono due avvenimenti emblematici di un'Italia allo sfascio,

incapace o forse inerme dinanzi il potere mafioso.

Potere mafioso che cambia velocemente abito, si modifica, si 14

ammoderna. Da qui la mafia non entra più in trattativa con vari

membri dello Stato, ma cerca di entrarvi, e i due organismi si

mescolano, in un processo che continua ancora oggi, quasi

indisturbato.

Inoltre, la crisi di identità dei partiti aveva portato sconvolgimenti

anche nella DC: si frammenta lo scenario politico, e nelle elezioni

dell'aprile 1992 la DC va sotto il 30%, il PDS va al 16%, i socialisti

sotto il 15%, e Rifondazione Comunista tracolla al 5%.

Alcune indagini giudiziarie svelano un sistema di corruzione, una

fitta rete di tangenti, accordi illegali tra politici e imprenditori: il 17

febbraio, con l'arresto di Mario Chiesa, esponente di spicco del PSI

milanese e presidente del Pio Albergo Trivulzio, comincia “Mani

Pulite”.

Originato da un consociativismo patologico, questo fenomeno

caratterizzato da un intreccio tra politica e affari si traduce nella più

acuta situazione di decadenza italiana, che persiste ancora oggi.

Il pool di Milano guidato dal magistrato Antonio Di Pietro lavora per

mesi su tutto il sistema largamente corrotto, che vede come

protagonista lo scenario del capoluogo lombardo ma che si estende

in tutta Italia.

Tutti i partiti sono coinvolti ed esplode in maniera irreversibile la

questione morale: gli avvisi di garanzia ricevuti da diversi esponenti

di ogni partito causano un atteggiamento riluttante dei cittadini verso

la politica.

All'insediamento di Giuliano Amato come Presidente del Consiglio,

Craxi si rivolge al Parlamento dichiarando che ogni finanziamento ai

partiti è illegale o irregolare.

Ne segue un disfattismo collettivo verso ogni ambito politico, e molti

esponenti coinvolti si suicidano, in quella che viene definita come

una decapitazione di massa della classe dirigenziale italiana.

Nell'aprile del 1993 le Camere deliberano il cosiddetto Mattarellum,

la legge elettorale che introduce il sistema maggioritario misto al

posto del proporzionale puro.

Nell'inizio del 1994 l'imprenditore Silvio Berlusconi avvia la sua

cosiddetta discesa in campo, fondando un nuovo partito, Forza Italia,

formato da rappresentativi del ceto medio moderato e liberale in

modo da intercettare i voti della DC; nello stesso periodo, il

Movimento Sociale dà vita ad Alleanza Nazionale. 15

Si formano così tre poli elettorali: Patto per l'Italia (i popolari ed ex<

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