Concetti Chiave
- Nel 73 a.C., Spartaco, un nobile trace, guidò una ribellione di gladiatori a Capua contro l'Impero Romano.
- I ribelli si stabilirono sul Vesuvio e furono raggiunti da molti schiavi, pianificando di marciare su Roma per la libertà.
- Spartaco cercò di condurre i ribelli fuori dall'Italia, ma le difficoltà logistiche e militari lo costrinsero a cambiare strategia.
- Crasso, incaricato di reprimere la rivolta, utilizzò la decimazione per mantenere la disciplina tra le sue truppe.
- La sconfitta di Spartaco portò a una riflessione sulla condizione degli schiavi e alla possibilità di affrancamento.
Indice
Disordini sociali e ribellione
Nel corso del I secolo a.c., in Italia si ebbero dei disordini sociali e questo comportò un allentamento della disciplina all’interno di coloro che prestavano servizio nelle grandi tenute. Inoltre la tratta di schiavi aveva avuto nuovi incentivi a causa della richiesta di unità nei campi di addestramento della Campania, dove venivano preparati i gladiatori, una figura sempre più richiesta con l’espansione dell’economia e dello sviluppo delle città.
Fu cos’ che nel 73 a.C., a Capua una scuola di gladiatori di Capua si ribellò e si impadronì delle armi. I rivoltosi erano guidati da Spartaco, un nobile originario della Tracia che aveva già militato nei servizi ausiliari dell’esercito romano. Nella guida era aiutato da Crixo, un gladiatore di origine gallica, appena fatto prigioniero. I ribelli si stanziarono sulla sommità del Vesuvio, dove via via vennero raggiunti da un gran numero di schiavi provenienti dall’Apulia, dalla Lucania e dal Bruzio, dove esistevano vaste tenute lavorate dalle famiglie servili. Dal Vesuvio, i rivoltosi organizzavano dei saccheggi e delle devastazioni che non se ne erano più viste dai tempi di Annibale e il loro obiettivo era di marciare su Roma. Spartaco li fermò perché aveva capito che agli schiavi mancava una vera e propria coscienza di classe perché essi provenivano da luoghi diversi e avevano mentalità differenti. Il suo obiettivo era di arrivare fino al nord, uscire dalla penisola italiana e tornare libero nel paese d’origine che, nella maggioranza dei casi, era l’Oriente ellenistico.La marcia di Spartaco
Nel 72 intraprese tale marcia e dopo essersi scontrato con l’esercito consolare in cui perse la vita Crixo, giunse fino a Modena dove ebbe la meglio sulle forze romane. A questo punto, temendo di non essere in grado di valicare le Alpi orientali perché sbarrate dal nemico, preferì fare marcia indietro sperando di trovare la possibilità di imbarcarsi in direzione dell’altra sponda dell’Adriatico.
Crasso e la repressione
Nel frattempo l’incarico di reprimere la rivolta fu conferito a Crasso. Molto ricco a tal punto da essere chiamato “dives”, egli era particolarmente interessato alla repressione di una rivolta che aveva messo fortemente in crisi gli sterminati poderi che possedeva ovunque in Italia. Per lui era anche un’occasione per ricoprirsi della gloria militare che aveva rincorso da sempre e per perseguire tale obiettivo non esitò ad arruolare personalmente dei soldati, anche se ciò non gli permise di evitare una grave sconfitta nel Piceno. I rivoltosi attivarono spesso delle rappresaglie e per rimettere ordine fra di essi, Crasso non esitò ad attivare la tecnica della decimazione (un soldato scelto a caso condannato a morte ogni dieci).
Declino della rivolta
Col tempo la compattezza delle forze dei ribelli cominciò a disgregarsi e Spartaco, a seguito di un accordo siglato con i pirati, pensò di trasferirsi in Sicilia; tuttavia, all’ultimo minuto i mezzi navali promessi vennero a mancare e nell’isola si ebbero anche delle esitazioni perché ci si ricordava delle truci repressioni del 101. Le forze di disgregazione sempre più presenti nelle file degli schiavi finirono con facilitare il compito di Crasso. Da parte sua, Spartaco penso di cambiare rotta e di dirigersi verso il porto di Brindisi dove però si scontrò con l’esercito romano fatto rientrare frettolosamente dalla Macedonia. Nel frattempo Grasso riuscì a battere gli schiavi gallici e germani che si erano staccati dal gruppo. Allora Spartaco decise di spostarsi verso la Lucania, ma trovatosi nel mezzo a un grande dispiegamento di forze nemiche, nonostante un’estrema resistenza, fu battuto e ucciso. Gli schiavi superstiti furono catturati e crocefissi lungo la via Appia; si parla di 6000 schiavi uccisi in questo modo. Alcuni scampati si dettero al brigantaggio e altri riuscirono a fuggire verso il nord, ma incappati nelle milizie di Pompeo fatte rientrare appositamente dalla Spagna, furono massacrati in Etruria.
Conseguenze della repressione
Il sistema sociale tradizionale aveva vinto, ma il modo con cui fu condotta la repressione non mancò di avere degli strascichi morali e porre il problema di essere uomini prima di essere schiavi. Gli strati sociali più bassi avevano dimostrato solidarietà con gli schiavi. La repressione della rivolta di Spartaco col tempo ebbe l’effetto di aprire la strada a una riflessione sulla condizione servile a tal punto da poter prendere in considerazione la possibilità per uno schiavo di essere affrancato, di diventare cittadino romano e di poter essere messo alla pari degli altri.
Domande da interrogazione
- Quali furono le cause principali della rivolta guidata da Spartaco?
- Chi erano i leader della rivolta degli schiavi e quale era il loro obiettivo iniziale?
- Come reagì Roma alla rivolta di Spartaco e chi fu incaricato di reprimerla?
- Quali furono le difficoltà incontrate da Spartaco nel tentativo di trasferirsi in Sicilia?
- Quali furono le conseguenze della repressione della rivolta di Spartaco sulla società romana?
La rivolta fu causata da disordini sociali e dall'allentamento della disciplina nelle grandi tenute, insieme alla crescente richiesta di gladiatori nei campi di addestramento della Campania.
I leader erano Spartaco, un nobile tracio, e Crixo, un gladiatore gallico. L'obiettivo iniziale era marciare su Roma, ma Spartaco decise di dirigersi verso il nord per tornare libero nel suo paese d'origine.
Roma incaricò Crasso di reprimere la rivolta. Crasso, molto ricco e desideroso di gloria militare, arruolò personalmente soldati e utilizzò la tecnica della decimazione per mantenere l'ordine.
Spartaco siglò un accordo con i pirati per trasferirsi in Sicilia, ma i mezzi navali promessi vennero a mancare all'ultimo minuto, e ci furono esitazioni nell'isola a causa delle repressioni passate.
La repressione sollevò questioni morali sulla condizione servile e aprì la strada a riflessioni sulla possibilità di affrancare gli schiavi, permettendo loro di diventare cittadini romani.