Fabrizio Del Dongo
Genius
14 min. di lettura
Vota

Concetti Chiave

  • Traiano, imperatore romano, tentò di conquistare la Mesopotamia nel 116 d.C. per controllare le rotte commerciali tra il Mediterraneo, l'India e la Cina.
  • La campagna militare di Traiano fu caratterizzata da un approccio aggressivo, differente dai predecessori, cercando di imporre governatori romani anziché re alleati.
  • Il successo iniziale della campagna di Traiano fu favorito dal supporto di alleati locali, dalle ricchezze imperiali e dalla crisi politica dell'impero partico.
  • Traiano fu assistito da tecnici come Apollodoro di Damasco, che contribuì con innovazioni ingegneristiche e logistiche cruciali per la campagna.
  • Nonostante i successi iniziali, la conquista di Traiano fu breve a causa di rivolte e necessità militari, portando a una soluzione temporanea con un "re amico" e alla successiva perdita del controllo romano.

Indice

  1. I tentativi romani in Mesopotamia
  2. La campagna di Traiano
  3. Le alleanze di Roma
  4. Le conquiste iniziali
  5. La politica di Traiano
  6. Le ambizioni di Traiano
  7. Le sconfitte passate
  8. Il progetto di Cesare
  9. La preparazione di Traiano
  10. L'ispirazione di Alessandro
  11. L'importanza di Ctesifonte
  12. Le innovazioni tecniche
  13. La conquista di Ctesifonte
  14. Il breve successo di Traiano
  15. La morte di Traiano
  16. Il bilancio finale
  17. Le conquiste successive

I tentativi romani in Mesopotamia

Per quasi trecento anni, i Romani cercarono di imporsi in Mesopotamia, lottando contro l'impero partico. Ma tutti i tentativi si tradussero in un continuo fallimento.

La campagna di Traiano

Siamo all'inizio dell'anno 116 d.C. L'imperatore Traiano scende sull'Eufrate su una delle navi della flotta romana che trasporta un grande contingente militare. La missione della spedizione era quella di strappare la Mesopotamia all'impero partico rivale ed esercitare il controllo delle rotte commerciali che collegano il Mediterraneo con l'India e la Cina. Mai un esercito romano si era avventurato così lontano, ma questo non preoccupava le truppe perché tutte le condizioni erano favorevoli alla vittoria.

Le alleanze di Roma

Roma poteva infatti contare sull'appoggio di diverse comunità alleate: dai principati del Mar Nero ai beduini del deserto. Le casse imperiali erano piene perché la recente conquista della Dacia aveva permesso il controllo delle miniere d'oro e d'argento dei Carpazi. Inoltre, la dinastia partica degli Arsacidi era in preda a una crisi politica mentre due rivali si contendevano il potere assoluto.

Le conquiste iniziali

L'inizio della campagna d'Oriente confermò le speranze di Traiano: tra il 114 e il 115, le legioni occuparono l'Armenia e la Mesopotamia settentrionale, includendole nel sistema provinciale romano. Questi territori erano stati a lungo oggetto di dispute tra Roma e i Parti, ma fino ad allora i Romani, quando avevano preso il sopravvento sull'impero rivale, preferivano controllarli attraverso re più o meno "amici".

La politica di Traiano

Questa politica, introdotta sotto la repubblica, era stata seguita fino al tempo dell'imperatore Nerone. Tuttavia, sotto i suoi successori della dinastia dei Flavi, si affermò una nuova tendenza: Roma cercava di imporre i propri governatori nei territori conquistati.

Le ambizioni di Traiano

Un cambiamento ancora più radicale era dovuto alla politica guerrafondaia di Traiano. Nato in una famiglia di provincia, Traiano, prima di diventare princeps, aveva scalato la scala della sua carriera privilegiando cariche militari: giovane ufficiale, comandante di legione, governatore in province turbolente. Aveva il profilo perfetto del vir militaris. Dopo la sua ascesa al trono imperiale nel 98, Traiano sviluppò una politica aggressiva che non si limitava a garantire la solidità dei confini. Riprese quindi il vecchio progetto di invadere la Mesopotamia.

Le sconfitte passate

Già sotto la Repubblica, nel 54-53 a.C., Roma aveva cercato di conquistare la regione schierando una forza di 50.000 uomini che riuniva legionari romani, ausiliari e alleati orientali. In una prima campagna, i Romani, guidati da Crasso, avevano occupato parte del territorio nemico oltre il confine. Ma quando Crasso avviò la marcia lungo l'Eufrate, il suo esercito fu bloccato vicino alla città di Carrhae (l'odierna Harran, Turchia). Nel 53 a.C., dopo una lunga battaglia, 20.000 romani furono massacrati sul posto. Molti altri soldati morirono a causa delle ferite, e molti furono catturati e deportati nelle regioni più lontane dell'impero partico. Pochi giorni dopo, durante una scaramuccia, Crasso stesso fu ucciso. Nonostante questo, il disastro di Carrhae non scoraggiò le ambizioni romane. Al contrario: la sconfitta fu il punto di partenza di una situazione conflittuale cronica, una vera e propria "guerra infinita" tra Roma e i Parti.

Il progetto di Cesare

Nove anni dopo Carrhae, avendo ottenuto il potere quasi assoluto a Roma, Giulio Cesare era pronto a intraprendere una campagna su larga scala, con il progetto di vendicare Crasso e conquistare l'impero dei Parti, m fu assassinato tre giorni prima della sua partenza per l'Oriente. L'obiettivo di Cesare fu ripreso da Marco Antonio nel 36 a.C., ma senza successo. Nel primo secolo, le operazioni militari si svolsero specialmente in Armenia: il progetto di attaccare il cuore dell’impero dei Parti non sembrava più realistico, e i piani di Crasso e Cesare erano considerati inattuabili.

La preparazione di Traiano

Nel 98, non appena salì al potere, Traiano riprese il vecchio progetto di invadere la Mesopotamia e preparò la campagna con cura, mobilitando un contingente senza precedenti: quasi nove legioni, e grandi rinforzi staccati dalle altre legioni, per un totale di circa 80.000 uomini. Inoltre, Traiano dispiegava un formidabile apparato di propaganda. Con tale obiettivo, all'inizio della campagna d'Oriente, Plutarco raccontò dettagliatamente, nelle sue Vite parallele, le sconfitte di Crasso e Marco Antonio, per evidenziare meglio l'impresa di Traiano. Inoltre, l'imperatore non si limitò a misurarsi con i suoi sfortunati predecessori: seguì anche il modello di un grande eroe del passato, Alessandro Magno.

L'ispirazione di Alessandro

I comandanti romani partiti per l'Oriente avevano sempre sostenuto di essere macedoni che, in pochi anni, avevano messo fine al grande impero dei Persiani. La lunga serie di imprese di Alessandro in Oriente era appena iniziata nel 331 a.C. con l'occupazione della Mesopotamia, quando Alessandro aveva fatto il suo ingresso trionfale in Babilonia.

Come i suoi predecessori, Traiano si presentò come un nuovo Alessandro, non solo in qualità conquistatore, ma anche come un paladino della libertà. Infatti, nelle Vite Parallele, Plutarco credeva che le comunità greche o ellenizzate residenti nelle città della Mesopotamia, da Nisibis, al Golfo Persico, aspettassero i Romani come liberatori.

Come i suoi predecessori, Traiano aveva progettato il suo piano ispirandosi all'itinerario di Alessandro. Solo l'obiettivo era cambiato: non si trattava più di occupare Babilonia - all'epoca la città era in piena decadenza - ma Ctesifonte.

L'importanza di Ctesifonte

In origine, Ctesifonte era un insediamento vicino a Seleucia sul Tigri, il centro più importante della Mesopotamia ellenistica. Quando i Parti finalmente occuparono la regione, nel 110 a.C., ne fecero la loro residenza invernale a causa del suo clima favorevole e soprattutto della sua posizione geografica.

Ctesifonte e Seleucia sul Tigri erano il punto di partenza per le due principali rotte commerciali verso l'India e la Cina: rispettivamente la Via Orientale, conosciuta come la "Via della Seta" dai moderni, e la rotta meridionale verso il Golfo Persico e l'Oceano Indiano. Per i mercanti mediterranei, le due città erano tappe obbligatorie.

Era a Ctesifonte che si svolgevano importanti cerimonie come l'incoronazione del re. La presenza di una grande guarnigione militare le conferiva una connotazione più "orientale" rispetto alla metropoli ellenizzata di Seleucia.

Le innovazioni tecniche

Per raggiungere la capitale partica, Traiano non si limitò a seguire la strategia di Alessandro. All'epoca iRomani potevano contare su importanti innovazioni tecniche. In primo luogo, i legionari di Traiano non erano più equipaggiati come i soldati di Crasso, e la loro nuova corazza segmentata - la lorica segmentata - permetteva loro di proteggersi dalle frecce mortali dei Parti, formidabili cavalieri.

L'imperatore poteva contare su tecnici eccezionali. Per questa grandiosa spedizione, aveva richiesto la presenza del suo miglior architetto, Apollodoro di Damasco, autore di grandi creazioni di ingegneria civile e militare come il nuovo porto di Ostia. Fra l’altro, nel 104, durante la guerra contro i Daci, Apollodoro aveva costruito un mastodontico ponte di pietra sul Danubio, un’opera edile dalle dimensioni mai viste prima. Era anche uno specialista nell'arte di assediare le città a cui dedicò un trattato. Inoltre, essendo di Damasco, aveva una certa familiarità con queste aree geografiche.

Fu grazie ai tecnici della statura di Apollodoro che Traiano riprese il progetto di realizzare un antico canale che attraversava la Mesopotamia centrale collegando il Tigri e l'Eufrate.

La conquista di Ctesifonte

La flotta romana discese quindi l'Eufrate fino all'altezza dell'antica città di Sippar. Quindi, le navi furono trasportate nel Tigri, al culmine del centro di potere dell'impero partico: Ctesifonte. Verso la tarda primavera dell'anno 116, o al più tardi in estate, Traiano entrò in città. Costretto a fuggire, il re Cosroe abbandonò le sue ricchezze. I Romani catturarono diversi prigionieri di rango, tra cui una delle figlie del re, e si impadronirono del trono reale d'oro.

Acclamato imperator ("generale vittorioso") dalle truppe, Traiano si diede l'epiteto di Parthicus "conquistatore della Partia", e fece circolare monete con la legenda Parthia capta ("La Partia fu conquistata"). Considerò anche la possibilità di creare una provincia romana che comprendesse tutta la Mesopotamia, ma prima voleva prendere possesso dell'intero paese, scendendo nel regno di Mesène (= il territorio dell'attuale Bassora), fino al Golfo Persico.

Il breve successo di Traiano

Certo, Traiano si era ispirato al modello di Alessandro, ma non aveva compiuto le stesse imprese: non aveva deposto Cosroe, mai sconfitto in una battaglia campale. Inoltre, la sua conquista della Mesopotamia si rivelò di breve durata: alla fine del 116, Traiano fu costretto a incaricare della repressione della rivolta degli Ebrei uno dei suoi migliori generali, il berbero Lusio Quieto e questo lo costrinse a dirottare un certo numero di soldati dalla regione, mentre scoppiarono rivolte in tutta la Mesopotamia.

Fu quindi necessario rimandare il piano per un'occupazione diretta della Mesopotamia, e Traiano dovette ricorrere alla soluzione tradizionale: mettere sul trono partico un "re amico", Parthamaspates, un figlio di Cosroe che aveva finito per collaborare con i Romani. Poi si diresse a nord dove l'assedio della ricca città carovaniera di Hatra non riuscì.

La morte di Traiano

Nel frattempo, i Parti avevano riacquistato la loro unità politica e cacciato i Romani dall'Armenia. Secondo fonti arabe, Traiano fu ucciso dal re. È una leggenda, ma la tradizione orientale non era così lontana dalla realtà storica: stremato dopo tanti anni sul campo di battaglia, il sessantenne Traiano si ammalò e morì nel 117 a Selinunte di Cilicia, un piccolo porto dell'Asia Minore, mentre tornava a Roma per celebrare il suo trionfo.

Il bilancio finale

Esaminando la campagna di Traiano al di fuori dei filtri della propaganda romana, si capisce che il bilancio finale non fu affatto positivo.

Certamente, tra gli anni 115 e 116, l'Impero Romano aveva raggiunto l'apice della sua espansione, e non si può negare l'importanza di un evento come la presa di Ctesifonte o l'arrivo di un imperatore romano sulla costa del Golfo Persico. Nei libri di storia antica, la mappa delle province del periodo di massimo splendore dell'impero è sempre quella che include la Mesopotamia conquistata da Traiano. Ma questi furono successi di breve durata. Ciò conferma ancora una volta che, per l'esercito romano, era facile conquistare nazioni straniere, ma difficile mantenerle.

Le conquiste successive

Dopo la morte di Traiano, i Romani si avventurarono di nuovo fino a Ctesifonte. Lucio Vero (co-reggente di Marco Aurelio) dovette fuggire, dopo che un'epidemia di vaiolo si diffuse nella regione.

Settimio Severo riuscì a conquistarla nel 197, il che gli permise di concedersi il titolo di Parthicus maximus, un ovvio riferimento al titolo di Parthicus di Traiano. L'imperatore diede l'ordine di esporre dipinti raffiguranti le sue vittorie orientali; infatti, suo figlio e successore, Caracalla, fece costruire un portico a nome del padre, dove furono riprodotte queste scene.

Le varie conquiste di Ctesifonte indebolirono l'impero partico, favorendo così l'ascesa di una nuova dinastia, quella dei Persiani sasanidi, che alla fine presero il potere nel 224. La guerra infinita tra Iran e Roma riprese, e i Romani riuscirono a prendere Ctesifonte un'ultima volta nel 283, con la campagna dell'imperatore Carus. Dopo quest'ultima invasione, il sistema difensivo sasanide assicurò la difesa della città dalle invasioni romane e bizantine.

Domande da interrogazione

  1. Qual era l'obiettivo principale della spedizione militare di Traiano in Mesopotamia?
  2. L'obiettivo principale era strappare la Mesopotamia all'impero partico per esercitare il controllo delle rotte commerciali che collegano il Mediterraneo con l'India e la Cina.

  3. Perché i tentativi romani di conquistare la Mesopotamia prima di Traiano si erano sempre tradotti in fallimenti?
  4. I tentativi precedenti, come quello di Crasso, fallirono a causa di sconfitte militari significative e della difficoltà di mantenere il controllo su territori lontani e ostili.

  5. Come si differenziava la politica militare di Traiano rispetto ai suoi predecessori?
  6. Traiano adottò una politica più aggressiva, mirando a imporre governatori romani nei territori conquistati anziché controllarli attraverso re alleati, seguendo l'esempio di Alessandro Magno.

  7. Quali fattori contribuirono al successo iniziale della campagna di Traiano in Mesopotamia?
  8. Il successo iniziale fu favorito dall'appoggio di comunità alleate, dalla ricchezza delle casse imperiali grazie alle miniere d'oro e d'argento dei Carpazi, e dalla crisi politica interna dell'impero partico.

  9. Quali furono le conseguenze a lungo termine della campagna di Traiano in Mesopotamia?
  10. Nonostante i successi iniziali, la conquista di Traiano si rivelò di breve durata a causa di rivolte e della necessità di dirottare truppe altrove, portando alla decisione di installare un "re amico" e alla fine, alla perdita del controllo romano sulla regione.

Domande e risposte

Hai bisogno di aiuto?
Chiedi alla community

Le colonie latine

Mauro_105 di Mauro_105

URGENTE (321112)

Lud_ di Lud_

domandina

Samantha Petrosino di Samantha Petrosino