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Concetti Chiave

  • Caio Gracco, eletto tribuno della plebe nel 123 a.C., ideò un pacchetto legislativo per riformare l'agricoltura, includendo una nuova legge agraria e una legge frumentaria per sostenere la plebe urbana.
  • La sua riforma prevedeva la fondazione di nuove colonie a Cartagine, Squillace e Taranto, per creare nuovi proprietari terrieri e riattivare centri commerciali.
  • Propose una riforma giudiziaria per garantire equità nei processi contro i governatori provinciali, trasferendo il potere ai cavalieri, causando tensioni con la classe dirigente senatoria.
  • Il suo progetto incontrò resistenza, soprattutto la legge sulla cittadinanza, e manovre politiche lo isolarono, portando al fallimento della sua ricandidatura e al suo tragico destino.
  • Dopo la sua morte, molte delle sue leggi furono smantellate, lasciando irrisolti problemi che contribuirono a future tensioni sociali e militari a Roma.

Indice

  1. Caio Gracco e il suo pacchetto legislativo
  2. Distribuzione di frumento e nuove colonie
  3. Legge sulla cittadinanza e giudiziaria
  4. Fallimento delle riforme di Caio Gracco
  5. Repressione e morte di Caio Gracco
  6. Conseguenze delle riforme fallite

Caio Gracco e il suo pacchetto legislativo

Nel 123 a.C.

Distribuzione di frumento e nuove colonie

il fratello di Tiberio, Caio Gracco, che era già inserito nella commissione dei tresviri, fu eletto al tribunato della plebe e, rendendosi conto di alcuni punti deboli nell’operato del fratello e capendo che non era sufficiente appoggiarsi soltanto sui contadini poveri, bensì era necessario creare intorno alla proposta una più ampia coalizione di interessi, preparò un “pacchetto legislativo”, cioè un insieme di leggi che si sostenevano a vicenda; il progetto comprendeva una nuova legge agraria praticamente identica a quella del fratello, una legge frumentaria (novità assoluta, ma che da adesso in poi diviene uno dei mezzi più utilizzati dai vari capi romani, tra cui Augusto, per legare a sé la plebe urbana) che consiste nella distribuzione a prezzo ribassato (che poi diventerà gratuita) di frumento alla plebe urbana (nel tempo, dal frumento passerà a riguardare il pane di vario genere: da Augusto in poi queste frumentationes diventeranno una delle componenti più amante e significative della evergesia, della beneficenza imperiale; progressivamente, gli imperatori distribuiranno a prezzo ridotto vino, olio, carne di maiale. Dunque, la plebe urbana non solo divenne privilegiata, ma alimentata: essa poteva infatti sussistere anche senza lavorare.

Legge sulla cittadinanza e giudiziaria

Tuttavia, al momento in cui Caio Gracco sperimentò queste distribuzioni, lo fece con un intento antispeculativo, intendeva cioè ostacolare le speculazioni che i più ricchi facevano sui beni di prima necessità), la fondazione di tre nuove colonie romane a Cartagine, Squillace e Taranto (l’intento, abbastanza rivoluzionario soprattutto per quanto riguardava Cartagine, doveva utilizzare un mezzo tradizionale di sfogo per la popolazione più povera, quale la fondazione di nuove colonie, per ricreare piccoli proprietari terrieri e per riattivare importanti centri commerciali, come Squillace e Taranto, che erano state gravemente punite dopo la defezione commessa durante la Seconda Guerra Punica e che ancora pativano le confische inferte dai Romani), una legge sulla cittadinanza (ideata dopo il problema, posto da Tiberio, di distribuire ai soli cittadini romani il residuo degli espropri di ager publicus: vedendo il fallimento di Fulvio Flacco, Caio Gracco ideò una proposta meno radicale che prevedeva la concessione della cittadinanza romana ai soli latini, di quella latina anche agli italici, dunque una sorta di ingresso graduato alla cittadinanza) ed infine una legge giudiziaria che riguardava i processi nei confronti dei governatori accusati di malversazione nelle provinciae (questa è la legge che più di altre causò uno scollamento, una cesura, una frizione all’interno della classe dirigente: nel 149 a.C. era stato istituito un tribunale permanente per giudicare le malversazioni dei governatori, la legge istitutiva di questa quaestio perpetua de repetundis [il tribunale permanente sulle malversazioni] era la lex Calpurnia, appunto del 149. Tuttavia, i seggi di questo tribunale erano composti da senatori, cioè da fratelli, padri, amici e patroni degli stessi governatori che andavano nelle provinciae: era dunque evidente, dopo una ventina d’anni dall’istituzione di questo tribunale permanente, che i governatori uscivano sempre illesi dalle cause intentate loro dai provinciali; tutto ciò provocava un grande malcontento in tutto il sistema provinciale che Roma aveva istituito. I governatori erano spesso complici dei pubblicani, gli appaltatori delle imposte che spremevano spesso ingiustamente i contribuenti. Caio Gracco, rendendosi conto non solo delle ingiustizie che venivano perpetrate dai governatori provinciali, ma in qualche modo percependo anche la potenzialità di appoggio politico che avrebbe ricevuto dal nuovo ordo equester, propose nella sua legge giudiziaria di assegnare i seggi della quaestio perpetua non più ai senatori ma ai cavalieri, che erano i primi ad essere interessati allo sfruttamento provinciale e quelli che avevano tutti gli interessi commerciali ed economici più elaborati nelle provinciae, ma erano anche quelli che in una situazione di causa penale si vedevano condannati perché il governatore di rango senatorio ne uscisse illeso. Nel sistema provinciale il governatore aveva tutti i poteri: egli era il capo militare, perché guidava l’esercito, giudiziario, perché celebrava i processi, legislativo, perché applicava le leggi e finanziario-economico perché controllava gli introiti tributari; se un provinciale denunciava la malversazione di un governatore, perché era lui il maggiore responsabile, questa arrivava a Roma e dal 149 era affidata al tribunale permanente; siccome i seggi di questo tribunale erano occupati da membri dell’ordo senatorio accadeva che, se anche i responsabili fossero stati altre figure, o lo stesso governatore, egli ne usciva illeso e ad essere accusati erano i membri dell’ordo equestre. Così Caio Gaio, per avere l’appoggio del ceto equestre al resto delle leggi presentate, propose che i seggi di questo tribunale fossero occupati da membri dell’ordine equestre; mentre i due ordines, secondo il plebiscito Claudio, dovevano spartirsi le attività dello Stato romano [uno in campo politico e l’altro in quello commerciale-economico], affidando i seggi di un tribunale giudiziario agli equites Caio Gracco minava fortemente le basi di questa cooperazione e creava forti attriti tra i due ordines [ma di fatto già c’erano, in quanto gli equites erano fortemente scontenti]: egli intendeva servirsi strumentalmente dell’appoggio degli equites attraverso verso questa proposta giudiziaria).

Fallimento delle riforme di Caio Gracco

Tuttavia il disegno non riuscì: la legge sulla cittadinanza incontrò ancora una volta forti resistenze nella grandissima maggioranza dei Romani, che non volevano condividere con nessuno i loro privilegi ed essa non fu approvata; oscure manovre riuscirono ad isolare il tribuno della plebe: in questo caso fu Marco Livio Druso, collegato a potenti gruppi senatori ed egli stesso tribuno della plebe, ad approfittare dell’assenza di Caio Gracco (che si era recato in Africa insieme a Fulvio Flacco per procedere alla fondazione della colonia di Cartagine) per isolarlo, perché avanzò alcune proposte demagogiche (che intendevano e riuscivano a sollevare la fiducia del popolo, demos e ago, “trascino”, perché sono talmente belle che inevitabilmente il popolo ci casca; tuttavia chi le propone lo fa solo strumentalmente, perché sa che non potranno mai essere approvate dalla maggioranza, dunque hanno la funzione di specchietto per le allodole), come ad esempio la fondazione di 12 colonie (rispetto alle sole 3 proposte da Caio). Inoltre, cominciarono a diffondersi le voci che Caio, una volta fondata la colonia a Cartagine, avrebbe suscitato l’ira degli dèi, perché il terreno (su cui Scipione Emiliano aveva sparso il sale dopo l’incendio) era consacrato agli dèi inferi (proprio in seguito alla maledizione che l’incendio e lo spargimento delle ceneri sul terreno provocava); dunque, l’insieme delle manovre contro Caio ebbe successo e lui, che nel frattempo aveva proposto la sua ricandidatura, non fu rieletto per il 121 a.C.

Repressione e morte di Caio Gracco

Alla fine del 122 a.C. scoppiarono a Roma una serie di disordini e, per l’occasione, il Senato emanò una deliberazione (anche in questo inedita), cioè un senatus consultum (un decreto senatorio) ultimum (estremo), con cui il Senato ordinava ai magistrati di compiere tutti gli atti necessari (anche prescindendo dalla legge) per ristabilire l’ordine: fu il console Lucio Opimio (uno dei membri più intransigente della fazione conservatrice di Roma) ad avere il compito di “difendere” la Repubblica, che significava reprimere nel sangue qualunque espressione del movimento graccano; infatti, il console mise in campo persino gli arcieri cretesi (un gruppo abilissimo nello scagliare le frecce a distanza) perché ne venisse un massacro: molti perirono in battaglia (fra cui Fulvio Flacco), tra forze senatorie e forze graccane. Caio, per non cadere vivo in mano ai nemici, si fece uccidere dallo schiavo.

Conseguenze delle riforme fallite

Alcune leggi erano state approvate, altre no, la commissione istituita da Tiberio aveva operato parzialmente e tra molte difficoltà, bloccata dalla mancanza di un catasto, dalla necessità di creare infrastrutture più efficienti per la registrazione dell’ager publicus posseduto illegalmente, non più di 1.000/1.500 nuovi proprietari furono creati e di fatto, dopo la morte di Caio Gracco, il Senato procedette ad uno smantellamento legislativo delle leggi già approvate (in particolare si stabilì che i lotti di terra assegnati ai nullatenenti fossero alienabili e perciò vennero immediatamente venduti, ceduti, perché rimanevano comunque proprietà dello Stato); i ricchi riuscirono, pagando una buona uscita ed esercitando pressioni spesso violente, a recuperare le terre che avevano perduto o, addirittura, ad acquisirne di nuove. Il recupero dell’ager publicus illegalmente occupato e la sua ridistribuzione furono interrotti, la commissione agraria fu abolita nel giro di 10 anni e i problemi lasciati irrisolti dalla non approvazione della riforma sono alla base della riforma dell’esercito, ideata da Mario per necessità (non c’erano più cittadini dell’ultima classe di censo arruolabili, essendo tutti passati fra i proletari) e il bellum sociale, in cui i socii italici, scontenti del modo in cui erano state trattate le loro esigenze, finirono per ribellarsi nel 90, quando nello scenario romano la cosiddetta “paura del nemico” (rappresentato da Giugurta, dai Cimbri e dai Tetoni), come la chiama Sallustio, fu risolta da Mario.

Domande da interrogazione

  1. Quali furono le principali leggi proposte da Caio Gracco nella sua riforma agraria?
  2. Caio Gracco propose un pacchetto legislativo che includeva una nuova legge agraria simile a quella del fratello Tiberio, una legge frumentaria per la distribuzione di frumento a prezzo ridotto, la fondazione di nuove colonie, una legge sulla cittadinanza per i latini e gli italici, e una legge giudiziaria per i processi contro i governatori accusati di malversazione.

  3. Qual era l'obiettivo della legge frumentaria proposta da Caio Gracco?
  4. L'obiettivo della legge frumentaria era di ostacolare le speculazioni sui beni di prima necessità e legare a sé la plebe urbana attraverso la distribuzione di frumento a prezzo ribassato, che poi divenne gratuita.

  5. Perché la legge sulla cittadinanza di Caio Gracco non fu approvata?
  6. La legge sulla cittadinanza incontrò forti resistenze perché la maggioranza dei Romani non voleva condividere i propri privilegi con altri, portando al suo fallimento.

  7. Quali furono le conseguenze della mancata rielezione di Caio Gracco?
  8. Dopo la mancata rielezione di Caio Gracco, scoppiarono disordini a Roma e il Senato emanò un senatus consultum ultimum, che portò a una repressione violenta del movimento graccano, culminando con la morte di Caio Gracco e il successivo smantellamento delle leggi approvate.

  9. Quali furono gli effetti a lungo termine del fallimento della riforma agraria di Caio Gracco?
  10. Il fallimento della riforma agraria portò all'interruzione del recupero e ridistribuzione dell'ager publicus, contribuendo alla necessità della riforma dell'esercito di Mario e al bellum sociale, causato dal malcontento dei socii italici.

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