Concetti Chiave
- Nei giorni dell'antica Roma, i ludi e le cerimonie religiose aumentavano, passando da 60 a 180 giorni nell'Impero tardo.
- Gli imperatori partecipavano frequentemente agli spettacoli, che rappresentavano un'opportunità per il popolo di esprimere giudizi politici.
- Durante i giochi, il popolo riceveva doni e biglietti della lotteria, rendendo gli eventi momenti di interazione diretta con l'imperatore.
- Alcuni imperatori, come Marco Aurelio, trovavano noiosa la partecipazione ai giochi, mentre altri, come Augusto, la consideravano un dovere.
- La parresia, o libertà di parola, permetteva al popolo di rivolgersi direttamente all'imperatore, rafforzando un senso di libertas.
Indice
Spettacoli e feste nella Roma antica
Nella Roma antica, i giorni impegnati nei ludi (= spettacoli), cioè nelle cerimonie di antica origine religiosa che si svolgevano in un teatro o al circo o nei munera, cioè nei combattimenti dei religiosi, nel tardo impero erano saliti a 180, mentre all’inizio dell’Impero erano 60. A questi spettacoli si aggiungevano poi le feste religiose ordinarie, da cui si può concludere che vita degli antichi Romani era una festa continua.
Il ruolo dell'imperatore negli spettacoli
L’imperatore vi assisteva quasi sempre anche perché molti spettacoli erano organizzati in suo onore per ricorrenze straordinarie. Alcuni documenti ci informano che Traiano, nel 108, organizzò un munus (= spettacolo) che durò 117 giorni. L’imperatore interveniva anche nei sacrifici solenni e dato che egli amministrava pubblicamente anche la giustizia, il popolo aveva modo di vederlo frequentemente. In questo, esso aveva l’occasioni di esprimere nei suoi confronti approvazione io disapprovazione in relazione agli atti compiuti.
La politica negli spettacoli romani
Il popolo reclamava la riduzione delle tasse o la morte di qualcuno (come quando chiese a Galba la morte di Tigellino); frequenti erano anche le proteste per l’eccessivo prezzo del grano. In pratica, gli spettacoli diventavano una vera arena politica in cui l’imperatore si trovava faccia a faccia con il popolo, senza nessun intermediario. A questo va aggiunto che nel corso dei giochi venivano distribuiti doni o biglietti della lotteria. Per qualche imperatore,impegnato a fondo nei propri compiti, la presenza ai giochi era un peso; infatti, sappiamo che Cesare durante le celebrazioni era solito leggere dei documenti riguardanti il governo., anche se questo era poco gradito alla folla. Augusto sosteneva che la presenza ai giochi fosse un dovere per un imperatore; invece Marco Aurelio che rifuggiva dalle manifestazioni ufficiali e troppo pompose, si annoiava nel partecipare a un munus e preferiva rimanere chiuso nel suo palazzo. Addirittura, Giuliano l’Apostata si attirò le ostilità della popolazione di Antiochia per le sue rare presenze agli spettacoli.
La libertà di parola negli spettacoli
Tuttavia, la maggioranza degli imperatori sfruttò in modo molto abile la popolarità chegli derivava dalla partecipazione agli spettacoli. D’altra, il popolo, a sua volta, usufruiva della facoltà di parlare al sovrano senza alcun timore (una possibilità che Plutarco definì parresia), come si trattasse di un nuovo tipo di libertas, un termine molto presente anche inciso sulle monete dell’epoca.
Domande da interrogazione
- Qual era il ruolo degli spettacoli nella vita pubblica dell'antica Roma?
- Come gli imperatori romani utilizzavano gli spettacoli a loro vantaggio?
- Qual era l'atteggiamento degli imperatori verso la partecipazione agli spettacoli?
Gli spettacoli erano una parte centrale della vita pubblica romana, con giorni dedicati che aumentarono da 60 a 180 nel tardo impero. Erano occasioni per il popolo di interagire con l'imperatore e di esprimere approvazione o disapprovazione verso di lui.
Gli imperatori sfruttavano la popolarità derivante dalla loro partecipazione agli spettacoli per rafforzare il loro legame con il popolo, che poteva esprimere liberamente le proprie opinioni, una forma di libertas.
Gli atteggiamenti variavano: Augusto considerava la partecipazione un dovere, mentre Marco Aurelio e Giuliano l'Apostata erano meno entusiasti, preferendo evitare le manifestazioni pubbliche.