Concetti Chiave
- La riforma fiscale di Diocleziano causò malessere sociale, colpendo duramente i sudditi senza diritti mentre favoriva i privilegiati.
- L'editto sui prezzi del 301 tentò di calmierare i prezzi per migliaia di prodotti, ma fallì, creando un mercato nero con prezzi più alti.
- La riforma monetaria di Diocleziano introdusse nuove monete d'argento e oro, ma non risolse l'inflazione e la scarsità di metalli preziosi.
- Il tentativo di risolvere la crisi economica non affrontò le cause profonde, come gli alti costi burocratici e la rovina dei ceti produttivi.
- Il sistema del latifondo basato sul lavoro dei coloni limitava la libertà dei contadini, peggiorando ulteriormente le condizioni socio-economiche.
Indice
Riforma fiscale di Diocleziano
Nel III secolo, la riforma fiscale di Diocleziano generò un diffuso malessere sociale: i pochi privilegiati (latifondisti, alti burocrati, alti gradi dell’esercito, corte imperiale) erano esentati dai controlli fiscali, mentre la massa dei sudditi senza diritti era costretta anche a mantenere le truppe locali tramite la tassa chiamata annona militaris, pagata in natura.
Stagnazione economica e sociale
La stagnazione economica e sociale impediva investimenti per la produzione agricola e artigianale, aggravando un’economia esausta e provata dall’inflazione galoppante.
Editto sui prezzi di Diocleziano
Per contrastare questa situazione, nel 301 d.C., Diocleziano emanò un editto sui prezzi, che stabiliva un calmiere, cioè un prezzo massimo per oltre mille prodotti, beni di consumo, servizi e prestazioni.
Fallimento dell'editto sui prezzi
L’editto però fallì rapidamente: le merci a prezzo calmierato sparirono dal mercato, dando vita a un mercato nero con prezzi molto più alti, penalizzando i ceti poveri e arricchendo i commercianti senza scrupoli.
Riforma monetaria di Diocleziano
Diocleziano cercò anche di attuare una riforma monetaria, con i seguenti provvedimenti:
- Rivalutazione della moneta d’oro;
- Introduzione della nuova moneta d’argento, l’argenteus;
- Continuazione della coniazione del billone, una moneta di rame con bagno d’argento.
Problemi del sistema monetario
Tuttavia, il valore nominale del billone era troppo elevato rispetto al valore reale. Inoltre, le monete d’argento e oro erano rare, poiché le riserve di metalli preziosi dell’Impero si stavano esaurendo.
Cause del fallimento economico
Nel complesso, il tentativo dioclezianeo di risolvere la crisi economica si rivelò un fallimento, perché non affrontò le cause reali:
- Alto costo della burocrazia;
- Rovina dei ceti produttivi, oppressi dalle tasse;
- Voracità dell’esercito;
- Spopolamento delle campagne;
- Guerre e incursioni barbariche, carestie, epidemie;
- Diffusione del latifondo.
Sistema del latifondo
Il latifondo si basava sul lavoro dei coloni, contadini legati alla terra:
- Essi coltivavano un fondo per trarne sostentamento e pagare un canone annuo in denaro o derrate.
- I coloni non potevano lasciare il fondo e, se questo veniva venduto, passavano sotto il controllo del nuovo proprietario.
Condizioni dei coloni
È evidente che la loro libertà era solo formale.
Domande da interrogazione
- Quali furono le conseguenze dell'editto sui prezzi di Diocleziano?
- Quali furono le misure monetarie adottate da Diocleziano?
- Perché il tentativo di Diocleziano di risolvere la crisi economica fu un fallimento?
L'editto sui prezzi di Diocleziano portò alla sparizione dal mercato delle merci a prezzo agevolato, creando un mercato parallelo e illegale con prezzi più alti, avvilendo i consumi dei ceti poveri e arricchendo i commercianti senza scrupoli.
Diocleziano rivalutò la moneta d'oro, coniò una nuova moneta d'argento chiamata argenteus e continuò a coniare il billone, una moneta di rame con bagno d'argento, ma il valore nominale del billone era troppo elevato rispetto al valore reale.
Il tentativo di Diocleziano fallì perché non affrontò le vere cause della crisi, come l'alto costo della burocrazia, la rovina dei ceti produttivi, la voracità dell'esercito, lo spopolamento delle campagne, i danni delle guerre e il dilagare del latifondo.