Concetti Chiave
- La prostituzione sacra era praticata nella Magna Grecia, in particolare a Locri Epizefiri e sul monte Erice in Sicilia, come forma di devozione ad Afrodite.
- Le spiegazioni di tale pratica includono la sopravvivenza di antiche usanze come la poliandria e l'esogamia, o come rito per favorire la fertilità.
- I Romani rafforzarono il culto di Venere Erycina, collegato a Enea e Venere, ma esclusero la prostituzione sacra dai loro riti.
- Nonostante il Cristianesimo abbia portato al declino del culto di Erice, a Trapani sopravvive una tradizione che richiama il confronto tra sensibilità cristiana e pagana.
- Il culto era sostenuto economicamente da contributi delle città sicule e protetto da legioni romane, ma perse rilevanza con l'avvento del Cristianesimo.
Indice
Prostituzione sacra nell'antichità
Nel mondo romano ed etrusco sono molto rare le testimonianze della prostituzione. Per la Magna Grecia, a Locri Epizefiri e in Sicilia, sul monte Erice ci è rimasto un ricordo della prostituzione sacra. Sappiamo che nel b470 a.c. a Locri, durante la guerra contro Reggio per accattivarsi l’aiuto di Afrodite fu deciso di far prostituire le vergini.
Sul monte Erice, in un tempio sempre dedicato ad Afrodite, le ancelle, o ierodule, per compiacere alla dea dell’amore praticavano in modo molto disinvolto la prostituzione. Si trattava di un’usanza derivata dalle antiche popolazioni siciliane, diffusa anche sulla costa africana della Numidia, come ci è testimoniato da documenti risalenti al dominio cartaginese.Spiegazioni del costume antico
Tra le diverse spiegazioni di tale costume, le più accreditate indicano che si trattasse di sopravvivenza di forme arcaiche di poliandria o di esogamia. La poliandria è una relazione matrimoniale di una donna con più uomini, legittima nell'ambito delle consuetudini di alcuni popoli primitivi; invece l’esogamia è la consuetudine di scegliere la moglie al di fuori del proprio gruppo. Secondo altri studiosi l’unione sessuale con una donna a servizio della divinità che impersonava le energie della natura avrebbe dovuto favorire la fertilità dei campi e degli animali. In base ad un’ulteriore spiegazione, l’accoppiamento con una ierodula permetteva all’uomo di possedere la stessa dea e quindi di poter entrare in possesso della sua essenza, come succede con i pasti sacrificali. Un’usanza simile è ancora in uso in certe popolazioni tribali dell’Oceania o dell’Amazzonia che si cibano di alcune parti del corpo del nemico ucciso per acquistarne la forza.
Ruolo dei Romani e del tempio di Erice
I Romani rafforzarono il ruolo del tempio di Erice, credendo che Enea vi avesse fatto scalo nelle sue lunghe peregrinazioni prima di approdare nel Lazio; inoltre Enea era figlio di Venere e Venera è il nome latino della greca Afrodite. Nel 216 a.C., fu stabilito che 17 città sicule versassero un contributo annuo alla dea a cui andava anche quanto ricavato dalla prostituzione. Inoltre fu deciso che due reparti di legionari vi montassero perennemente la guardia; sappiamo anche che i consoli che visitavano il tempo erano molto inclini alla prostituzione sacra. Questo culto, chiamato di Venere Erycina, fu introdotto anche a Roma, senza, però, l’aspetto della prostituzione sacra che era estranea alla sensibilità romana. Bisogna però ricordare che esistevano molti templi dedicati a divinità femminili, frequentati da donne, che spesso si trasformavano in luoghi d’incontro, ma che non avevano alcun rapporto con la prostituzione sacra.
Declino del culto di Erice
Con l’arrivo del Cristianesimo, il culto di Erice cominciò a scomparire e si diffuse la leggenda secondo la quale il tempio sarebbe crollato la notte stessa di Natale. Significativo è il fatto che a Trapani viene tutt’oggi celebrato il culto della Madonna, detta “la bella dei sette veli”, in cui pare mantenersi una vaga eco della contrapposizione fra sensibilità cristiana e culto pagano il cui aspetto osceno aveva sostituito ogni ricordo della fecondazione e della procreazione.
Domande da interrogazione
- Qual era il ruolo delle ierodule nel tempio di Erice?
- Quali spiegazioni sono state proposte per la pratica della prostituzione sacra?
- Come i Romani hanno influenzato il culto di Venere Erycina?
- Come il Cristianesimo ha influenzato il culto di Erice?
Le ierodule, ancelle del tempio dedicato ad Afrodite sul monte Erice, praticavano la prostituzione sacra per compiacere la dea dell'amore, un'usanza derivata dalle antiche popolazioni siciliane.
Le spiegazioni includono la sopravvivenza di forme arcaiche di poliandria o esogamia, e l'idea che l'unione sessuale con una ierodula favorisse la fertilità dei campi e degli animali.
I Romani rafforzarono il ruolo del tempio di Erice, stabilendo contributi annuali da 17 città sicule e mantenendo due reparti di legionari a guardia del tempio, sebbene a Roma il culto non includesse la prostituzione sacra.
Con l'arrivo del Cristianesimo, il culto di Erice cominciò a scomparire, e si diffuse la leggenda del crollo del tempio la notte di Natale, mentre a Trapani si celebra ancora il culto della Madonna, riflettendo una contrapposizione tra sensibilità cristiana e culto pagano.