Concetti Chiave
- La magia era parte integrante della cultura romana, diffusa e accettata nella vita quotidiana nonostante lo scetticismo di alcuni intellettuali come Plinio il Vecchio.
- Le tabellae defixionis erano tavolette incise con iscrizioni magiche usate per danneggiare rivali attraverso l'intercessione divina.
- Realizzate principalmente su lamine di piombo, queste tavolette venivano simbolicamente danneggiate per influenzare negativamente il destinatario.
- Il meccanismo delle tabellae si basava sull'analogia, simile all'uso di un fantoccio, dove l'azione sulla tavoletta mirava a colpire la persona coinvolta.
- Numerose tabellae defixionis sono state ritrovate, fornendo una testimonianza significativa sull'uso della magia nell'antica Roma.
Magia e superstizione nella vita quotidiana dei Romani
Non mancava certo chi si discostava da tali pratiche e sconsigliava l’uso della magia: è questo il caso del naturalista romano del i secolo d.C., Plinio il Vecchio, il quale sosteneva che, in realtà, i saggi rifiutassero questo tipo di credenze. Eppure, tale scetticismo non impediva una diffusione capillare della magia nella vita quotidiana, tanto che quest’arte era parte integrante della cultura romana, comunemente praticata, accettata e riconosciuta: del resto, sebbene «detestabile, impotente e vana», scrive sempre Plinio (Naturalis Historia XXX, 1 18), quest’arte possedeva incontestabilmente alcune umbrae veritatis («ombre di verità»), più solide di quanto un approccio razionale fosse disposto ad ammettere.La legge, in sostanza, contemplava esplicitamente il ricorso alle arti magiche per danneggiare un rivale.
Tabellae defixionis
Gli esempi più comuni che possiamo trovare e diffusi di pratiche magiche nell’antica Roma erano costituiti dalle cosiddette tabellae defixionis. Il loro nome deriva dal verbo defigere, che significa letteralmente «bloccare».Si tratta dunque di tavolette con incisa un’iscrizione il cui obiettivo era quello di intralciare, bloccare e ostacolare un rivale attraverso l’intercessione di potenze divine. Le tabellae defixionis erano realizzate perlopiù su sottili lamine di piombo; una volta incise, venivano volutamente ripiegate, accartocciate, danneggiate e spesso perforate con chiodi.
L’atto compiuto simbolicamente sulla tavoletta avrebbe dovuto ripercuotersi sul destinatario della maledizione, colpendolo e danneggiandolo. Il meccanismo su cui si basa questo tipo di incantesimo è quello dell’analogia (tra la tavoletta e il destinatario), un espediente molto comune e frequente nei processi magici: proprio come quando si costruisce un fantoccio, ritenuto simile alla persona su cui si vuole operare l’incantesimo, in modo che, operando sul fantoccio, si pretenda di agire sulla persona coinvolta.
Le tabellae defixionis conservate e giunte fino a noi sono tantissime: siamo quindi in possesso d molte decine di maledizioni, in grado di fornira una testimonianza importante sull’uso e sulla diffusione della magia nell’antica Roma.
Un esempio di testo inciso su una tabella defixionis è il seguente: «Ti scongiuro, o demone, chiunque tu sia, e ti chiedo che da quest’ora, da questo giorno, da questo momento tu torturi e uccida i cavalli del Verde e del Bianco, e uccida e annienti gli aurighi Claro e Felice e Primulo e Romano e non lasci loro la vita».
La maledizione è stata formulata in occasione di una competizione sportiva e le vittime sono due squadre (Verde e Bianca) di aurighi che partecipano a una corsa di carri nel circo. Questa era un’attività molto popolare in età imperiale, tanto a Roma quanto nelle più importanti città dell’Impero.
Domande da interrogazione
- Qual era l'opinione di Plinio il Vecchio riguardo alla magia nella cultura romana?
- Cosa sono le tabellae defixionis e qual era il loro scopo?
- Come funzionava il meccanismo delle tabellae defixionis?
- Qual è un esempio di maledizione incisa su una tabella defixionis?
Plinio il Vecchio, un naturalista romano del I secolo d.C., sosteneva che i saggi rifiutassero le credenze magiche, considerandole "detestabili, impotenti e vane", ma riconosceva che possedevano alcune "ombre di verità".
Le tabellae defixionis erano tavolette incise con iscrizioni magiche, il cui scopo era bloccare e ostacolare un rivale attraverso l'intercessione di potenze divine, spesso realizzate su lamine di piombo e danneggiate simbolicamente.
Il meccanismo si basava sull'analogia tra la tavoletta e il destinatario della maledizione, simile alla costruzione di un fantoccio, dove l'azione sulla tavoletta si pretendeva di agire sulla persona coinvolta.
Un esempio è una maledizione formulata per una competizione sportiva, dove si invocava un demone per torturare e uccidere i cavalli e gli aurighi delle squadre Verde e Bianca, partecipanti a una corsa di carri nel circo.