Fabrizio Del Dongo
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Concetti Chiave

  • La storia di Tarquinio il Superbo descrive la transizione di Roma da monarchia a repubblica, con l'assedio di Ardea e il coinvolgimento del re etrusco Porsenna.
  • Orazio Coclite è celebrato come eroe romano per il suo coraggio nel difendere il Ponte Sublicio dagli Etruschi, un atto che avrebbe salvato Roma dall'invasione.
  • La leggenda di Orazio Coclite, narrata da Tito Livio, evidenzia il suo sacrificio personale e il simbolismo della sua lotta solitaria contro un nemico superiore.
  • Il significato della leggenda è interpretato come un tentativo dei Romani di spiegare e glorificare eventi storici attraverso racconti mitici e simbolici.
  • La figura di Orazio Coclite è vista come un esempio di virtù romana, mascherando possibili verità meno eroiche riguardo alla conquista di Roma da parte degli Etruschi.

Indice

  1. La caduta di Tarquinio
  2. L'assedio di Porsenna
  3. Eroismo romano
  4. La leggenda di Orazio Coclite
  5. Il sacrificio di Orazio
  6. Il valore della leggenda

La caduta di Tarquinio

Secondo la tradizione, di parte romana, Tarquinio il Superbo perse il trono mentre si trovava fuori Roma, nell’intento di porre l’assedio a Ardea. Suo figlio Sesto aveva oltraggiato Lucrezia, moglie di Collatino. Per vendicarsi dell’affronto subito dalla donna, Collatino si unì a Giunio Bruto per deporre il re assente.

Tarquinio fuggì e andò a rifugiarsi a Tuscolo, presso la figlia.

L'assedio di Porsenna

Intanto il re etrusco, Porsenna, nel 508 a.C., mosse da Chiusi per riportare il re deposto sul trono e per questo cinse d’assedio Roma, ma commosso dagli atti di valore e di coraggio dei Romani, tolse ben presto l’assedio senza porre condizioni. Successivamente suo figlio Arunte fu sconfitto a Aricia, sui colli Albani da un esercito che vedeva coalizzate le forze latine con quelle greche. Dopo questa sconfitta gli Etruschi rinunciarono a riprendere la rivincita; a Roma, al posto dei re, subentrarono due consoli, chiamati pretori: si passava così dalla monarchia alla repubblica.

Eroismo romano

Diversi furono gli atti di valori dimostrati dai Romani collegati all’assedio di Porsenna:

1) Clelia che presa in ostaggio da Porsenna, riuscì a rientrare in città attraversando il Tevere a nuoto

2) Orazio Coclite (= Coclite significa “cieco da un occhio”) che da solo riesce a contenere l’assalto del nemico per tutto il tempo necessario per distruggere il Ponte Sublicio (a quel tempo il ponte era di legno)

3) Munzio Scevola che si lascia bruciare la mano come auto punizione per aver ucciso un’altra persona al posto del re Porsenna

La leggenda di Orazio Coclite

L’episodio di Orazio Coclite ci è narrato da Tito Livio, nella sua opera Storia di Roma. Questi sono i fatti secondo lo storico romano. Orazio Coclite si sarebbe opposto da solo, sul Ponte Sublicio agli Etruschi di Porsenna: dopo aver respinto il primo assalto, si sarebbe lanciato nelle acque del Tevere dove, secondo Polibio, perse la vita. Un’altra leggenda, riportata anche da Tito Livio, invece Orazio Coclite si sarebbe salvato, attraversando a nuoto il Tevere, nonostante la pesante armatura che indossava. In entrambi i casi, il nemico non riuscì ad attraversare il fiume sul Ponte Sublicio solo per merito e così Orazio Coclite fu definito un eroe salvatore del destino di Roma.

Il sacrificio di Orazio

Per un puro caso gli era toccata la guarda del ponte. Egli si accorse che l’esercito etrusco dopo aver preso con un assalto improvviso il colle del Gianicolo, stavano scendendo rapidamente verso il Tevere; non potendo contare sui suoi soldati perché terrorizzati avevano gettato le armi, e visto che a nulla stava servendo la sua opera di convincimento, egli decise di intervenire da solo. L’unica soluzione era di distruggere il ponte con qualsiasi mezzo, impedendo così agli Etruschi di invadere l’altra riva. Pertanto accorse all’ingresso del ponte con le armi tese ad affrontare il combattimento corpo a corpo, emergendo fra la folla di soldati che stavano volgendo le spalle al campo di battaglia e fra i nemici, meravigliati da tanta audacia. All’inizio, con lui rimasero due uomini e con loro sostenne la fase più difficile dello scontro. Quando ormai restava una minima parte del ponte da essere tagliata, egli ordinò ai suoi due compagni di ritirarsi e di mettersi in salvo. Quindi, rimasto solo, Tito Livio sottolinea il fatto che egli cominciasse a guardare negli occhi i comandanti etruschi, sfidandoli, insultandoli e accusandoli di essere servi di un tiranno e che venivano ad insidiare la libertà altrui dopo aver rinunciato alla propria. Dopo un primo momento di incredulità, i soldati etruschi cominciarono a lanciare i loro giavellotti che si infissero tutti nello scudo proteso di Orazio Coclite. Nel frattempo le ultime travi del ponte crollarono; il fragore del crollo unito alle grida di gioia dei Romani per aver portato a compimento l’opera, suscitarono nel nemico un improvviso timore e l’assalto etrusco subì un arresto. Fu allora che Orazio Coclite, dopo aver rivolto una preghiera al fiume Tevere si lanciò nelle acque e raggiunse i suoi sull’altra riva, in mezzo ad una fitta pioggia di giavellotti. In segno di gratitudine per aver salvato la città, il popolo di Roma gli dedicò una statua e gli regalo un terreno la cui superfice corrispondeva a quella che poteva essere arata in una giornata.

Il valore della leggenda

Il racconto presenta alcune deformazioni della realtà, come spesso succedeva quando i Romani volevano far risaltare le loro virtù.

I critici storici danno spesso della leggenda un valore eziologico cioè si tratterebbe di un racconto mitico-storico elaborato dal desiderio di spiegare l’origine di aspetti della realtà, dei quali i Romani non erano ancora in grado di formulare spiegazioni scientifiche. Pertanto, essi erano attribuiti all’intervento di forze umane straordinarie oppure divine sulla base di analogie ed etimologie di dubbiosa attendibilità. In altre parole, la leggenda non sarebbe altro che una spiegazione o un’interpretazione che venivano date agli antichi documenti di cui i Romani non conoscevano più il significato. Addirittura la leggenda sarebbe stata storicizzata, dandole un significato etico-nazionale. Occorre aggiungere che dietro la nobile leggenda di Orazio Coclite si nascondeva con tutta probabilità, una realtà poco prestigiosa per una città che si stava espandendo in tutta la penisola, diventando quindi una potenza egemone. Poiché sarebbe stato vergognoso ammettere che il re etrusco Porsenna aveva conquistato Roma, imponendo il disarmo, occorreva una figura eroica che con un valore incredibile avesse salvato la città dal nemico.

Domande da interrogazione

  1. Qual è il contesto storico della leggenda di Orazio Coclite?
  2. La leggenda si colloca nel periodo in cui Tarquinio il Superbo perse il trono di Roma, e il re etrusco Porsenna assediò la città nel tentativo di restaurarlo. Durante questo assedio, Orazio Coclite si distinse per il suo eroismo sul Ponte Sublicio.

  3. Chi era Orazio Coclite e quale impresa eroica compì?
  4. Orazio Coclite era un soldato romano che, secondo la leggenda, da solo affrontò l'esercito etrusco sul Ponte Sublicio, impedendo loro di attraversare il Tevere e salvando così Roma dall'invasione.

  5. Come viene narrata la leggenda di Orazio Coclite da Tito Livio?
  6. Tito Livio racconta che Orazio Coclite, dopo aver respinto l'assalto etrusco, si gettò nel Tevere e raggiunse la riva opposta, nonostante la pesante armatura, diventando un eroe per aver salvato Roma.

  7. Qual è il significato attribuito alla leggenda di Orazio Coclite dai critici storici?
  8. I critici storici vedono la leggenda come un racconto eziologico, creato per spiegare eventi storici attraverso miti, attribuendo l'origine di certi aspetti della realtà a interventi straordinari o divini.

  9. Quali sono le implicazioni della leggenda di Orazio Coclite per la storia di Roma?
  10. La leggenda di Orazio Coclite serviva a mascherare una realtà meno gloriosa, ovvero la conquista di Roma da parte di Porsenna, e a esaltare le virtù eroiche dei Romani, rafforzando l'identità nazionale e il prestigio della città in espansione.

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