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Concetti Chiave

  • La religiosità mesopotamica era caratterizzata da una moltitudine di divinità antropomorfe, tra cui Anu, Enlil, Enki e Inana, che riflettevano sentimenti umani e vivevano in famiglie.
  • La religione in Mesopotamia era fortemente influenzata dalle strutture sociali, rispecchiando l'organizzazione gerarchica delle città-stato, con Enlil posto al vertice della gerarchia divina.
  • Le punizioni divine erano considerate giuste e inevitabili, con la sofferenza umana vista come conseguenza di colpe sconosciute; i sacerdoti svolgevano rituali per interpretare e placare la volontà degli dèi.
  • La concezione dell'oltretomba mesopotamico era di un luogo oscuro e silenzioso, dove i morti vivevano come fantasmi in un'infinita caverna sotto il controllo di divinità specifiche.

La religiosità mesopotamica

Indice

  1. Le divinità mesopotamiche
  2. La gerarchia divina
  3. La vita dopo la morte

Le divinità mesopotamiche

Ogni gruppo umano insediato nella regione mesopotamica aveva portato con sé le proprie antichissime credenze e imparato a farle convivere con quelle degli altri. La Mesopotamia si ritrovò popolata di dèi: ne conosciamo molti, più di mille, dai nomi strani e complicati, tra i quali spiccano per importanza Anu, dio del cielo; Enlil, dio del vento e delle tempeste, benefico e devastatore allo stesso tempo; Enki, divinità dell'acqua; Inana, dea della guerra. Le divinità mesopotamiche avevano quasi tutte carattere antropomorfico. Avevano un corpo come il nostro, anche se non conoscevano la vecchiaia e la malattia. Erano maschi e femmine, procreavano figli, vivevano in famiglia. Provavano sentimenti umani: gioia, gelosia, ira, vendetta, amore, odio.

La gerarchia divina

Nonostante questa enorme varietà di dèi e di culti, è tuttavia possibile ricostruire i tratti comuni della religiosità mesopotamica. La religione è un fenomeno sociale, che risente delle forme dell'organizzazione umanae a sua volta influisce su di esse. Un fenomeno colossale come la nascita della città doveva necessariamente incidere anche sulla religione.

Quando i re e i suoi funzionari incominciarono a governare, l'immagine divina si modellò su quella della regalità terrena e anche tra le divinità fu stabilita una gerarchia, al cui vertice venne posto Enlil.

Come un suddito non può discutere la volontà del re né opporsi alle sue sanzioni, così un uomo non può contestare quella divina né opporsi ai suoi castighi. L'angoscia, la malattia, il dolore, la fame erano tutte punizioni comminate dagli dèi sempre e soltanto per giusti motivi. Spesso l'uomo non sapeva in che cosa avesse sbagliato, ma sapeva che la sua sofferenza era comunque l'effetto inevitabile di una colpa. Per scrutare la volontà divina ed evitare terribili punizioni si perfezionarono tecniche d'interpretazione e riti utili a placare l'ira degli dèi affidati agli specialisti del sacro, i sacerdoti (osservatori, indovini, esorcisti, ecc.)

La vita dopo la morte

I popoli mesopotamici credevano che dopo la morte l'uomo si tramutasse in una specie di fantasma e andasse a raggiungere i suoi predecessori in uno scialbo inferno senza fiamme, concepito come un'immensa, oscura, silenziosa e triste caverna. Questo luogo era governato da divinità specifiche, alle quali il morto doveva obbedire, ancora una volta, come sempre.

Domande da interrogazione

  1. Quali erano le principali divinità mesopotamiche e quali caratteristiche avevano?
  2. Le principali divinità mesopotamiche includevano Anu, Enlil, Enki e Inana. Queste divinità avevano carattere antropomorfico, con sentimenti umani e vivevano in famiglie, ma non conoscevano vecchiaia e malattia.

  3. Come influenzava la religione mesopotamica la vita sociale e politica?
  4. La religione mesopotamica era un fenomeno sociale che risentiva delle forme di organizzazione umana e influenzava la nascita delle città. La gerarchia divina si modellava su quella della regalità terrena, con Enlil al vertice.

  5. Cosa credevano i mesopotamici riguardo all'oltretomba?
  6. I mesopotamici credevano che dopo la morte l'uomo diventasse un fantasma e andasse in un inferno scialbo, oscuro e silenzioso, governato da divinità specifiche a cui il morto doveva obbedire.

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