Concetti Chiave
- La magia, diffusa nelle antiche civiltà mediterranee e medio orientali, rappresenta l'arte di controllare le forze occulte e influenzare la divinità attraverso rituali privati.
- A Roma, si crede che la magia sia stata introdotta dal re Numa, ispirato dall'egizia Iside, che creò il tempio di Vesta con il fuoco perpetuo sorvegliato dalle Vestali.
- Numa, iniziato alle leggi magiche e influenzato dalla scuola pitagorica, istituì collegi di sacerdoti per gestire le conoscenze occulte e i fenomeni naturali.
- La religione romana ufficiale incorporava molti elementi magici e superstizioni antiche, come dimostrato da autori come Petronio, Festo, Livio e Plino.
- Il "aquaelicium" era un rituale pubblico per provocare la pioggia, eseguito durante la siccità con cerimonie presso il tempio di Marte, coinvolgendo pontefici e magistrati.
Origini della magia
Presente nelle antiche civiltà mediterranee e medio orientali, come l’Egitto e la Babilonia, prima che in Grecia e a Roma, la magia è l’arte di dominare le forze occulte della natura e di agire sulla volontà della divinità mediante un complesso di gesti rituali. E’ difficile, tuttavia, definire il rapporto tra religione e magia, se non che il rito religioso era officiato pubblicamente, da un sacerdote, mentre il rito magico era un rituale privato eseguito per interessi individuali.
Sembra che la magia venisse introdotta a Roma dal re Numa, che attinse dall’egizia Iside la sua ispirazione per la ninfa Egeria, misteriosa e solitaria. Da lei apprese come onorare la madre degli dei, protettrice dalla patria e della famiglia, le elevò un tempio circolare (il tempio di Vesta), sotto la cui cupola bruciava un fuoco che non doveva mai spegnersi, tutelato da quattro vergini, le Vestali. Il fuoco era il simbolo della fede, del focolare domestico, dell’amore casto, ma anche emblema dell’agente universale.
Insegnamenti di Numa
Numa era stato iniziato alle leggi magiche, apprendendo i precetti della scuola pitagorica. Conosceva le influenze magnetiche e le affidò a collegi di sacerdoti e di auguri da lui istituiti, sottomettendoli a rigide regole. Numa aveva rivelato ai sacerdoti una teoria esatta sui presentimenti e sul sesto senso, determinati dalle leggi segrete della natura. Lo dimostrerebbe anche il fatto che nella religione ufficiale romana, gran parte del rituale ha carattere magico e vi si trovano anche elementi di superstizioni assai remote. Come testimoniato da Petronio, Festo, Livio e Plino, tali sopravvivenze erano visibili ancora negli ultimi secoli dell’Impero.
Rituali magici romani
Petronio, ad esempio, nel Satiricon , 44, descrive l’ “aquaelicium”: una cerimonia primitiva, celebrata per provocare la caduta della pioggia. Si compiva pubblicamente ed il rito era officiato in caso di siccità con intervento dei pontefici e dei magistrati, senza toga, con i littori che procedevano con i fasci rovesciati. Presso il tempio di Marte, fuori porta Capena, veniva prelevata una pietra cilindrica e trascinata sul Campidoglio. Non si sa se venisse immersa nell’acqua o spruzzata di acqua, per simulare il fenomeno della pioggia.
Domande da interrogazione
- Qual è la differenza principale tra rito religioso e rito magico nelle antiche civiltà?
- Chi introdusse la magia a Roma e quale divinità egizia ispirò questa introduzione?
- Quale cerimonia descrive Petronio nel Satiricon e qual era il suo scopo?
Il rito religioso era officiato pubblicamente da un sacerdote, mentre il rito magico era un rituale privato eseguito per interessi individuali.
La magia fu introdotta a Roma dal re Numa, che si ispirò alla divinità egizia Iside per la ninfa Egeria.
Petronio descrive l'“aquaelicium”, una cerimonia primitiva celebrata per provocare la caduta della pioggia in caso di siccità.