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Concetti Chiave

  • I Romani erano noti per la loro tolleranza religiosa, permettendo la coesistenza di culti locali nei territori conquistati per evitare ribellioni.
  • Il pantheon romano si arricchì con l'integrazione di divinità straniere come Attis, Iside e Mitra, riflettendo l'influenza culturale dei popoli soggetti.
  • Durante il principato di Tiberio, Gesù di Nazareth predicò un messaggio rivoluzionario che portò alla nascita del cristianesimo, diffuso dagli apostoli come Paolo di Tarso.
  • Il cristianesimo, inizialmente tollerato, divenne sospetto alle autorità romane per il suo rifiuto di adorare l'imperatore e le pratiche di culto tradizionali.
  • Le persecuzioni dei cristiani, ordinate da imperatori come Diocleziano, derivavano dalla percezione del cristianesimo come una minaccia alla stabilità politica dell'impero.

Indice

  1. Influssi religiosi nell'antica Roma
  2. Divinità straniere a Roma
  3. Gesù e la nascita del cristianesimo
  4. Diffusione e persecuzione del cristianesimo
  5. Motivi politici delle persecuzioni

Influssi religiosi nell'antica Roma

Fin dai tempi della repubblica i Romani erano stati tolleranti e aperti agli influssi religiosi provenienti dai popoli con i quali entravano in contatto. Nei territori conquistati, non imponevano mai il culto delle proprie divinità; anzi spesso incoraggiavano la sopravvivenza delle credenze e delle pratiche religiose locali, in modo da evitare insofferenza nei confronti della loro dominazione. Il contatto con culti diversi, praticati dai popoli assoggettati, portò tra l'altro ad ampliare il pantheon dei Romani. Così, a far da contorno alla Triade capitolina (Giove, Giunone e Minerva), emblema e sintesi della religione ufficiale romana, dalle varie province annesse all'impero era stata introdotta a Roma una folta schiera di divinità forestiere, alcune delle quali divennero ufficiali.

Divinità straniere a Roma

Dalla Grecia, ad esempio, fin dall'età repubblicana, i Romani avevano importato il dio Attis, le cui morte e resurrezione simboleggiavano il ciclo vegetativo della natura; dall'Egitto, Iside, dea garante della rinascita dopo la morte, simboleggiata dalla Luna vittoriosa sull'oscurità della notte, alla quale fu dedicato un santuario nel Campo Marzio. Le continue guerre con i Parti portarono poi i Romani a contatto con gli antichi culti persiani e, in particolare, con il culto del dio Mitra, il dio Sole, che prevedeva un lungo periodo di iniziazione ed era diffuso soprattutto tra i soldati romani.

Gesù e la nascita del cristianesimo

Nel I secolo la Palestina era, dal punto di vista formale, uno Stato autonomo, sebbene nella realtà si trovasse sotto il controllo romano, che la governava tramite sovrani fedeli all'impero. Nel 4 a.C. la Palestina, occupata in gran parte dal popolo ebreo, era stata divisa in diverse zone, ognuna guidata da un discendente del re Erode, con l'eccezione della Giudea, che divenne una prefettura di Roma.

Durante il principato di Tiberio, in Giudea visse Gesù di Nazareth, che si presentò come il Messia che gli Ebrei attendevano, secondo la tradizione, per portare giustizia al "popolo eletto". La predicazione di Gesù rientra quindi nella cultura religiosa ebraica, sebbene i risvolti successivi finirono per andare molto più in là, fino a creare una nuova religione, il cristianesimo. Il messaggio che egli e i suoi discepoli predicavano era autenticamente rivoluzionario, sia rispetto alla tradizione ebraica sia rispetto alla religione romana, poiché implicava un radicale cambiamento nel modo di intendere e di vivere il rapporto con Dio e con i propri simili. I più stretti discepoli di Gesù, gli apostoli, s'impegnarono a diffonderne, dopo la sua scomparsa, il Vangelo, ossia la sua Parola, in Palestina e, poi, presso le altre comunità ebraiche, compresa quella di Roma. Fra i primi predicatori si distinse Paolo di Tarso, un ebreo convertito che viaggiò molto, soprattutto in Oriente, per diffondere il messaggio cristiano. Egli predicava la venuta di un nuovo regno, il regno di Dio, al quale avrebbe preso parte, grazie all'azione salvifica del Cristo, chiunque avesse accolto la "Parola di Dio".

Diffusione e persecuzione del cristianesimo

Il messaggio di salvezza del cristianesimo era quindi universale, ossia rivolto all'intera umanità, rompendo così con la tradizionale convinzione degli Ebrei di essere il "popolo eletto". Inizialmente, nel II secolo, il cristianesimo fu percepito come una setta dell'ebraismo e tollerato. Dal III secolo, invece, la sua diffusione, anche tra gli strati più elevati della popolazione, suscitò il sospetto delle autorità romane per alcune caratteristiche dei suoi adepti.

I cristiani, infatti, pur agendo in conformità alle leggi dello Stato e rispettando l'imperatore come autorità terrena, si rifiutavano di adorarlo; erano contrari a impugnare le armi per combattere i propri simili; disprezzavano i giochi del circo e le feste pagane, che consideravano non compatibili con il loro culto; esaltavano i poveri, gli umili e i diseredati, garantendo loro un premio nell'aldilà e suscitando, in tal modo, la reazione infastidita dei ricchi e dei potenti. Proprio per la natura insanabile di questi contrasti, alcuni imperatori ordinarono persecuzioni contro i cristiani, che si trovarono ad affermare la propria fede pur sapendo che sarebbero andati incontro alla morte, diventando così martiri. Saranno queste le prime figure di santi: ad esempio, secondo la tradizione, gli apostoli Pietro e Paolo subirono il martirio sotto Nerone, nel 64.

Motivi politici delle persecuzioni

L'ordine di perseguitare la nuova religione venne dagli imperatori romani per un motivo fondamentalmente politico: la concezione religiosa cristiana, mettendo in discussione i pilastri su cui si reggeva lo Stato e rifiutando la venerazione della sua massima autorità, minacciava le basi stesse dell'impero. Non è un caso che persecuzioni più estese furono quelle ordinate tra il 303 e il 305 dall'imperatore Diocleziano, il cui operato mirava alla ricostruzione della solidità dello Stato: egli promulgò ben quattro editti contro i cristiani, non solo vietandone l'accesso alle cariche pubbliche, ma anche facendo distruggere i loro luoghi di culto, i libri e gli oggetti sacri e minacciandoli di morte se sorpresi a praticare tale religione.

Domande da interrogazione

  1. Qual era l'atteggiamento dei Romani verso le religioni dei popoli conquistati?
  2. I Romani erano tolleranti e aperti agli influssi religiosi dei popoli conquistati, spesso incoraggiando la sopravvivenza delle credenze locali per evitare insofferenza.

  3. Come si è sviluppato il cristianesimo durante il principato di Tiberio?
  4. Durante il principato di Tiberio, Gesù di Nazareth predicò un messaggio rivoluzionario che portò alla nascita del cristianesimo, diffuso dai suoi discepoli come Paolo di Tarso.

  5. Perché il messaggio cristiano era considerato universale?
  6. Il messaggio cristiano era considerato universale perché era rivolto a tutta l'umanità, rompendo con la convinzione ebraica di essere il "popolo eletto".

  7. Quali erano le caratteristiche dei cristiani che suscitavano sospetto tra le autorità romane?
  8. I cristiani si rifiutavano di adorare l'imperatore, erano contrari alla violenza, disprezzavano i giochi del circo e le feste pagane, e esaltavano i poveri, suscitando sospetto tra le autorità romane.

  9. Quali furono le motivazioni delle persecuzioni contro i cristiani?
  10. Le persecuzioni furono motivate dalla minaccia che la concezione religiosa cristiana rappresentava per i pilastri dello Stato romano, rifiutando la venerazione dell'autorità imperiale.

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