Concetti Chiave
- Le colonie greche dell'Italia meridionale chiesero aiuto a Roma per difendersi dalle tribù appenniniche, suscitando l'allarme di Taranto.
- Taranto, temendo la sottomissione a Roma, attaccò una nave romana, portando alla dichiarazione di guerra da parte del Senato romano.
- Pirro dell'Epiro intervenne in aiuto di Taranto con un esercito e elefanti, ottenendo inizialmente vittorie significative contro i Romani.
- Nonostante i successi iniziali, Pirro si accorse della resilienza romana e si dedicò a una campagna in Sicilia senza risultati duraturi.
- Dopo la sconfitta a Maleventum, Pirro abbandonò il progetto di conquista e Taranto si arrese, segnando la fine delle comunità indipendenti in Italia.
Indice
Le tensioni tra Taranto e Roma
All'inizio del III secolo a.C. molte colonie greche dell’Italia meridionale incontrarono difficoltà nel fronteggiare la pressione di bellicose tribù appenniniche dell’interno (come Sanniti, Lucani, Bruzi o “Bretti”): antiche poleis greche (come Locri, Reggio, Turi, Crotone) chiesero aiuto alla nuova potenza vittoriosa e Roma andò nella loro regione per difenderle, giacché sapeva ormai come combatterle e contrastarle attraverso la sua tattica manipolare.
Questo allarmò la città di Taranto, l’unica città dell’area che potesse vantare un’economia molto florida: essa aveva attivato un ricchissimo commercio (soprattutto della lana) ed aveva una propria flotta oltre all'esercito. Dunque, Taranto reagì alla presenza romana in Italia meridionale perché temeva di doversi rapidamente sottomettere; nel 282 a.C. una piccola squadra navale romana fu assalita da navi tarantine a largo di Otranto: l’episodio fu ritenuto gravissimo dal Senato romano che chiese ai Comizi di votare la guerra contro Taranto.L'intervento di Pirro
I Tarantini chiesero aiuto a Pirro, re dell'Epiro , che si mosse con elefanti e una grande flotta, con l’intento di sottomettere le città greche dell’Italia meridionale e della Sicilia, per poi muovere contro Cartagine. Egli considerava Roma una città di secondo ordine, dal momento che la sua fama rimaneva evidentemente circoscritta al Mediterraneo occidentale e non si era ancora diffusa in Epiro e nemmeno nell’area adriatica.
La resistenza romana e la ritirata di Pirro
Pirro sbarcò in Italia con 25.000 uomini e 20 elefanti (sconosciuti ai Romani) ed ebbe immediatamente due grandi successi: nel 280 a.C. ad Eraclea e nel 279 a.C. ad Ascolti Satriano. Secondo la tradizione, dopo due vittorie di questo tenore la guerra si sarebbe potuta considerare finita, ma Pirro si rese subito conto che i Romani erano totalmente diversi da quelli con cui era abituato a combattere in Grecia: come l’araba fenice, essi risorgevano dalle proprie ceneri e sebbene avessero perso migliaia di soldati erano pur sempre in grado di schierare nuovi eserciti, come se avessero riserve umane inesauribili. Inoltre, Pirro notò che i Romani non combattevano da barbari, ma avevano un esercito di tipo greco addirittura avanzato rispetto agli eserciti greci, in quanto manipolato. Furono quindi avviate delle trattative di pace che durarono a lungo e, nel frattempo, Pirro si spostò in Sicilia (dato il suo grandioso desiderio di scontrarsi con Cartagine): egli riuscì ad avere alcuni brillanti successi con emporia dominati dai Cartaginesi, ma senza concludere nulla di definitivo; ovunque andasse Pirro si faceva acclamare re, ma le città da lui sottomesse non gli davano nessun aiuto militare: il suo era un riconoscimento fittizio, di cui si appagava senza alcun riscontro concreto. Tornato in Italia, Pirro affrontò i romani a Maleventum (poi ribattezzata da Roma in Beneventum) nel 275 a.C., dove Roma riuscì ad ottenere un’immensa vittoria: sebbene l’esito, di fatto, sembra sia stato incerto, Manio Curio Dentato riuscì ad avere la meglio. Pirro decise di abbandonare il progetto e rientrò in patria con i pochi soldati superstiti. Nel 272 a.C. Taranto, disperando ormai di poter resistere, si arrese entrando così nel novero dei socii di Roma: in questo momento in tutta l’Italia non esistevano più comunità indipendenti da Roma.
Domande da interrogazione
- Quali furono le cause della guerra tra Roma e Taranto?
- Chi fu chiamato in aiuto da Taranto e quale fu la sua strategia?
- Quali furono i risultati delle prime battaglie tra Pirro e i Romani?
- Come si concluse il conflitto tra Pirro e Roma?
La guerra tra Roma e Taranto fu causata dalla reazione di Taranto alla presenza romana in Italia meridionale, temendo di dover sottomettersi rapidamente. L'attacco di una squadra navale romana da parte delle navi tarantine nel 282 a.C. fu considerato gravissimo dal Senato romano, che decise di dichiarare guerra.
Taranto chiese aiuto a Pirro, re dell'Epiro, che arrivò con elefanti e una grande flotta. La sua strategia era di sottomettere le città greche dell’Italia meridionale e della Sicilia, per poi muovere contro Cartagine.
Pirro ottenne due grandi successi iniziali contro i Romani: nel 280 a.C. ad Eraclea e nel 279 a.C. ad Ascolti Satriano. Tuttavia, si rese conto che i Romani erano in grado di risorgere dalle proprie sconfitte e schierare nuovi eserciti.
Il conflitto si concluse con la vittoria romana a Maleventum nel 275 a.C., dopo la quale Pirro decise di abbandonare il progetto e tornare in patria. Nel 272 a.C., Taranto si arrese a Roma, segnando la fine delle comunità indipendenti in Italia.