Concetti Chiave
- L'imperatore Traiano stabilì che i cristiani non dovevano essere ricercati, ma puniti se denunciati.
- Il cristianesimo era considerato una "superstizione illecita" e le sanzioni dipendevano dalle circostanze.
- Per tutto il secondo secolo d.C., le autorità romane seguirono la linea di compromesso di Traiano.
- Il vescovo Cipriano sottolineò l'incoerenza del trattamento dei cristiani da parte delle autorità.
- L'imperatore Decio obbligò i cittadini, inclusi i cristiani, a dimostrare lealtà alla religione pagana e all'Impero.
Indice
La politica di Traiano verso i cristiani
L'imperatore Traiano decretò che i cristiani non dovevano essere ricercati come criminali ma,se denunciati, dovevano essere puniti.
Per le autorità imperiali il cristianesimo era una "superstizione illecita" e, come tale, passibile di sanzioni:dipendeva dalle circostanze applicarle o meno.
Per tutto il secondo secolo d.C.le autorità romane seguirono in genere la previdente linea tracciata da Traiano.
Il dilemma del vescovo Cipriano
Si trattava di un compromesso piuttosto illogico, come osservò il vescovo di Cartagine Cipriano:"bisogna decidere:essere cristiani o è reato o non lo è.
Se lo è, perché non mandare a morte chi confessa di esserlo? Ma se non è reato, perché perseguitare un innocente?".
La crisi dell'Impero e Decio
Intanto i cristiani continuarono ad aumentare, mentre comparivano i primi sintomi della grave crisi che minacciava l'Impero.
I pagani attribuivano al cristianesimo la ragione dei loro mali:gli dei, indegnati per l'abbandono dei loro culti, voltavano le spalle a Roma.
L'imperatore Decio stabilì che tutti i cittadini, compresi i cristiani, facessero atto di lealismo all'antica religione pagana e, quindi, all'Impero, con un sacrificio alle statue degli dei: era un'operazione religiosa e politica nello stesso tempo.