Rosabianca 88
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Concetti Chiave

  • Inizialmente, l'esercito romano era temporaneo e si formava solo in caso di guerra, con i cittadini che si armavano a proprie spese.
  • I cittadini dai 17 ai 45 anni erano chiamati a combattere, mentre i più anziani, dai 46 ai 60 anni, presidiavano il territorio.
  • La disciplina militare era severa, con punizioni come la fustigazione o la decimazione, e ricompense che includevano decorazioni e premi monetari.
  • Il trionfo era il massimo onore per i generali vittoriosi, con una parata attraverso Roma culminante in sacrifici al tempio di Giove.
  • In tempo di pace, i cittadini idonei al servizio frequentavano sessioni di addestramento nel Campo di Marte.

Indice

  1. L'organizzazione dell'esercito romano
  2. Disciplina e ricompense militari

L'organizzazione dell'esercito romano

Nei primi tempi l’esercito romano non era permanente, ma si costituiva soltanto in caso di guerra. Quando il Senato decretava le leve, i cittadini si armavano a proprie spese e si riunivano per la difesa. Erano esonerati dal servizio soltanto i nullatenenti, i quali, se si rendeva necessaria una leva in massa, venivano armati e mantenuti a spese dello stato. Scendevano in campo ed affrontavano il nemico gli uomini validi dai 17 ai 45 anni (juniores, ossia i giovani); quelli dai 46 ai 60 anni (seniores, cioè gli anziani) presidiavano il territorio ed erano addetti ai lavori nelle retrovie. In tempo di pace gli uomini atti alle armi erano addestrati di tanto in tanto nel Campo di Marte.

Punizioni e ricompense

Disciplina e ricompense militari

La disciplina era ferrea: c’erano punizioni individuali, che andavano dalla fustigazione alla decapitazione, e punizioni collettive (ad esempio la decimazione: esecuzione capitale di un soldato su dieci in caso di insubordinazione o di viltà di fronte al nemico). Le ricompense consistevano nella concessione di decorazioni, di corone e di somme di denaro. Ai generali vincitori il senato decretava il trionfo: le truppe vittoriose sfilavano per le vie di Roma e il comandante, procedendo su di un cocchio trainato da quattro cavalli, riceveva il plauso della folla, seguivano il carro i più illustri tra i prigionieri. Il corteo si svolgeva tra due fitte ali di popolo e, per la via Sacra e il Foro, giungeva fino al tempio di Giove sul Campidoglio, dove solenni sacrifici ponevano fine ai festeggiamenti.

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