Concetti Chiave
- L'esercito romano era inizialmente formato da contingenti delle tre tribù originarie, con un'organizzazione rigida e centrale nella politica di Roma.
- La riforma serviana divise la popolazione in classi e centurie, ampliando la base militare e includendo leve contadine e corpi ausiliari.
- Durante le guerre sannitiche, l'esercito si adattò a una struttura più flessibile, con legioni articolate in manipoli capaci di operare in diversi terreni.
- La partecipazione alle operazioni belliche era riservata a chi poteva permettersi armi e attrezzature, escludendo i più poveri.
- Il comando dell'esercito variava tra re, consoli e dittatori, con una struttura di comando composta da tribuni militum, coorti, manipoli e centurioni.
Indice
La guerra come mezzo di arricchimento
Come in tutte le società antiche, la guerra fu per i romani, soprattutto nelle fasi iniziali della loro storia, un mezzo di arricchimento è, dunque, una scelta costante in politica estera. In relazione a ciò, di esercito venne da subito rigidamente strutturato, divenendo una parte fondamentale dell'organizzazione socio-politica di Roma. Conquistata grazie alle armi, la potenza romana fu con esse difesa strenuamente, fino a un tracollo finale: si può dunque dire che il potere di Roma si identifica in gran parte con la forza del suo esercito.
Struttura e riforma dell'esercito romano
I contingenti che formavano il primo esercito di Roma provenivano dalle tre originarie tribù, che erano in grado di fornire ognuna 1000 fanti e 100 cavalieri. In seguito alla riforma serviane, la popolazione venne divisa in classi e queste in centurie, per un totale di 193. Con l'ampliarsi del raggio d'azione, l'esercito, formato originariamente dai soli cittadini, iniziò a comprendere anche leve contadine e corpi ausiliari forniti dagli alleati.
Organizzazione e comando delle legioni
Nel corso delle guerre sannitiche l'unità base dell'esercito, la legione ("contingente scelto", da lego ovvero scegliere), costituita da 6000 fanti e 600 cavalieri, perse la sua rigidità tattica, per articolarsi in diversi reparti operativi (manipoli), addestrati ad agire con grande autonomia anche su terreni montuosi e in caso di guerriglia. Tutti cittadini di età compresa tra i 17 e i 60 anni erano tenuti a partecipare alle operazioni belliche: in realtà però vi erano ammessi solo coloro che potevano pagarsi armi e attrezzatura; di conseguenza i più poveri (i proletari) ne erano esclusi. Nell'arco dei secoli della storia di Roma, non ci fu né un numero fisso di combattenti per ogni singola unità, una rigida progressione di carriera assimilabile a quella di un moderno esercito. Comandante in capo era, di volta in volta, il re, il console o il dittatore. A lui spettava il titolo di dux, mentre veniva acclamato imperator dai soldati e dal Senato il generale che riportava una grande vittoria. La legione era guidata dai tribuni militum (da 3 a 6) ed era divisa in 10 coorti (di 600 uomini), ciascuna delle quali articolata in 3 manipoli, a loro volta suddivisi in 2 centurie (di 100 uomini). Al comando delle centurie si trovavano i centurioni.
Domande da interrogazione
- Qual era il ruolo dell'esercito nella società romana antica?
- Come era strutturato l'esercito romano dopo la riforma serviana?
- Chi poteva partecipare alle operazioni belliche nell'esercito romano?
L'esercito era una parte fondamentale dell'organizzazione socio-politica di Roma, utilizzato come mezzo di arricchimento e difesa della potenza romana.
Dopo la riforma serviana, la popolazione fu divisa in classi e centurie, e l'esercito iniziò a includere leve contadine e corpi ausiliari dagli alleati.
Tutti i cittadini tra i 17 e i 60 anni erano tenuti a partecipare, ma solo coloro che potevano permettersi armi e attrezzature erano ammessi, escludendo i più poveri.