Concetti Chiave
- I confini non sono solo linee geografiche, ma anche costrutti culturali che definiscono l'identità di un popolo e delimitano territori di influenza.
- Nell'Europa contemporanea, i confini interni si stanno dissolvendo, promuovendo un continente più unito, sebbene la nozione di confine abbia radici profonde nella storia europea.
- La concezione antica del confine, come descritto nell'Iliade e nelle colonne d'Ercole, vedeva il confine come una barriera netta tra civiltà e barbarie.
- Per i Romani, i confini erano essenziali per l'identità nazionale, con il pomerium e il limes che rappresentavano linee sacre e barriere difensive.
- Il limes romano, inizialmente un confine difensivo, divenne il simbolo della paura dei barbari e la sua caduta segnò l'inizio della fine dell'Impero Romano.
Indice
Il confine come identità culturale
Il confine è uno spazio nello stesso tempo geografico e culturale che, oltre a delimitare il territorio d’influenza di uno Stato, delimita e costruisce l’identità di un popolo. Il tema della definizione dei confini, del loro significato e della loro stessa esistenza è forte attualità oggi, basti pensare al dibattito planetario fra chi vorrebbe un “mondo comune”, senza barriere di alcun genere, soprattutto economiche, e chi rifiuta invece l’idea, a favore di un’economia più attenta alle differenze fra luoghi e culture.
Confini nell'Europa contemporanea
L’Europa contemporanea sta abbattendo progressivamente i suoi confini interni: laddove un tempo c’erano barriere, controlli e bisognava esibire un passaporto, oggi ci sono vie aperte e percorribili. Tuttavia, la nozione di confine accompagna la storia europea dall’antichità a oggi.
Confini nella cultura greca
La prima rappresentazione di un confine nella cultura europea si trova nell’Iliade: il divino fabbro Efesto forgia per Achille uno scudo finemente decorato in cui trova posto in cerchi concentrici tutto l’universo noto: il cielo, la terra, il mare, le costellazioni. A chiudere questo affresco Efesto pone la corrente del fiume Oceano: è un limite oltre il quale non c’è assolutamente niente. Per gran parte della loro storia, i Greci conoscono una visione del confine simile a questa rappresentazione omerica: il confine è una linea netta, che divide i Greci dai barbari, vale a dire lo spazio della civiltà da quello del mondo selvaggio. Questa nozione di confine assoluto è suggerita dall’idea delle colonne d’Ercole, identificate con lo stretto di Gibilterra, il punto di massima vicinanza tra Europa e Africa: per quasi duemila anni, questo confine rimase per gli osservatori europei il limite del mondo, da cui sarebbe stato folle uscire.
Il pomerium romano
Anche nella Roma delle origini e poi quella repubblicana il confine è un fattore indispensabile per definire l’identità dei Romani rispetto agli altri. Romolo fonda Roma proprio tracciando i suoi confini nella terra nera con un aratro. Questa linea di confine era per i Romani il pomerium, vale a dire la linea sacra che fondando una città si era obbligati a tracciare, per delimitare nello spazio indistinto ciò che resta escluso. Cesare simbolicamente sigla la fine della Repubblica valicando in armi il confine, presso il Rubiconde, e pronunciando la celebra frase “alea iacta est”, “il dado è tratto”, cioè “è impossibile tornare indietro".
Il limes romano
In età imperiale viene elaborata una precisa nozione di confine: il limes, ossia il confine fortificato che difende il territorio dell’Impero e che dall’epoca di Augusto si trova sul Reno e sul Danubio. Gradualmente, il limes diviene una linea fortificata da difendere a ogni costo, non più una base avanzata per nuove conquiste o uno spazio che può essere valicato da commercianti o viaggiatori; gli imperatori, in particolare da Adriano (117 – 138 d.C.) in poi, rinunciano all’idea di estendere il territorio romano, per presidiarne i limiti estremi: è quindi un confine-scudo, fatto apposta per essere impenetrabile, al di fuori del quale attendono i barbari ansiosi di preda e devastazioni. In un certo senso, quindi, il confine diventa il luogo della paura, ossia quello spazio che a tutti i costi deve essere difeso perché il mondo civile non rischi di essere travolto dalla barbarie.
Questa nozione poco flessibile di difesa del confine finì per costare cara: una volta forzato il limes, infatti, non vi furono altre barriere, né militari né di altro tipo, alla distruzione dell’Impero.
Domande da interrogazione
- Qual è il significato del confine nella costruzione dell'identità di un popolo?
- Come è cambiata la percezione dei confini in Europa nel tempo?
- Qual era la visione del confine nell'antica Grecia?
- Qual era il ruolo del confine nella Roma antica?
- Quali furono le conseguenze della rigida difesa del limes romano?
Il confine non solo delimita il territorio di uno Stato, ma costruisce anche l'identità di un popolo, distinguendo lo spazio della civiltà da quello del mondo selvaggio.
In Europa, i confini interni sono stati progressivamente abbattuti, passando da barriere fisiche a vie aperte, ma la nozione di confine ha accompagnato la storia europea dall'antichità a oggi.
Nell'antica Grecia, il confine era visto come una linea netta che divideva i Greci dai barbari, rappresentando il limite tra civiltà e mondo selvaggio, simile alla rappresentazione omerica del fiume Oceano.
Nella Roma antica, il confine era essenziale per definire l'identità romana, con il pomerium che delimitava la città e il limes che difendeva l'Impero, diventando un confine-scudo impenetrabile.
La rigida difesa del limes romano portò alla sua vulnerabilità; una volta forzato, non vi furono altre barriere a impedire la distruzione dell'Impero, dimostrando i limiti di una nozione poco flessibile di difesa.