vuoi
o PayPal
tutte le volte che vuoi
Le difficoltà e il Sacco di Roma
Prima del 476 d.C., anno fissato dagli storici in riferimento alla caduta dell’impero Romano d’Occidente, avvennero numerosi fatti che facevano presupporre uno scenario del genere.
Innanzitutto, la divisione dell’impero: dopo aver emanato l’editto di Tessalonica in collaborazione con il collega Graziano, l'imperatore Teodosio divise il suo potere tra i figli Arcadio (18 anni, a cui fu affidato l’Oriente) e Onorio (di soli 11 anni, per questo motivo fatto affiancare dal generale vandalo Stilicone, a cui venne affidata la zona occidentale dell’impero).
Questa divisione, nonostante allora la possibilità di un ricongiungimento rimaneva ancora aperta, si sarebbe perpetuata nei secoli e i due imperi non si sarebbero mai riunificati in uno solo.
Col passare dei secoli, inoltre, l’autorità dell’imperatore in Occidente venne sempre affievolendosi, vista l’enorme debolezza delle istituzioni e la fragilità dei sistemi difensivi; a peggiorare questi scenari entrò in gioco l’impero d’Oriente, con i vari imperatori che inviavano i popoli germanici e altri gruppi nomadi e seminomadi a Occidente.
Tutto ciò contribuì, con uno sviluppo diametralmente opposto, nel cambiamento della condizione del papato: infatti, il Pontefice (detto anche Papa, dal latino “pater patrum”, “padre tra i padri”) assunse un prestigio sempre maggiore, sia grazie alla costante e capillare diffusione del cristianesimo sia grazie al bisogno dei cittadini di riconoscere una nuova autorità, dotata di un forte carisma, nella lotta ai popoli germanici.
Stilicone, che faceva le veci di Onorio, si trovava in una situazione di grande difficoltà e provò a stipulare trattati di pace con le popolazioni germaniche, che però non portarono sempre a situazioni rosee: infatti, i Visigoti assediarono Pollenzo (in provincia di Cuneo) e Verona e negli anni successivi nuovi gruppi di Germani scesero nella penisola ma vennero sconfitti da Stilicone.
Tuttavia, vi erano comunque state numerose perdite e quindi il generale fu costretto a richiamare truppe germaniche stanziate in alcune province, le quali però restarono sguarnite e quindi permisero ad altre popolazioni di stanziarsi in Britannia e in Gallia.
Nel frattempo, la capitale dell'impero fu spostata a Ravenna, dotata di scarse attrattive e protetta da barriere naturali.
Ma il peggio non era ancora giunto; nel 408 Stilicone perse la vita in una congiura e due anni dopo i Visigoti capitanati da Alarico saccheggiarono e misero a ferro e fuoco Roma; questo provocò reazioni diverse nella popolazione, con i pagani che ne videro la causa nel cristianesimo e i cristiani che invece individuarono il motivo nel paganesimo, che secondo loro era stato per troppo tempo il credo più diffuso in città.
Attila contro l'Impero Romano
Un pericolo divenuto sempre più emergente negli ultimi anni era rappresentato dagli Unni, tribù proveniente dalla Mongolia e guidata da Attila; erano molto temuti a livello militare, anche perché dotati di un arco che permetteva di scagliare frecce a una distanza e con una potenza maggiore, che rendeva ancora più efficace la loro tecnica militare del “mordi e fuggi”, in cui all’inizio si limitavano a scagliare frecce e scappare per poi attaccare direttamente il nemico, ormai sfiancato e senza forze.
Nel 436 d.C. essi avevano sconfitto i Burgundi e 5 anni dopo iniziarono a combattere contro Teodosio II, figlio di Arcadio, che venne costretto a firmare una pace a dir poco umiliante.
Dopo che lo stesso Attila pretese altre concessioni dall'imperatore Valentiniano III, intervennero i sovrani d'Oriente e d'Occidente che sconfissero gli Unni nel 451 in una zona corrispondente all'attuale Provenza.
Successivamente, Attila si ritirò in Pannonia sia grazie all'azione di Papa Leone I che a causa di una persistenza diffusa nell'esercito, luogo in cui trovò la morte nel 453 d.C. probabilmente a causa di un’emorragia interna di natura digestiva.
Comunque, la situazione dell’impero Romano d’Occidente non mostrava segnali di miglioramento, a causa della moltitudine di sovrani completamente inefficienti eletti, incapaci di mantenere un forte potere centrale per alcuni anni.
Così, nel 476 d.C. un generale germanico, Odoacre, depose l’ultimo imperatore romano Romolo Augustolo e non fece eleggere alcun imperatore al suo posto (gli fu sufficiente infatti essere eletto re dalla sua popolazione – germanica – gli Eruli): si era quindi giunti al tramonto definitivo, nonostante rimaneva per qualcuno (come l'imperatore d'Oriente Zenone) ancora aperta la possibilità di riunificare l'impero sotto una sola autorità.