Concetti Chiave
- La società romana era basata su ineguaglianze determinate da nascita e religione, con uomini liberi e non liberi.
- I patrizi erano famiglie privilegiate, organizzate in gentes, con autorità interna e diritti politici.
- I clienti, legati ai patrizi da un rapporto giuridico, godevano di protezione e avevano diritti limitati.
- La plebe, composta da persone di origine latina, non aveva diritti politici o religiosi e viveva ai margini della società.
- Gli schiavi, di diverse origini, avevano la possibilità di affrancarsi, diventando liberti con limitazioni legali.
Indice
La struttura sociale romana
Come tutte le società antiche, anche quella romana si fondava sull’ineguaglianza che nel periodo monarchico era determinata dalla nascita e dalla religione.
• La categoria degli uomini liberi comprendeva due sotto-categorie: i privilegiati (= i patrizi) e i non privilegiati (= i clienti, i plebei, i liberti)
• La categoria degli uomini non liberi comprendeva gli schiavi.
Il ruolo del patriziato
Il patriziato era composto da 100 famiglie (numero che col tempo aumenterà notevolmente).
La gens e il pater familias
Ognuna di essa sosteneva di discendere da un antenato (= pater), più o meno assimilato ad una divinità. Tutti coloro che si riconoscano discendere dallo stesso pater, costituivano la gens; portavano lo stesso nome gentilizio e celebravano lo stesso culto, chiamato sacra gentilicia. La gens era divisa in rami (= familiae) di cui ciascuna riconosceva l’autorità di un pater familias¸il pater familias del ramo più anziano era il capo di tutta la gens. Era lui che ripartiva fra le familias la proprietà posseduta dalla gens, una proprietà indivisa su cui veniva allevato un importante gregge, anch’esso probabilmente proprietà indivisa. La gens si comportava come si trattasse di un piccolo stato autonomo ed aveva i suoi diritti. Più gentes, raggruppate in tre tribu, formavano il populus, (= l’insieme dei cittadini riuniti legalmente. Il termine populus si opponeva a multitudo, una massa di cittadini senza alcuna coerenza) dotato di diritti politici.
I clienti e il patronus
Alle gentes erano collegati i clienti. I clienti, parassiti dediti all’ozio, legati giuridicamente ai patrizi, erano probabilmente degli stranieri che per interesse accettavano una simile situazione. Associati al culto gentilizio e con il nome gentilizio, essi dipendevano da un membro della gens, chiamato patronus, a cui essi erano legati da legame di jus patronatis: Catone, a questo proposito scrive che il titolo di patrono veniva immediatamente dopo quello di padre. Verso di lui esse provavano rispetto, gli erano devoti ed in cambio il patrono le proteggeva: Catone scrive che nell’ambiente familiare, i clientes passano prima dei genitori e dei figli. Se necessario il patrono li difendeva di fronte ad un tribunale e poteva concedere loro delle terre. Nel corso della storia essi ottennero presto dei diritti e aiutavano il proprio patrono dagli assalti della plebe.
La condizione della plebe
La plebe era costituita da persone di origine latina, forse vinte in guerra, installate sulle terre di Roma da essi coltivati. Non avendo accesso né all’assemblea popolare, né al collegio sacerdotale, essi erano semplici spettatori della vita pubblica. Dal punto di vista sociale, almeno nei tempi primitivi, la plebe non aveva alcun diritto: non avevano nessuna organizzazione familiare, ne culti di famiglia. Non avevano nemmeno una famiglia legale, dato che non esiste alcun atto ufficiale di contratto di matrimonio fra plebei
Gli schiavi e le loro origini
Gli schiavi (uomini non liberi e, ovviamente, non privilegiati)
Le loro origini erano diverse: nascita (lo schiavo per nascita veniva chiamato verna, una parola etrusca), guerra (prigionieri venduti dai vincitori, quindi diventati schiavi per jure gentium), giustizia (i cittadini decaduti e colpiti dal capitis deminutio maxima, un atto con cui la persona caduta in disgrazia perdeva ogni diritto). Nella storia romana, gli schiavi sono stati sempre presenti, anche se trattati in modo diverso a seconda dei padroni da cui dipendevano, Spesso era data loro la possibilità di risparmiare qualcosa (= peculium) con lo scopo di riscattarsi e di ottenere, così, la manumissio (= affrancamento).
Il liberto e la sua condizione
Il liberto, cioè colui che era stato affrancato prendeva il praenomen ed il nomen del suo padrone e conservava come cognomen il suo nome di schiavo. Da notare che la legge non riconosceva il matrimonio di un liberto. Pertanto egli viveva in concubinato pour lavorando sempre per proprio conto. Solo il figlio poteva raggiungere la condizione di uomo veramente libero
Domande da interrogazione
- Qual era la struttura sociale dell'Antica Roma?
- Chi erano i patrizi e quale ruolo avevano nella società romana?
- Qual era la condizione dei clienti nella società romana?
- Qual era la situazione sociale della plebe nell'Antica Roma?
- Come potevano gli schiavi ottenere la libertà nell'Antica Roma?
La società romana era basata sull'ineguaglianza, con uomini liberi divisi in patrizi (privilegiati) e non privilegiati (clienti, plebei, liberti), e uomini non liberi (schiavi).
I patrizi erano uomini liberi e privilegiati, discendenti da antenati divinizzati, organizzati in gentes e tribù, con diritti politici e proprietà indivise.
I clienti erano uomini liberi non privilegiati, legati ai patrizi da un rapporto di patronato, ricevevano protezione e, in cambio, sostenevano i loro patroni.
La plebe era composta da uomini liberi non privilegiati, senza diritti politici o religiosi, spesso di origine latina e privi di organizzazione familiare legale.
Gli schiavi potevano risparmiare denaro (peculium) per riscattarsi e ottenere la manumissio, diventando liberti, ma con limitazioni legali come l'assenza di riconoscimento del matrimonio.