Concetti Chiave
- Il mercato nell'antica Roma era un luogo di incontro sociale, unendo l'approvvigionamento alimentare con lo scambio di notizie.
- I fòri romani fungevano sia da centri politici che commerciali, accogliendo persone di tutte le classi sociali.
- Le matrone romane partecipavano al mercato acquistando beni di valore, mentre gli schiavi si occupavano delle vettovaglie.
- Dal III secolo a.C., i mercati iniziarono a spostarsi in spazi coperti chiamati "macella", simili ai mercati coperti moderni.
- Le "tabernae" erano negozi nei portici del Fòro o nelle "insulae", specializzati in diversi prodotti come frutta, pesce, carne e tessuti.
Indice
L'approvvigionamento nell'antica Roma
Nell’antica Roma l’approvvigionamento quotidiano era un’occasione di incontro e di scambio, in quanto il bisogno di di fare la spese e quindi di reperire giornalmente il cibo necessario per vivere andava di pari passo col bisogno di socializzare e di avere notizie dei propri simili. Per questo motivo i fòri romani (ma prima anche le agorà greche) avevano una duplice destinazione: attività politiche e attività commerciali. “Fare la spesa” coinvolgeva tutti i cittadini, di qualsiasi estrazione sociale essi fossero: contadini (che si recavano in città per poter vendere i prodotti della loro terra), cittadini, aristocratici accompagnati dai servitori, persone più diseredate che al mercato trovavano comunque qualcosa con cui sfamarsi. Anche le matrone romane frequentavano i mercati: mentre i loro schiavi si occupavano di acquistare le vettovaglie, esse si occupavano di comprare merce di valore come stoffe, gioielli no arredamento per la casa. Roma dava possibilità di acquisto per tutti: esistevano mercati permanenti, mercati periodi, bancarelle, negozi stabili ed anche vendite all’asta, comprese quelle degli schiavi.
I mercati e le tabernae
All’inizio i mercati si tenevano nel Fòro, ma, a partire dal III a.C., essi cominciarono a spostarsi in appositi spazi coperti (i mercati coperti di oggi) chiamati “macella”. I negozi – chiamati “tabernae” - erano situati sotto i portici del Fòro o al piano terra delle “insulae”, cioè delle abitazioni comuni formate da diversi piani, corrispondenti ai moderni caseggiati condominiali. Le tabernae erano degli spazi aperti, formate da un soppalco dove abitava il proprietario e in cui veniva stoccata la merce, mentre il banco di vendita, per comodità, dava direttamente sulla strada.
Tipologie di tabernae e thermopolia
A seconda delle merce in vendita, le tabernae acquistavano un nome diverso, ognuna delle quali con delle scritte o delle insegne prer fare pubblicità ed attirare la clientela:
• taberna fructaria, per la vendita di frutta ed ortaggi, il nostro fruttivendolo
• taberna piscaria, per la vendita del pesce, la pescheria moderna
• taberna laniena, per la vendita della carne, come le macellerie dei tempi moderni
• taberna vestiaria, per la vendita dei tessuti
Esistevano anche le thermopolia dove si vendevano pasti caldi, una specie di fast food ante litteram.
Negli horrea era possibile acquistare merce all’ingrosso, soprattutto nel periodo imperiale quando a Roma affluiva una grande quantità di merce di ogni tipo proveniente dai quattro angoli dell’Impero.
Domande da interrogazione
- Qual era il ruolo dei fòri romani nell'antica Roma?
- Chi frequentava i mercati nell'antica Roma?
- Quali tipi di negozi esistevano nell'antica Roma e cosa vendevano?
I fòri romani avevano una duplice funzione: erano luoghi di attività politiche e commerciali, dove i cittadini si incontravano per fare la spesa e socializzare.
Tutti i cittadini, indipendentemente dalla loro estrazione sociale, frequentavano i mercati, inclusi contadini, cittadini, aristocratici, persone diseredate e matrone romane.
Esistevano diversi tipi di negozi chiamati "tabernae", ognuno specializzato in un tipo di merce, come frutta e ortaggi, pesce, carne e tessuti. C'erano anche thermopolia per pasti caldi e horrea per acquisti all'ingrosso.