Concetti Chiave
- La Guerra Sociale (90-88 a.C.) coinvolse principalmente le popolazioni appenniniche del versante adriatico e del centro-sud Italia, ribellatesi contro Roma.
- La ribellione, pur breve, fu devastante per Roma, poiché i socii, alleati militari di lunga data, conoscevano bene le tecniche di guerra romane.
- La rivolta assunse caratteri patriottici, con i rivoltosi che coniarono monete con il nome "Italia" e stabilirono la capitale a Corfinium, ribattezzata "Italica".
- Nonostante alcune vittorie, la guerra si risolse concedendo ai ribelli le richieste avanzate, evidenziando un paradosso politico e culturale.
- La guerra rappresentò un conflitto interno, quasi una guerra civile, poiché coinvolse popolazioni già integrate nel sistema romano.
Indice
Inizio del bellum sociale
Il bellum sociale scoppia nel 90 a.C. e si protrae sino all’88 a.C.; quelle che si ribellarono furono anzitutto le popolazioni appenniniche del versante adriatico (Vestini, Picentini, Marrucini, Frentani), poi quelle dell’Appennino meridionale (Sanniti, Irpini, Lucani) e dell’Appennino centrale (Marsi e Peligni), anche Apuli e Campani: in sostanza, tutti i popoli della fascia che dalla Campania alla Puglia sale lungo tutto l’Adriatico, prendendo tutto il centro-sud italiano, si ribellarono a Roma.
Fedeltà e ribellioni
Non presero le armi gli abitanti dell’attuale Umbria e Toscana, rimasero fedeli a Roma tutto il Lazio, le colonie latine, quindi tra i popoli federati gli unici che rimasero fedeli a Roma furono Umbri ed Etruschi. Molti popoli si ribellarono e la guerra, sebbene breve (non risolta attraverso scontri bellici ma per vie istituzionali), fu devastante per Roma: i socii militavano da secoli nell’esercito romano, fin dalla Guerra Sannitica (quando si era creato il sistema confederato); seppur esterni, era come se combattessero cives contro cives, perché i socii conoscevano tutte le tecniche dell’esercito romano e naturalmente erano ben più numerosi dei Romani.
Devastazione e conseguenze
Fu una guerra devastante, siccome Roma fu costretta a schierare tutte le legioni che aveva e tutti i giovani generali dell’epoca (compresi quelli che si erano distinti nella guerra contro Giugurta, come Silla); la guerra non si risolveva e così molte città confederate furono rase al suolo, molti cittadini romani persero la vita.
Aspetti patriottici e culturali
Inoltre la rivolta, nata per motivi economici e politici, assunse anche dei risvolti di tipo patriottico: la Lega dei rivoltosi batté monete che portavano il nome “Italia” (o, nella lingua osca, un antichissimo dialetto parlato nell’attuale Latina, viteliù, che significa “Italia”).
Paradosso della guerra civile
La capitale dei rivoltosi fu posta a Corfinium (nei pressi di Sulmona), che venne ribattezzata “Italica”: per la prima volta nel bellum sociale emerge un’idea politica d’Italia, come contrapposta a Roma ed espressione di genti accomunate da vincoli di cultura e di stirpe italica (tuttavia questo è un paradosso perché la cultura e stirpe italica era già latino-romana, la colonizzazione latina si era inevitabilmente fatta veicolo di romanizzazione, militando nello stesso esercito latini e socii parlavano latino ed avevano acquisito molte caratteristiche gli uni degli altri: questa guerra, apparentemente tra italici e romani, era in realtà combattuta tra membri di uno stesso popolo, quindi essa aveva tutti i caratteri di una guerra civile); dal punto di vista militare, nonostante alcune importanti vittorie, la situazione apparve irrisolvibile e la guerra fu risolta paradossalmente concedendo ai rivoltosi quello che essi volevano.
Domande da interrogazione
- Quali furono le principali popolazioni coinvolte nella Guerra Sociale?
- Quali furono le cause principali della Guerra Sociale?
- Come si risolse la Guerra Sociale?
- Quale fu l'importanza simbolica della capitale dei rivoltosi durante la Guerra Sociale?
Le popolazioni appenniniche del versante adriatico, come Vestini, Picentini, Marrucini, Frentani, e quelle dell'Appennino meridionale e centrale, come Sanniti, Irpini, Lucani, Marsi e Peligni, si ribellarono a Roma, insieme ad Apuli e Campani.
La rivolta nacque per motivi economici e politici, ma assunse anche risvolti patriottici, con i rivoltosi che crearono una Lega e batterono monete con il nome "Italia".
La guerra si risolse non attraverso scontri bellici, ma per vie istituzionali, concedendo ai rivoltosi ciò che desideravano, nonostante le devastazioni e le perdite subite.
La capitale dei rivoltosi fu posta a Corfinium, ribattezzata "Italica", rappresentando per la prima volta un'idea politica d'Italia contrapposta a Roma, espressione di genti accomunate da vincoli di cultura e stirpe italica.