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Indice argomenti:
1.Le tappe dell'acquisizione del linguaggio
1.1.Comprensione e produzione
1.2. Verso le prime parole: da 0 a 12 mesi
1.3. Le olofrasi: da 12 a 18 mesi
1.4. Le frasi telegrafiche: da 18 a 30 mesi
1.5. Dalle frasi telegrafiche ai discorsi: da 2 a 6 anni
1.6. Lo sviluppo della comprensione
2. Lo sviluppo dell'uso del linguaggio
2.1. Uso e padronanza
2.2. Le regole di conversazione
2.3. La flessibilità linguistica
2.4. Le espressioni indirette
3. Lo sviluppo della comunicazione
3.1. Nascita della comunicazione
3.3. La padronanza delle forme
3.2. Linguaggio e comunicazione
4. I meccanismi di sviluppo
4.1. fattori biologici
4.2. Apprendimento
4.3. sviluppo cognitivo
4.6. fattori ambientali
4.5. facilitazioni reciproche
1.1.Comprensione e produzione
Dalla nascita ai 5-6 anni, periodo prescolare, i bambini di tutto il mondo arrivano ad impadronirsi abbastanza della propria lingua. Sebbene, negli anni successivi la loro conoscenza della lingua migliorerà e si amplierà, il grosso viene acquisito in questa fase iniziale. Per diventare capace di partecipare ai discorsi, il bambino deve impadronirsi del linguaggio su due versanti: comprensione e produzione. Diventerà, così, in grado di comprendere ciò che gli altri dicono e imparerà a emettere egli stessi suoni linguistici, parole, frasi.
Per lo più la comprensione precede la produzione.
Lo sviluppo della comprensione e della produzione segue tappe o stadi, la cui successione è caratteristica e uguale nei bambini di tutto il mondo.
sviluppo del linguaggio e della comunicazione nel bambino
_Lo 1.LE TAPPE DELL’ACQUISIZIONE DEL LINGUAGGIO
1.1.Comprensione e produzione
Dalla nascita ai 5-6 anni, periodo prescolare, i bambini di tutto il mondo arrivano ad impadronirsi abbastanza della
propria lingua. Sebbene, negli anni successivi la loro conoscenza della lingua migliorerà e si amplierà, il grosso viene
acquisito in questa fase iniziale. Per diventare capace di partecipare ai discorsi, il bambino deve impadronirsi del
linguaggio su due versanti: comprensione e produzione. Diventerà, così, in grado di comprendere ciò che gli altri
dicono e imparerà a emettere egli stessi suoni linguistici, parole, frasi.
Per lo più la comprensione precede la produzione.
Lo sviluppo della comprensione e della produzione segue tappe o stadi, la cui successione è caratteristica e uguale nei
bambini di tutto il mondo.
1.2. Verso le prime parole: da 0 a 12 mesi
Per arrivare a pronunciare le prime parole, il bambino, innanzitutto, deve riuscire a emettere suoni di tipo linguistico,
cioè suoni fonetici. I veri suoni linguistici non vengono prodotti prima dei 4-5 mesi. Prima di quest’epoca egli è
impossibilitato a farlo, perché il suo apparato fonatorio, soprattutto la laringe, non è ancora abbastanza maturo. Nei
neonati, infatti, la laringe si trova in posizione alta nel collo, e con essa in tale posizione risulta assai difficile articolare i
suoni. Successivamente la laringe scenderà sempre di più fino alla posizione tipica dell’adulto(18-24 m). Già a 4-5 m
l’apparato fonatorio è quindi abbastanza maturo da permettere la produzione dei primi suoni linguistici.
I neonati fanno suoni, come colpi di tosse, singhiozzi, che non hanno niente a che fare con la voce e sono detti suoni
vegetativi, conseguenze sonore ad attività fisiologiche.
Fin dalla nascita essi emettono però anche suoni vocali, ossia gridi e gemiti.
Intorno ai 2m i bambini iniziano a emettere suoni simili a consonanti(g, c, k) e con questi si capisce che intendono
esprimere una sensazione di piacere. Questa produzione vocale è detta cooing sound o verso del tubare. A quest’età i
bambini non ridono e quindi il cooing sound è l’unica manifestazione vocale di soddisfazione. Il riso sonoro comparirà
solo verso i 4m.
A 5-6 m inizia il balbettio ripetuto(1 sillaba continuamente ripetuta); esso ha le caratteristiche musicali del parlato.
[anche i bambini sordi presentano balbettio ripetuto, ma monotono. Non potendo udire le risposte degli altri, questi
piano piano smettono].
A 8-9 m il balbettio viene sostituito dalla lallazione(non più una sillaba, ma un complesso di sillabe); in questa fase
sembra come se il bambino parlasse una lingua tutta sua, con cui continua a esercitarsi anche quando compaiono le
prime parole(1anno).
1.3. Le olofrasi: da 12 a 18 mesi
Il bambino inizia ad associare ad un dato gruppo di fonemi un significato, e li usa con l’intento di esprimere qualcosa di
preciso. Intorno ai 12m, poi, compaiono le prime parole vere e proprie. I bambini usano queste parole per
comunicare qualcosa, trasmettere un messaggio. In questi casi la parola sta al posto di una frase o di un intero
periodo. Si dice che è una olofrase.
Con le olofrasi il bambino ha comunque una limitata padronanza del linguaggio, ma riesce trasmettere molte
informazioni.
All’inizio le parole usate sono 4-5.Successivamente il vocabolario attivo si amplia di 8-10 parole al mese.
Spesso con una stessa parola il bambino indica impropriamente più cose: è il fenomeno dell’ipertensione (palla=tutto
. Altre volte, invece, una parola può essere usata in un senso più ristretto di quello effettivo:
ciò che è sferico o circolare)
si verifica l’ipotensione .
(micio= solo il gatto di casa)
1.4. Le frasi telegrafiche: da 18 a 30 mesi
Tra i 18 e i 24 m i bambini cominciano a mettere insieme due parole, formano cioè frasi binarie(frase minima).
Siccome vengono usate solo le parole indispensabili per farsi capire, esse vengono dette frasi telegrafiche.
La frase telegrafica di solito contiene parole piene, ossia parole che indicano elementi o aspetti del mondo(nomi,
aggettivi, verbi, avverbi). Spesso è composta da un nome e da un verbo(guarda cane).
In questa fase il bambino inizia a porre quesiti polari, ossia domande che prevedono come risposta un sì o un no.
Sono comuni anche le domande che cominciano con che cosa o con dove.
1.5. Dalle frasi telegrafiche ai discorsi: da 2 a 6 anni
Il bambino inizia a fare uso di frasi più lunghe, con più parole, e con una struttura più complessa: l’estensione
progressiva delle frasi telegrafiche dipende da tre fattori:
_la disponibilità di un lessico più ricco: dopo i 2 anni dalle centinaia di termini si arriva alle migliaia;
_ l’accresciuta capacità cognitiva;
_ l’apprendimento delle regole di grammatica: il bambino impara come si formula correttamente una frase.
A 3 anni compaiono di solito anche le forme interrogative che cominciano con perché, come, quando.
Sempre a 3 anni il bambino comincia a formulare frasi complesse, con 2 o più frasi semplici. La congiunzione che usa
e
più spesso è .
A 5 anni si presentano le prime frasi passive.
1.6. Lo sviluppo della comprensione
I bambini sono in grado di riconoscere i suoni linguistici precocemente, quando ancora non possono produrli.
Prima dei 4 mesi, infatti, essi riescono ad riconoscerli ma non a produrli. Già dalla nascita sono predisposti a
distinguere la voce umana.
Perciò, quando arrivano a pronunciare suoni linguistici, già posseggono una buona esperienza passiva di ascolto. Essi
hanno quindi una precoce capacità di ascolto del linguaggio. Due fattori concorrono a determinare questo
fenomeno: l’esposizione alla voce umana(intorno al neonato i grandi parlano) e le predisposizioni biologiche (alla
nascita il cervello umano è già pronto per riconoscere gli elementi del linguaggio).
Nello sviluppo, quindi, la formazione del vocabolario passivo precede quella del vocabolario attivo. Prima di arrivare
a pronunciare le prime parole, i bambini ne comprendono già un certo numero. Ciò è verificabile in quanto il bambino,
con la CNV e le azioni, risponde adeguatamente a domande. I bambini, infatti, capiscono le domande assai presto,
prima di saperle porre. 2. LO SVILUPPO DELL’USO DEL LINGUAGGIO
2.1. Uso e padronanza
Può sembrare che l’acquisizione della competenza linguistica , ossia la conoscenza della struttura del linguaggio,
preceda quella della competenza pragmatica, cioè l’abilità di prendere parte a una conversazione con le sue regole e
la flessibilità adeguata. Invece, le cose non vanno così. Almeno in parte, lo sviluppo dell’abilità di usare il linguaggio
comincia prima che il bambino arrivi a padroneggiarne la struttura.
Due fatti spiegano come mai le regole di conversazione si possano apprendere assai presto:
_ è possibile esercitarsi nelle regole di conversazione anche senza il linguaggio: il bambino può partecipare ad una
conversazione non verbale anche se non è in grado di comprendere o pronunciare le parole, e così farà
esperienza dell’avvicendarsi dei turni, delle sequenze complementari, del controllo dell’efficacia dei messaggi.
_ è possibile lasciarsi guidare dall’interlocutore più esperto: gli adulti tendono a guidare la conversazione, mentre il
bambino segue e passivamente impara.
2.2. Le regole di conversazione
_i turni: nel primo anno di vita il bambino si impegna in scambi vocali con la madre, e in essi vengono rispettati i turni.
Così, piano piano, il bambino apprende la struttura dei turni. A 2 anni può fare veri e propri dialoghi, a 3 è
divenuto abbastanza abile.
_ le sequenze complementari: esse compaiono nel primo anno di vita, come i turni. Esse sono costituite da battute in
cui c’è concatenamento tra quello che esprime uno e quello che esprime l’altro.
_ il controllo dell’efficacia dello scambio: Anche questa abilità si manifesta precocemente. Quando attua le prime
sequenze complementari, il bambino segue l’adulto con lo sguardo per controllarne le reazioni. Se
constatata che i suoi messaggi funzionano, si permette di distogliere lo sguardo, se l’adulto non risponde
adeguatamente il bambino ripete il richiamo, aiutandosi eventualmente con qualche segnale in più.
2.3. La flessibilità linguistica
Capacità di adattare il proprio linguaggio all’interlocutore e alle esigenze della situazione. Tale competenza compare
abbastanza precocemente. Si sviluppa tra i 3 e i 5 anni, ma già i bambini di 2 anni si rivolgono in modo diverso ai
coetanei e agli adulti.
2.4. Le espressioni indirette
Sono quelle formule, generalmente di cortesia, con cui si dice qualcosa, ma si vuole far intendere un significato
diverso(es. “la mamma è in casa?”= cerco la mamma, mi aiuti a cercarla?).
Intorno ai 5-6 anni matura la capacità di comprendere e formulare le espressioni indirette. Si impara, perciò, la
delicatezza, le formule di cortesia e convenienza, l’opportunità di fornire ragioni, di giustificarsi.
3. LO SVILUPPO DELLA COMUNICAZIONE
3.1. Nascita della comunicazione
Le prime vere e proprie comunicazioni si manifestano intorno ai 10m. prima, ci sono interazioni(soprattutto fra madre
e figlio) ma non comunicazioni. Infatti, il bambino non ha intenzione di trasmettere alcun messaggio alla madre.
Le prime vere comunicazioni si hanno quando il bambino fa qualcosa con l’intento preciso di richiamare l’attenzione
della madre o di ottenere che intervenga ad aiutarlo a raggiungere uno scopo.
3.2. Linguaggio e comunicazione
Quando nasce la comunicazione il bambino è ancora lontano dall’aver acquisito il linguaggio. Le prime parole vengono
pronunciate solo alcuni mesi dopo. Non appena si comincia ad avere il linguaggio, la comunicazione si sviluppa
enormemente. Infatti, il linguaggio è uno strumento assai efficace di comunicazione.
3.3. La padronanza delle forme
Imparare a comunicare significa anche imparare le forme strutturate di comunicazione tipiche della civiltà in cui
viviamo(es. come si litiga, come ci si scusa..).