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Tesina - Premio maturità 2009
Titolo: l'importanza del gioco nello sviluppo del bambino
Autore: Caretta Debora
Descrizione: affronta la tematica del gioco analizzando vari campi d'esperienza e soffermandosi sugli studi di piaget e freud. riporta una progettazione didattica
Materie trattate: Pedagogia,letteratura,linguaggi Multimediali Non Verbali, Latino
Area: umanistica
Sommario: Pedagogia,il gioco, Freud, sviluppo emotivo, Piaget, Sviluppo cognitivo letteratura, i ragazzi della via pal linguaggi multimediali non verbali, strumentario orff latino, quintiliano, la scuola come gioco
L’importanza del gioco nello sviluppo del bambino Debora Caretta
L’importanza del gioco nello sviluppo del
bambino
Nel linguaggio comune la parola “gioco” indica un’attività gratuita che procura al bambino un
piacere e un benessere di tipo particolare. Il termine però si discosta completamente da qualsiasi
connotazione di “serietà” venendo per molto tempo considerato come un modo di impiegare il
tempo libero che stava al di fuori delle attività serie, produttive e importanti o come ricompensa
dopo le ore di impegno, studio o lavoro. I giochi dei bambini invece devono essere valutati come le
loro azioni più serie e non come semplici svaghi. Per i bambini che giocano per divertirsi non c’è
nessuna differenza tra il gioco e ciò che un adulto potrebbe considerare come un lavoro.
L’attività ludica è altamente significativa per la crescita del bambino in quanto svolge una funzione
strutturante dell’intera personalità. Nel giocare il bambino impara ad essere creativo, sperimenta le
sue capacità cognitive, scopre se stesso ed entra in relazione con i suoi coetanei o con gli adulti;
comincia a comprendere come funzionano le cose, cosa si può e non si può fare con gli oggetti, si
rende conto dell’esistenza delle regole di comportamento e del valore degli altri.
Inoltre giocando ogni individuo riesce a liberare la propria mente della contaminazioni esterne,
quali il giudizio altrui, e ha la possibilità di scaricare la propria istintività ed emotività rapportandosi
in maniera sicura alla realtà. L’esperienza del gioco insegna al bambino ad essere perseverante e ad
avere fiducia nelle proprie capacità.
Valutare il comportamento dei bambini durante il gioco deve coinvolgere sia i genitori che gli
educatori. Essi devono dargli l’opportunità di misurare e sviluppare le proprie risorse e potenzialità.
Inoltre per il bambino scoprire che i genitori mostrano interesse per la sua attività più seria
consente di rafforzare il suo senso di sicurezza e protezione; mentre la capacità dell’educatore di
creare un clima di gioco nell’attività didattica garantisce ai bambini una situazione di benessere
psichico e consente una condizione valida per la partecipazione e l’interesse all’interno della vita
scolastica.
Al di la delle varie correnti di pensiero attualmente il gioco rappresenta un esercizio fondamentale
nella strutturazione della personalità, specialmente in età evolutiva. Per uno sviluppo psicofisico
armonioso è necessario garantire al bambino il tempo e lo spazio per dare libero sfogo a tutte le
pulsioni interne.
Oggi tutti i documenti internazionali affermano il diritto al gioco del bambino e viene proclamato
come bisogno prevalente e vitale dell’infanzia, motivato da esigenze e implicazioni di ordine
fisiologico, psichico, spirituale e sociale.
Il gioco nella storia dell’educazione
già presso i greci e i
romani era riconosciuta
l'importanza del gioco l'idea di introdurre il gioco in
che era però inteso come campo educativo risale a
Rousseau. Fino ad allora la scuola
materia vera e propria. In con l'avvento dei pedagogisti
era sempre stata concepita
questa maniera il gioco moderni si realizza
come un lavoro serio e
non era nè spontaneo nè un'impostazione psicologica
disciplinato, dove il bambino
piacevole, infatti ed educativa dei giochi
doveva apprendere
consisteva in una parte infantili. Dewey, Decroly,
passivamente un sapere
teorica con molte regole Claparede hanno cercato di
nozionistico, acquistando
e una parte partica fare del gioco un mezzo per
determinati comportamenti in un
composta da esercizi sviluppare integralmente la
clima di serietà, ubbidenza e
ginnici. vita psico-fisica del bambino.
distacco.
(1712-1778)
(35 dc- 95 dc) (1782-1852) (1870-1952)
Nell'Institutio Oratoria
Quintiliano mostra un grande Froebel mette a disposizione dei La Montessori ha cercato
potenziale innovativo. bambini dei "doni" capaci di di graduare il materiale
Quintiliano proponeva l'utilizzo stimolare l'attività simbolica , ludico alla maturità
di formine in ovorio o biscotti a evocativa, fantastica del bambino. Il psicologicadel bambino
forma di lettere da utilizzare fin metodo di froebel è incentrato sulla col fine specifico di
dalla prima infanzia spontaneità del gioco bambino. Il sviluppare la funzioni
sostituendo i lenti ed gioco rivela le più intime tendenze di senso-motorie. il
estenuanti metodi utilizzati ciascuno e il bambino non lo bambino cioè venbiva
nell'insegnamento dell'alfabeto interpreta come divertimento ma educato a riconoscere le
ai bambini. Inoltre Quintiliano come un vero e proprio lavoro. proprie attività senza un
insisterà sul concetto di scuola Attraverso di esso si sviluppano il intervento invasivo
come gioco, stimolando gli linguaggio,il disegno,la produttività e dell'insegnante che
allievi a gare di emulazione l'attività logico-matematica. I doni doveva limitarsi a
disapprovando i metodi sono una serie di giochi presentati mostrare e osservare.
coercitivi e le punizioni. metodicamente e che sfruttano la
naturale curiosita del bambino. Sono
una palla, una sfera , un cubo e un
cilindro. Arricchiscono nel bambino
la manualità nelle sue attività
creative e la conoscenza del reale
nella sua unità e molteplicità
Lo sviluppo emotivo
Al gioco i bambini affidano le proprie emozioni, i propri pensieri e ricordi.
La ricerca psicologica, in particolare il filone della
psicoanalisi di Freud, ha analizzato come il gioco
permetta di assicurare al bambino un equilibrio
emotivo grazie alla possibilità di renderlo in grado di
gestire le ansie.
Durante la prima infanzia il bambino deve affrontare
piccole angosce quotidiane derivanti dalle nuove
esperienze e scoperte. Attraverso la ripetuta
rappresentazione ludica queste situazioni sono utili per
la crescita del bambino in quanto incentivanti a
imparare a controllare le situazioni i difficoltà. In questa
maniera il bambino inventa e si ripropone esperienze
che sia in grado di affrontare e che gli permettano di
controllare gli eventi e le proprie emozioni. Attraverso il
gioco può sperimentare senza rischi e senza costrizioni :
è lui allo stesso tempo attore e regista.
Inoltre impulsi o desideri che altrimenti non troverebbero soddisfacimento sul piano concreto,
possono esprimersi sul piano ludico attraverso l’uso di oggetti simbolo e oggetti transazionali,
ovvero quei bambolotti, fazzoletti, coperte ecc che il bambino vuole sempre portare con se in
quanto gli trasmettono un senso di sicurezza, la stessa sensazione che un giorno sarà in grado di
ricevere dai rapporti affettivi con le altre persone.
L’adulto che osserva il bambino giocare avrà quindi la possibilità di venire a conoscenza delle ansie,
delle paure e dei desideri che lo coinvolgono in quel momento. Aiutare il bambino a giocare meglio
proponendogli attività interessanti equivale a permettergli di esteriorizzare le sue fantasie di
onnipotenza, così come quelle di inadeguatezza e di incanalarle in maniera positiva. Giocare diventa
così un modo per esprimere gli stati d’animo e per individuare soluzioni a conflitti interni. I genitori
così come gli educatori non devono però agire in maniera costrittiva e invasiva ma devono limitarsi
ad aiutare il bambino a metabolizzare il mondo esterno fornendogli gli strumenti per gestire il
mondo per i immagini e dare voce alle sue percezioni ed emozioni.
Le varie modalità di gioco sono legate allo sviluppo emotivo del bambino e per questo sono
rivelatrici del suo equilibrio psichico. Diverse sono le tappe che si possono individuare:
0 - 1 anno Il gioco comincia fin dai primi mesi di vita. Esso
è fondamentalmente fonte di sensazioni
piacevoli ed è finalizzato alla ricerca di una serie
di sensazioni che gratificano e arricchiscono il
SÉ che si sta strutturando mano a mano.
Inizialmente il bambino gioca con il proprio
corpo o con il corpo della madre che, di fatto, è
il loro primo compagno di giochi, ma tutti gli
oggetti che lo circondano attraggono la sua
attenzione. Sono giochi come: agitare le mani,
muovere le gambe, accarezzare il proprio corpo
e quello della madre. Queste attività si
caratterizzano per il carattere esplorativo e ripetitivo delle azioni, che serve al bambino per
imparare a distinguere fra il SÉ e il NON-SÉ, per fargli capire dove finisce lui e inizia la madre,
percepita come parte di sé.
2 anni
Con l'inizio del secondo anno il bambino si trova di
fronte al problema della separazione dalla madre e
le conseguenti ansie d'abbandono. Il gioco può
diventare espressione di questi problemi come ha
ben evidenziato Freud nel suo saggio "Al di là del
principio del piacere" in cui racconta che il nipote
Ernst di diciotto mesi aveva un rocchetto di legno
intorno a cui era avvolto del filo; tenendolo per il
filo, il bambino gettava l'oggetto oltre la cortina del
suo letto facendolo sparire accompagnando l'atto
con un "o-o-o" forte e prolungato, (che significa,
secondo la madre "via") poi tirava nuovamente il
rocchetto fuori dal letto e, ritraendolo a sé lo
salutava con un allegro "da" (che significa qui).
Questo semplice giochino, osserva Freud, che il
bambino ripeteva puntualmente in assenza della madre, aveva la funzione di controllare un evento
spiacevole: la separazione. Il ritorno del rocchetto lo rassicurava sul fatto che la madre, anche se
spariva, sarebbe poi ricomparsa. In ogni caso il giochino rappresenta un meccanismo di difesa da
parte del bambino, dall'angoscia provocata dalla separazione egli ricava un giochino da cui riesce a
trarre sollievo. Freud osserva che una delle funzioni tipiche del gioco infantile è la riproduzione
attiva e ripetuta di esperienze frustranti allo scopo di padroneggiare e superare il trauma, chiama
questo fenomeno coazione a ripetere.
3 anni
In questa età emergono secondo Freud giochi che
rivelano la dinamica edipica che il bambino affronta a
questa età. I giochi possono essere di guerra, o di lotta.
Compaiono i primi giochi di socializzazione, il bambino è
interessato a giocare con altri compagni, in particolare,
prova piacere ad imitare il comportamento degli adulti,
gioca ad essere mamma o papà indossando i loro abiti.
4 - 5 anni
In questo periodo i giochi sono espressione delle
dinamiche interne che il bambino sta vivendo quali il
gioco della bambola, il gioco del dottore, il gioco a
nascondino, attraverso questi giochi il bambino
drammatizza una punizione o proibizione subita.
6 - 10 anni
Nell'età della fanciullezza i giochi diventano di gruppo e con regole, questo permette al bambino di
sperimentare lo stare con gli altri attraverso giochi strutturati, le regole diventano funzionali ad un
miglior funzionamento del gioco.
Nel film… “La Vita è Bella” storico
Genere:
R. Benigni
Regia: Italia 1997
Anno: Guido Orefice, di origine ebraica, viene deportato con la
Trama:
moglie e il figlio Giosuè all’interno di un campo di
concentramento. Guido tiene nascosto il figlio ai generali tedeschi
salvandogli la vita. Affinchè il bambino fosse al sicuro, il padre,
cerca di riproporgli la realtà che stavano vivendo in maniera
rielaborata sottoforma di un elaborato gioco a punti dove il
vincitore avrebbe vinto un carro armato vero. Guido perde la vita
all’interno del campo di concentramento ma Giosuè si salva e
ritrova la madre.
il film sembra voglia trasmettere due messaggi. Il primo che la vita è bella (parte
Messaggio:
comica) e il secondo che la vita può anche essere davvero tragica. In sintesi a questi due opposti,
troviamo che le risorse dell’uomo sono infinite, che la fantasia, il coraggio, l’intelligenza e
soprattutto il gioco possono aiutare l’uomo a superare ogni avversità, anche la più dolorosa.Vedere il
lato comico e accettabile delle cose aiuta l’uomo a non essere spezzato e trascinato dagli eventi.
Guido inventa ogni meccanismo nel tentativo di far credere al bambino che loro siano i più bravi di
tutti affinché la paura non prevalga in entrambi.Guido e il figlio vivono un momento orribile e
riescono a uscirne non con il vero ma con il verosimile. Il gioco non è mai vero ma è per finta eppure