Concetti Chiave
- L'illuminismo italiano si concentrò sull'allargamento dell'orizzonte culturale e scientifico, piuttosto che proporre nuove idee come in Francia.
- Milano e Napoli furono centri principali del pensiero illuminista in Italia, ciascuno con una propria impronta culturale e riformatrice.
- L'Accademia dei Pugni di Milano, con il suo periodico "Il caffè", promosse una lingua aperta e una cultura rinnovata.
- Il trattato "Dei delitti e delle pene" di Beccaria rappresentò un punto di svolta, sostenendo l'abolizione delle torture e della pena di morte.
- A Napoli, il pensiero di riforma fu guidato da figure come Genovesi, che promosse nuove legislazioni per migliorare la vita civile e morale.
Indice
Origini e diffusione dell'Illuminismo
L’illuminismo ha origine in Inghilterra e tra i suoi rappresentanti più espressivi vi sono Bacone e Looke, ma l’ambiente culturale in cui trova diffusione è quello della Francia settecentesca in cui il linguaggio facilmente comprensibile a tutti e l’ambizione di predominare in campo culturale sull’Europa, ne fanno aumentare la divulgazione illuministica.
Fra i suoi rappresentanti vi sono Voltaire e il gruppo dei pensatori francesi che collaborarono alla compilazione dell’Enciclopedia per far conoscere a tutti gli aspetti della vita e della conoscenza umana.Il Settecento: secolo dei lumi
Il Settecento fu, per l’Europa, il secolo dei lumi: l’uomo prende coscienza della sua maturità e vuole conoscere il proprio mondo e quello della natura; è l’epoca in cui i pregiudizi, gli abusi, le superstizioni saranno dissipati dalla sua volontà; l’uomo è interessato al rinnovamento delle civiltà in cui vive.
Illuminismo in Italia: un approccio
A questo grande movimento di pensiero proprio del XVIII secolo non fu estranea per l’Italia, la quale non si proponeva di esporre nuove idee sull’illuminismo, come invece avvenne altrove, ma soprattutto di allargare l’orizzonte culturale e scientifico agli italiani. Mentre l’Enciclopedismo francese volle avere fini molto vasti e cambiare radicalmente il vecchio ordine sociale, religioso ed economico, gli scrittori italiani dello stesso periodo ebbero un programma più ristretto ma più realizzabile, che consisteva nel dare alle singole regioni un tono di vita che meglio si adeguasse alle esigenze dei nuovi tempi.
Infatti, erano molti nella Penisola i problemi da risolvere, aggravati dai diversi governi e dalle barriere che dividevano le varie regioni; problemi a cui molti italiani dedicarono ogni energia per risolverli. Maggiore rappresentante nell’ultimo periodo della prima metà del secolo fu l’Algarotti, entrato presto nei rapporti con i pensatori letterari inglesi e francesi, volgendosi ad un tipo di letteratura che mirava alla diffusione di nuove idee scientifiche o alla discussione di problemi storici, artistici, letterati e linguistici. Ma i limiti di questo rappresentante vennero superati nella seconda metà del Settecento, quando in varie parti d’Italia si ebbe la dimostrazione di una maturazione storica più completa ai problemi generali delle singole regioni.
Milano e Napoli: centri di riforma
Capisaldi di questa nuova cultura furono soprattutto Milano e Napoli. Milano fu un vivace centro d’incontro di filosofi, letterati, economisti, riformisti. Essi formarono l’Accademia dei Pugni, così chiamata per lo spirito combattivo da cui era animata.
Anima di quest’Accademia fu “Il caffè”, un periodico su cui si pubblicavano e discutevano i più appassionati problemi di attualità, anche di quelli linguistici. Si voleva una lingua aperta a tutti gli influssi d’oltre Alpe che la rendessero più vivace ed efficace. Attorno al “Caffè” si raccolsero i fratelli Verri ed altri, i quali diedero un’impronta decisamente enciclopedica, con l’intento di rinnovare la vita e la cultura italiana. Significativo è il trattato “Dei delitti e delle pene” del Beccaria, in cui si auspica l’abolizione delle torture e della pena di morte. Non meno intensa che a Milano fu l’attività riformatrice a Napoli. Dopo il Regno di Carlo di Borbone, gli scrittori del nostro illuminismo poterono divulgare un nuovo corpo di leggi civili, penali, economiche che assicurassero, anche moralmente, un’esistenza migliore. Uno tra i più forti pensatori del gruppo napoletano fu il Genovesi, professore universitario di metafisica e filosofia morale.
Domande da interrogazione
- Quali sono le origini e la diffusione dell'Illuminismo?
- Perché il Settecento è considerato il secolo dei lumi?
- Come si è sviluppato l'Illuminismo in Italia?
- Quali furono i centri principali di riforma in Italia durante l'Illuminismo?
- Chi furono alcuni dei principali pensatori dell'Illuminismo italiano?
L'Illuminismo ha origine in Inghilterra con rappresentanti come Bacone e Locke, ma si diffonde principalmente in Francia nel Settecento, grazie a pensatori come Voltaire e il gruppo dell'Enciclopedia.
Il Settecento è il secolo dei lumi perché l'uomo prende coscienza della sua maturità, desidera conoscere il mondo e dissipare pregiudizi e superstizioni, promuovendo il rinnovamento delle civiltà.
In Italia, l'Illuminismo non ha introdotto nuove idee ma ha ampliato l'orizzonte culturale e scientifico, con un programma più ristretto e realizzabile rispetto all'Enciclopedismo francese.
Milano e Napoli furono i principali centri di riforma, con Milano che ospitava l'Accademia dei Pugni e il periodico "Il caffè", e Napoli che promuoveva nuove leggi civili e penali.
Tra i principali pensatori italiani vi furono Algarotti, i fratelli Verri, Beccaria con il suo trattato "Dei delitti e delle pene", e Genovesi, professore di metafisica e filosofia morale.