Martina.Mitrotta
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Concetti Chiave

  • Cesare Beccaria, nato a Milano nel 1738, si avvicinò all'Illuminismo dopo la lettura delle "Lettere persiane" di Montesquieu e divenne un esponente di spicco del movimento.
  • Fece parte del cenacolo dei fratelli Verri, contribuendo alla rivista "Il Caffè" e alla fondazione dell'Accademia dei pugni, focalizzata sull'educazione dei giovani secondo principi di legalità.
  • Nel 1764 pubblicò "Dei delitti e delle pene", un'opera fondamentale contro la tortura e la pena di morte, che ebbe grande successo in Europa, specialmente in Francia.
  • Beccaria argomentava che la pena di morte non fosse efficace come deterrente e che le pene dovessero essere giuste e proporzionate, promuovendo il carcere come alternativa.
  • Dopo il successo della sua opera, sebbene non amasse viaggiare, fu invitato a Parigi e accolto nel circolo del barone D'Holbach, tornando presto a Milano dove visse fino alla morte nel 1794.

Indice

  1. Infanzia e Formazione di Beccaria
  2. Matrimonio e Difficoltà Familiari
  3. Contributi all'Illuminismo e Successo
  4. Ritorno a Milano e Nuova Vita
  5. Pensiero Giuridico di Beccaria
  6. Critica alla Pena di Morte

Infanzia e Formazione di Beccaria

Cesare Beccaria nasce a Milano il 15 marzo del 1738.

Studiò prima a Parma e poi a Pavia e nel 1758 si laurea.

Matrimonio e Difficoltà Familiari

Nel 1760 si sposa contro la volontà del padre con Teresa Blasco, con lei ebbe quattro figli, dei quali due nacquero e morirono, uno nasce con problemi neurologici, mentre l'ultimo muore giovane.

Il padre lo caccio di casa dopo il matrimonio e venne ospitato da Pietro Verri, che lo mantenne anche economicamente per un periodo.

Contributi all'Illuminismo e Successo

Si avvicinò all'illuminismo dopo la lettura delle "Lettere persiane" di Montesquieu.

Fece parte del cenacolo dei fratelli Pietro e Alessandro Verri, collaborò alla rivista "Il Caffè" e contribuì alla creazione dell'Accademia dei pugni, fondata secondo un suo concetto sull'educazione dei giovani che mirava a rispettare i suoi concetti di legalità.

Nel 1764 pubblicò "Dei delitti e delle pene", un breve scritto che ebbe un'enorme fortuna in tutta europa e nel mondo; in particolare in Francia, dove fu molto apprezzato dai filosofi dell'Enciclopedia e dai filosofi più prestigiosi, che lo tradussero e lo considerarono un vero e proprio capolavoro.

Dopo il grande successo, Beccaria dovette viaggiare contro voglia fino a Parigi.

Fu accolto per breve tempo nel circolo del barone D'Holbach, dopodiché appena ne ebbe l'occasione tornò a Milano, lasciando Alessandro Verri a proseguire il viaggio verso l'Inghilterra.

Ritorno a Milano e Nuova Vita

Tornato a Milano non si mosse più, divenne professore di economia politica e cominciò a progettare una grande opera che non fu mai completata.

Morì la moglie Teresa nel 1774 e dopo 40 giorni di vedovanza firmò il contratto di matrimonio con Anna Barbò, che sposò il 4 giugno del 1774; da ella ebbe un altro figlio.

Nel 1794 muore il 28 novembre a Milano a causa di un ictus.

Pensiero Giuridico di Beccaria

"Dei delitti e delle pene" è un'opera pubblicata nel 1764 e rappresenta il pensiero di Beccaria riguardo alla situazione della struttura legislativa del suo periodo.

Viene citata come un manifesto contro la tortura e la pena di morte e introduce anche il discorso della giustizia e del rapporto del potere all'interno della società, dove dice che lo stato e i cittadini sono regolati tramite un patto sociale in cui il cittadino rinuncia una parte della propria libertà ricompensato da parte dello stato con la garanzia di equità, giustizia e sicurezza.

Critica alla Pena di Morte

Nel capitolo 27°, Beccaria sostiene che la crudeltà della pena di morte non serve a precedere i delitti, in quanto gli uomini sono più sensibili alla durata che alla crudeltà della pena, infatti fa molta più paura un supplizio che si protrae nel tempo che un dolore di un attimo seppure più forte.

Nel 28° capitolo si chiede in base a quale diritto lo stato può uccidere un uomo, sostenendo che la pena di morte non è un diritto e che non vi è la necessità di usare quest'ultima, poiché non distrae le altre persone a non commettere delitti, perché l'intensità della pena non grava sull'animo del cittadino ma piuttosto sull'estensione stessa.

Nell'ultimo pezzo incita lo stato a trovare una soluzione più giusta che secondo lui è il carcere e sostiene quei paesi che non puniscono gli omicidi con altri omicidi.

Domande da interrogazione

  1. Qual è l'importanza dell'opera "Dei delitti e delle pene" di Cesare Beccaria?
  2. "Dei delitti e delle pene", pubblicata nel 1764, è considerata un manifesto contro la tortura e la pena di morte, introducendo concetti di giustizia e il patto sociale tra stato e cittadini.

  3. Quali furono le difficoltà familiari affrontate da Beccaria?
  4. Beccaria si sposò contro la volontà del padre, che lo cacciò di casa. Ebbe quattro figli, ma due morirono giovani e uno nacque con problemi neurologici.

  5. Come si avvicinò Beccaria all'Illuminismo?
  6. Beccaria si avvicinò all'Illuminismo dopo aver letto le "Lettere persiane" di Montesquieu e collaborò con il cenacolo dei fratelli Verri e la rivista "Il Caffè".

  7. Qual era la posizione di Beccaria sulla pena di morte?
  8. Beccaria criticava la pena di morte, sostenendo che non preveniva i delitti e che lo stato non aveva il diritto di uccidere, proponendo invece il carcere come soluzione più giusta.

  9. Cosa accadde a Beccaria dopo il suo ritorno a Milano?
  10. Dopo il ritorno a Milano, Beccaria divenne professore di economia politica, progettò un'opera mai completata, e si risposò con Anna Barbò dopo la morte della prima moglie.

Domande e risposte

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