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Sintesi

Rapporti di Alfieri con l’Illuminismo



Egli ha una formazione illuministica, ma nei confronti della cultura del secolo prova una confusa insofferenza
Egli rifiuta il culto della scienza, poiché sostiene che il freddo razionalismo soffoca il “forte sentire” e spegne il fervore dell’immaginazione da cui nasce la poesia
Se la filosofia dei lumi esalta la razionalità della vita passionale, Alfieri esalta la dismisura e la passionalità sfrenata
Gli illuministi criticano le religioni positive (creando religioni naturali come deismo e pietismo), mentre Alfieri respinge tali posizioni ed è mosso da un fondamentale spirito religioso: tensione verso l’infinito, bisogno di assoluto
Illuministi: ottimismo antropologico; Alfieri: pessimismo antropologico (miseria umana)
Rifiuto del progresso economico e dello spirito borghese che è teso all’utile e all’interesse materiale
Non condivide la diffusione dei lumi tramite la cultura: la trasformazione da schiavi a uomini liberi può avvenire solo grazie a passioni ed entusiasmo
Al cosmopolitismo contrappone l’isolamento e l’individualismo
Al filantropismo oppone il culto di un’umanità che spregia uomini comuni e schiavi

Le idee politiche



Il suo individualismo ed egocentrismo lo inducono a possedere un’avversione insanabile nei confronti del suo tempo; avversione che è stata scaturita nell’ambiente in cui è nato: il Piemonte sabaudo.
Egli, dopo essere “fuggito” dalla sua città natale, conosce l’ambiente dell’ancien régime che egli rifiuta poiché assolutismo monarchico. Allo stesso tempo, però, non condivide la nuova forza borghese poiché possiede una mentalità utilitaristica e razionale. Si arriva a dire, perciò, che egli si trova in urto sia con ciò che esiste che con ciò che potrebbe sostituirlo.
Si nota, quindi, uno sradicamento dal suo tempo e uno spaesamento totale e un senso di solitudine, che è vista dall’autore come una condizione di spirituale superiorità.
L’odio nei confronti della tirannide non si riferisce semplicemente alla monarchia, ma in generale, al potere in assoluto e astratto.
Astrattezza dell’ideale di libertà: espressione di un esasperato individualismo eroico; la riprova di ciò sta nel fatto che Alfieri esalta le rivoluzioni nel loro primo slancio insurrezionale, ma appena queste si stabilizzano sono viste negativamente dall’autore.
Nel pensiero di Alfieri si scontrano essenzialmente due entità mistiche e fantastiche che sono entrambi proiezioni di forze che si trovano nell’autore: il bisogno di totale affermazione dell’io e la percezione di forze oscure, nell’io stesso, che si oppongono a questa espansione.
Titanismo: tipico del romanticismo, ma appare anche con Alfieri. Ribellarsi ad un’autorità con la consapevolezza che l’azione sarà fallimentare; la sfida, però, appare eroica perché il “titano” è vinto materialmente ma libero spiritualmente
Anticipazione del romanticismo: titanismo, conflitto con una realtà politica e sociale mediocre, estraneità al suo secolo, solitudine, inquietudine, malinconia, volontà tesa verso un ideale di grandezza eroica.
Al sogno titanico si accompagna la consapevolezza pessimistica dell’effettiva miseria e insufficienza dell’uomo.
Titanismo e pessimismo sono due facce della stessa medaglia: la tensione della volontà oltre i limiti umani si accompagna con la coscienza della propria impossibilità generando, quindi, un senso di sconfitta e di impotenza.

Le opere politiche



Della tirannide(1777), trattato politico, iniziale descrizione tirannide.
- Critica veemente contro il dispotismo illuminato: le tirannidi moderate tendono ad addormentare i popoli.
- Contro la nobiltà che è lo strumento nelle mani del despota, contro l’esercito mediante il quale i sudditi sono oppressi, contro il clero che educa a servire con cieca obbedienza.
- L’uomo libero per essere veramente libero deve ricorrere al gesto eroico del suicidio o uccidere il tiranno (morire ugualmente).
- Segreta ammirazione del tiranno poiché incarna l’affermazione di una volontà possente assoluta e illuminata.
- L’autore afferma che abbandonerebbe volentieri la penna per la spada ma i tempi negano ogni possibilità di azione.
Panegirico di Plinio a Traiano(1785): vagheggiato un principe che depone il potere volontariamente.
Della virtù sconosciuta(1786): tema della necessità dell’uomo libero di ritirarsi ad una sdegnosa solitudine; l’eroismo diviene, quindi, rinuncia e non azione.
Del principe e delle lettere (1778 → 1786) esaminazione del rapporto tra potere assoluto e scrittore.
-Superiorità dello scrivere sull’agire: la poesia è la suprema realizzazione dell’essenza umana. L’idea del diretto impegno viene sostituito dalla difesa di un atteggiamento puramente contemplativo.
- Egli assegna al letterato la funzione di guida e illuminazione, ma non in senso illuministico, poiché la sua scrittura è destinata alle generazioni future.
-Esaltazione dei nobili che sono promotori di libertà e virtù, rivalutazione della religione come ispiratrice di magnanimità
Misogallo (1793-99): sia in prosa che in versi.
- Odio contro la Francia, in particolare contro la Rivoluzione, contro i principi illuministici e lo spirito borghese.
- Difesa dei privilegi della casta nobiliare (come la proprietà) e ribadisce il ruolo subalterno del terzo stato.
- Rifiuta con sdegno ogni turbamento dell'ordine sociale.
- Rivaluta la tirannide monarchica come migliore rispetto a quella borghese e plebea.
- L’odio verso la “tirannide” francese lo induce ad esprimere la speranza che un giorno l’Italia diventi “virtuosa, magnanima, libera e una”; l’opera ha, quindi, carattere profetico ed è importante perché si inizia a delineare l’idea di nazione.

La poetica tragica



Motivi della scelta tragica



Nell’assiduo impegno della scrittura tragica A. trova la catarsi della sua oscura inquietudine e trova lo scopo che può dare un senso alla sua vita.
Tradizionalmente la tragedia rappresenta figure umane eroiche in forme sublimi perciò esso era il genere più adatto ad esprimere il suo titanismo. (nel costruire i suoi eroi il poeta proietta se medesimo)
La tragedia non aveva trovato nella cultura italiana una realizzazione soddisfacente ed era considerata il genere più difficile e sublime; perciò, A. vide queste due motivazioni come una sfida che vedeva come l’occasione adatta per la sua affermazione.

Caratteristiche della tragedia



Alla base deve esserci il calore passionale che deve essere manifestato nel dinamismo dell’azione e nella tensione incalzante, ottenuta grazie all’utilizzo di parole pregnanti, che precipita verso la catastrofe, senza rallentamenti. (diversamente dalla tragedia francese)
Lo stile deve essere conciso e si deve bandire qualsiasi elemento superfluo: le battute sono prevalentemente brevi.
Essendo la tragedia, a differenza della lirica e dell’epica, che vengono cantate, un genere che esprime conflitti fra individualità, idee, passioni bisogna evitare la cantilena (tipica della tragedia francese) e lo stile deve essere duro, aspro e antimusicale. Queste caratteristiche sono ottenute tramite degli strumenti: variazioni di ritmo, presenza di fratture e pause, inversioni nella costruzione sintattica, enjambements, la prevalenza di parole monosillabiche e la presenza di suoni duri ottenuti grazie allo scontro di consonanti.
A. rispetta le unità aristoteliche di tempo, luogo e azione. La scelta che egli fa è sentita, poiché vuole dar ordine al suo mondo interiore tormentato e perché le unità gli consentono di ottenere quella tanto desiderata struttura tragica rapida ed incalzante

Tre fasi per la scrittura della tragedia (nella Vita)



- “ideare”: trovare un argomento e scrivere una bozza
- “stendere”: scrivere in prosa i dialoghi
-”verseggiare”: riportare in poesia i dialoghi
Da un lato Alfieri vede la creazione poetica come un fatto irrazionale, dall’altro concepisce la poesia come controllo razionale dell’ispirazione.
Pubblico: ristretto ed aristocratico, spesso gruppi di amici.
Egli disprezzava il teatro contemporaneo (goldoniano) ritenuto frivolo e volgare. Per lui la degradazione del teatro era dovuta ai regimi tirannici, il teatro, infatti, può solamente vivere in un regime libero. A. si rivolge utopisticamente ad un teatro futuro, quando l’Italia sarà rinata e una nazione, che avrà un’alta funzione civile.

L’evoluzione del sistema tragico: prima fase


Filippo (1775):
- Mito del tiranno per la prima volta: immagine polemica di un potere che esercita una mostruosa oppressione
-Filippo è la prima incarnazione tragica dell’individualismo alfieriano.
Polinice (1775):
- Nei due fratelli rivali Eteocle e Polinice, l’ambizione di regno diviene brama di grandezza ed individualismo sfrenato
- Al tempo stesso vi è un senso oscuro e tragico del fato che grava sulla stirpe, la coscienza di questo destino è affidato alla sorella dei due: Antigone.
Antigone (1776):
- Segue “Polinice” e viene approfondito il tema del fato.
- In lei si manifesta un diverso tipo di eroina che, per rifiutare la ferocia della vita, sceglie la morte.
Agamennone (1776-77):
-motivo della debolezza umana: Clitennestra, la moglie adultera di Agamennone, appare smarrita e debole in balìa delle sue passioni.
- Sfondo di sfiduciato pessimismo.
Oreste (1776-77): Oreste è il figlio di Agamennone che è vittima di una forza interiore che lo trascina al delitto e al matricidio.
Virginia (1777):
- Appassionata celebrazione della virtù romana: il personaggio centrale scontra il tiranno per liberare la sua amata, Virginia, ed è il primo “eroe di libertà”
- Negli eroi non ci sono perplessità, angosce, tormenti. Essi vanno dritti al loro scopo
- Messaggio di speranza: popolo che ristabilisce la repubblica

L’evoluzione del sistema tragico: seconda fase



Congiura de’ Pazzi(1777-78):
- assume una materia moderna, rinascimentale.
- Il suicidio non è più quello eroico, ma quello del vinto.
- Il trionfo della virtù eroica era possibile solo nella Roma antica non nell’attualità caratterizzata da inerzia e viltà.
Don Garzia (1776-78), Maria Stuarda (1778-79), Rosmunda (1779-80): sensibilità patetica, elegiaca e melodrammatica.
Ottavia (1779-80):
- Ritorno al mondo classico, ma l’eroina è una creatura fragile e debole che vuole suscitare,non più ammirazione, ma compassione. (contemplazione debolezza umana)
Timoleone (1779-80):
- Scontro tra Timoleone e Timofane.
- Si proietta un sopramondo di sublime perfezione, diverso dalla realtà.
- Si scontrano due enti astratti, non due uomini: la volontà di assoluto dominio (Timofane) e la volontà di assoluta libertà. (Timoleone)
Merope (1782): ritorno ai temi patetici ed elegiaci.

L’evoluzione del sistema tragico: terza fase



Saul (1782):
- Crisi del titanismo e della grandezza eroica
- Re d’Israele sente tutto il peso dell’umana insufficienza e debolezza, che si proietta nell’oscura maledizione divina che sente su di sè e prende forma negli incubi
-Alfieri giunge alla consapevolezza della reale miseria umana e il titano orgoglioso scopre il suo destino di sconfitta
Mirra (1784-86):
- L’eroina prova una passione incestuosa per il padre Ciniro
- La tragicità è data dalla lotta di Mirra contro la sua passione colpevole, una lotta che è vana perché pian piano la passione corrode la resistenza della volontà e la vita stessa dell’eroina
- Pietà per l’infelice sorte degli uomini, simboleggiata da Mirra, vittima di qualcosa che si sviluppa dentro di lei senza che lei possa decidere

Saul



Eroe intimamente lacerato e perplesso



Egli è un eroe su cui grava il peso di un’oscura colpa che genera in lui conflitti e tormenti angosciosi, egli possiede la smania di conquistare un potere illimitato.
L’affermazione della propria grandezza si trasforma in una sfida a Dio che scatena la collera della divinità.
Negli eroi titanici si proietta l’inquietudine ribelle (dell’autore stesso) in opposizione all’assolutismo dei temp.i
Lo scontro con la dimensione trascendente costituisce una novità nella tragedia: la sua presenza nell’opera non dipende dall’animo dell’autore, basta che la presenza di dio sia sentita soggettivamente dal protagonista.
Dio in realtà è una funzione del suo animo, la lotta è con se stesso: la proiezione del suo senso di colpa è dovuto alla sua smisurata volontà di potenza.
La tragedia, in realtà, si svolge nella psiche dell’eroe, e consiste nell’esplorazione di questa zona buia della sua anima in cui si urtano forze contrastanti, smania di affermazione titanica e senso di colpa, tensione eroica e angoscia della propria miseria, ferocia e pietà, impulsi omicidi e ansia di purezza e di pace.
L’interiorizzazione del conflitto si manifesta anche nel rapporto con David che in realtà è un David immaginario, perchè, il conflitto è dentro Saul stesso: in esso il re anziano proietta l’immagine di sé giovane e forte in armonia con Dio. Per questo Saul ha un atteggiamento ambivalente (amore e odio) nei suoi confronti.
La tragedia si presenta, quindi, come un grande monologo poiché Saul non parla mai veramente con gli altri, ma con se stesso.

Vita scritta da esso



Iniziata nel 1790 a Parigi, rielaborata a firenze tra il 1798 e il 1803.
Prima parte costituita da 4 epoche: “puerizia”, “adolescenza”, “giovinezza”, virilità”; la seconda parte è la “continuazione della quarta epoca”.
Intento: ricostruire la sua vocazione poetica; il poeta ripercorre la sua vita alla luce della sua vocazione tragica e la presenta tutta protesa a raggiungere quella meta.
Lo schema del racconto ricorda la storia di una conversione religiosa, è lo scrittore stesso, infatti, ad utilizzare la parola “conversione” e ad avere un vero e proprio culto religioso della poesia.
La suprema realizzazione dell’eroico è per A. la figura del poeta: l’io del poeta e lo svolgimento della sua vita interiore hanno maggiore importanza.
Lo scrittore sente in sé con orgoglio la presenza di una sublimità di sentire che lo distacca dagli altri uomini e lo mette in conflitto con un mondo mediocre e banale: queste forze latenti e inconsapevoli (es. cupe malinconie della giovinezza solitaria, insofferenza per l’ottusa piattezza dell’Accademia militare..) acquistano un senso solo quando sono indirizzate alla scrittura delle tragedie.
La tensione sublime ed eroica è sempre accompagnata da un amaro pessimismo dovuto alla consapevolezza della miseria umana: in un’opera che vuole essere il ritratto di una vocazione eroica c’è una sottile e amara consapevolezza dell’impossibilità dell’eroico.
Tra l’io narrante e narrato c’è un rapporto complesso: a volte le prospettive coincidono, a volte si scontrano e l’io narrante esamina il comportamento dell’io narrato con ironia e distacco.
Forma colloquiale, ma incisiva.
Estratto del documento

ALFIERI

Rapporti con l’Illuminismo

● Egli ha una formazione illuministica, ma nei confronti della cultura del secolo prova

una confusa insofferenza

​ ​

● Egli rifiuta​ il culto della scienza​ , poiché sostiene che il freddo razionalismo soffoca il

“forte sentire” e spegne il fervore dell’immaginazione da cui nasce la poesia

● Se la filosofia dei lumi esalta la razionalità della vita passionale, Alfieri esalta la

dismisura e la passionalità sfrenata

● Gli illuministi criticano le religioni positive (creando religioni naturali come deismo e

pietismo), mentre Alfieri respinge tali posizioni ed è mosso da un fondamentale

spirito religioso: tensione verso l’infinito, bisogno di assoluto

● Illuministi: ottimismo antropologico; Alfieri: pessimismo antropologico​ (miseria

umana) ​

● Rifiuto​ del progresso​ economico e dello spirito borghese che è teso all’utile e

all’interesse materiale

● Non condivide la diffusione dei lumi tramite la cultura​ : la trasformazione da schiavi a

uomini liberi può avvenire solo grazie a passioni ed entusiasmo

● Al cosmopolitismo contrappone l’isolamento e l’individualismo

● Al filantropismo oppone il culto di un’umanità che spregia uomini comuni e schiavi

Le idee politiche

● Il suo individualismo ed egocentrismo lo inducono a possedere un’​ avversione

insanabile nei confronti del suo tempo​ ; avversione che è stata scaturita

nell’ambiente in cui è nato: il Piemonte sabaudo

● Egli, dopo essere “fuggito” dalla sua città natale, conosce l’ambiente dell’​ ancien

régime che egli rifiuta poiché assolutismo monarchico. Allo stesso tempo, però, non

condivide la nuova forza borghese poiché possiede una mentalità utilitaristica e

razionale. Si arriva a dire, perciò, che egli si trova in urto sia con ciò che esiste che

con ciò che potrebbe sostituirlo​ . ​ ​

● Si nota, quindi, uno sradicamento dal suo tempo e uno spaesamento totale e un

senso di solitudine, che è vista dall’autore come una condizione di spirituale

superiorità ​

● L’​ odio​ nei confronti della tirannide​ non si riferisce semplicemente alla monarchia,

ma in generale, al potere in assoluto e astratto

● Astrattezza dell’ideale di libertà​ : espressione di un esasperato individualismo

eroico; la riprova di ciò sta nel fatto che Alfieri esalta le rivoluzioni nel loro primo

slancio insurrezionale, ma appena queste si stabilizzano sono viste negativamente

dall’autore

● Nel pensiero di Alfieri si scontrano essenzialmente due entità mistiche e fantastiche

che sono entrambi proiezioni di forze che si trovano nell’autore: il bisogno di totale

affermazione dell’io e la percezione di forze oscure, nell’io stesso, che si oppongono

a questa espansione

● Titanismo​ : tipico del romanticismo, ma appare anche con Alfieri. Ribellarsi ad

un’autorità con la consapevolezza che l’azione sarà fallimentare; la sfida, però,

appare eroica perché il “titano” è vinto materialmente ma libero spiritualmente

● Anticipazione del romanticismo​ : titanismo, conflitto con una realtà politica e

sociale mediocre, estraneità al suo secolo, solitudine, inquietudine, malinconia,

volontà tesa verso un ideale di grandezza eroica

● Al sogno titanico si accompagna la consapevolezza pessimistica dell’effettiva miseria

e insufficienza dell’uomo

● Titanismo e pessimismo sono due facce della stessa medaglia:​ la tensione della

volontà oltre i limiti umani si accompagna con la coscienza della propria impossibilità

generando, quindi, un senso di sconfitta e di impotenza

Le opere politiche ​

● Della tirannide

(1777), trattato politico, iniziale descrizione tirannide

- Critica veemente contro il dispotismo illuminato​ : le tirannidi moderate tendono ad

addormentare i popoli

​ ​ ​

- Contro la nobiltà che è lo strumento nelle mani del despota, contro l’esercito

mediante il quale i sudditi sono oppressi, contro il clero​ che educa a servire con cieca

obbedienza

​ ​ ​

- L’uomo​ libero per essere veramente libero deve ricorrere al​ gesto eroico del suicidio

o​ uccidere il tiranno​ (morire ugualmente)

-​ Segreta ammirazione del tiranno​ poiché incarna l’affermazione di una volontà

possente assoluta e illuminata

- L’autore afferma che abbandonerebbe volentieri la penna per la spada ma i tempi

negano ogni possibilità di azione

● Panegirico di Plinio a Traiano

(

1785): vagheggiato un principe che depone il potere

volontariamente ​

● Della virtù sconosciuta

(

1786): tema della necessità dell’uomo libero di ritirarsi ad

una sdegnosa solitudine; l’eroismo diviene, quindi, rinuncia e non azione

● Del principe e delle lettere (1778 → 1786) esaminazione del rapporto tra potere

assoluto e scrittore

-​ Superiorità dello scrivere sull’agire​ : la poesia è la suprema realizzazione

dell’essenza umana. L’idea del diretto impegno viene sostituito dalla difesa di un

atteggiamento puramente contemplativo

- Egli assegna al letterato la funzione di guida e illuminazione, ma non in senso

illuministico, poiché la sua scrittura è destinata alle generazioni future

-​ Esaltazione dei nobili​ che sono promotori di libertà e virtù, r

ivalutazione della

religione​ come ispiratrice di magnanimità

● Misogallo (1793-99): sia in prosa che in versi

​ ​ ​

- Odio contro la Francia​ , in particolare contro la Rivoluzione​ , contro i principi

illuministici​ e lo spirito borghese

​ ​

- Difesa dei privilegi della casta nobiliare (come la proprietà) e ribadisce il ruolo

subalterno del terzo stato

- Rifiuta con sdegno ogni turbamento dell'ordine sociale

​ ​

- Rivaluta la tirannide monarchica​ come migliore rispetto a quella borghese​ e plebea

- L’odio verso la “tirannide” francese lo induce ad esprimere la speranza che un

giorno l’Italia diventi “virtuosa, magnanima, libera e una”; l’opera ha, quindi, carattere

profetico ed è importante perché si inizia a delineare l’idea di nazione

La poetica tragica

Motivi della scelta tragica: ​

1. Nell’assiduo impegno della scrittura tragica A. trova la catarsi della sua oscura

inquietudine e trova lo scopo che può dare un senso alla sua vita

2. Tradizionalmente la tragedia rappresenta figure umane eroiche in forme sublimi

​ ​

perciò esso era il genere più​ adatto ad esprimere il suo titanismo​ (nel costruire i

suoi eroi il poeta proietta se medesimo)

3. La tragedia non aveva trovato nella cultura italiana una realizzazione soddisfacente

​ ​

ed era considerata il genere​ più difficile e sublime​ ; perciò, A. vide queste due

motivazioni come una sfida che vedeva come l’occasione adatta per la sua

affermazione

Caratteristiche della tragedia: ​

● Alla base deve esserci il calore passionale​ che deve essere manifestato nel

​ ​

dinamismo dell’azione e nella tensione​ incalzante​ , ottenuta grazie all’utilizzo di

parole pregnanti, che precipita verso la catastrofe, senza rallentamenti (diversamente

dalla tragedia francese)

​ ​

● Lo stile​ deve essere conciso​ e si deve bandire qualsiasi elemento superfluo: le

battute sono prevalentemente brevi

● Essendo la tragedia, a differenza della lirica e dell’epica, che vengono cantate, un

genere che esprime conflitti fra individualità, idee, passioni bisogna evitare la

​ ​

cantilena (tipica della tragedia francese) e lo stile​ deve essere duro, aspro e

antimusicale​ . Queste caratteristiche sono ottenute tramite degli strumenti: variazioni

di ritmo, presenza di fratture e pause, inversioni nella costruzione sintattica,

enjambements, la prevalenza di parole monosillabiche e la presenza di suoni duri

ottenuti grazie allo scontro di consonanti.

● A. rispetta le unità aristoteliche​ di tempo, luogo e azione. La scelta che egli fa è

sentita, poiché vuole dar ordine al suo mondo interiore tormentato e perchè le unità

gli consentono di ottenere quella tanto desiderata struttura tragica rapida ed

incalzante ​

● Tre fasi​ per la scrittura della tragedia (nella Vita

)

- “ideare”

: trovare un argomento e scrivere una bozza

- “stendere”

: scrivere in prosa i dialoghi

-​ ”verseggiare”

: riportare in poesia i dialoghi

● Da un lato A. vede la creazione poetica come un fatto irrazionale, dall’altro

concepisce la poesia come controllo razionale dell’ispirazione

● Pubblico​ : ristretto ed aristocratico​ , spesso gruppi di amici

● Egli disprezzava il teatro contemporaneo (goldoniano) ritenuto frivolo e volgare. Per

lui la degradazione del teatro era dovuta ai regimi tirannici, il teatro, infatti, può

solamente vivere in un regime libero. A. si rivolge utopisticamente ad un teatro futuro,

quando l’Italia sarà rinata e una nazione, che avrà un’alta funzione civile

L’evoluzione del sistema tragico: prima fase

● Filippo (1775):

- Mito del tiranno per la prima volta: immagine polemica di un potere che esercita una

mostruosa oppressione

-Filippo è la prima incarnazione tragica dell’individualismo alfieriano

● Polinice (

1775): ​

- Nei due fratelli rivali Eteocle e Polinice, l’ambizione di regno diviene brama di

grandezza ed individualismo sfrenato

- Al tempo stesso vi è un senso oscuro e tragico del fato che grava sulla stirpe, la

coscienza di questo destino è affidato alla sorella dei due: Antigone

● Antigone (1776):

- Segue “Polinice” e viene approfondito il tema del fato

- In lei si manifesta un diverso tipo di eroina che, per rifiutare la ferocia della vita,

sceglie la morte

● Agamennone (1776-77):

-​ motivo della debolezza umana​ : Clitennestra, la moglie adultera di Agamennone,

appare smarrita e debole in balìa delle sue passioni

- Sfondo di sfiduciato pessimismo

● Oreste (1776-77): Oreste è il figlio di Agamennone che è vittima di una forza

interiore che lo trascina al delitto e al matricidio

● Virginia (1777):

- Appassionata celebrazione della virtù romana​ : il personaggio centrale scontra il

tiranno per liberare la sua amata, Virginia, ed è il primo “eroe di libertà”

- Negli eroi non ci sono perplessità, angosce, tormenti. Essi vanno dritti al loro scopo

- Messaggio di speranza​ : popolo che ristabilisce la repubblica

L’evoluzione del sistema tragico: seconda fase

● Congiura de’ Pazzi

(

1777-78):

- assume una materia moderna, rinascimentale

​ ​

- Il suicidio​ non è più quello eroico, ma quello del vinto

- Il trionfo della virtù eroica era possibile solo nella Roma antica non nell’attualità

caratterizzata da inerzia e viltà

​ ​ ​

​ ​

● Don Garzia (1776-78), Maria Stuarda (1778-79), R

osmunda (1779-80): sensibilità

patetica, elegiaca e melodrammatica

● Ottavia (1779-80): ​

- Ritorno al mondo classico, ma l’eroina​ è una creatura fragile e debole che vuole

suscitare​ ,non più ammirazione, ma compassione​ (contemplazione debolezza umana)

● Timoleone (1779-80):

- Scontro tra Timoleone e Timofane

- Si proietta un sopramondo di sublime perfezione, diverso dalla realtà

​ ​

- Si scontrano due enti astratti​ , non due uomini: la volontà di assoluto dominio

(Timofane) e la volontà di assoluta libertà (Timoleone)

● Merope (1782): ritorno ai temi patetici ed elegiaci

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