Concetti Chiave
- Il poeta Vittorio Alfieri esprime una profonda connessione emotiva con la solitudine della natura, trovando pace e gioia nella selva solitaria.
- Attraverso l'ambientazione preromantica del sonetto, il paesaggio naturale diventa un riflesso dell'interiorità del poeta, offrendo un contrasto con la società che disprezza.
- Il sonetto evidenzia un distacco dal suo tempo, rifiutando il secolo vile e il giogo dell'assolutismo, preferendo la serenità dei luoghi selvaggi.
- Alfieri non si considera superiore agli altri uomini, ma il suo disprezzo per la società contemporanea lo spinge a cercare una solitudine che placa i suoi tormenti.
- Il commento sottolinea l'evoluzione del poeta verso un autoritratto polemico, che critica la società borghese e il falso filantropismo dell'assolutismo.
Indice
La solitaria selva e la sua dolcezza
Tacito orror di solitaria selva
di sì dolce tristezza il cor mi bea,
che in essa al par di me non si ricrea
tra' i figli suoi nessuna orrida belva.
E quanto addentro più il mio piè s'inselva,
tanto più calma e gioia in me si crea;
onde membrando com'io la godea,
spesso mia mente poscia s'inselva.
Non ch'io gli uomini abborra, e che in me stesso
mende non vegga, e più che in altri assai;
nè ch'io mi al buon sentier più appresso;
ma non mi piacque il vil secol mai:
e dal pesante regal giogo oppresso,
sol nei deserti tacciono i miei guai.
Il rifugio nella natura
Un orrore silenzioso di una selva solitaria
mi rallegra il cuore infondendomi una tristezza così dolce
che nessun orribile animale selvaggio, ritrovandosi con i suoi cuccioli
non trova la stessa pace con cui mi rassereno io.
E quanto più mi addentro all’interno della selva,
tanto più calma e gioia si riproducono in me;
per cui ricordando come io nella selva provavo gioia,
spesso poi la mia mente ritorna nella selva.
La critica al secolo vile
Non è che io detesti gli uomini, e che non veda in me stesso
dei difetti anzi, ne vedo più che in altri uomini;
né che io mi creda di essere più vicino degli altri alla verità:
ma il mio vile secolo non mi è mai piaciuto:
e oppresso dal pesante giogo della tirannide.
è soltanto nei luoghi deserti che terminano le mie sofferenze”.
Il paesaggio preromantico
Nelle due quartine, il poeta rappresenta la sua situazione psicologica ed i sentimenti che predominato nel suo cuore.
Il paesaggio che ci introduce il sonetto è un paesaggio preromantico, molto lontano dai solitari boschi ombrosi degli scrittori dell’Arcadia. Il paesaggio acquista interiorità in cui la tristezza del poeta trova pace. Quanto più egli si addentra nel folto della selva, tanto più egli raggiunge la calma. Da notare l’insistenza delle rime sulle voci essenziali: selva, belva, s’inselva, rinselva.La giustificazione del poeta
Nelle due terzine, il poeta introduce un momento discorsivo per giustificare il proprio comportamento psicologico, cioè la capacità di trovare una dolce tristezza soltanto nella solitudine selvaggia. Ciò non avviene perché egli si inganni nel giudicare gli uomini o perché si consideri migliore dei suoi contemporanei, ma per il disprezzo del proprio secolo e soprattutto di quell’assolutismo che voleva passare per filantropico e di quella società solo interessata ai progressi borghesi. Tuttavia l’impegno del poeta, invece di calmarsi, diventa più tagliente e polemico fino a fornirci elementi significativi per descrivere il suo autoritratto.
Domande da interrogazione
- Qual è il tema principale del sonetto "La solitaria selva e la sua dolcezza"?
- Come descrive il poeta il suo rapporto con la società nel sonetto?
- In che modo il paesaggio descritto nel sonetto è significativo per il poeta?
- Qual è la giustificazione del poeta per il suo comportamento psicologico?
Il tema principale è il rifugio nella natura, dove il poeta trova una dolce tristezza e pace, lontano dalle preoccupazioni del mondo e dalla società che disprezza.
Il poeta esprime una critica al suo "vile secolo", non perché si consideri superiore agli altri, ma per il disprezzo verso l'assolutismo e la società borghese, trovando sollievo solo nella solitudine della natura.
Il paesaggio preromantico della selva rappresenta un rifugio interiore per il poeta, dove la sua tristezza trova pace e calma, lontano dalle ombre della società.
Il poeta giustifica il suo comportamento psicologico non come un inganno nel giudicare gli uomini, ma come una reazione al disprezzo per il suo secolo e la società, trovando una dolce tristezza nella solitudine selvaggia.