
L'Intelligenza Artificiale è il trend del momento anche tra i banchi di scuola e università. Molti studenti, infatti, utilizzano questo strumento soprattutto per i compiti a casa, ma come già successo a un professore universitario americano, i docenti stanno pian piano mettendo in atto strategie per smascherare i furbetti.
Una storia, però, sta facendo il giro del web, alimentando il dibattito sul tema. Ovvero quella di una ragazza che si è vista assegnare un rotondo zero su un compito per la semplice accusa di aver utilizzato l'IA.
Il suo video pieno di frustrazione e lacrime, pubblicato sui social, solleva un interrogativo importante: quanto sono affidabili gli strumenti usati dai professori per smascherare i "furbetti"? E come possono gli studenti difendersi da accuse che sembrano nascere da semplici sospetti digitali?
La risposta è complessa, ma uno dei consigli che ha ricevuto la studentessa in risposta al suo video potrebbe essere una strada utile da seguire per dimostrare l’autenticità del proprio lavoro.
La denuncia social
La protagonista di questa storia è una studentessa nota sui social come @cyclebreakingclub, che ha riversato la sua rabbia e la sua delusione in un video diventato presto virale e che ha colpito migliaia di suoi colleghi.
Il suo elaborato, frutto di ore di lavoro, è stata bocciata senza appello: "Ho impiegato ore per scrivere e il docente ha detto che è scritto dall’Intelligenza Artificiale. Ho scritto normalmente, per me come un umano. Adesso mi trovo zero come voto", ha dichiarato nel filmato.
Il motivo del voto negativo è dunque legato al fatto che il suo professore avrebbe considerato quel compito realizzato in modo troppo veloce, un tempo impensabile per un essere umano. Ma la studentessa replica ironicamente: “Il professore ha ritenuto che l’abbia scritto in meno di un secondo, ma anche se usassi l’IA ci vuole più di un secondo”.
Ad ogni modo la ragazza, dopo aver incassato il votaccio, si trova in un limbo: "Adesso non so cosa fare".
@cyclebreakingclub AI detectors and technology are failing hard working students more than they’re catching cheaters. #AI #college #student #FYP #relatable
original sound - cyclebreakingclub
Quando i tool sbagliano
Il caso di @cyclebreakingclub, peraltro, non è isolato. Il problema centrale è l'uso sempre più diffuso di strumenti anti-AI da parte dei docenti, software che però spesso si rivelano fallibili.
Tra i tantissimi commenti al video, spicca in particolare la testimonianza di un utente, Rayed, che ha raccontato di aver vissuto un'esperienza identica: stesso trattamento, stessa accusa.
Ma Rayed non si è arreso e ha messo alla prova gli stessi tool di analisi usati dai professori, applicandoli, udite udite, a un vecchio articolo dello stesso docente, risalente al 2017.
Il risultato è stato sorprendente, perché l'articolo "è stato segnalato come 100% AI!”, scrive l’utente, che si sfoga: "È davvero fastidioso avere a che fare con professori pigri che non leggono il lavoro e usano l’IA come scusa", ha concluso Rayed.
Come dimostrare l'autenticità del proprio lavoro
Di fronte all'accusa ingiusta, poi, sono tanti quelli che si domandano come si può dimostrare che il lavoro è davvero farina del proprio sacco. Per rispondere a questa domanda è utile il commento di un altro utente, Ayanna Wrote Ist, che è venuto in soccorso della studentessa con un consiglio d’oro, frutto di un episodio personale, che lo ha salvato da un finale simile.
Il trucco è semplicissimo: “Usa Google Docs, che salva la storicità del tuo lavoro”. Questo escamotage tiene, infatti, traccia di ogni modifica, di ogni cancellazione e di ogni battitura.
Anche lui come la studentessa racconta: “Mi ha salvato da un'accusa che aveva definito un mio lavoro come realizzato con l’AI”. Quindi, d'ora in poi, quando si dovrà scrivere un compito importante, bisogna ricordare la cronologia delle revisioni, che diventa una prova inconfutabile.