
Vale a dire le scuole elementari, dove oggi vige un sistema di valutazione basato su quattro indicatori di apprendimento che nel 2020 aveva sostituito i voti numerici.
-
Leggi anche:
- Con fucili e katane a scuola "per scherzo", tre ragazzi denunciati
- Studentessa spintona il prof in classe per una verifica, lui la denuncia
- Chi è Matteo, manager di una multinazionale che ha lasciato tutto per insegnare nei quartieri svantaggiati
Dopo tre anni tornano i voti numerici alle scuole elementari
Il sistema vigente è frutto di un gruppo di lavoro ministeriale coordinato dalla professoressa Elisabetta Nigris, docente dell’Università di Milano Bicocca e allora coordinatrice nazionale dei presidenti del corso di laurea in Scienze della formazione primaria. Nel 2020 la docente, insieme anche ai rappresentanti di altre università, di Indire e Invalsi - oltre che ad insegnanti, ispettori ministeriali e dirigenti scolastici - aveva lavorato sui nuovi criteri per la valutazione.La ratio dietro la nuova misura, voluta dall'ex Ministro Azzolina, era stata quella di passare a un sistema di valutazione che ”ha come prima funzione – spiega Elisabetta Nigris, contattata dal 'FattoQuotidiano.it' – quella di accompagnare il percorso degli apprendimenti, identificando le potenzialità degli allievi, aiutando a capire come superare lacune”. Da qui erano nati quattro indicatori di valutazione: in via di acquisizione, base, intermedio e avanzato, ognuno corrispondente ad un determinato livello di apprendimento.
Un esperimento che però, come spesso capita, non è stato alimentato come dovuto: sia i percorsi di formazione nelle singole scuole e province, che le raccolte dati sulla sperimentazione, non sono mai stati realizzati.
Il botta e risposta tra Frassinetti e Nigris
Oggi, l'intento della sottosegretaria Fassinetti è quello di fare un passo indietro: ”L’idea di tornare al voto o al giudizio tradizionale (insufficiente, discreto, ottimo) nasce – dice la sottosegretaria sempre a 'Il FattoQuotidiano.it' – dall’ascolto di tantissime famiglie che non comprendono appieno gli attuali giudizi così come anche di molti maestri e maestre. Non capisco quale sia il timore nel ripristinare una valutazione più chiara. Nella vita i voti arrivano in ogni caso inesorabili e abituarsi da bambini è un modo per prepararsi alle valutazioni future, certo con questo nessuno vuole drammatizzare il brutto voto ma far capire che c’è la possibilità serenamente di poter migliorare”.Alle pagine del quotidiano, la prof Elisabetta Nigris affida la sua risposta in merito, rivendicando la bontà di quanto già avviato dal gruppo interministeriale: ”La valutazione descrittiva aiuta i bambini a imparare meglio e in modo più efficace. Nel Paese europeo, la Finlandia, dove ci sono migliori risultati Ocse Pisa non si valuta fino a 12 anni con il voto. Sono ormai molte le scuole secondarie, in Italia, che stanno sperimentando la valutazione descrittiva durante l’anno scolastico, al di là del voto in pagella che ancora è previsto dalla legge. E questo è apprezzato da ragazzi, mamme e papà. La confusione che alcuni genitori denunciano è dovuta al fatto che in questi anni non si è investito nella formazione e soprattutto in questo ambito; dopo tre anni di lavoro in quella direzione ora è assurdo cancellare il cammino fatto da molte scuole e molti insegnanti che si sono impegnati nel migliorare il percorso formativo dei loro allievi con grande sforzo e passione”.