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parola chiave dell’articoloDa una delle multinazionali più solide del mercato ai quartieri difficili di Napoli. La storia di Matteo Comito è fatta di passione e di totale abnegazione.
fonte foto: Il Corriere della Sera

Il 37enne, originario di Vicenza, è laureato in Economia e Marketing e ha lasciato l'azienda Ferrero per insegnare nelle scuole svantaggiate. Per farlo è stato selezionato da 'Teach for Italy', società no profit che opera nelle zone a rischio. A 'Il Corriere della Sera' Matteo ha raccontato la sua storia.

Dalla Ferrero a Secondigliano

Matteo insegna Economia e Marketing alla Scuola del Fare, un centro di formazione professionale di Napoli, in zona Doganella. Al momento è responsabile di quattro classi, dalla prima alla quarta, quindi ragazzi dai 14 ai 18 anni: ”È sicuramente un ambiente problematico, molto diverso dalla mia città d'origine, con ragazzi che da un lato sembrano più grandi degli anni che hanno, per le esperienze già vissute, dall'altro hanno un'ingenuità che li riporta alla loro età anagrafica. Alcuni di loro, a 17 anni, non sono mai usciti da Napoli. Il contesto sociale ed economico non è dei più semplici: il quartiere in cui si trova la scuola è il punto di approdo di molte persone che arrivano da Scampia o da Secondigliano. Sono persone che credono di avere il futuro tracciato. Io sono venuto qui per dire che possono sperare nel futuro e crearselo con le loro mani”.

In precedenza, dopo la laurea, Matteo aveva lavorato prima in ambasciata a Bruxelles e dopo alla Ferrero. Rientrato poi a Vicenza, ha lavorato per un'altra azienda di economia circolare, fondando al contempo 'Job Club', una start up innovativa a vocazione sociale. Poi l'anno scorso la candidatura a 'Teach for Italy': ”Siamo stati scelti in 45 su 1000. La missione di Teach For Italy è portare i migliori talenti italiani a scegliere l’insegnamento nelle scuole più svantaggiate, accompagnandoli affinché facciano la differenza nel futuro dei loro studenti e diventino degli attori del cambiamento per contrastare le diseguaglianze educative e migliorare l’ecosistema educativo” spiega Matteo.

Lo scopo è quello di favorire l'apprendimento, sdoganando l'idea che la scuola sia uno strumento necessario per essere davvero liberi: ”Ci immaginiamo un Paese dove ogni persona, qualsiasi sia la sua condizione sociale o famiglia di provenienza, abbia le stesse opportunità educative e possa sognare in grande”.
 
Può non essere facile interfacciarsi con adolescenti che vedono il proprio futuro come già scritto, ma Matteo riesce a farlo senza pregiudizi: ”Il trucco è capire come disinnescare: io lo faccio usando l'ironia. In questo mi aiuta molto il dialetto: io insegno qualche parola di vicentino e loro ricambiano con parole napoletane. Io ho insegnato a dire “bocia” e loro hanno risposto con “o' mast” che significa datore di lavoro, un lessico che rientra nell'ambito di competenza della materia”.

E alla fine i risultati arrivano: ”Lunedì scorso, alla prima ora, tutta la classe era assonnata e svogliata. Mi hanno raccontato il loro weekend e poi abbiamo iniziato a parlare di lavoro dipendente e lavoro autonomo. Abbiamo analizzato insieme vantaggi e svantaggi di ciascuna posizione raggruppandoli attraverso una mappa concettuale. Abbiamo dialogato, ci siamo scambiati opinioni e pezzi di vita vissuta. Il tempo è passato piuttosto rapidamente e quando era ormai ora di cambiare aula e materia, uno studente mi è venuto vicino e mi ha sussurrato: 'grazie prof, le sue lezioni mi piacciono un casino e sa perché? Perché si vede che a lei interessa il nostro pensiero. Non vuole solo insegnare, ma molto di più. Vuole farci ragionare'. Ammetto di essermi emozionato” rivela Matteo. Il docente ha intenzione di trascorrere i prossimi due anni a Napoli dove ha instaurato un rapporto particolare con i suoi alunni. Più avanti, però, non esclude un'esperienza all'estero, magari in Uganda.
 

Data pubblicazione 3 Novembre 2023, Ore 9:41 Data aggiornamento 3 Novembre 2023, Ore 9:46
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